Luciano Canfora deride le categorie manichee dell antifascista retroattivo di oggi
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- Опубликовано: 10 фев 2025
- Luciano Canfora deride le categorie manichee dell antifascista retroattivo di oggi
l esperienza di vita vissuta direttamente va rivisitata.
Esisteva il fascismo rivoluzionario di sinistra .. ma cmq ascoltate Canfora su questo argomento molto attuale.
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Oggi Canfora , è ritornato all ovile, lui è molto narcisista, e Paolo Mieli , figlio di una spia italiana per conto Uk, e contro lo stato italiano, ha saputo fare la sua opera di convincimento oggi Canfora elogia Bergoglio le ass ong e Coop, figlie e agenti di banche e bce, la sinistra degli oligarchi finanziari, IL FASCISMO ? Sicuramente migliore della sinistra di oggi , che si riempie la bocca con la parola LIBERAZIONE quando L Italia è passata da una DITTATURA AD UN ALTRA, quella di oggi ben più funesta di Mussolini, se poi ci stanno finti socialisti che nn gradiscono, che studino su testi in lingua inglese e avranno di che stupirsi LEGGENDO CHIARAMENTE CHI SONO STATI QUESTI E QUELLI
Te la canti e te la suoni . Insomma il pensiero di canfora va bene finché conviene , poi quando sceglie di nuovo invece non lo fa perché testa pensante , ma perché animale da cortile ...
BRAVO CANFORA X LA 2a VOLTA : LA VICENDA - DEL FASCISMO - DEVE ESSERE RECUPERATA DA CHI L HA VISSUTA.
😄😄😄morendo mentre stava scappando in Svizzera con 140 chili d'oro e svariati milioni di valute pregiate rubati al popolo italiano?
@@orfeobustamante Nel tentativo di sfuggire alla disfatta definitiva della Repubblica Sociale Italiana e sperando ancora in un sussulto dei suoi con la possibilità di trattare un accordo di resa a condizione, Mussolini abbandonò il 18 aprile 1945 l'isolata sede di Palazzo Feltrinelli a Gargnano, sulla sponda occidentale del lago di Garda, e si trasferì a Milano, giungendovi in serata e prendendo alloggio presso la prefettura; il giorno precedente aveva discusso nell'ultimo consiglio dei ministri sulla possibile resistenza nel Ridotto della Valtellina. Nel pomeriggio del 25 aprile, con la mediazione del cardinale-arcivescovo di Milano Alfredo Ildefonso Schuster, si svolse nell'arcivescovado un incontro decisivo tra la delegazione fascista composta da Mussolini stesso, il sottosegretario Barracu, i ministri Zerbino e Graziani (l'industriale Gian Riccardo Cella, l'ex prefetto di Milano ed ex ministro delle corporazioni Mario Tiengo, e il prefetto di Milano Mario Bassi non parteciparono direttamente ai colloqui) e una delegazione del CLN composta dal generale Cadorna, dall'avvocato democratico-cristiano Marazza, dal rappresentante del Partito d'Azione Riccardo Lombardi e dal liberale Giustino Arpesani. Durante l'incontro Mussolini apprese che i tedeschi avevano già avviato trattative separate con il CLN: l'unica proposta che ricevette dai suoi interlocutori fu quindi la "resa incondizionata". In serata, verso le ore 20, mentre i capi della resistenza, dopo aver atteso invano una risposta, davano l'ordine dell'insurrezione generale, Mussolini, salutati gli ultimi fedeli[16], lasciò Milano e partì in direzione di Como. Assieme ai fascisti si trovava il tenente Birzer con i suoi uomini, incaricato da Hitler di scortare Mussolini ovunque andasse.
@@orfeobustamante Como rappresentava per Mussolini una meta che offriva diverse possibilità: anzitutto, la città lariana e la sponda occidentale del suo lago erano considerate una zona marginale relativamente protetta e con una limitata presenza partigiana. Qui era possibile trovare un rifugio sicuro e appartato e nascondersi sino a quando gli Alleati, al loro arrivo, avrebbero scoperto il nascondiglio: sarebbe quindi stato possibile consegnarsi loro con garanzie; questo era l'obiettivo principale secondo la testimonianza di Renato Celio, prefetto di Como. In alternativa, Como costituiva anche un punto di passaggio per raggiungere la Valtellina dove già da alcune settimane Alessandro Pavolini prospettava di costituire un estremo baluardo di resistenza, il Ridotto Alpino Repubblicano, e dove erano affluiti tremila uomini del generale Onori ed erano attesi ancora mille uomini del maggiore Vanna. L'idea però era osteggiata, oltre che dai vertici militari tedeschi, anche dal generale Niccolò Nicchiarelli comandante della GNR e dal ministro Rodolfo Graziani. Ancora, sembrava possibile costituire un estremo baluardo di difesa proprio nella città lariana, facendo convergere su di essa tutte le forze residue e resistere a oltranza per trattare poi in extremis con gli Alleati al loro arrivo. In effetti a Como si concentrarono numerose formazioni provenienti dalle zone circostanti, condotte da Alessandro Pavolini. L'afflusso durò tutta la notte e parte della mattinata. Alcune fonti parlano di quarantamila fascisti, mentre Giorgio Bocca riduce il numero dei militi a soli 6.000-7.000 uomini che, peraltro in giornata, si dispersero dopo che il Duce decise di congedarli, sciogliendo dalla fedeltà al giuramento i suoi fedeli e partendo di nascosto con i ministri alle 3 del mattino. Infine, è vero che la vicinanza con la Svizzera poteva offrire un'estrema possibile via di fuga, ma Mussolini aveva in precedenza rifiutato sempre questa possibilità: peraltro le autorità svizzere, fin dall'estate 1944, avevano rifiutato la richiesta d'ingresso nel loro paese ai gerarchi fascisti e ai loro familiari. Il rifiuto era stato confermato in quegli stessi giorni dal rappresentante elvetico a Milano, Max Troendle. In Svizzera era possibile poi concretizzare trattative con diplomatici americani, attraverso l'intermediazione del console spagnolo a Berna, oppure come meta momentanea per poi raggiungere la Spagna. Le testimonianze degli accompagnatori italiani superstiti di quei giorni riferiscono concordemente del rifiuto di Mussolini a espatriare, ma è il tenente Birzer a parlare del tentativo di fuga di Mussolini e compagnia. Se non è bene informato, le consiglio di non raccontare le stesse storie che vanno avanti da 70 anni.
Veramente qui canfora sostiene il contrario , cioè che gli antifascisti culturali spesso non hanno ben compreso la natura ben più tragica dell’antifascismo militare dei tempi di guerra .
ee no caro Canfora troppo comodo cambiare gabbana per salvarsi il culo..