Ho seguito con molto interesse la apprezzatissima lezione su musica tonale, modale e atonale. Pur ammirato dalla complessità matematica delle teorie che sono alla base dell'armonia musicale, da spettatore e no da attore, tuttavia qualcosa non mi convince. Mentre ho difficoltà a leggere la musica scritta su di un pentagramma, tuttavia distinguo abbastanza gli intervalli tra le note in sistema equabile, pur privo di orecchio assoluto. Notazione questa necessaria per dar modo di comprendere la genericità di questo mio commento. Nella lezione qui appresa, si tiene a base il concetto che vi sono specificità nella progressione delle note e nella combinazione e interpolazione che se ne fa, che poi il cervello rielabora traendone una emozione. A seconda che essa in alcune combinazioni sia piacevole e in altre no, oppure meno, dà luogo poi ai teorici della musica di costruirne i differenti sistemi di cui qui è cenno. Riterrei, invece, che il fenomeno vada ricostruito al contrario. È il cervello che di default organizza i suoni a seconda che il raggruppamento di determinate note nei cd accordi o nella loro successione temporale risulti piacevole oppure utile a emozionare piacevolmente. Sicché è sulla base dell'emozione data dai suoni che giungono al cervello che viene dato luogo alle svariate teorie musicali, e no che esistano regole dell'armonia, da alcune delle quali si origina musica più gradita all'orecchio che altre. Non è uno stabilire il primato tra uovo e gallina, ma ho come l'idea che il rapporto tra cervello umano (e di quale tra le tante umanità del pianeta ?) e teorie musicali vada letto in senso inverso: sono le culture umane che forgiano il cervello a seconda della storia e dei luoghi delle varie umanità del pianeta a fornire elementi per la costruzione locale di regole di armonia musicale. E no che esista un archetipo platoniano di idee dell'armonia, dalle cui ombre proiettate su di una tastiera nascano teorie musicali delle quali il cervello poi si permea. Scusate se sono stato alquanto circonfuso e grazie per essere eventualmente giunti a leggere fin qui. 🙂
Grazie del commento molto dettagliato tento una risposta qui anche se lo spazio è poco forse potrebbe essere spunto per un video. Inizialmente può essere utile considerare distintamente l' elemento della comprensione (ad esempio quando dici di riconoscere gli intervalli) da quello emozionale. Il primo è oggettivamente osservabile: ad esempio si può capire se si riescono a sentire tutte le note di un accordo che si sta sentendo o gli intervalli di una specifica melodia. L' elemento emozionale è per certi versi soggettivo tuttavia non è indipendente dalla comprensione e da alcuni dati oggettivamente osservabili. Per notare questo basti pensare al fatto che ricordiamo la nostra canzone preferita e a vari livelli la possiamo anche riprodurre ad esempio canticchiandola. Se non potessimo nemmeno ricordarla (il che significa aver memorizzato le sue strutture e quindi averle comprese almeno a livello intuitivo) non potrebbe essere la nostra canzone preferita per definizione. Dunque un primo livello fondamentale di analisi della nostra interazione con le strutture musicali è su quello che possiamo ricordare degli elementi che ascoltiamo da questo non si può prescindere le emozioni seguono questo aspetto non lo precedono. Poi le emozioni che conseguono sono filtrate dai fattori ambientali e individuali similmente alla reazione emotiva che può esservi nell' imparare gli integrali in matematica o una lingua straniera. Il primo livello conditio sine qua non è però la comprensione anche solo intuitiva del materiale che si sta ascoltando tant'è che alcuni brani composti stocasticamente sono impossibili da ricordare e forse anche da distinguerli da altri composti nello stesso modo. Quindi il cervello umano è limitato ad un determinato livello di complessità e di quantità di elementi (questo limite non è piccolo) e ha margine di comprensione (e successivamente/conseguentemente di elaborazione emotiva) entro questi limiti. Ne ho parlato anche nei video "Ascolto Attivo, Ascolto Passivo" e nei video "AI e Musica" forse possono dare ulteriori spunti per la riflessione.
Grazie dell'attenzione 🤩. Ho iniziato al tramonto a entrare nel mondo della musica, rimanendone ancora sulla soglia. Ma da quanto mi dici, traggo spunto a qualche passo dentro 🙂. Con qualche riserva e tantissimi dubbi ☹️. Il dubbio, del resto, si sa, è il motore della conoscenza ...
@@vitonacci7779 Certamente e l' interazione e lo scambio di conoscenze sono utili a fare un po' di chiarezza quindi qualsiasi cosa sono qui 😊 Sono felice che apprezzi i miei contenuti 😊
Complimenti..che bel canale che ho trovato! Ovviamente iscritto e..like..!
Grazie sono felicissimo che apprezzi i miei contenuti! 😊 A presto! 🎼🎵🎶
Grande Alessandro! Questo lo condivido con un vecchio collega che non l'ha mai voluto capire...
Grazie Iven! Queste cose è bene che si dicano e che si diffondano! Continuiamo a diffondere informazioni vere! A Presto!
Molto bello
Grazie sono felice che hai apprezzato questo video! 😊 A presto!
Ho seguito con molto interesse la apprezzatissima lezione su musica tonale, modale e atonale.
Pur ammirato dalla complessità matematica delle teorie che sono alla base dell'armonia musicale, da spettatore e no da attore, tuttavia qualcosa non mi convince.
Mentre ho difficoltà a leggere la musica scritta su di un pentagramma, tuttavia distinguo abbastanza gli intervalli tra le note in sistema equabile, pur privo di orecchio assoluto. Notazione questa necessaria per dar modo di comprendere la genericità di questo mio commento.
Nella lezione qui appresa, si tiene a base il concetto che vi sono specificità nella progressione delle note e nella combinazione e interpolazione che se ne fa, che poi il cervello rielabora traendone una emozione. A seconda che essa in alcune combinazioni sia piacevole e in altre no, oppure meno, dà luogo poi ai teorici della musica di costruirne i differenti sistemi di cui qui è cenno.
Riterrei, invece, che il fenomeno vada ricostruito al contrario.
È il cervello che di default organizza i suoni a seconda che il raggruppamento di determinate note nei cd accordi o nella loro successione temporale risulti piacevole oppure utile a emozionare piacevolmente.
Sicché è sulla base dell'emozione data dai suoni che giungono al cervello che viene dato luogo alle svariate teorie musicali, e no che esistano regole dell'armonia, da alcune delle quali si origina musica più gradita all'orecchio che altre.
Non è uno stabilire il primato tra uovo e gallina, ma ho come l'idea che il rapporto tra cervello umano (e di quale tra le tante umanità del pianeta ?) e teorie musicali vada letto in senso inverso: sono le culture umane che forgiano il cervello a seconda della storia e dei luoghi delle varie umanità del pianeta a fornire elementi per la costruzione locale di regole di armonia musicale.
E no che esista un archetipo platoniano di idee dell'armonia, dalle cui ombre proiettate su di una tastiera nascano teorie musicali delle quali il cervello poi si permea.
Scusate se sono stato alquanto circonfuso e grazie per essere eventualmente giunti a leggere fin qui. 🙂
Grazie del commento molto dettagliato tento una risposta qui anche se lo spazio è poco forse potrebbe essere spunto per un video. Inizialmente può essere utile considerare distintamente l' elemento della comprensione (ad esempio quando dici di riconoscere gli intervalli) da quello emozionale. Il primo è oggettivamente osservabile: ad esempio si può capire se si riescono a sentire tutte le note di un accordo che si sta sentendo o gli intervalli di una specifica melodia. L' elemento emozionale è per certi versi soggettivo tuttavia non è indipendente dalla comprensione e da alcuni dati oggettivamente osservabili. Per notare questo basti pensare al fatto che ricordiamo la nostra canzone preferita e a vari livelli la possiamo anche riprodurre ad esempio canticchiandola. Se non potessimo nemmeno ricordarla (il che significa aver memorizzato le sue strutture e quindi averle comprese almeno a livello intuitivo) non potrebbe essere la nostra canzone preferita per definizione. Dunque un primo livello fondamentale di analisi della nostra interazione con le strutture musicali è su quello che possiamo ricordare degli elementi che ascoltiamo da questo non si può prescindere le emozioni seguono questo aspetto non lo precedono. Poi le emozioni che conseguono sono filtrate dai fattori ambientali e individuali similmente alla reazione emotiva che può esservi nell' imparare gli integrali in matematica o una lingua straniera. Il primo livello conditio sine qua non è però la comprensione anche solo intuitiva del materiale che si sta ascoltando tant'è che alcuni brani composti stocasticamente sono impossibili da ricordare e forse anche da distinguerli da altri composti nello stesso modo. Quindi il cervello umano è limitato ad un determinato livello di complessità e di quantità di elementi (questo limite non è piccolo) e ha margine di comprensione (e successivamente/conseguentemente di elaborazione emotiva) entro questi limiti. Ne ho parlato anche nei video "Ascolto Attivo, Ascolto Passivo" e nei video "AI e Musica" forse possono dare ulteriori spunti per la riflessione.
Grazie dell'attenzione 🤩. Ho iniziato al tramonto a entrare nel mondo della musica, rimanendone ancora sulla soglia. Ma da quanto mi dici, traggo spunto a qualche passo dentro 🙂. Con qualche riserva e tantissimi dubbi ☹️. Il dubbio, del resto, si sa, è il motore della conoscenza ...
@@vitonacci7779 Certamente e l' interazione e lo scambio di conoscenze sono utili a fare un po' di chiarezza quindi qualsiasi cosa sono qui 😊 Sono felice che apprezzi i miei contenuti 😊