Questa poesia mi penetra l'anima ed è immensamente vicina alla mia sensibilità.... Non si può descrivere la sublime profondità di questa poesia... Professore, questo video è un capolavoro!!!!!!!!
Sono in quinta e abbiamo inziato da poco Leopardi...è difficile per me descrivere quanto questo autore mi abbia cambiato nel profondo. Un autore profondo e commovente, unico e fantastico e che mi lascia fulminato nell'animo (Tentativo di polisintoto) ehehe grazie maestro😊
La sera del di di festa viene scritta da Leopardi a Recanati nel 1820. La poesia è composta da 46 endecasillabi sciolti e viene pubblicata nel 1825 con il titolo "la sera del giorno festivo" nella rivista milanese chiamata Nuovo ricoglitore. Poi nel 1826 verrà inserita nella edizione bolognese dei versi . Poi nel 1831 viene pubblicata nella edizione fiorentina dei canti. Il titolo attuale verrà inserito nel 1835 quando verrà pubblicata la seconda edizione dei canti da parte del suo amico Ranieri. In generale questa è una lettera scritta nel 1820 per l'amico Pietro Giordani , nella quale l autore descrive il suo senso di frustrazione causato dal finire della festa. In particolare non c'è una festa specifica e non descrive un evento concreto , ma semplicemente Leopardi sfrutta l immagine della festa per descrive che la gioia e la felicità sono destinate a svanire . In particolare al verso 17 Leopardi deginisce "solenne" il giorno festivo , mentre al verso 32 definisce "volgar" il giorno feriale . Inoltre Leopardi descrive che mentre la sua amata sta tranquilla a pensare a quanti uomini è piaciuta e quanti uomini le sono piaciuti , lui è pervaso da un senso di frustrazione , tanto che ai versi 22/23 lui descrive che dal dolore si getta per terra ed emana urli e lamenti . Però ad un certo il lamento dell'autore viene interrotto da un artigiano , che dopo aver finito i propri lavori ( che Leopardi definisce come "sollazzi" se ne torna a casa cantando. In particolare il canto dell' artigiano provoca che Leopardi sposta la riflessione da se stesso all universo , infatti dai versi 33 al 37 si chiede dove siano i canti dei popoli antichi e dei soldati dell' impero romano ; ma nei versi seguenti Leopardi di risponde dicendo che tutto è andato perduto e che i canti antichi si son trasformati in silenzio. Inoltre Leopardi attribuisce al tempo la causa di quel silenzio
Questa poesia mi penetra l'anima ed è immensamente vicina alla mia sensibilità.... Non si può descrivere la sublime profondità di questa poesia...
Professore, questo video è un capolavoro!!!!!!!!
Sei gentile, grazie mille 🙏
Sono in quinta e abbiamo inziato da poco Leopardi...è difficile per me descrivere quanto questo autore mi abbia cambiato nel profondo. Un autore profondo e commovente, unico e fantastico e che mi lascia fulminato nell'animo (Tentativo di polisintoto) ehehe grazie maestro😊
La sera del di di festa viene scritta da Leopardi a Recanati nel 1820. La poesia è composta da 46 endecasillabi sciolti e viene pubblicata nel 1825 con il titolo "la sera del giorno festivo" nella rivista milanese chiamata Nuovo ricoglitore. Poi nel 1826 verrà inserita nella edizione bolognese dei versi . Poi nel 1831 viene pubblicata nella edizione fiorentina dei canti. Il titolo attuale verrà inserito nel 1835 quando verrà pubblicata la seconda edizione dei canti da parte del suo amico Ranieri. In generale questa è una lettera scritta nel 1820 per l'amico Pietro Giordani , nella quale l autore descrive il suo senso di frustrazione causato dal finire della festa. In particolare non c'è una festa specifica e non descrive un evento concreto , ma semplicemente Leopardi sfrutta l immagine della festa per descrive che la gioia e la felicità sono destinate a svanire . In particolare al verso 17 Leopardi deginisce "solenne" il giorno festivo , mentre al verso 32 definisce "volgar" il giorno feriale . Inoltre Leopardi descrive che mentre la sua amata sta tranquilla a pensare a quanti uomini è piaciuta e quanti uomini le sono piaciuti , lui è pervaso da un senso di frustrazione , tanto che ai versi 22/23 lui descrive che dal dolore si getta per terra ed emana urli e lamenti . Però ad un certo il lamento dell'autore viene interrotto da un artigiano , che dopo aver finito i propri lavori ( che Leopardi definisce come "sollazzi" se ne torna a casa cantando. In particolare il canto dell' artigiano provoca che Leopardi sposta la riflessione da se stesso all universo , infatti dai versi 33 al 37 si chiede dove siano i canti dei popoli antichi e dei soldati dell' impero romano ; ma nei versi seguenti Leopardi di risponde dicendo che tutto è andato perduto e che i canti antichi si son trasformati in silenzio. Inoltre Leopardi attribuisce al tempo la causa di quel silenzio
grazie mille, mi ha aiutato molto:)
Ne sono felice. Grazie mille per il commento 🙏.
Giacomo Leopardi - "La sera del dì di festa" (Lettura di Arnoldo Foà)
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