Mi permetto di suggerire, per una prossima puntata sul tema dei modelli di servizio sanitario, di coinvolgere Franz Forti che già in passato aveva dedicato un paio di puntate sul suo canale a spiegare molto bene la differenza tra sistema Bismarck e Beveridge.
molto interessante. Purtroppo l'audio è inadeguatyo, bisogna che la regia raccomandi una certa disciplina del livello audio e della uniformità della esposizione (non muoversi avavti e indietro rispetto al microfono.
Una volta, fino al 1600, il medico era effettivamente un tuttologo; lasciamo stare che gli esiti erano comunque pessimi. Al giorno d'oggi è impensabile improvvisarsi cardiologi, nefrologi, chirurghi vascolari... se non si è specializzati. Anche solo per un discorso medico-legale. Che sappia io non esiste il modello per intensità di cura, dove ci dovrebbe essere un team multidisciplinare; al momento il malato neurologico che necessita di consulto cardiologico verrà visto da questi in consulenza, di certo non mi metto a giocare con antiaritmici o a fare cardioversioni.
@@MatteoColombo87 io quando bighellonavo tra i reparti mi ero convinto che servisse un internista per reparto. Il problema è per i pazienti pluripatologici, che spesso vengono rimbalzati di qua e di la senza che nessuno abbia mai una visione d'insieme.
Mettere insieme visione d'insieme e medicina di precisione (dove dovrei targettare un singolo recettore o bersaglio!) nel 2023 non è possibile. L'era dei tuttologi che ti sciorinano l'Harrison è finita e non si torna indietro: io stesso sono esperto di epilessia ma di Parkinson ti so dire quello che ti sa dire uno specializzando del primo anno. Del resto ho già una montagna di articoli per aggiornarmi su un campo, non è possibile (almeno per me) pensare di diventare eccellente sulla neurologia senza fare un grosso sacrificio che non sono disposto a fare. Manderò piuttosto il paziente a chi ne sa.
Alcune regioni, come Emilia Romagna ha un programma di riduzione dei pronto soccorsi di primo livello. Come inquadrate questa contro tendenza rispetto al PNRR?
12:30 in realtà in PS si paga il ticket per il codice bianco (quindi non urgenze). Da soccorritore volontario in ambulanza sono sempre più convinto che sarebbe necessario introdurre il ticket anche per alcuni "servizi" che vengono prestati dal 118, si fanno troppi interventi inutili. Ovviamente è infattibile perché in ambulanza (mezzo base) non c'è un infermiere che fa il triage e in Italia non esiste la figura del paramedico, bisognerebbe individuare delle casistiche a monte. Lo sproporzionato affidamento del SSN a Organizzazioni di Volontariato per l'emergenza/urgenza sarebbe un altro tema interessante, penso sia un unicum a livello europeo.
Il ticket sono 25 euro: ben difficilmente scoraggia chi vuole scroccare una visita specialistica senza aspettare. Senza contare che è facilissimo esagerare i sintomi e diventare codice verde.
@@MatteoColombo87 mah, forse, comunque se ti danno il codice bianco in molti PS ti tocca aspettare parecchie ore quindi non è proprio una genialata... Certo che molti se ne approfittano. Per non parlare di quelli che chiamano l'ambulanza (notte compresa) pensando che ci sia un medico o medicinali a bordo. Lo sanno tutti che in Italia c'è carenza di medici persino in strutture specializzate ma c'è chi si aspetta che se chiami alle 3 di notte per un dolore che hai da giorni ti arrivi un dottore a casa gratis in 10 minuti. Bah. Un po' di informazione non guasterebbe.
Perché se il volume di domanda e' elevato, basta poco utile rispetto al pubblico per avere un buon profitto totale. In convenzione alla fine le prestazioni vengono in buona parte rimborsate dal SSN. Basta guardare gli studi radiologici
@@andreaciviero2594 eh, appunto. Come può convenire esternalizzare un servizio? Perché una regione dovrebbe rimborsare un pvt invece di farsi il servizio in-house, visto che il pvt in teoria gioca con le stesse regole (contratti dei dipendenti, gestione rifiuti sanitari ecc), dunque ha teoricamente gli stessi costi, ma deve fare anche un profitto? Possibile che in questo paese invece di far funzionare le cose (magari cambiando amministratori finché non si trova uno capace) ci si arrenda sempre?
@@Drugo987 non so rispondere a questo. Come capita spesso, saranno una serie di fattori concomitanti. Per quello che posso immaginare, il più importante è sicuramente la domanda, costante ed elevata. Ci saranno sempre una serie di prestazioni, che di per sé sono inutili, ma di cui l'utenza avrà sempre bisogno, e che è disposta anche a pagare. Oltre a questo sicuramente conta il sottodimensionamento diffuso della capacità di fornirle da parte del ssn, che molto probabilmente non riesce a rispondere alle variazioni di domanda, che viene assorbita dal privato. Sui contratti e gli stipendi; probabilmente non differiscono molto da quelli nel pubblico (anche se mi viene da pensare siano molto più "elastici" rispetto a quelli pubblici), ma andrebbe fatto un grosso distinguo: per gli operatori sanitari conta molto anche la qualità del lavoro, e quanto esso diventi "pervasivo" nella propria vita privata. I mean, ho colleghi specializzandi, soprattutto chirurghi, che da 40 ore di contratto lavorativo (a 1300 netti, tolti contributi enpam, tasse universitarie, assicurazioni,...) si ritrovano a fare spesso anche 12h in ospedale, 5 giorni a settimana... arriviamo facilmente alle 60 ore, senza ovviamente che vengano rendicontate come straordinari. Mentre si ritrovano altre specialità che fanno le loro 6h di ambulatorio giornaliero per lo stesso stipendio. Quello che voglio dire è che è più facile che nel privato, anche e soprattutto per la maggiore elasticità nel fornire l'offerta, sia più facile riuscire (o è più facile che lo stesso operatore sanitario possa contrattare le stesse condizioni lavorative) a garantire un carico di lavoro meno "pesante" all'operatore sanitario che ci lavora. Spesso capita che medici che lavorano per anni nel pubblico, decidano di passare nel privato ad un certo punto della loro carriera lavorativa. Non a caso, questo rispecchia anche in parte la scelta delle specializzazioni, dove le borse per quelle specialità che hanno poca possibilità di lavorare in libera professione/attività in privato (cfr. medicina d'urgenza, anestesia,...) spesso vanno deserte. La questione è molto complessa, ma credo che non vada vista solo in un'ottica economica.
@@andreaciviero2594 lo ben so, io mi son guardato bene dal lavorare nel pubblico. Nel pvt lavoro meno e guadagno di più, ma non stavo parlando dal punto di vista dei medici, ma della regione. Coi soldi dei rimborsi ai convenzionati potresti espandere l'offerta nel pubblico ed evitare i turni massacranti ecc.
Ma se i posti letto sono in continua riduzione e i servizi territoriali sono intrinsecamente più dispersivi, ma che senso ha. Al contrario bisogna concentrare
Asp: i posti letto sono in diminuzione per XY ragioni, ma la cosa non è correlata in maniera diretta e lineare all'assistenza territoriale: alcuni servizi andrebbero indubbiamente concentrati, altri vanno estesi sul territorio proprio perché concentrati non funzionano. L'ospedale grosso serve per cose specifiche (concentrare), non può servire per tutto, molti servizi possono diventare ambulatoriali ed essere più capillari sul territorio.
@@GiulioAnichini1982 chiaro che la riduzione dei posti letto non implica l'assenza dell'assistenza territoriale, ma secondo te quali sarebbero le prestazioni mediche che sarebbe meglio fare sul territorio?
@@Drugo987 se ti fratturi in modo scomposto una gamba, o se hai un certo tipo di infezione ecc. è evidente che debbano essere territoriali. A questi aggiungerei anche terapie di alcuni tumori "gestibili". Tutto il resto (malattie particolarmente impegnative, tumori più gravi, terapie che richiedano specialisti ecc.ecc.) le fai negli ospedali più grandi. Ovviamente le prestazioni mediche territoriali inglobano già di loro quelle d'emergenza.
Avrebbe senso fornire degli ecografi ai medici di base in modo che possano eseguire direttamente certe diagnosi? Ora esistono degli apparecchi molto meno costosi.
Ma secondo te uno che a fatica fa ricette si mette a fare (con che competenze poi? mica basta il corsettino di una settimana) ecografie che sono ad altissimo rischio medico-legale? Se anche le facessero le farebbero rifare per conferma al radiologo o ad ogni immagine poco chiara giù di TC o RM.
@@MatteoColombo87 Io sto parlando di professionisti esperti, non di sprovveduti. Nel XX secolo hanno imparato a usare uno stetoscopio, nel XXI possono imparare a usare un ecografo. Negli ospedali spesso gli esami li fa un tecnico.
Che sappia io il sonographer in italia fa gli ecocardio che poi comunque il cardiologo rivede, o gli eco TSA; non sono mai stato in realtà dove un TSRM si mette a fare eco addomi o body, ammesso che esistano. Comunque scordati che un medico di base lo farà mai. Fidati, conosco i miei (polli) colleghi.
Visto solo adesso, bellissimo approfondimento..
Molto interessante. Grazie mille!
Bellissimo e interessante SPIEGONE iniziale. Complimenti 😊
Grazie per questi contenuti!
Mi permetto di suggerire, per una prossima puntata sul tema dei modelli di servizio sanitario, di coinvolgere Franz Forti che già in passato aveva dedicato un paio di puntate sul suo canale a spiegare molto bene la differenza tra sistema Bismarck e Beveridge.
molto interessante. Purtroppo l'audio è inadeguatyo, bisogna che la regia raccomandi una certa disciplina del livello audio e della uniformità della esposizione (non muoversi avavti e indietro rispetto al microfono.
Vero, oggi ogni reparto ospedaliero lavora a tenuta stagna, non guardano oltre il rene o al polmone se di quello si occupano, almeno nella mia zona
Una volta, fino al 1600, il medico era effettivamente un tuttologo; lasciamo stare che gli esiti erano comunque pessimi. Al giorno d'oggi è impensabile improvvisarsi cardiologi, nefrologi, chirurghi vascolari... se non si è specializzati. Anche solo per un discorso medico-legale.
Che sappia io non esiste il modello per intensità di cura, dove ci dovrebbe essere un team multidisciplinare; al momento il malato neurologico che necessita di consulto cardiologico verrà visto da questi in consulenza, di certo non mi metto a giocare con antiaritmici o a fare cardioversioni.
@@MatteoColombo87 io quando bighellonavo tra i reparti mi ero convinto che servisse un internista per reparto. Il problema è per i pazienti pluripatologici, che spesso vengono rimbalzati di qua e di la senza che nessuno abbia mai una visione d'insieme.
Mettere insieme visione d'insieme e medicina di precisione (dove dovrei targettare un singolo recettore o bersaglio!) nel 2023 non è possibile. L'era dei tuttologi che ti sciorinano l'Harrison è finita e non si torna indietro: io stesso sono esperto di epilessia ma di Parkinson ti so dire quello che ti sa dire uno specializzando del primo anno.
Del resto ho già una montagna di articoli per aggiornarmi su un campo, non è possibile (almeno per me) pensare di diventare eccellente sulla neurologia senza fare un grosso sacrificio che non sono disposto a fare. Manderò piuttosto il paziente a chi ne sa.
Fortunatamente ci sono delle unit che funzionano benissimo, come la breast che mi prese in carico.
Propongo una bella live con Valerio Rosso
Alcune regioni, come Emilia Romagna ha un programma di riduzione dei pronto soccorsi di primo livello. Come inquadrate questa contro tendenza rispetto al PNRR?
Prima del 78 il modello com'era? 10:25
C' erano delle casse mutue che poi sono di fatto fallite
Come ha scritto giovanni, c'era la mutua, de facto era un sistema assicurativo pubblico, lo spiega Scannapieco
Ricordo la grande preoccupazione di mia madre sul tema cassa mutua, in alcune circostanze disperazione vera .
12:30 in realtà in PS si paga il ticket per il codice bianco (quindi non urgenze). Da soccorritore volontario in ambulanza sono sempre più convinto che sarebbe necessario introdurre il ticket anche per alcuni "servizi" che vengono prestati dal 118, si fanno troppi interventi inutili. Ovviamente è infattibile perché in ambulanza (mezzo base) non c'è un infermiere che fa il triage e in Italia non esiste la figura del paramedico, bisognerebbe individuare delle casistiche a monte. Lo sproporzionato affidamento del SSN a Organizzazioni di Volontariato per l'emergenza/urgenza sarebbe un altro tema interessante, penso sia un unicum a livello europeo.
Il ticket sono 25 euro: ben difficilmente scoraggia chi vuole scroccare una visita specialistica senza aspettare. Senza contare che è facilissimo esagerare i sintomi e diventare codice verde.
@@MatteoColombo87 mah, forse, comunque se ti danno il codice bianco in molti PS ti tocca aspettare parecchie ore quindi non è proprio una genialata... Certo che molti se ne approfittano.
Per non parlare di quelli che chiamano l'ambulanza (notte compresa) pensando che ci sia un medico o medicinali a bordo. Lo sanno tutti che in Italia c'è carenza di medici persino in strutture specializzate ma c'è chi si aspetta che se chiami alle 3 di notte per un dolore che hai da giorni ti arrivi un dottore a casa gratis in 10 minuti. Bah. Un po' di informazione non guasterebbe.
la ricerca non la considerate ?
Come è possibile che un pvt che deve fare profitto convenga rispetto al pubblico?
Perché se il volume di domanda e' elevato, basta poco utile rispetto al pubblico per avere un buon profitto totale. In convenzione alla fine le prestazioni vengono in buona parte rimborsate dal SSN. Basta guardare gli studi radiologici
@@andreaciviero2594 eh, appunto. Come può convenire esternalizzare un servizio? Perché una regione dovrebbe rimborsare un pvt invece di farsi il servizio in-house, visto che il pvt in teoria gioca con le stesse regole (contratti dei dipendenti, gestione rifiuti sanitari ecc), dunque ha teoricamente gli stessi costi, ma deve fare anche un profitto? Possibile che in questo paese invece di far funzionare le cose (magari cambiando amministratori finché non si trova uno capace) ci si arrenda sempre?
@@Drugo987 non so rispondere a questo. Come capita spesso, saranno una serie di fattori concomitanti. Per quello che posso immaginare, il più importante è sicuramente la domanda, costante ed elevata.
Ci saranno sempre una serie di prestazioni, che di per sé sono inutili, ma di cui l'utenza avrà sempre bisogno, e che è disposta anche a pagare. Oltre a questo sicuramente conta il sottodimensionamento diffuso della capacità di fornirle da parte del ssn, che molto probabilmente non riesce a rispondere alle variazioni di domanda, che viene assorbita dal privato.
Sui contratti e gli stipendi; probabilmente non differiscono molto da quelli nel pubblico (anche se mi viene da pensare siano molto più "elastici" rispetto a quelli pubblici), ma andrebbe fatto un grosso distinguo: per gli operatori sanitari conta molto anche la qualità del lavoro, e quanto esso diventi "pervasivo" nella propria vita privata. I mean, ho colleghi specializzandi, soprattutto chirurghi, che da 40 ore di contratto lavorativo (a 1300 netti, tolti contributi enpam, tasse universitarie, assicurazioni,...) si ritrovano a fare spesso anche 12h in ospedale, 5 giorni a settimana... arriviamo facilmente alle 60 ore, senza ovviamente che vengano rendicontate come straordinari. Mentre si ritrovano altre specialità che fanno le loro 6h di ambulatorio giornaliero per lo stesso stipendio.
Quello che voglio dire è che è più facile che nel privato, anche e soprattutto per la maggiore elasticità nel fornire l'offerta, sia più facile riuscire (o è più facile che lo stesso operatore sanitario possa contrattare le stesse condizioni lavorative) a garantire un carico di lavoro meno "pesante" all'operatore sanitario che ci lavora. Spesso capita che medici che lavorano per anni nel pubblico, decidano di passare nel privato ad un certo punto della loro carriera lavorativa. Non a caso, questo rispecchia anche in parte la scelta delle specializzazioni, dove le borse per quelle specialità che hanno poca possibilità di lavorare in libera professione/attività in privato (cfr. medicina d'urgenza, anestesia,...) spesso vanno deserte.
La questione è molto complessa, ma credo che non vada vista solo in un'ottica economica.
@@andreaciviero2594 lo ben so, io mi son guardato bene dal lavorare nel pubblico. Nel pvt lavoro meno e guadagno di più, ma non stavo parlando dal punto di vista dei medici, ma della regione. Coi soldi dei rimborsi ai convenzionati potresti espandere l'offerta nel pubblico ed evitare i turni massacranti ecc.
Ma se i posti letto sono in continua riduzione e i servizi territoriali sono intrinsecamente più dispersivi, ma che senso ha. Al contrario bisogna concentrare
Asp: i posti letto sono in diminuzione per XY ragioni, ma la cosa non è correlata in maniera diretta e lineare all'assistenza territoriale: alcuni servizi andrebbero indubbiamente concentrati, altri vanno estesi sul territorio proprio perché concentrati non funzionano. L'ospedale grosso serve per cose specifiche (concentrare), non può servire per tutto, molti servizi possono diventare ambulatoriali ed essere più capillari sul territorio.
@@GiulioAnichini1982 chiaro che la riduzione dei posti letto non implica l'assenza dell'assistenza territoriale, ma secondo te quali sarebbero le prestazioni mediche che sarebbe meglio fare sul territorio?
@@Drugo987 se ti fratturi in modo scomposto una gamba, o se hai un certo tipo di infezione ecc. è evidente che debbano essere territoriali. A questi aggiungerei anche terapie di alcuni tumori "gestibili".
Tutto il resto (malattie particolarmente impegnative, tumori più gravi, terapie che richiedano specialisti ecc.ecc.) le fai negli ospedali più grandi.
Ovviamente le prestazioni mediche territoriali inglobano già di loro quelle d'emergenza.
Avrebbe senso fornire degli ecografi ai medici di base in modo che possano eseguire direttamente certe diagnosi? Ora esistono degli apparecchi molto meno costosi.
Ma secondo te uno che a fatica fa ricette si mette a fare (con che competenze poi? mica basta il corsettino di una settimana) ecografie che sono ad altissimo rischio medico-legale? Se anche le facessero le farebbero rifare per conferma al radiologo o ad ogni immagine poco chiara giù di TC o RM.
@@MatteoColombo87 Io sto parlando di professionisti esperti, non di sprovveduti. Nel XX secolo hanno imparato a usare uno stetoscopio, nel XXI possono imparare a usare un ecografo. Negli ospedali spesso gli esami li fa un tecnico.
Che sappia io il sonographer in italia fa gli ecocardio che poi comunque il cardiologo rivede, o gli eco TSA; non sono mai stato in realtà dove un TSRM si mette a fare eco addomi o body, ammesso che esistano.
Comunque scordati che un medico di base lo farà mai. Fidati, conosco i miei (polli) colleghi.
Mio commento tattico
E si sperava che funzionasse?😂😂