Ettore era dì gran lunga più coraggio di Achille, facile fare il campione quando sei un semidio sei sicuro che nulla o quasi ti possa uccidere,ma Ettore va allo scontro sapendo di morire e non fugge al suo destino, non si nasconde paga il prezzo più alto
L'uomo a me narra, mia Musa, molteplice - che mali tanti... (Omero - Odissea, canto I v. 1) Tutto linguaggio simbolico-archetipale, percorso di consapevolezza umana universale e perenne: l'Iliade corrisponde all'inferno dantesco, l'Odissea al purgatorio, ma ci mancano i misteri orfici di cui abbiamo solo frammenti e allusioni perché solo esperibili direttamente né riportabili in parole se non per cenni etc; "la guerra \ sì del cammino e sì della pietade" c'è infatti uguale in tutte le culture: la Toràh è battaglia tra congiunti, il cui cuore è il Cantico di Salomone cioè la Pace tra cieli e terra o umano e divino - idem nel Mahabharata indù la guerra è sempre tra parenti, ma pure qui al centro c'è la BhagavadGita o il Canto del Beato dove il divino illustra all'umano la verità metafisica; tutto arriva fino alla modernità tramite vari passaggi geniali e non casuali nella Storia, tra cui appunto Dante (canto centrale della Comedìa, Purgatorio XVI: come l'Amore si perverte nel suo contrario, ma si può risanare) o Shakespeare (tutte lotte d'ego/potere, col fulcro nella purezza erotica di Romeo e Giulietta) e prima ovviamente pure i Vangeli e la parabola crìstica il cui vero senso rinvia alla Gnosis.
Ettore non ha mai risposto, come da lei descritto, ad Andromaca. Dice l'esatto contrario e rispetta la moglie, non la tratta da oggetto di scarso valore, per niente. Perché, dunque, lei sceglie di stravolgere il senso in quel modo?
Ettore era dì gran lunga più coraggio di Achille, facile fare il campione quando sei un semidio sei sicuro che nulla o quasi ti possa uccidere,ma Ettore va allo scontro sapendo di morire e non fugge al suo destino, non si nasconde paga il prezzo più alto
L'uomo a me narra, mia Musa, molteplice - che mali tanti... (Omero - Odissea, canto I v. 1)
Tutto linguaggio simbolico-archetipale, percorso di consapevolezza umana universale e perenne: l'Iliade corrisponde all'inferno dantesco, l'Odissea al purgatorio, ma ci mancano i misteri orfici di cui abbiamo solo frammenti e allusioni perché solo esperibili direttamente né riportabili in parole se non per cenni etc; "la guerra \ sì del cammino e sì della pietade" c'è infatti uguale in tutte le culture: la Toràh è battaglia tra congiunti, il cui cuore è il Cantico di Salomone cioè la Pace tra cieli e terra o umano e divino - idem nel Mahabharata indù la guerra è sempre tra parenti, ma pure qui al centro c'è la BhagavadGita o il Canto del Beato dove il divino illustra all'umano la verità metafisica; tutto arriva fino alla modernità tramite vari passaggi geniali e non casuali nella Storia, tra cui appunto Dante (canto centrale della Comedìa, Purgatorio XVI: come l'Amore si perverte nel suo contrario, ma si può risanare) o Shakespeare (tutte lotte d'ego/potere, col fulcro nella purezza erotica di Romeo e Giulietta) e prima ovviamente pure i Vangeli e la parabola crìstica il cui vero senso rinvia alla Gnosis.
Ettore non ha mai risposto, come da lei descritto, ad Andromaca. Dice l'esatto contrario e rispetta la moglie, non la tratta da oggetto di scarso valore, per niente. Perché, dunque, lei sceglie di stravolgere il senso in quel modo?