Giubilei è quello che chiese su Twitter, in tono polemico, al sindaco di Roma Gualtieri - che si era rifiutato di intitolare un'area verde ad Almirante - quando avrebbe tolto via Tito, convinto che l'intitolazione facesse riferimento al dittatore jugoslavo e non all'imperatore romano. Un genio.
Cosa si intende esattamente per “giustizialismo” e perché è così temuto. L’applicazione pedissequa delle norme di legge dovrebbe essere una garanzia per la collettività, l’applicazione di pene da scontare realmente dovrebbe essere tenuta da chi intende delinquere, se questa formula descrive il giustizialismo credo sia una cosa positiva, per contro avremmo il lassismo della giustizia. Resta un mistero il perché la maggioranza dell’elettorato non rifugga da chi NON è giustizialista ed abbia il chiaro intento di allargare le maglie della reprimenda dei reati, questa condotta è chiaramente un danno per la sicurezza sociale e l’ordine.
L’ospite in studio inizia con una falsa premessa. È vero che De Felice ritiene concluso il fascismo, cioè il regime mussoliniano, nel 1945 (incorporandovi Salò, che merita in realtà un giudizio più problematico: ma l’ultimo volume della biografia di Mussolini rimase incompiuto per la morte dello storico), ma il riferimento defeliciano è solo all’esperienza storica rappresentata dal regime mussoliniano. È ovvio che questo regime potrebbe ritornare esattamente come la guerra di Troia o la scoperta dell’America: ogni fatto storico, ogni giorno della vita, sono in sé conclusi e irripetibili, come sappiamo tutti. Ma quando si parla di ritorno del fascismo non si allude evidentemente al defunto regime mussoliniano: il concetto di fascismo (come quelli di democrazia, dittatura, e tutti gli altri) è passato dall’ambito storico dove è nato a quello politologico, dove è usato normalmente per indicare l’ideal-tipo di un regime ibrido, a metà fra autoritarismo e totalitarismo, avente un proprio insieme ben preciso di caratteristiche. Si è quindi usato e si usa il termine fascismo per descrivere altri regimi da quello mussoliniano i quali ne condividano elementi significativi, in modo più simile o meno simile: si diluisce la specificità del termine per estenderne la portata categoriale-euristica, come in ogni normale esercizio di comparativismo scientifico che proceda adottando categorie. È in questo senso, e non perché Mussolini sia risorto, che anche dopo il 1945 sono esistiti ed esistono regimi che la scienza politica definisce correttamente come “fascisti”, ed è in questo senso che si parla - non discuto ora la fondatezza delle ragioni - di un possibile “ritorno del fascismo” anche in Italia. Naturalmente però quando si ha interesse a troncare ogni discussione nella culla si truccano le carte come fa l’ospite in studio: il quale (che genio!) spaccia la singolarità e l’irripetibilità di un fatto storico per l’inapplicabilità di una categoria politologica a nuove e diverse manifestazioni di esso. Perché nessuno degli altri ospiti denuncia questa mistificazione grossolana?
Probabilmente Sechi stava male ed ha mandato lo scendi-letto che ripete alla nausea le stesse cose, sui “poveri cittadini che finiscono nei giornali” E dice cose che evidentemente, come hai spiegato, non conosce
Perché il fatto che sia una mistificazione grossolana è un'opinione. Se ho ben capito il tuo punto, io ad esempio sono dell'opinione opposta; sarei per un vocabolario affilato e analitico, e mi dispiace che fascismo sia un termine ormai sfocato e slargato malamente, come tanti altri termini. Mi sembra che sia in corso una semplificazione che tende a fare del vocabolario (inglese; e poi il fenomeno si copia in Italia, come spesso succede) un gigantesco dizionario dei sinonimi di due soli termini: buono e cattivo. (E prima o poi, 🙂 e 🙁.) Democrazia, inclusione e mille altre parole diventano sinonimo di "ok" ; fascismo, discriminazione, colonialismo e mille altre diventano sinonimo di "non ok". Questo per me è "non ok"😏. La lingua si evolve, ma spesso l'evoluzione mi pare imposta dall'alto; spesso da sinistra, nel qual caso la definirei neolingua in senso stretto; ma a volte da destra e spesso non per un disegno politico ma solo perché il linguaggio emotivo attira più l'attenzione, e giornalismo e politica si nutrono soprattutto di emotività.
No, non è un’opinione. È un’elementare distinzione di metodo scientifico. La storia è la storia, e ci dice che il fascismo italiano, ovvero il regime mussoliniano, è finito. Nessun fatto si ripete due volte, dunque non ci sarà per una seconda volta un duce nato a Predappio che si affaccia al balcone di Palazzo Venezia: così come non ci saranno una seconda volta la democrazia greca, le monarchie assolute, il comunismo sovietico e così via. Quando si passa al campo politologico il discorso cambia: democrazia, dittatura, repubblicanesimo, liberalismo, totalitarismo, comunismo, fascismo ecc. non fanno più riferimento a periodi storici (che so, l’Atene di Pericle, la Francia di Luigi XIV, la repubblica romana, la Germania di Hitler, l’URSS di Stalin, ecc.) ma sono idealtipi ricavati da essi, di cui selezionano tratti esemplari per plasmare modelli applicabili anche ad esperienze diverse da quelle originarie. In senso politologico si parla quindi di democrazia ateniese (diretta) ma anche di democrazia moderna (rappresentativa): si applica lo stesso idealtipo per descrivere due momenti storici diversi ma dotati di una serie di caratteristiche comuni che giustificano la comparazione, qualificando poi le differenze (diretta/rappresentativa). Si dice allo stesso modo che quelli di Franco o Pinochet sono stati regimi semi-fascisti, poiché avevano tratti comuni con quello mussoliniano e alcune differenze, come l’assenza di un’organizzazione corporativa dell’economia o la centralità di un partito unico. Quando si paragona il regime di Putin allo zarismo, per fare un altro esempio, non si intende dire che abbia ripristinato l’autorità dei Romanov, ma che alcuni aspetti politici e ideologici dell’attuale regime russo (nazionalismo, autocrazia, sciovinismo, militarismo, imperialismo, antisemitismo, ecc.) ricalcano quelli dell’impero finito nel febbraio 1917. È proprio per evitare manipolazioni del linguaggio come quelle di cui lei parla, insidiose e devianti, che queste distinzioni esistono e, se si è onesti, debbono essere rispettate. Che è appunto quello che l’ospite in studio evita accuratamente di fare, nell’indifferenza generale, falsificando a scopo ideologico tutto il proprio discorso. @@nefaristo
@jackwarren5436 be', per adesso la Treccani definisce ancora "fascismo" come il fascismo Italiano in senso stretto e, per estensione, i regimi simili nell'Europa post prima guerra mondiale, dando ragione all' ospite (in quella specifica occasione, ci tengo a precisarlo...). Ma riconosco che quella della Treccani è una definizione ottimistica, nel senso che la parola è stata "spanata" molto oltre quella definizione, in quella direzione di cui parlavo sopra: dall'analisi razionale alla generalizzazione emotiva, in direzione di un dizionario fatto di due soli termini. Il metodo scientifico non c'entra niente purtroppo, anzi quella che considero la sua versione "light", il pensiero critico, è regolarmente tradita da giornalisti e "intellettuali" proprio con questo linguaggio massimalista e volto alla semplificazione. La ricetta è questa: prendo una parola che so avere un connotato generalmente positivo o negativo, e le forzo dentro altri concetti che voglio fare passare come positivi o negativi rispettivamente. Attenzione: non per un paragone esplicito tra due cose come comunismo e zarismo (il paragone o il parallelismo si fa per definizione su cose diverse) , ma per togliere potere allo strumento comune del linguaggio (non necessariamente in modo consapevole). Come dico, non è solo una cosa che succede all'italiano, e non succede da oggi.
Voi togliete di torno quell'orrendo pugno chiuso alzato e forse allora potrete permettervi di imporre ad altri di non fare il saluto romano, per par condicio...
Francesco Giubilei (lo leggo spesso) é una buona promessa per la Destra Italiana di un certo tipo,dato che é giovane (relativamente) ha ampi margini di miglioramento. Sono d'accordo con le sua analisi. Salve...🇮🇹🇮🇹🇮🇹
Giubilei è quello che chiese su Twitter, in tono polemico, al sindaco di Roma Gualtieri - che si era rifiutato di intitolare un'area verde ad Almirante - quando avrebbe tolto via Tito, convinto che l'intitolazione facesse riferimento al dittatore jugoslavo e non all'imperatore romano. Un genio.
Un ebete. C'ha proprio la fisionomia dell'ebete. Ecco, se l'ebete si personificasse sarebbe Giubilei o Gasparri o qualsiasi altro di quella risma loro
curioso che si parli ancora di garantismo a tutela dei DELINQUENTI e mai a favore delle vittime.
Ma il bimbo ....ne ha da studiare di libri e fare di gavetta.😂
Cosa si intende esattamente per “giustizialismo” e perché è così temuto.
L’applicazione pedissequa delle norme di legge dovrebbe essere una garanzia per la collettività, l’applicazione di pene da scontare realmente dovrebbe essere tenuta da chi intende delinquere, se questa formula descrive il giustizialismo credo sia una cosa positiva, per contro avremmo il lassismo della giustizia.
Resta un mistero il perché la maggioranza dell’elettorato non rifugga da chi NON è giustizialista ed abbia il chiaro intento di allargare le maglie della reprimenda dei reati, questa condotta è chiaramente un danno per la sicurezza sociale e l’ordine.
L’ospite in studio inizia con una falsa premessa. È vero che De Felice ritiene concluso il fascismo, cioè il regime mussoliniano, nel 1945 (incorporandovi Salò, che merita in realtà un giudizio più problematico: ma l’ultimo volume della biografia di Mussolini rimase incompiuto per la morte dello storico), ma il riferimento defeliciano è solo all’esperienza storica rappresentata dal regime mussoliniano. È ovvio che questo regime potrebbe ritornare esattamente come la guerra di Troia o la scoperta dell’America: ogni fatto storico, ogni giorno della vita, sono in sé conclusi e irripetibili, come sappiamo tutti. Ma quando si parla di ritorno del fascismo non si allude evidentemente al defunto regime mussoliniano: il concetto di fascismo (come quelli di democrazia, dittatura, e tutti gli altri) è passato dall’ambito storico dove è nato a quello politologico, dove è usato normalmente per indicare l’ideal-tipo di un regime ibrido, a metà fra autoritarismo e totalitarismo, avente un proprio insieme ben preciso di caratteristiche. Si è quindi usato e si usa il termine fascismo per descrivere altri regimi da quello mussoliniano i quali ne condividano elementi significativi, in modo più simile o meno simile: si diluisce la specificità del termine per estenderne la portata categoriale-euristica, come in ogni normale esercizio di comparativismo scientifico che proceda adottando categorie. È in questo senso, e non perché Mussolini sia risorto, che anche dopo il 1945 sono esistiti ed esistono regimi che la scienza politica definisce correttamente come “fascisti”, ed è in questo senso che si parla - non discuto ora la fondatezza delle ragioni - di un possibile “ritorno del fascismo” anche in Italia. Naturalmente però quando si ha interesse a troncare ogni discussione nella culla si truccano le carte come fa l’ospite in studio: il quale (che genio!) spaccia la singolarità e l’irripetibilità di un fatto storico per l’inapplicabilità di una categoria politologica a nuove e diverse manifestazioni di esso. Perché nessuno degli altri ospiti denuncia questa mistificazione grossolana?
Probabilmente Sechi stava male ed ha mandato lo scendi-letto che ripete alla nausea le stesse cose, sui “poveri cittadini che finiscono nei giornali”
E dice cose che evidentemente, come hai spiegato, non conosce
Perché il fatto che sia una mistificazione grossolana è un'opinione. Se ho ben capito il tuo punto, io ad esempio sono dell'opinione opposta; sarei per un vocabolario affilato e analitico, e mi dispiace che fascismo sia un termine ormai sfocato e slargato malamente, come tanti altri termini. Mi sembra che sia in corso una semplificazione che tende a fare del vocabolario (inglese; e poi il fenomeno si copia in Italia, come spesso succede) un gigantesco dizionario dei sinonimi di due soli termini: buono e cattivo. (E prima o poi, 🙂 e 🙁.)
Democrazia, inclusione e mille altre parole diventano sinonimo di "ok" ; fascismo, discriminazione, colonialismo e mille altre diventano sinonimo di "non ok".
Questo per me è "non ok"😏. La lingua si evolve, ma spesso l'evoluzione mi pare imposta dall'alto; spesso da sinistra, nel qual caso la definirei neolingua in senso stretto; ma a volte da destra e spesso non per un disegno politico ma solo perché il linguaggio emotivo attira più l'attenzione, e giornalismo e politica si nutrono soprattutto di emotività.
No, non è un’opinione. È un’elementare distinzione di metodo scientifico. La storia è la storia, e ci dice che il fascismo italiano, ovvero il regime mussoliniano, è finito. Nessun fatto si ripete due volte, dunque non ci sarà per una seconda volta un duce nato a Predappio che si affaccia al balcone di Palazzo Venezia: così come non ci saranno una seconda volta la democrazia greca, le monarchie assolute, il comunismo sovietico e così via. Quando si passa al campo politologico il discorso cambia: democrazia, dittatura, repubblicanesimo, liberalismo, totalitarismo, comunismo, fascismo ecc. non fanno più riferimento a periodi storici (che so, l’Atene di Pericle, la Francia di Luigi XIV, la repubblica romana, la Germania di Hitler, l’URSS di Stalin, ecc.) ma sono idealtipi ricavati da essi, di cui selezionano tratti esemplari per plasmare modelli applicabili anche ad esperienze diverse da quelle originarie. In senso politologico si parla quindi di democrazia ateniese (diretta) ma anche di democrazia moderna (rappresentativa): si applica lo stesso idealtipo per descrivere due momenti storici diversi ma dotati di una serie di caratteristiche comuni che giustificano la comparazione, qualificando poi le differenze (diretta/rappresentativa). Si dice allo stesso modo che quelli di Franco o Pinochet sono stati regimi semi-fascisti, poiché avevano tratti comuni con quello mussoliniano e alcune differenze, come l’assenza di un’organizzazione corporativa dell’economia o la centralità di un partito unico. Quando si paragona il regime di Putin allo zarismo, per fare un altro esempio, non si intende dire che abbia ripristinato l’autorità dei Romanov, ma che alcuni aspetti politici e ideologici dell’attuale regime russo (nazionalismo, autocrazia, sciovinismo, militarismo, imperialismo, antisemitismo, ecc.) ricalcano quelli dell’impero finito nel febbraio 1917.
È proprio per evitare manipolazioni del linguaggio come quelle di cui lei parla, insidiose e devianti, che queste distinzioni esistono e, se si è onesti, debbono essere rispettate. Che è appunto quello che l’ospite in studio evita accuratamente di fare, nell’indifferenza generale, falsificando a scopo ideologico tutto il proprio discorso.
@@nefaristo
@jackwarren5436 be', per adesso la Treccani definisce ancora "fascismo" come il fascismo Italiano in senso stretto e, per estensione, i regimi simili nell'Europa post prima guerra mondiale, dando ragione all' ospite (in quella specifica occasione, ci tengo a precisarlo...).
Ma riconosco che quella della Treccani è una definizione ottimistica, nel senso che la parola è stata "spanata" molto oltre quella definizione, in quella direzione di cui parlavo sopra: dall'analisi razionale alla generalizzazione emotiva, in direzione di un dizionario fatto di due soli termini.
Il metodo scientifico non c'entra niente purtroppo, anzi quella che considero la sua versione "light", il pensiero critico, è regolarmente tradita da giornalisti e "intellettuali" proprio con questo linguaggio massimalista e volto alla semplificazione.
La ricetta è questa: prendo una parola che so avere un connotato generalmente positivo o negativo, e le forzo dentro altri concetti che voglio fare passare come positivi o negativi rispettivamente. Attenzione: non per un paragone esplicito tra due cose come comunismo e zarismo (il paragone o il parallelismo si fa per definizione su cose diverse) , ma per togliere potere allo strumento comune del linguaggio (non necessariamente in modo consapevole).
Come dico, non è solo una cosa che succede all'italiano, e non succede da oggi.
Vittorio Emanuele II. Non III....E' un errore grave
Ma bimbo bambo che gioca a fare il sapientone con insieme la filosofa e Severgnini che sono inascoltabili mi spiegate che ruolo hanno?
Giubilei 🤦🏻♂️.
La costituzione 😂
Voi togliete di torno quell'orrendo pugno chiuso alzato e forse allora potrete permettervi di imporre ad altri di non fare il saluto romano, per par condicio...
Francesco Giubilei (lo leggo spesso) é una buona promessa per la Destra Italiana di un certo tipo,dato che é giovane (relativamente) ha ampi margini di miglioramento.
Sono d'accordo con le sua analisi.
Salve...🇮🇹🇮🇹🇮🇹
🤦🏻♀️🤦🏻♀️🤦🏻♀️ povera Italia
Una domanda semplice,ma sto Giubilei,chi diamine l ha mai votato?quando?
Quando avremo un'altro Montanelli?
... Fatti bastare Sallusti e Bocchino
Quando conoscerai l'uso appropriato dell'apostrofo.
ogni tanto il padrone manda un soggetto stupido ha farsi bastonare da una giusta informazione.
Sarà un caso ma quelli destra hanno un po' tutti la faccia da gran minchioni. Per dirla a parole loro 😂 sono molto antiestetici, dentro e fuori