Poesia e possessione in Elémire Zolla (Gianfranco Bertagni)

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  • Опубликовано: 26 авг 2024

Комментарии • 7

  • @danilofabbroni3067
    @danilofabbroni3067 7 лет назад +6

    Pare proprio di sì. Pare proprio che questo filo ci sia.
    E non siamo noi ad accertarlo, bensì Zolla a cui tutto si può addebitare, ma non certo d’essere privo di fascinazione nei rispetti della “cultura”, chiamiamola così, “alternativa”.
    Sentiamo cosa ci dice l’erudito Zolla: «[…] debbo invitarvi a seguirmi per un momento in un luogo non molto frequentato dalle persone dabbene dell’Occidente.
    A una seduta di voodoo a Haiti o di macumba in qualche parte del Brasile o, se vogliamo cercare il prodotto autentico, in Africa in qualche tribù yoruba. Queste sono, a voler la definizione, sessioni di possessione psichica, nelle quali ci si raduna per uscire dal proprio io ed essere inabitati da un altro ente.
    […] Gli uomini e le donne […] a un cenno del sacerdote, cominciano a mescolarsi ballando freneticamente […]: lo spasimo si fraziona in scatti marionettistici, tale il principio di queste danze, che devono continuare fino all’esaurimento.
    Alla fine della cerimonia, si può forse ottenere l’accesso alla caverna che è il luogo più segreto del culto […]. E che cosa si vedrà sull’altare?
    Bombolette sporche, bottiglie di coca cola, rifiuti, lattine vuote, qualche fantoccio». Ebbene, chiunque abbia presente le foto di fine festival di Woodstock non stenterà a riconoscervi le stesse identiche coordinate descritte da Zolla. L’epifania dei festival pop equivaleva in tutto e per tutto alla seduta voodoo o yoruba. Stesse modalità di trance, stesse finalità di possessione, stessi risultati di vomitevole spazzatura e lordura.Un altro numinoso esempio di aderenza alla sozzura viene da Mary Bateson la quale rammentava: «Mio padre mi sorprese per il disordine in cui viveva: pacchi di posta mai evasa e una sola padella dove veniva cucinato tutto, nella quale si erano accumulati strati di sapore residui». Non per niente uno dei capostipiti di questa nouvelle vague fu quel Nietzsche che nella feccia si vantava di crogiolarsi ben bene.
    Nietzsche stesso del resto lo aveva preannunciato, quasi come una conseguenza diretta della sua filosofia: «La dissoluzione della morale porta, nelle sue conseguenze pratiche, all’individuo atomistico e poi ancora alla scissione dell’individuo in pluralità-flusso assolute».
    È quello che è accaduto esattamente ai giorni nostri all’insegna dell’uomo iper-narcisista, super-egotico e auto-costruttore di Personalità Immaginarie.
    Queste Personalità Immaginarie sono preda di castelli di carta mentre sono esse stesse miraggi cartacei, composti sì da una miriade di tasselli multicolori - all’apparenza tanto scintillanti quanto avvincenti - ma in ultima istanza, uno equivalente all’altro, senza nessuna fisionomia unitaria.
    Un tritume di letterati, impresari del nulla: “Diventa l’artista di te stesso! Auto-fabbricatore dei tuoi 5 minuti di celebrità!”.
    Decoratori di pareti di case del vuoto esistenziale, di riempitori di spazi senza senso alcuno, di affabulatori mimetici di dizionari dislessici, tutti a valorizzare la propria frantumazione in un’apparente “diversità”, in una fantasmagorica “peculiarità” che poi si rivela “identica all’identico”, di tutti quanti.
    Tanto più si brama l’oggetto, il brand che ti distingue, per incoronarsi di un’unicità cool, tanto più ci si irreggimenta nel branco di pecore belanti all’unisono.

  • @0pus
    @0pus 8 лет назад +3

    “263. Conclusione \\ Amico, basta ormai. Se vuoi leggere ancora, \ va’, e diventa tu stesso la Scrittura e l’Essenza.” (Angelus Silesius - da Il pellegrino cherubico, 1675)

  • @multiamina00
    @multiamina00 7 лет назад

    uau me lo risento sempre volentieri

  • @romanoarcangeli6445
    @romanoarcangeli6445 3 года назад

    Di Zolla è necessario leggere con calma “Che cos’è la Tradizione”, edito da Adelphi e reperibile in molte biblioteche. Scritto all’inizio degli anni ’70 quando la sinistra egemonizzava tutte le università, devastando la lingua e quindi la mente dei nuovi chierici, cioè gli “intellettuali”. Grossolano errore accostare ai cosiddetti intellettuali rare perle come Zolla, Mario Polia (sentite alcune conferenze su RUclips), Pio Filippani Ronconi; i pochi sapienti non sono ripetitori di frodi e menzogne reiterate.