L'ultimo matto di Collegno Dalla detenzione alla cultura

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  • Опубликовано: 27 ноя 2024
  • La storia
    La “storia della follia” è un tema che ha affascinato gli studiosi delle scienze
    umane. Come ha ricostruito Michel Foucault è tra la fine del medioevo e l’inizio
    della modernità che si definisce con maggior chiarezza il confine tra sanità e
    malattia mentale, secondo lo schema che a lungo sarà radicato
    nell’immaginario.
    “Folle” è tutto ciò che si sottrae al paradigma della modernità razionale, della
    catalogazione e classificazione, vere e proprie cifre dell’Europa nel periodo che
    va dalla rivoluzione scientifica all’illuminismo. E’ in questi secoli che nascono i
    luoghi di detenzione e reclusione che siamo soliti chiamare manicomi,
    parallelamente all’affermazione degli ospedali moderni, delle caserme e delle
    case di rieducazione per poveri e vagabondi.
    La storia dei manicomi - come tutta la storia delle istituzioni detentive - è la
    storia dell’Occidente che si confronta con il grande scoglio della alterità e della
    devianza. Nell’età del positivismo - l’Ottocento - anche i reclusi nei manicomi
    conoscono la classificazione, la catalogazione e i tentativi di spiegare in
    maniera rigorosamente clinica le patologie di cui sono afflitti i “folli”.
    La crisi del positivismo e l’affermazione di nuovi approcci alla diversità
    metteranno in discussione, soprattutto a partire dal secondo dopoguerra, l’idea
    che i manicomi abbiano un’utilità sociale. In Italia questa rivoluzione è legata
    al nome di Franco Basaglia, lo psichiatra che sperimenta nel manicomio di
    Gorizia modalità di gestione della struttura psichiatrica in cui i pazienti sono
    valorizzati nella specifica peculiarità individuale. “Da vicino nessuno è normale”
    è il suo motto: sulla spinta del movimento innescato da Basaglia, il parlamento
    varerà nel 1978 la legge che chiude le strutture di detenzione psichiatrica,
    avviando il processo che ha portato a una nuova concezione della cura.
    Il territorio
    L’ex manicomio di Collegno è uno degli ospedali psichiatrici più famosi d’Italia.
    Nato nel corso dell’Ottocento nella struttura della ex Certosa Reale, il
    manicomio collegnese divenne un luogo di reclusione e internamento di un
    variegato universo di persone “ai margini”. Finivano nel manicomio persone
    con malattie mentali, ma anche poveri, mendicanti, senza fissa dimora,
    criminali di strada, dissidenti politici, persone con orientamento sessuale non
    binario.
    Tra fine anni Venti e inizi anni Trenta il manicomio di Collegno fu teatro della
    rocambolesca vicenda dello “smemorato”: uno dei casi più celebri di sempre di
    scambio di identità.
    Nel secondo dopoguerra, con il crescere dei movimenti di critica alla psichiatria
    tradizionale, i riflettori si accesero sul manicomio per il processo nei confronti
    del dottor Coda, uno degli psichiatri della struttura, chiamato dai reclusi
    “l’elettricista”, per sottolinearne il sadismo con cui era solito praticare
    l’elettroshock. Con il procedere degli anni Settanta, anche dentro l’Ospedale
    Psichiatrico di Collegno, iniziano a manifestarsi le tendenze della psichiatria
    ispirata alle teorie di Franco Basaglia: Come tutte le strutture di questo genere
    anche l’ospedale psichiatrico di Collegno chiuderà in seguito alla legge
    180/1978.
    La memoria
    Il documentario racconta e ricostruisce la storia di Roberto Contartese, uno
    degli ultimi pazienti reclusi nel manicomio di Collegno. Recluso nella struttura
    per una particolare forma di schizofrenia, la vicenda di Contartese diventa
    l’occasione per ripercorrere la trasformazione degli ambienti dell’ex manicomio.
    L’ospedale psichiatrico di Collegno si trasforma infatti da luogo di detenzione a
    luogo di cultura. Dove un tempo erano reclusi i "folli", oggi ci sono un centro
    culturale, una biblioteca, un archivio e altri spazi di formazione.
    La voce narrante di questa vicenda della memoria del luogo è Lillo Baglio,
    l’attuale bibliotecario e responsabile del Centro di Documentazione sulla
    Psichiatria. Grazie alle parole di Baglio si procede alla ricostruzione del
    processo di riconversione e si ragione sulla riflessione pubblica che, in Italia, ha
    accompagnato l'applicazione della legge Basaglia.
    Bibliografia
    V. Babini, Liberi tutti: manicomi e psichiatri in Italia, Il Mulino, 2011
    M. Foucault, Storia della follia nell’età classica, BUR, 2004
    N. Ivaldi, Manicomi torinesi dal Settecento alla legge Basaglia, Il Punto, 2018
    L. Lajolo, M. Tornabene, Memorie nel manicomio, L’Araba Fenice, 2008

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