Un Berlinguer che fa ginnastica scrive beve il latte e fuma. grande attaccamento alla famiglia. La scena del funerake con la vitti e Mastroianni. Grande commozione. Anni bui . In sala eravamo pochi purtroppo eta media alta. Bel film. Germano è superiore a Favino.
Visto ieri in una sala anni 50. Eravamo in 8 in sala è stata un'esperienza incredibile. Per me film eccezionale, sarà stato anche il contesto in cui l'ho visto ma davvero contento della visione!
Il significato collettivo e politico della parola ambizione è stato oggi completamente sostituito dal significato cinicamente individualistico (ambizione come competitività e sgomitamento narcisistico ai danni degli altri).
Visto ieri sera, grande film finalmente dopo tanta spazzatura ! Elio germano davvero bravo , forse si ritornerà in Italia al livello di ' c ' eravamo tanto amati ' ❤
Anch’io sono rimasta sconvolta dal Berlinguer di Esterno Notte. La grande ambizione è una proposta molto diversa, in cui qualcosa stride, ma lo sento comunque vicino alla realtà
Attenzione perché Marx spiega che anche le riforme possono essere, o non essere, rivoluzionarie. Anche perché ricordiamoci che in senso marxiano per "rivoluzione" si intende "cambiamento del modo-di produzione" e che, teoricamente, potrebbe avvenire anche in modo pacifico e democratico (come stava avvenendo in Cile. La reazione violenta in quel caso è della classe borghese dominante affiancata dagli USA.). Si legga la Prefazione al Capitale, ove Marx esclude che la rivoluzione in questo senso possa avvenire - e perdurare - in un unico paese. O nasce/cresce a livello mondiale o non dura (e ci azzeccò come sempre).
Una grande ambizione In senso positivo, esprime il desiderio legittimo di migliorare la propria posizione o di essere valutato secondo i propri meriti. Ma il PCI e Berlinguer persero l’occasione storica, se non di fare la “Rivoluzione “, di raccontare almeno agli italiani o quanto meno agli iscritti del partito, come stavano realmente le cose in Italia: ovvero che era inutile andare alle elezioni perché il PCI non avrebbe mai potuto vincere, e questa si che sarebbe stata la “rivoluzione della verità”. Senza contare che il concetto lo aveva spiegato almeno in parte il giornalista Alberto Ronchey in un editoriale del Corriere della Sera del 30 marzo 1979 quando aveva parlato del ' fattore K' (dal russo Kommunizm, Comunismo), per esporre la mancata alternanza al governo dell'Italia legata alla presenza di un grande partito comunista per ragioni di alleanze ed equilibri internazionali, non poteva giungere al potere. In realtà l’Italia, dopo la resa di Cassibile era diventata una colonia Anglo americana, in cui la democrazia era solo apparente. Il PCI faceva da sponda e serviva la sistema, ma mai sarebbe arrivato al governo. Berlinguer lo sapeva e preferì l’ombrello della Nato e aspettare che il suo partito fosse sdoganato come poi avvenne dopo il 1989. In seguito poi Il PCI perse definitivamente la sua identità e fini per essere fagocitato dal sistema.
Nella scrittura del Berlinguer di Bellocchio fatico a non vedere il pregiudizio dei movimentisti del '68 su ruolo, metodi e collocamento del PCI: una ostilità neanche troppo velata per la forma 'partito' e per la sua organizzazione burocratizzata.
@@flavios5135 il vero scontro fu tra il PCI di Berlinguer e quello del 1977 anche perchè nel 1968 il segretario era Longo e ci fu una sinergia tra i giovani studenti e gli operai, azione che portò per dirne una allo statuto dei lavoratori, l’edilizia pubblica, le riforme scolastiche e quelle della sanità pubblica. Il movimento del ‘77 Lotta Continua e l’autonomia operaia al contrario, ritenendo il PCI di Berlinguer e l’operazione del Governo Ombra erano ritenute concessioni scandalose fatte alla Democrazia Cristiana di Aldo Moro, Amiltore Fanfani, Francesco Cossiga e ultimo ma non per importanza Giulio Andreotti. Scritto questo, mi fermo qui perchè non è certo questa una sede adeguata per continuare questa discussione.
@@antoniobassu9324 Per carità, non volevo fare una ricostruzione storica. Riflettevo sul fatto che una certa militanza giovanile di Bellocchio potesse aver contribuito all'immagine che ha dato di Berlinguer nel suo film, tutto qui.
Esterno notte e' un film di chi gli anni di Berlinguer li ha vissuti, questo e' una agiografia favolistica di due che non erano neanche nati all'epoca.
Perché agiografia favolistica? Sarebbe stata agiografia favolistica se avessero marcato il fatto del distacco dal partito centrale, cosa che nel film non c'è, è trattato in maniera velata esattamente come è accaduto nella realtà. Sarebbe stata agiografia favolistica se avessero marcato il fatto che eb non avesse nessuna intenzione di confrontarsi e dialogare con le correnti andreottiane della dc, cosa che nel film non c'è. Sarebbe stata agiografia favolistica se il compromesso storico avesse portato a delle riforme strutturali dinamiche, cosa che nel film non c'è, esattamente come non è avvenuta nella realtà. Quindi non capisco cosa ci sarebbe di agiografico, politicamente, e favolistico, nel senso di fatti non avvenuti. A me è sembrato un film molto coerente con quello che effettivamente è avvenuto, e verso le critiche che venivano mosse al tempo dell'ipotetico dialogo con la dc. Io l'unica critica storica che mi sento di muovere al film è aver ridotto la sinistra extraparlamentare a quei balordi delle br, saltando tutto l'operaismo et similia, che è l'errore che viene fatto tutt'oggi, ma capisco che è un film di 2 ore e 10 che doveva trattare prevalentemente l'ambizione al compromesso storico. Per il resto ripeto, non capisco cosa ci sarebbe di agiografico (se non il dipinto di un uomo probo e coraggioso a livello umano, cosa che non si può discutere) e favolistico, visto che le favole di eb non hanno portato a molto, esattamente come traspare dal film.
@@zer08914 Esatto. Oltretutto, se proprio vogliamo essere puntigliosi, aver vissuto quegli anni è uno svantaggio per poter raccontare una storia coerente con la realtà, in quanto avendo vissuto quegli anni in prima persona, vengono messi in mezzo giudizi e pregiudizi dell'epoca, della propria vita e ciò non aiuta ad un racconto oggettivo. Quindi è una stronzata
@ uno ha il ricordo diretto di anni terribili e cruciali per la democrazia italiana e il ruolo che ebbe Berlinguer, l'altro celebra, Comunque si parla di un film ben fatto e questo è l'importante.
@@broscastefano Si figurati, ma continuo a non essere d'accordo, a me non sembra sia un film celebrativo, proprio perché non c'è nulla da celebrare se non la dote umana in berlinguer in quanto uomo, ma non penso servisse un film per giudicarla. A me, ripeto, oltre che essere un ottimo film, sembra pure abbastanza coerente con i fatti
Sono arrivato al minuto 7:03 ho notato che del film in se se ne parla quasi nulla, preferendo le analisi storico politiche sul pensiero berlingueriano. A questo puntino mollo la non recensione sperando in meglio nel futuro. P.S: sono un sassarese nato e cresciuto nel mito di Berlinguer che ha visto il trailer ed un po’ ho paura…
Un Berlinguer che fa ginnastica scrive beve il latte e fuma. grande attaccamento alla famiglia. La scena del funerake con la vitti e Mastroianni. Grande commozione. Anni bui . In sala eravamo pochi purtroppo eta media alta. Bel film. Germano è superiore a Favino.
Visto ieri in una sala anni 50. Eravamo in 8 in sala è stata un'esperienza incredibile. Per me film eccezionale, sarà stato anche il contesto in cui l'ho visto ma davvero contento della visione!
Visto oggi pomeriggio molto bello, applauso finale della sala ( strameritato) Elio Germano ormai al top.
Il significato collettivo e politico della parola ambizione è stato oggi completamente sostituito dal significato cinicamente individualistico (ambizione come competitività e sgomitamento narcisistico ai danni degli altri).
Recensione meravigliosa! ❤
Visto ieri sera, grande film finalmente dopo tanta spazzatura ! Elio germano davvero bravo , forse si ritornerà in Italia al livello di ' c ' eravamo tanto amati ' ❤
Anch’io sono rimasta sconvolta dal Berlinguer di Esterno Notte. La grande ambizione è una proposta molto diversa, in cui qualcosa stride, ma lo sento comunque vicino alla realtà
Attenzione perché Marx spiega che anche le riforme possono essere, o non essere, rivoluzionarie. Anche perché ricordiamoci che in senso marxiano per "rivoluzione" si intende "cambiamento del modo-di produzione" e che, teoricamente, potrebbe avvenire anche in modo pacifico e democratico (come stava avvenendo in Cile. La reazione violenta in quel caso è della classe borghese dominante affiancata dagli USA.).
Si legga la Prefazione al Capitale, ove Marx esclude che la rivoluzione in questo senso possa avvenire - e perdurare - in un unico paese. O nasce/cresce a livello mondiale o non dura (e ci azzeccò come sempre).
purtroppo c'è solo la possibilità di mettere un pollice in su, il commento ne meriterebbe centinaia. cultura, analisi e lucidità. grazie
Bisogna tornare ad una grande ambizione .
Una grande ambizione In senso positivo, esprime il desiderio legittimo di migliorare la propria posizione o di essere valutato secondo i propri meriti. Ma il PCI e Berlinguer persero l’occasione storica, se non di fare la “Rivoluzione “, di raccontare almeno agli italiani o quanto meno agli iscritti del partito, come stavano realmente le cose in Italia: ovvero che era inutile andare alle elezioni perché il PCI non avrebbe mai potuto vincere, e questa si che sarebbe stata la “rivoluzione della verità”. Senza contare che il concetto lo aveva spiegato almeno in parte il giornalista Alberto Ronchey in un editoriale del Corriere della Sera del 30 marzo 1979 quando aveva parlato del ' fattore K' (dal russo Kommunizm, Comunismo), per esporre la mancata alternanza al governo dell'Italia legata alla presenza di un grande partito comunista per ragioni di alleanze ed equilibri internazionali, non poteva giungere al potere.
In realtà l’Italia, dopo la resa di Cassibile era diventata una colonia Anglo americana, in cui la democrazia era solo apparente. Il PCI faceva da sponda e serviva la sistema, ma mai sarebbe arrivato al governo. Berlinguer lo sapeva e preferì l’ombrello della Nato e aspettare che il suo partito fosse sdoganato come poi avvenne dopo il 1989. In seguito poi Il PCI perse definitivamente la sua identità e fini per essere fagocitato dal sistema.
Nella scrittura del Berlinguer di Bellocchio fatico a non vedere il pregiudizio dei movimentisti del '68 su ruolo, metodi e collocamento del PCI: una ostilità neanche troppo velata per la forma 'partito' e per la sua organizzazione burocratizzata.
?
@@flavios5135 il vero scontro fu tra il PCI di Berlinguer e quello del 1977 anche perchè nel 1968 il segretario era Longo e ci fu una sinergia tra i giovani studenti e gli operai, azione che portò per dirne una allo statuto dei lavoratori, l’edilizia pubblica, le riforme scolastiche e quelle della sanità pubblica. Il movimento del ‘77 Lotta Continua e l’autonomia operaia al contrario, ritenendo il PCI di Berlinguer e l’operazione del Governo Ombra erano ritenute concessioni scandalose fatte alla Democrazia Cristiana di Aldo Moro, Amiltore Fanfani, Francesco Cossiga e ultimo ma non per importanza Giulio Andreotti. Scritto questo, mi fermo qui perchè non è certo questa una sede adeguata per continuare questa discussione.
@@antoniobassu9324 Per carità, non volevo fare una ricostruzione storica. Riflettevo sul fatto che una certa militanza giovanile di Bellocchio potesse aver contribuito all'immagine che ha dato di Berlinguer nel suo film, tutto qui.
Esterno notte e' un film di chi gli anni di Berlinguer li ha vissuti, questo e' una agiografia favolistica di due che non erano neanche nati all'epoca.
Perché agiografia favolistica? Sarebbe stata agiografia favolistica se avessero marcato il fatto del distacco dal partito centrale, cosa che nel film non c'è, è trattato in maniera velata esattamente come è accaduto nella realtà. Sarebbe stata agiografia favolistica se avessero marcato il fatto che eb non avesse nessuna intenzione di confrontarsi e dialogare con le correnti andreottiane della dc, cosa che nel film non c'è. Sarebbe stata agiografia favolistica se il compromesso storico avesse portato a delle riforme strutturali dinamiche, cosa che nel film non c'è, esattamente come non è avvenuta nella realtà. Quindi non capisco cosa ci sarebbe di agiografico, politicamente, e favolistico, nel senso di fatti non avvenuti. A me è sembrato un film molto coerente con quello che effettivamente è avvenuto, e verso le critiche che venivano mosse al tempo dell'ipotetico dialogo con la dc. Io l'unica critica storica che mi sento di muovere al film è aver ridotto la sinistra extraparlamentare a quei balordi delle br, saltando tutto l'operaismo et similia, che è l'errore che viene fatto tutt'oggi, ma capisco che è un film di 2 ore e 10 che doveva trattare prevalentemente l'ambizione al compromesso storico. Per il resto ripeto, non capisco cosa ci sarebbe di agiografico (se non il dipinto di un uomo probo e coraggioso a livello umano, cosa che non si può discutere) e favolistico, visto che le favole di eb non hanno portato a molto, esattamente come traspare dal film.
essere presente non vuol dire saper analizzare, cosi come non esserci non vuol dire non saper giudicare. Riprovaci.
@@zer08914 Esatto. Oltretutto, se proprio vogliamo essere puntigliosi, aver vissuto quegli anni è uno svantaggio per poter raccontare una storia coerente con la realtà, in quanto avendo vissuto quegli anni in prima persona, vengono messi in mezzo giudizi e pregiudizi dell'epoca, della propria vita e ciò non aiuta ad un racconto oggettivo. Quindi è una stronzata
@ uno ha il ricordo diretto di anni terribili e cruciali per la democrazia italiana e il ruolo che ebbe Berlinguer, l'altro celebra, Comunque si parla di un film ben fatto e questo è l'importante.
@@broscastefano Si figurati, ma continuo a non essere d'accordo, a me non sembra sia un film celebrativo, proprio perché non c'è nulla da celebrare se non la dote umana in berlinguer in quanto uomo, ma non penso servisse un film per giudicarla. A me, ripeto, oltre che essere un ottimo film, sembra pure abbastanza coerente con i fatti
Sono arrivato al minuto 7:03 ho notato che del film in se se ne parla quasi nulla, preferendo le analisi storico politiche sul pensiero berlingueriano. A questo puntino mollo la non recensione sperando in meglio nel futuro. P.S: sono un sassarese nato e cresciuto nel mito di Berlinguer che ha visto il trailer ed un po’ ho paura…
perché paura?
Incredibile, eh? Un film può suscitare riflessioni sul mondo reale.
@@Fede-py5mh Ho paura del moralismo che trasuda da quei pochi minuti del trailer.
@@roberttail1676 io ho sostenuto quella tesi? Forse dovresti rileggere quello che ho scritto anche se forse sarebbe inutile ed allora, amen Rob
Bellissimo film!
Andreotti mancherà a te Alo’
😂😂
Parlava di Moro però...
@@Stefano965c'è differenza?
pure a me
@@stefa3633 beh direi proprio di si
Scusate l'OT: tutti i contenuti di badtaste sono ora gratuiti?
Francesco non credo tu sia sincero
Ringraziamo il compagno Alò per la puntuale recensione.