Carceri (PD). Abbazia Camaldolese

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  • Опубликовано: 6 фев 2025
  • La sua lunga storia è stata scandita da periodi di splendore alternati a periodi di grande decadenza, spogliazioni e distruzioni, dai quali è però risorta ogni volta. Oggi rappresenta un grande complesso, ricco di testimonianze architettoniche e artistiche che si sono stratificate nel tempo, un punto di riferimento per la storia e la cultura del territorio padovano. Il primo periodo, fino all’anno 1407, è legato alla storia e alla vita dei Monaci Agostiniani, che bonificarono queste terre, erigendo argini per imbrigliare le acque, costruendo strade e rendendo fertili e abitabili le campagne. Nel 1407 i Monaci Agostiniani lasciarono Carceri decimati dalle carestie dovute alle pestilenze e alle invasioni delle cavallette, assai frequenti in quei periodi. Per ridare vita all’abbazia di Carceri papa Gregorio XII trasferì il possesso e la cura della chiesa e del monastero ai Monaci Camaldolesi. Dopo poco tempo fu elevata ad Abbazia e visse un periodo di straordinario splendore. I Monaci continuarono l’opera di bonifica delle terre, ampliarono le strutture dell’Abbazia che fu dotata di quattro Chiostri, costruirono un’ampia sala per la Biblioteca, una Foresteria per i pellegrini, e dopo un pauroso incendio, ricostruirono e ampliarono la chiesa che nel 1686 fu consacrata da San Gregorio Barbarigo. Nel 1690 papa Alessandro VIII soppresse l’Abbazia di Carceri e i suoi territori vennero messi all’asta per finanziare la repubblica di Venezia nella guerra contro i Turchi. L’intero complesso monastico con le sue opere d’arte, i libri, le ceramiche e migliaia di campi coltivati furono acquistati dai Conti Carminati che lo trasformarono in azienda agricola. Nel 1950 la famiglia Carminati quanto era rimasto del complesso abbaziale fu donato alla parrocchia di Carceri.
    Ancora oggi possiamo osservare le testimonianze dei vari passaggi storici vissuti da questo insigne complesso: dell'epoca medievale rimangono un chiostrino del 1150, il presbiterio della chiesa con il campanile del 1300, ed il bellissimo battistero. Del periodo Camaldolese rimangono il grande chiostro del '500, la navata della chiesa ed il coro, la foresteria, parte della biblioteca. Del periodo in cui fu proprietà della famiglia Carminati restano la bella villa (oggi canonica) il cui piano nobile è decorato da affreschi ed intarsi. Una parte dell'antico monastero è dedicata al Museo della civiltà contadina.

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