Il poter (come detto in 1:11:00) leggere Heidegger, io trovo, senza doverlo adorare è lo stesso atteggiamento di chi ha voluto leggere Nietzsche senza doverlo adorare. Al fondo ciò ci permette, di vedere il pregiudizio in chi vorrebbe in filosofia adottare il metodo delle scienze esatte e non potendolo fare si accontenta di definire pregiudiziale tutto ciò che critica la scienza. Oltretutto senza rendersi conto che il pregiudizio si annida ovunque e che così facendo si fomenta l'adorazione irrazionale della scienza come assolutamente priva di pregiudizio. Heidegger, viene attaccato frontalmente, perché critico della scienza. Il guaio di chi si sente infastidito da ciò, è che non riesce a vedere, che il fastidio è la radice dell'intoccabilità della scienza tipica del mondo moderno al quale acriticamente aderisce, pensando invece di essere logico e razionale. Cosa che non è. Tutte la argomentazioni sul Nazionalsocialismo e il resto sono spuntate. La verità è che certi filosofi si sentono demoliti da Heidegger e allora si arrampicano su gli specchi.
Prima di tutto: grazie a Mimesis per aver organizzato l’incontro, e per averlo messo a disposizione ( la Questione è ancora, o forse ancora di più presente, e assillante ) in modo tale da poterla vedere e ascoltare, con l’ausilio del poterla fermare e poi riprendere, per comprendere meglio. Grazie alla curatrice - la cui domanda sul rapporto Filosofia/Politica ( con effetti sulla democrazia, certo, ma non esclusivi - come l’aria del nostro tempo dimostra ampiamente ) è utile sia in senso lato sia nell’ambito dell’influenza di Heidegger - la cui ‘acqua dal rubinetto’ ( Carmine Di Martino ) è ancora - e secondo me con effetti nefasti, pericolosi - nei bicchieri di epigoni irresponsabili e ignoranti che ne riversano i veleni nei nostri al solo scopo di sfruttarne ciò che a loro pare utile al LORO pregiudizio, alla loro affermazione, al nostro avvelenamento. Ho apprezzato molto le tre voci - né corali né dissonanti, pur nelle adesioni o divisioni su particolari anche decisivi, e ho tratto beneficio da questo scambio di idee. Ci penserò, e ri penserò. Un’osservazione, da italiano laico anche ebreo: la geneologia della storia, l’ermeneutica e il Canone Heideggeriani sono da sospendere, non vanno presi per oro colato, eccetera - ma gli effetti dell’innamoramento hanno prodotto ( allora e ancora oggi ) tali tragedie da non poterle liquidare come avvenute se non si prende spunto proprio da loro, e dai loro effetti, per provare se non a rovesciare ( troppa acqua è passata e passa, nei rubinetti e sotto la crosta terrestre ) almeno a contrastare la loro prosecuzione in altre forme - come a me pare avvenga anche oggi, con mezzi tecnologici di ancor maggior potenza e un pubblico ancora meno preparato a resistervi. Infine: il pregiudizio Heideggeriano sull’ebraismo è infondato ( come la sua geneologia, e tantopiù la sua assunzione a Nemico dell’Ente ) , mentre la funzione diasporica, dialogante, svincolata e irrinunciabilmente progressiva del pensiero ebraico moderno ( laico ma non antireligioso ) è necessaria: è una delle poche vie ancora praticabili per contrastare la via alla distruzione in atto dello scricchiolante patto socio politico dell’occidente. Uno sguardo a oriente, per esempio nelle modalità di Jullien ( senza prendere per oracolo nemmeno lui, eh ! ), potrebbe esser utile sia in chiave filosofica sia per quanto attiene la geopolitica contemporanea. Ancora grazie, Valerio Fiandra, Trieste
E se si sostituisse definitivamente e per la contemporaneità il termine "scienza" con il termine "tecnica"? Non avrebbe ragione Heidegger, forse? In fondo non è (con un approccio wittgentsteiniano) più lineare?
Infatti è questo che intende Heidegger, ma si fa finta di non capire... Mi pare anche, che quello che si dice, sull'ignoranza da parte di Heidegger della dimensione della praxis, sia un bello sfondone sonoro. Nei primi paragrafi di Essere e Tempo in cui sono radicati i fondamenti della successiva critica alla tecnica con osservazioni e analisi dell'utilizzabile intramondano ( per altro sovrapponibili a quelle dei pragmatisti americani sullo strumento, come osservava Pietro Chiodi stesso nell'introduzione alla sua traduzione del testo)) Heidegger ha ben presente che l'esserci (Dasein) intrattiene un rapporto pragmatico, fattivo, col mondo. Tutto il lavoro di Heidegger è indubitabilmente rivolto a dimostrare che è proprio in questa praxis strumentale che si afferma l'oblio dell'essere, nel momento in cui essa assume l'aspetto della tecnica moderna.
Resta ambiguo il senso di quel "continuum". Continuum significa per il prof. Zhok che c'e' una connessione necessaria tra antisemitismo (pregiudizi) e i fondamenti della filosofia di Heidegger (giudizi)? Quindi da quei fondamenti segue necessariamente l'antisemitismo? In questo caso, che da certi fondamenti conseguano proposizioni contrarie al senso comune di un epoca non e' di certo una confutazione dei fondamenti. Direi che e' caratteristico della filosofia trarre conseguenze impopolari da fondamenti veri. Allora bisognerebbe discutere dei fondamenti (e se l'antisemitismo segue da quelli necessariamente o no) e sarebbe irrilevante la storia dei quaderni neri. Se invece si intende che le opinioni dell'individuo Heidegger abbiano determinato la sua filosofia, allora il discorso si riduce a una critica moralistica delle opinioni dell'individuo Heidegger. Certo, un filosofo, in quanto individuo, e' storicamente condizionato, e' dipendente, si trova in un contesto di relazioni: e' nato in un determinato posto, ha avuto una certa famiglia, e' cresciuto in una certa epoca, in una certa cultura. E tutto questo condiziona le sue convinzioni e i suoi giudizi come individuo. Ma anche lei prof. Zhok, come individuo, ha opinioni condizionate dal contesto. E anche la sua opinione sulle opinioni di Heidegger e' a sua volta condizionata storicamente. Non e' detto che lei stesso non cambiera' idea (come per sua dichiarazione ha gia' fatto in passato) sulle opinioni di Heidegger e non e' detto che non ritorni un certo contesto storico che sostenga quelle opinioni che ora ci sembrano aberranti. Quindi? Quindi se questo si intende con "continuum" ossia che le opinioni dell'individuo Heidegger abbiano condizionato il suo filosofare e che queste opinioni sono aberranti, questo giudizio sostituisce semplicemente le convinzioni dell'individuo Zhok a quelle dell'individuo Heidegger. Ma non dice nulla di decisivo sulla filosofia di Heidegger. Se il discorso finisse qui, che senso avrebbe interessarsi di filosofia? Conoscere e condannare questa o quella opinione individuale con cui si simpatizza o meno? Sapere qualcosa dell'intimo di Heidegger o del prof. Zhok? Con massimo rispetto la vita e' breve e ci sono cose piu' interessanti da fare. L'interesse e' giustificato se la filosofia riesce a portare alla luce un contenuto non condizionato, che non dipenda dai tempi, dagli interessi di un popolo o di una cultura e tantomeno dagli interessi di un individuo, dalle sue convinzioni, dalle sue beghe. Un contenuto vero. E questo non puo' essere "fondato" su opinioni di un un individuo, qualsiasi esse siano. E se si intende il contrario: qualsiasi conseguenza di fondamenti veri non puo' essere rifiutata perche' contraria al senso comune. Quindi tutto questo discorso sui quaderni neri e' estraneo al contenuto speculativo, che in filosofia e' l'unico che interessa.
Heidegger non puo' essere definito "antisemita". La sua critica all'ebraismo come al cristianesimo e' per il loro universalismo, cosmopolitismo, il planetarismo che portavano avanti il dominio della tecnica. Tutte barriere ulteriori tra l'ente e l'Essere. Il filosofo tedesco critico' il nazionalsocialismo, anche se lo appoggio' inizialmente. Del resto altri personaggi della Konservative Revolution come Spengler e Schmitt all'inizio appoggiarono Hitler; si resero poi conto dell'errore rispetto ai temi del grande movimento politico-culturale che animo' la Germania tra le due guerre. Penso che Heidegger sia piu' che mai attuale. Oggi la tecnica, il dominio dei gruppi di potere globalisti, e' giunto da vero a livelli estremi a discapito del genere umano.
Min 16.24. Sarà anche imbarazzante il giudizio di Heidegger sugli inglesi che non traducono le sue opere però...è vero! Se in Europa esiste un popolo anti metafisico questo sono proprio gli inglesi; che ne sanno loro di metafisica?
gli oranti non hanno non dico letto ma sicuramente compreso una virgola del pensiero di Heidegger. Siamo al solito e noioso moralismo politicamente corretto. Niente più. Bacato e spregevole sensazionalismo.......
Ho sentito solo l'intervento di Zhok che ho apprezzato molto per la chiarezza. Senza aspettare però la pubblicazione dei "quaderni neri" coi passi antisemiti e tutti gli altri non meno orrendi a cui accenna Zhok ci si poteva forse svegliare prima, non dico già all'apparizione dei primi studi di Farias ma almeno a partire dal 2005 con la pubblicazione del libro di E. Faye "L'introduzione del nazismo in filosofia" il quale, se forse è stato un po' spinto nella tesi di fondo, ha portato comunque davanti a tutti un gran numero di di documenti attorno agli anni del rettorato, e quindi coincidento con l'ascesa ed il consolidamento di Hitler e del nazismo, che mostravano già quanto Heidegger fosse non solo un pezzo di merda umano (mi scuso per il linguaggio poco filosofico), e di questo ce ne eravamo accorti già da tempo, ma anche come avesse utilizzato tutto il suo armamentario filosofico a giustificazione del nazismo, antisemitismo compreso, diventandone una sorte di cantore filosofico, quasi da sembrare che il suo pensiero prima della svolta fosse a fondamento del nazismo o di qualcosa che gli somigliava molto. A sostegno basti questo paio di citazioni (nel libro di Faye ce ne sono a bizzeffe): "Di questo sapere fa parte anche il legame con l’ordinamento dello Stato. L’ordinamento è il modo di essere dell’uomo e quindi anche del popolo. L’ordinamento dello Stato si esprime nel campo delimitato dei doveri dei diversi uomini e gruppi di uomini. Tale ordinamento non è solo qualcosa di organico, come si potrebbe supporre e come si è supposto sulla base della favola di Menenio Agrippa; è al contrario qualcosa di spiritual-umano, cioè simultaneamente di volontario. Esso è fondato sulla relazione dominio-servitù degli uomini tra loro. Proprio come l’ordinamento medievale della vita, l’ordinamento dello Stato è portato anche oggi dalla volontà libera e pura a seguire e a essere guidato, ossia alla lotta e alla fedeltà. Poiché se noi chiediamo: «Che cos’è il dominio? Su cosa si fonda?», allora, in una risposta vera ed essenziale, non apprenderemo niente sulla potenza, la servitù, l’oppressione, la costrizione, ma apprenderemo piuttosto che il dominio, l’autorità e il servizio, la subordinazione sono fondati su un compito comune. È solo dove il Führer e coloro che egli guida si legano in un unico destino e combattono per la realizzazione di una idea che può crescere l’ordinamento vero. Allora la superiorità spirituale e la libertà si realizzano in quanto dono profondo di tutte le forze al popolo, allo Stato; in quanto ammaestramento severissimo, sfida, resistenza, solitudine e amore. Allora l’esistenza e la superiorità del Führer sono sprofondate nell’essere, nell’anima del popolo per legarlo originariamente e appassionatamente al compito. E se il popolo sente questo dono, si lascerà guidare nella lotta, vorrà e amerà la lotta. [Il popolo] dispiegherà allora le sue forze e persevererà, sarà fedele e si sacrificherà. In ogni nuovo istante, il Führer e il popolo si legheranno più strettamente, al fine di realizzare l’essenza del loro Stato, dunque del loro essere; crescendo l’uno accanto all’altro, opporranno il loro essere e il loro volere storici e sensati alle due potenze minacciose che sono la morte e il diavolo, cioè la caducità e la corruzione della loro essenza autentica" -- *M. Heidegger, Über Wesen und Begriff, settima sessione, § 13* NB: Dove il diavolo finale era, in molto immaginario del tempo (ed anche nel Mein Kampf di Hitler), personificato nella forma corporea dell'ebreo. Un'altra (attenzione al finale): "Il nemico è colui e chiunque da cui si dirami una minaccia essenziale contro l’esserci del popolo e dei suoi membri. Il nemico non è necessariamente il nemico esterno, e il nemico esterno non è necessariamente il più pericoloso. Può anche sembrare che non ci sia affatto un nemico. L’esigenza radicale è allora quella di trovare il nemico, di portarlo alla luce o forse persino di crearlo, affinché abbia luogo quell’ergersi contro il nemico e l’esserci non inebetisca. Il nemico può essersi innestato nella radice più intima dell’esserci di un popolo, e opporsi all’essenza propria di questo, agire contro di lui. Più aspra, e dura, e difficile è quindi la lotta, poiché solo una parte piccolissima di questa consiste in colpi reciproci; è spesso molto più difficile e laborioso individuare il nemico in quanto tale, condurlo a smascherarsi, non illudersi sul suo conto, tenersi pronti all’attacco, curare e far crescere il tenersi pronti e iniziare l’attacco sul lungo termine, con l’obiettivo dell’annientamento totale" -- GA 36/37, pp 90-91. *"[...]L’esigenza radicale è allora quella di trovare il nemico, di portarlo alla luce o forse persino di crearlo [...] con l’obiettivo dell’annientamento totale."* Essere, essenza, esserci ecc. trovano tutte una chiara valenza direttamente politica e a sostegno di una politica nazista. Ecco, queste sono le parole scritte e pronunciate, in piena ascesa nazista, dentro ad un'università in rapida nazistizzazione, da colui che ancora in tanti si ostinano a definire "il più grande filosofo del '900"! Nessuno potrà più dire che Heidegger è stato "soltanto" un paraculo, carrierista, opportunista, vanesio ingrato profittatore figlio di puttana che si è portato a letto le studentesse più attraenti. Magari fosse stato così!
Be io leggendo Essere e Tempo mi sono fatto l'idea che Hidegger sia stato un "furbetto" promettendo una filosofia sull'Essere quando poi sostanzialmente la sua è invece una filosofia esistenzialista.
Ma chi sono costoroi! A cosa aspirano o protendono! Quale sarebbe il loro giudizio? Un nulla di banalità pretenziosa che mira ad una miseria intellettuale autoreferenziale! Una ricerca di una visibilità creata da un'occasione ghiotta! Quale statura! A parte il giudizio storico, essi attendono di essere visibili a un certo potere formale a cui farsi riconoscere! Soprattutto il primo relatore per la sua evidente ipocrisia non merita neppure una risposta! Pretestuosità al servizio della miseria di spirito! Aldilà di una possibile critica storica che può essere presa in considerazione, tanta vanità che proviene da un nulla intellettuale! Quale occasione per colui che dal livello del terreno alza la testa con lo spinto da fanatismo da crociata; una voce urlante al servizio del giudizio generale e di regime! Il potere ha necessità di "avvocati" o imbonitori del nulla che arringhino le giovani folle contro qualunque forma di pensiero che non sia quello ufficiale! Se questo signore ha una professione certo non le rende onore, se non per il suo attaccamento fedele all' establishment', nella sostanza, quella che egli immagina con il suo glorioso operare una operazione di pulizia e giustizia culturale altro non è che propaganda ideologica delle più miserevoli!
Il poter (come detto in 1:11:00) leggere Heidegger, io trovo, senza doverlo adorare è lo stesso atteggiamento di chi ha voluto leggere Nietzsche senza doverlo adorare. Al fondo ciò ci permette, di vedere il pregiudizio in chi vorrebbe in filosofia adottare il metodo delle scienze esatte e non potendolo fare si accontenta di definire pregiudiziale tutto ciò che critica la scienza. Oltretutto senza rendersi conto che il pregiudizio si annida ovunque e che così facendo si fomenta l'adorazione irrazionale della scienza come assolutamente priva di pregiudizio. Heidegger, viene attaccato frontalmente, perché critico della scienza. Il guaio di chi si sente infastidito da ciò, è che non riesce a vedere, che il fastidio è la radice dell'intoccabilità della scienza tipica del mondo moderno al quale acriticamente aderisce, pensando invece di essere logico e razionale. Cosa che non è. Tutte la argomentazioni sul Nazionalsocialismo e il resto sono spuntate. La verità è che certi filosofi si sentono demoliti da Heidegger e allora si arrampicano su gli specchi.
Alien VS Predator
Freddy VS Jason
Zhok VS Dima
Non mi dire così... ho un (altro) esame con Dimartino e vorrei dare anche Zhok :/
Arrivato al minuto sedicesimo di questo video... ho capito di aver irrimediabilmente donato il mio tempo, ormai perso, a questo individuo.
Fabian Deka
Ma perchè? Mi sembra così chiaro quello che dice.
Ok boomer
ti riferisci al tempo dedicato ad Heidegger immagino...
Prima di tutto: grazie a Mimesis per aver organizzato l’incontro, e per averlo messo a disposizione ( la Questione è ancora, o forse ancora di più presente, e assillante ) in modo tale da poterla vedere e ascoltare, con l’ausilio del poterla fermare e poi riprendere, per comprendere meglio. Grazie alla curatrice - la cui domanda sul rapporto Filosofia/Politica ( con effetti sulla democrazia, certo, ma non esclusivi - come l’aria del nostro tempo dimostra ampiamente ) è utile sia in senso lato sia nell’ambito dell’influenza di Heidegger - la cui ‘acqua dal rubinetto’ ( Carmine Di Martino ) è ancora - e secondo me con effetti nefasti, pericolosi - nei bicchieri di epigoni irresponsabili e ignoranti che ne riversano i veleni nei nostri al solo scopo di sfruttarne ciò che a loro pare utile al LORO pregiudizio, alla loro affermazione, al nostro avvelenamento.
Ho apprezzato molto le tre voci - né corali né dissonanti, pur nelle adesioni o divisioni su particolari anche decisivi, e ho tratto beneficio da questo scambio di idee. Ci penserò, e ri penserò.
Un’osservazione, da italiano laico anche ebreo: la geneologia della storia, l’ermeneutica e il Canone Heideggeriani sono da sospendere, non vanno presi per oro colato, eccetera - ma gli effetti dell’innamoramento hanno prodotto ( allora e ancora oggi ) tali tragedie da non poterle liquidare come avvenute se non si prende spunto proprio da loro, e dai loro effetti, per provare se non a rovesciare ( troppa acqua è passata e passa, nei rubinetti e sotto la crosta terrestre ) almeno a contrastare la loro prosecuzione in altre forme - come a me pare avvenga anche oggi, con mezzi tecnologici di ancor maggior potenza e un pubblico ancora meno preparato a resistervi.
Infine: il pregiudizio Heideggeriano sull’ebraismo è infondato ( come la sua geneologia, e tantopiù la sua assunzione a Nemico dell’Ente ) , mentre la funzione diasporica, dialogante, svincolata e irrinunciabilmente progressiva del pensiero ebraico moderno ( laico ma non antireligioso ) è necessaria: è una delle poche vie ancora praticabili per contrastare la via alla distruzione in atto dello scricchiolante patto socio politico dell’occidente.
Uno sguardo a oriente, per esempio nelle modalità di Jullien ( senza prendere per oracolo nemmeno lui, eh ! ), potrebbe esser utile sia in chiave filosofica sia per quanto attiene la geopolitica contemporanea.
Ancora grazie,
Valerio Fiandra, Trieste
E se si sostituisse definitivamente e per la contemporaneità il termine "scienza" con il termine "tecnica"? Non avrebbe ragione Heidegger, forse? In fondo non è (con un approccio wittgentsteiniano) più lineare?
Infatti è questo che intende Heidegger, ma si fa finta di non capire... Mi pare anche, che quello che si dice, sull'ignoranza da parte di Heidegger della dimensione della praxis, sia un bello sfondone sonoro. Nei primi paragrafi di Essere e Tempo in cui sono radicati i fondamenti della successiva critica alla tecnica con osservazioni e analisi dell'utilizzabile intramondano ( per altro sovrapponibili a quelle dei pragmatisti americani sullo strumento, come osservava Pietro Chiodi stesso nell'introduzione alla sua traduzione del testo)) Heidegger ha ben presente che l'esserci (Dasein) intrattiene un rapporto pragmatico, fattivo, col mondo. Tutto il lavoro di Heidegger è indubitabilmente rivolto a dimostrare che è proprio in questa praxis strumentale che si afferma l'oblio dell'essere, nel momento in cui essa assume l'aspetto della tecnica moderna.
Resta ambiguo il senso di quel "continuum".
Continuum significa per il prof. Zhok che c'e' una connessione necessaria tra antisemitismo (pregiudizi) e i fondamenti della filosofia di Heidegger (giudizi)? Quindi da quei fondamenti segue necessariamente l'antisemitismo? In questo caso, che da certi fondamenti conseguano proposizioni contrarie al senso comune di un epoca non e' di certo una confutazione dei fondamenti. Direi che e' caratteristico della filosofia trarre conseguenze impopolari da fondamenti veri. Allora bisognerebbe discutere dei fondamenti (e se l'antisemitismo segue da quelli necessariamente o no) e sarebbe irrilevante la storia dei quaderni neri.
Se invece si intende che le opinioni dell'individuo Heidegger abbiano determinato la sua filosofia, allora il discorso si riduce a una critica moralistica delle opinioni dell'individuo Heidegger.
Certo, un filosofo, in quanto individuo, e' storicamente condizionato, e' dipendente, si trova in un contesto di relazioni: e' nato in un determinato posto, ha avuto una certa famiglia, e' cresciuto in una certa epoca, in una certa cultura. E tutto questo condiziona le sue convinzioni e i suoi giudizi come individuo.
Ma anche lei prof. Zhok, come individuo, ha opinioni condizionate dal contesto. E anche la sua opinione sulle opinioni di Heidegger e' a sua volta condizionata storicamente. Non e' detto che lei stesso non cambiera' idea (come per sua dichiarazione ha gia' fatto in passato) sulle opinioni di Heidegger e non e' detto che non ritorni un certo contesto storico che sostenga quelle opinioni che ora ci sembrano aberranti.
Quindi? Quindi se questo si intende con "continuum" ossia che le opinioni dell'individuo Heidegger abbiano condizionato il suo filosofare e che queste opinioni sono aberranti, questo giudizio sostituisce semplicemente le convinzioni dell'individuo Zhok a quelle dell'individuo Heidegger. Ma non dice nulla di decisivo sulla filosofia di Heidegger.
Se il discorso finisse qui, che senso avrebbe interessarsi di filosofia? Conoscere e condannare questa o quella opinione individuale con cui si simpatizza o meno? Sapere qualcosa dell'intimo di Heidegger o del prof. Zhok? Con massimo rispetto la vita e' breve e ci sono cose piu' interessanti da fare.
L'interesse e' giustificato se la filosofia riesce a portare alla luce un contenuto non condizionato, che non dipenda dai tempi, dagli interessi di un popolo o di una cultura e tantomeno dagli interessi di un individuo, dalle sue convinzioni, dalle sue beghe. Un contenuto vero. E questo non puo' essere "fondato" su opinioni di un un individuo, qualsiasi esse siano. E se si intende il contrario: qualsiasi conseguenza di fondamenti veri non puo' essere rifiutata perche' contraria al senso comune. Quindi tutto questo discorso sui quaderni neri e' estraneo al contenuto speculativo, che in filosofia e' l'unico che interessa.
Heidegger non puo' essere definito "antisemita". La sua critica all'ebraismo come al cristianesimo e' per il loro universalismo, cosmopolitismo, il planetarismo che portavano avanti il dominio della tecnica. Tutte barriere ulteriori tra l'ente e l'Essere. Il filosofo tedesco critico' il nazionalsocialismo, anche se lo appoggio' inizialmente. Del resto altri personaggi della Konservative Revolution come Spengler e Schmitt all'inizio appoggiarono Hitler; si resero poi conto dell'errore rispetto ai temi del grande movimento politico-culturale che animo' la Germania tra le due guerre. Penso che Heidegger sia piu' che mai attuale. Oggi la tecnica, il dominio dei gruppi di potere globalisti, e' giunto da vero a livelli estremi a discapito del genere umano.
Mi pare che stiate parlando tra di voi.....tenete conto che,chi vi ascolta,ha bisogno di capire ciò che state trattando!!!!
Min 16.24. Sarà anche imbarazzante il giudizio di Heidegger sugli inglesi che non traducono le sue opere però...è vero! Se in Europa esiste un popolo anti metafisico questo sono proprio gli inglesi; che ne sanno loro di metafisica?
gli oranti non hanno non dico letto ma sicuramente compreso una virgola del pensiero di Heidegger. Siamo al solito e noioso moralismo politicamente corretto. Niente più. Bacato e spregevole sensazionalismo.......
Ho sentito solo l'intervento di Zhok che ho apprezzato molto per la chiarezza.
Senza aspettare però la pubblicazione dei "quaderni neri" coi passi antisemiti e tutti gli altri non meno orrendi a cui accenna Zhok ci si poteva forse svegliare prima, non dico già all'apparizione dei primi studi di Farias ma almeno a partire dal 2005 con la pubblicazione del libro di E. Faye "L'introduzione del nazismo in filosofia" il quale, se forse è stato un po' spinto nella tesi di fondo, ha portato comunque davanti a tutti un gran numero di di documenti attorno agli anni del rettorato, e quindi coincidento con l'ascesa ed il consolidamento di Hitler e del nazismo, che mostravano già quanto Heidegger fosse non solo un pezzo di merda umano (mi scuso per il linguaggio poco filosofico), e di questo ce ne eravamo accorti già da tempo, ma anche come avesse utilizzato tutto il suo armamentario filosofico a giustificazione del nazismo, antisemitismo compreso, diventandone una sorte di cantore filosofico, quasi da sembrare che il suo pensiero prima della svolta fosse a fondamento del nazismo o di qualcosa che gli somigliava molto. A sostegno basti questo paio di citazioni (nel libro di Faye ce ne sono a bizzeffe):
"Di questo sapere fa parte anche il legame con l’ordinamento dello Stato. L’ordinamento è il modo di essere dell’uomo e quindi anche del popolo. L’ordinamento dello Stato si esprime nel campo delimitato dei doveri dei diversi uomini e gruppi di uomini. Tale ordinamento non è solo qualcosa di organico, come si potrebbe supporre e come si è supposto sulla base della favola di Menenio Agrippa; è al contrario qualcosa di spiritual-umano, cioè simultaneamente di volontario. Esso è fondato sulla relazione dominio-servitù degli uomini tra loro. Proprio come l’ordinamento medievale della vita, l’ordinamento dello Stato è portato anche oggi dalla volontà libera e pura a seguire e a essere guidato, ossia alla lotta e alla fedeltà. Poiché se noi chiediamo: «Che cos’è il dominio? Su cosa si fonda?», allora, in una risposta vera ed essenziale, non apprenderemo niente sulla potenza, la servitù, l’oppressione, la costrizione, ma apprenderemo piuttosto che il dominio, l’autorità e il servizio, la subordinazione sono fondati su un compito comune. È solo dove il Führer e coloro che egli guida si legano in un unico destino e combattono per la realizzazione di una idea che può crescere l’ordinamento vero. Allora la superiorità spirituale e la libertà si realizzano in quanto dono profondo di tutte le forze al popolo, allo Stato; in quanto ammaestramento severissimo, sfida, resistenza, solitudine e amore. Allora l’esistenza e la superiorità del Führer sono sprofondate nell’essere, nell’anima del popolo per legarlo originariamente e appassionatamente al compito. E se il popolo sente questo dono, si lascerà guidare nella lotta, vorrà e amerà la lotta. [Il popolo] dispiegherà allora le sue forze e persevererà, sarà fedele e si sacrificherà. In ogni nuovo istante, il Führer e il popolo si legheranno più strettamente, al fine di realizzare l’essenza del loro Stato, dunque del loro essere; crescendo l’uno accanto all’altro, opporranno il loro essere e il loro volere storici e sensati alle due potenze minacciose che sono la morte e il diavolo, cioè la caducità e la corruzione della loro essenza autentica" -- *M. Heidegger, Über Wesen und Begriff, settima sessione, § 13*
NB: Dove il diavolo finale era, in molto immaginario del tempo (ed anche nel Mein Kampf di Hitler), personificato nella forma corporea dell'ebreo.
Un'altra (attenzione al finale):
"Il nemico è colui e chiunque da cui si dirami una minaccia essenziale contro l’esserci del popolo e dei suoi membri. Il nemico non è necessariamente il nemico esterno, e il nemico esterno non è necessariamente il più pericoloso. Può anche sembrare che non ci sia affatto un nemico. L’esigenza radicale è allora quella di trovare il nemico, di portarlo alla luce o forse persino di crearlo, affinché abbia luogo quell’ergersi contro il nemico e l’esserci non inebetisca. Il nemico può essersi innestato nella radice più intima dell’esserci di un popolo, e opporsi all’essenza propria di questo, agire contro di lui. Più aspra, e dura, e difficile è quindi la lotta, poiché solo una parte piccolissima di questa consiste in colpi reciproci; è spesso molto più difficile e laborioso individuare il nemico in quanto tale, condurlo a smascherarsi, non illudersi sul suo conto, tenersi pronti all’attacco, curare e far crescere il tenersi pronti e iniziare l’attacco sul lungo termine, con l’obiettivo dell’annientamento totale" -- GA 36/37, pp 90-91.
*"[...]L’esigenza radicale è allora quella di trovare il nemico, di portarlo alla luce o forse persino di crearlo [...] con l’obiettivo dell’annientamento totale."*
Essere, essenza, esserci ecc. trovano tutte una chiara valenza direttamente politica e a sostegno di una politica nazista.
Ecco, queste sono le parole scritte e pronunciate, in piena ascesa nazista, dentro ad un'università in rapida nazistizzazione, da colui che ancora in tanti si ostinano a definire "il più grande filosofo del '900"!
Nessuno potrà più dire che Heidegger è stato "soltanto" un paraculo, carrierista, opportunista, vanesio ingrato profittatore figlio di puttana che si è portato a letto le studentesse più attraenti. Magari fosse stato così!
Be io leggendo Essere e Tempo mi sono fatto l'idea che Hidegger sia stato un "furbetto" promettendo una filosofia sull'Essere quando poi sostanzialmente la sua è invece una filosofia esistenzialista.
W il politicamente corretto (e stupido)...
Ma chi sono costoroi! A cosa aspirano o protendono! Quale sarebbe il loro giudizio? Un nulla di banalità pretenziosa che mira ad una
miseria intellettuale autoreferenziale! Una ricerca di una visibilità creata da un'occasione ghiotta! Quale statura! A parte il giudizio storico, essi attendono di essere visibili a un certo potere formale a cui farsi riconoscere! Soprattutto il primo relatore per la sua evidente ipocrisia non merita neppure una risposta! Pretestuosità al servizio della miseria di spirito! Aldilà di una possibile critica storica che può essere presa in considerazione, tanta vanità che proviene da un nulla intellettuale! Quale occasione per colui che dal livello del terreno alza la testa con lo spinto da fanatismo da crociata; una voce urlante al servizio del giudizio generale e di regime! Il potere ha necessità di "avvocati" o imbonitori del nulla che arringhino le giovani folle contro qualunque forma di pensiero che non sia quello ufficiale! Se questo signore ha una professione certo non le
rende onore, se non per il suo attaccamento fedele
all' establishment', nella sostanza, quella che egli immagina con il suo glorioso operare una operazione di pulizia e giustizia culturale altro non è che propaganda ideologica delle più miserevoli!