Grazie docto sr. Vincenzo💙 Qui tra la gente che viene che va Dall'ostetia alla casa o al lupanare, ¿Dove son merci ed uomini il detrito Di un gran porto di mare?, Li ritrovo, passando, l'infinito Nell'umiltà. Questi sei versi mi danno a intendere che: Il poeta si trova tra un flusso di persone che dall'osteria si divide formando due cammini, uno va verso casa e l'altro verso il lupanare. Però tra quelle persone, l'autore non vedeva il DETRITO "lo insignificante" del gran porto ovvero "le merci e gli uomini" e solo riesce a riconoscerli dopo assersi sforzato di vedere la grandezza nelle semplicità. Mi sembra che lo scrittore Saba in questi suoi sei versi stesse poetando sulla relazioni tra lo que si ritiene importante o inmenzo e lo que si considera superfluo o minisculo. Consigliando i lettori di sforzarsi a vedere. E anche mi mette in guardia sul fatto que le relazioni nell"infinito possono essere relative😅. 👋Un salutone dal Perù
No! Sono semplicemente un insegnante che ha sempre cercato di fare il proprio lavoro con un certo metodo (ma non sempre ci sono riuscito, purtroppo). Comunque , grazie!
E' difficile ma non impossibile. Io ho avuto molti più problemi con i formalismi burocratici dei così detti "dirigenti scolastici" e con l'immobilismo e le rivoluzioni cervellottiche e insensate dei miei colleghi che con i mei alunni. Buon lavoro cara Bumat di quattordici anni: mezzo secolo ci separa, ma sono certo che se fosse una mia alunna ci troveremmo in perfetta sintonia.
Ho tante cose in programma tra cui il Neorealismo, ma... sono anche un po' stanco... Vediamo che cosa ci riserva il futuro... La ringrazio comunque della costanza che mette nel seguirmi e allo stesso tempo della fiducia.
Professore, secondo me nei versi 'dove son merci ed uomini il detrito / di un gran porto di mare' abbiamo un soggetto multiplo 'merci ed uomini' e un predicato nominale ('son il detrito'). Mettendo una virgola dopo 'uomini', come lei suggerisce, avremmo un predicato verbale ('son') e 'il detrito' diventerebbe apposizione del soggetto 'merci ed uomini'. Io la intendo così. Spero di essere stato chiaro. Un carissimo saluto e tanta stima, professor Panzeca. Continui con il bel commento dei Promessi Sposi.
Le norme redazionali dell'italiano moderno prevedono la d eufonica solo quando c'è uguaglianza di vocali: ed ecco, ed era. Penso che Saba abbia voluto rendere il detrito anche a livello fonico con un brutto suono, una cacofonia. Bisognerebbe però analizzare l'uso della d efelcistica in Saba e solo allora trarre conclusioni.
@@vincenzopanzeca8711 Buonasera, Professore. Non è possibile che Saba abbia voluto calcare, con quella "d" cacofonica e pleonastica, su un'allitterazione dal verso 6 all'8? Buonasera
Grazie docto sr. Vincenzo💙
Qui tra la gente che viene che va
Dall'ostetia alla casa o al lupanare,
¿Dove son merci ed uomini il detrito
Di un gran porto di mare?,
Li ritrovo, passando, l'infinito
Nell'umiltà.
Questi sei versi mi danno a intendere che: Il poeta si trova tra un flusso di persone che dall'osteria si divide formando due cammini, uno va verso casa e l'altro verso il lupanare.
Però tra quelle persone, l'autore non vedeva il DETRITO "lo insignificante" del gran porto ovvero "le merci e gli uomini"
e solo riesce a riconoscerli dopo assersi sforzato di vedere la grandezza nelle semplicità.
Mi sembra che lo scrittore Saba in questi suoi sei versi stesse poetando sulla relazioni tra lo que si ritiene importante o inmenzo e lo que si considera superfluo o minisculo.
Consigliando i lettori di sforzarsi a vedere.
E anche mi mette in guardia sul fatto que le relazioni nell"infinito possono essere relative😅.
👋Un salutone dal Perù
Grazie a lei e un saluto alla terra degli Incas.
Sei un grande!
No! Sono semplicemente un insegnante che ha sempre cercato di fare il proprio lavoro con un certo metodo (ma non sempre ci sono riuscito, purtroppo). Comunque , grazie!
E' difficile ma non impossibile. Io ho avuto molti più problemi con i formalismi burocratici dei così detti "dirigenti scolastici" e con l'immobilismo e le rivoluzioni cervellottiche e insensate dei miei colleghi che con i mei alunni. Buon lavoro cara Bumat di quattordici anni: mezzo secolo ci separa, ma sono certo che se fosse una mia alunna ci troveremmo in perfetta sintonia.
Video niente male! 🤝👍
È possibile caricare alcuni video su Leonardo Sciascia? Lo trovo utilissimo per comprendere l'allora società e l'attuale!
Ho tante cose in programma tra cui il Neorealismo, ma... sono anche un po' stanco... Vediamo che cosa ci riserva il futuro... La ringrazio comunque della costanza che mette nel seguirmi e allo stesso tempo della fiducia.
Vincenzo Panzeca di nulla ☺️! Grazie a lei! Ne avrei bisogno di video sul Neorealismo e le Neo-avanguardie! A presto!
Professore, secondo me nei versi 'dove son merci ed uomini il detrito / di un gran porto di mare' abbiamo un soggetto multiplo 'merci ed uomini' e un predicato nominale ('son il detrito'). Mettendo una virgola dopo 'uomini', come lei suggerisce, avremmo un predicato verbale ('son') e 'il detrito' diventerebbe apposizione del soggetto 'merci ed uomini'. Io la intendo così. Spero di essere stato chiaro. Un carissimo saluto e tanta stima, professor Panzeca. Continui con il bel commento dei Promessi Sposi.
Ottima interpretazione: dove merci e uomini sono il detrito (anastrofe). Dell'"ed", con la "d" finale, non mi dice nulla?
Le norme redazionali dell'italiano moderno prevedono la d eufonica solo quando c'è uguaglianza di vocali: ed ecco, ed era. Penso che Saba abbia voluto rendere il detrito anche a livello fonico con un brutto suono, una cacofonia. Bisognerebbe però analizzare l'uso della d efelcistica in Saba e solo allora trarre conclusioni.
La penso anch'io così, ma non mi piace egualmente. Grazie e a risentirci
@@vincenzopanzeca8711 Buonasera, Professore. Non è possibile che Saba abbia voluto calcare, con quella "d" cacofonica e pleonastica, su un'allitterazione dal verso 6 all'8? Buonasera
@@sedquoniam Certamente: è un'ottima intuizione.