Qual è il rapporto fra migrazione delle persone e liberismo? Come ci illustra Giorgio Arfaras, il rapporto è molto più stretto di quello che ci aspetteremmo.
Ho una domanda. Sono un medico non specializzato e vorrei andare all estero per smettere di sopravvivere ed iniziare a vivere quel poco che mi resta. Dove potrei trovarmi verosimilmente in pace ? Non devo diventare ricca, vorrei solo vivere una vita normale e non sentirmi una schiava a rischio aggressione o denuncia per nulla.
Intorno a 1:00:00 1) tra la non gestione e il traffico nero di adesso, e la guerra, c'è la gestione dei flussi e dei visti, nelle ambasciate italiane dei paesi di partenza. Non sarà un governo al 100%, ma meglio il 60% che lo 0. 2) su migrazione, sviluppo, e sistema pensionistico inzio un confronto con Boldrin sarebbe interessante.
26:00 Per dire la mia, questa idea della differenziazione di immigrati a seconda del welfare è molto poco convincente. L'Immigrazione africana e del Medio Oriente arriva prevalentemente in Europa semplicemente perché è il luogo benestante più prossimo geograficamente. L'emigrazione latino-americana negli Usa adesso è più istruita che in passato, ma negli anni '80 e '90 non era affatto meno povera e miserabile di quella africana odierna, eppure - o meglio ovviamente - si dirigeva comunque in massa negli States. Quella Salvadoregna, Nicaraguense e Haitiana poi ha tutt'oggi livelli di povertà in tutto e per tutto simi-africani/pakistani/bengalesi. Last and not least, le spese per il welfare - europeo o americano che sia - sono sempre più consistenti sul versante pensioni praticamente dovunque nel mondo industrializzato. Il che rende molto poco logica la correlazione tra generica generosità del welfare con l'immigrazione africana diretta in Italia, dato che il nostro stato sociale è notoriamente fatto al 70% di pensioni. Dulcis in fundo, i laureati italiani che emigrano in Germania, Francia, Benelux, Uk e Scandinavia non ci vanno perché attratti dal welfare state.
Giorgio Arfaras nota che gli immigrati costituiscono il 10% della popolazione ma il 50% di quella carceraria; varrebbe la pena di analizzare anche in questo caso la composizione. Fra il 10% della popolazione costituito da immigrati, quanti sono arrivati in modo regolare con il visto e quanti con gli Zodiac? E quanti nel 50% della popolazione carceraria? Provi a immaginare il caso di un immigrato che arrivi illegalmente: 1) sa benissimo che è vietato, ma è dispostissimo a infrangere le nostre leggi per raggiungere i suoi obiettivi. 2) si è indebitato per pagare gli scafisti ed ha un debito da rimborsare (o la sua famiglia). 3) vuole guadagnare molto e in fretta, ma non ha le qualifiche per trovare un lavoro ben retribuito. 4) qualcuno gli ha messo in testa che i paesi europei in quanto stati ex-coloniali sono in debito verso di lui.
In effetti sarebbe da considerare che l"incidenza fra le classi d'età "potenzialmente carcerabili" (non troppo giovani e non troppo vecchi) è probabilmente superiore, concordo comunque che il tasso di carcerazione è decisamente superiore a quello degli italiani.
Rispetto alle 4 motivazioni indicate non mi sembrano molto convincenti, ma magari mi sbaglio; io considererei, piuttosto, la difficoltà a trovare un lavoro regolare (e se si è pagati male, in nero, e spesso sfruttati, è verosimile che emerga la tentazione di prendere "scorciatoie"). Poi non escludo che ci sia anche una componente di scarsa "empatia" per il paese che li ospita ("hanno un mucchio di cose che io non ho, mi guardano dall'alto in basso, e comunque non fanno parte della mia gente")
Gli immigrati demograficamente e socialmente parlando sono - molto semplicemente - identici agli italiani di 40-50 anni fa: molto più giovani, più poveri e meno istruiti. Di qui, il maggior tasso di criminalità e violenza. Non ci sono particolari spiegazioni etniche o culturali della cosa. E cosa ancor piu importante, anche questa preponderanza di stranieri nelle carceri non sta significando un aumento generale della criminalità. Dovunque nel mondo industrializzato criminalità violenta e violenza in generale sono calati drasticamente negli ultimi 25-30 anni, nonostante siano state precisamente le tre decadi della globalizzazione e delle ondate migratorie di massa odierne. La triade di ragioni principali è precisamente il venir meno delle tre condizioni di cui sopra: dovunque in Occidente tra "nativi" siamo molto più ricchi, educati/istruiti e vecchi di 40-50 anni fa. Primo la crescita economica e l'aumento del livello di istruzione. Negli anni '60 e '70 l'occupazione ed emancipazione femminle, pillola e preservativi e aborto legale -o anche se illecito più accessibile- hanno prevenuto buona parte dei figli indesiderati, i quali a loro volta per ovvi motivi erano statisticamente la popolazione più vulnerabile ad abbandono, parenting orrendo ed educazione scadente o inesistente. Dovunque nel mondo occidentale la vecchiaia è accolta da un welfare state pensionistico e questo fa coppia con le ovvie limitazioni fisiche dell'età nel disincentivare l'utilizzo del crimine da parte della popolazione over-50. Invecchiando la popolazione adulta, invecchia e scompare ancora più rapidamente la popolazione carceraria del passato. Gli immigrati sono una entrata che riproduce in scala minore parte delle condizioni italiane di 4o 5 decadi fa. E vista la giovane età, "sostituiscono" la demografia de carcerati prima ancora di quella generale. Man mano che l'integrazione procede e scorrono le generazioni, le donne straniere fanno meno figli, anche la loro popolazione invecchia e il fenomeno "convergerà" per cosi dire, sulla stessa media dei nativi. Gli italiani negli Usa oggi sono enormemente meno criminogeni e mafiosi di quelli non solo di prima generazione, ma pure delle due successive. Cosa Nostra Usa è oggi una frazione di quella degli anni '50, '60 e '70. Come quella nostrana in effetti...
@@federicogiamperoli928 Volevo evidenziare la dicotomia immigrati regolari immigrati irregolari piuttosto che quella immigrati autoctoni. Purtroppo non riesco a trovare dati statistici 'buoni' a questo propositi.
l'immgrazione di individui poveri in cerca di stato sociale ed emigrazione di "cervelli" sono fenomeni accettati, ma poi ci si lamenta della bassa produttività e del basso valore aggiunto; se il tradeoff che stiamo perseguendo da decenni vede scambiare laureati per africani/est europei non capisco come si possa poi dare la colpa principalmente alle nano imprese e ai votanti che preferiscono più sussidi/stato sociale.
Credo proprio che ti sfuggano completamente le distinzioni tra causa ed effetto. Per prima cosa, non vedo dove sia lo scambio. L'Italia non sta spedendo laureati in Africa o in Pakistan in cambio di braccianti africani o pakistani. Gli italiani con una buona educazione fanno fagotto da un mercato del lavoro che non presenta opportunità, e vanno verso luoghi dove possono giocarsela o sono richiesti e meglio retribuiti. Che non sono certamente Pakistan ed Africa. In secondo luogo, il basso valore aggiunto delle imprese italiane - soprattutto PMI servizi - è precisamente la concausa di queste dinamiche: impresa piccola = lavoro poco qualificato = la tua laurea in economia o ingegneria non conta una fava = mi serve solo un bracciante.
@@federicogiamperoli928 Il punto è l'incoerenza di accettare di buon grado questo trend di trade off (laureati x africani) ma poi pretendere in qualche misura che le aziende innovino e migliorino. Se le politiche sono volte al sociale, come giustamente fatto notare dal prof gli immigrati che incentivi a venire sono di un certo tipo mentre per fare innovazioni servirebbe ben altro tipo di immigrato.
@@alessandrofusaro8620 Ma perchè insisti con la stessa causa-effetto farlocca? Non è l'immigrazione o il tipo di immigrazione a decretare l'innovatività o meno delle imprese italiane. E' esattamente il contrario: se il sistema impresa funziona male e poco e premia il piccolismo, va da se che non trattieni i cervelli e attiri solo braccia. Quanto agli incentivi del sistema di welfare di grazia quali sarebbero in Italia, dove il 70% della spesa in welfare sono le pensioni, delle quali i lavoratori stranieri sono di gran lunga contributori netti?
@@federicogiamperoli928 il walfare secondo te sono solo le pensioni? Sanità pubblica case popolari scuole invece cosa sono? E poi ancora con questa baggianata che gli immigrati pagan le pensioni… ma se con una busta paga da 1000 euro versi 200 euro di imposte che pensioni paghi? Che tra contributi ed esenzioni sono più un costo che un guadagno. Per restare un minimo seri: non è l’immigrazione che porta innovazione? Forse, si forse no forse in parte, ma incentivare un certo tipo di immigrazione aiuterebbe anche a non far fuggire i giovani cervelli e tutto aiuterebbe a non sentirsi sempre più “indietro”.
@@alessandrofusaro8620 No, non è affatto una baggianata. E' puramente intuitivo che una popolazione assai più giovane in un sistema pensionistico contributivo è contributore netto rispetto alla popolazione più vecchia. La sanità NON è welfare, ma un servizio pubblico. E la spesa sanitaria a sua volta è per ovvi motivi concentrata laddove la popolazione è più anziana, quindi gli immigrati non "portano via" un bel niente. E no, non è solo l'immigrazione a favorire l'innovazione, certamente non nel paese dei bottegari/bagnini/tassinari eternamente protetti e cullati nel loro immobilismo dalla classe politica. Se non lasci che le dinamiche di mercato spazzino via questo pezzo di economia inefficiente, blocchi l'accesso a nuove imprese in entrata, italiani giovani o immigrati che siano.
Ormai quella dei lavoratori non qualificati è finita. Permane quella dei cervelli, in cerca di opportunità migliori e libertà politiche e civili che non hanno in patria.
io parlo varie lingue, tra cui lo spagnolo. Ho vissuto a Milano 3 anni ma vengo dalla Sicilia. A Milano ho notato il distacco delle persone e naturalmente l’assenza del mare e il clima differente. Barcellona è molto più simile a dove sono cresciuto e le persone sono molto più socievoli che a Milano. Naturalmente capisco che chi non parla lo spagnolo o il catalano, ha problemi a comunicare, però lo ribadisco, a Barcellona mi sento più a casa rispetto che a Milano.
Arfaras è un portento! Lo amo. Ps: Se potesse fare ristampare il suo libro Sulle Fondazioni bancarie gli sarei grato! Anche né cicale né formiche.
Grazie a Giorgio e a Paolo per questo ennesimo interessante video...
che coppia, vi ascolterei per ore
Prof. Arfaras sempre splendido
Prof arfaras immenso !
Discussione superlativa. L'aneddoto di Arfaras sulla lucanotorinese è divertente. Purtroppo a Torino è molto comune trovare queste storie.
Grazie!
Che interessante discussione: complimenti!!
Finalmente Arfaras ha enucleato la vera ragione dell'invasione dell'Ucraina da parte dei russi.
Momenti unici di analisi e comprensione !
algo, que ritmo!
grazie
🤩
Sempre top!
Ho una domanda.
Sono un medico non specializzato e vorrei andare all estero per smettere di sopravvivere ed iniziare a vivere quel poco che mi resta.
Dove potrei trovarmi verosimilmente in pace ? Non devo diventare ricca, vorrei solo vivere una vita normale e non sentirmi una schiava a rischio aggressione o denuncia per nulla.
Intorno a 1:00:00
1) tra la non gestione e il traffico nero di adesso, e la guerra, c'è la gestione dei flussi e dei visti, nelle ambasciate italiane dei paesi di partenza.
Non sarà un governo al 100%, ma meglio il 60% che lo 0.
2) su migrazione, sviluppo, e sistema pensionistico inzio un confronto con Boldrin sarebbe interessante.
26:00
Per dire la mia, questa idea della differenziazione di immigrati a seconda del welfare è molto poco convincente.
L'Immigrazione africana e del Medio Oriente arriva prevalentemente in Europa semplicemente perché è il luogo benestante più prossimo geograficamente.
L'emigrazione latino-americana negli Usa adesso è più istruita che in passato, ma negli anni '80 e '90 non era affatto meno povera e miserabile di quella africana odierna, eppure - o meglio ovviamente - si dirigeva comunque in massa negli States. Quella Salvadoregna, Nicaraguense e Haitiana poi ha tutt'oggi livelli di povertà in tutto e per tutto simi-africani/pakistani/bengalesi.
Last and not least, le spese per il welfare - europeo o americano che sia - sono sempre più consistenti sul versante pensioni praticamente dovunque nel mondo industrializzato.
Il che rende molto poco logica la correlazione tra generica generosità del welfare con l'immigrazione africana diretta in Italia, dato che il nostro stato sociale è notoriamente fatto al 70% di pensioni.
Dulcis in fundo, i laureati italiani che emigrano in Germania, Francia, Benelux, Uk e Scandinavia non ci vanno perché attratti dal welfare state.
... E per il futuro? Sarebbe interessante uno scenario considerando i migranti climatici che si prevedono in aumento esponenziale.
Minuto 46, è già arrivato quel momento, da parecchio
1:12:25 però le navi non sono piene di donne e bambini, ma di uomini
L'adùso intervento del cagnolino di Arfaras, sebbene questa volta un poco in ritardo, è fondamentale; mi stavo quasi preoccupando.
Il cane di Arfaras è come la moglie del Tenente Colombo...
Comunque sono appena stato in Tasmania e non se la passano così male 😅.
È Australia alla fine
Per andare a cena con Arafas e Milanovic sarei disposto anche a pagare io 😂
Giorgio Arfaras nota che gli immigrati costituiscono il 10% della popolazione ma il 50% di quella carceraria; varrebbe la pena di analizzare anche in questo caso la composizione. Fra il 10% della popolazione costituito da immigrati, quanti sono arrivati in modo regolare con il visto e quanti con gli Zodiac? E quanti nel 50% della popolazione carceraria? Provi a immaginare il caso di un immigrato che arrivi illegalmente:
1) sa benissimo che è vietato, ma è dispostissimo a infrangere le nostre leggi per raggiungere i suoi obiettivi.
2) si è indebitato per pagare gli scafisti ed ha un debito da rimborsare (o la sua famiglia).
3) vuole guadagnare molto e in fretta, ma non ha le qualifiche per trovare un lavoro ben retribuito.
4) qualcuno gli ha messo in testa che i paesi europei in quanto stati ex-coloniali sono in debito verso di lui.
In effetti sarebbe da considerare che l"incidenza fra le classi d'età "potenzialmente carcerabili" (non troppo giovani e non troppo vecchi) è probabilmente superiore, concordo comunque che il tasso di carcerazione è decisamente superiore a quello degli italiani.
Rispetto alle 4 motivazioni indicate non mi sembrano molto convincenti, ma magari mi sbaglio; io considererei, piuttosto, la difficoltà a trovare un lavoro regolare (e se si è pagati male, in nero, e spesso sfruttati, è verosimile che emerga la tentazione di prendere "scorciatoie"). Poi non escludo che ci sia anche una componente di scarsa "empatia" per il paese che li ospita ("hanno un mucchio di cose che io non ho, mi guardano dall'alto in basso, e comunque non fanno parte della mia gente")
Gli immigrati demograficamente e socialmente parlando sono - molto semplicemente - identici agli italiani di 40-50 anni fa: molto più giovani, più poveri e meno istruiti.
Di qui, il maggior tasso di criminalità e violenza. Non ci sono particolari spiegazioni etniche o culturali della cosa.
E cosa ancor piu importante, anche questa preponderanza di stranieri nelle carceri non sta significando un aumento generale della criminalità.
Dovunque nel mondo industrializzato criminalità violenta e violenza in generale sono calati drasticamente negli ultimi 25-30 anni, nonostante siano state precisamente le tre decadi della globalizzazione e delle ondate migratorie di massa odierne.
La triade di ragioni principali è precisamente il venir meno delle tre condizioni di cui sopra: dovunque in Occidente tra "nativi" siamo molto più ricchi, educati/istruiti e vecchi di 40-50 anni fa.
Primo la crescita economica e l'aumento del livello di istruzione.
Negli anni '60 e '70 l'occupazione ed emancipazione femminle, pillola e preservativi e aborto legale -o anche se illecito più accessibile- hanno prevenuto buona parte dei figli indesiderati, i quali a loro volta per ovvi motivi erano statisticamente la popolazione più vulnerabile ad abbandono, parenting orrendo ed educazione scadente o inesistente.
Dovunque nel mondo occidentale la vecchiaia è accolta da un welfare state pensionistico e questo fa coppia con le ovvie limitazioni fisiche dell'età nel disincentivare l'utilizzo del crimine da parte della popolazione over-50.
Invecchiando la popolazione adulta, invecchia e scompare ancora più rapidamente la popolazione carceraria del passato. Gli immigrati sono una entrata che riproduce in scala minore parte delle condizioni italiane di 4o 5 decadi fa. E vista la giovane età, "sostituiscono" la demografia de carcerati prima ancora di quella generale.
Man mano che l'integrazione procede e scorrono le generazioni, le donne straniere fanno meno figli, anche la loro popolazione invecchia e il fenomeno "convergerà" per cosi dire, sulla stessa media dei nativi.
Gli italiani negli Usa oggi sono enormemente meno criminogeni e mafiosi di quelli non solo di prima generazione, ma pure delle due successive. Cosa Nostra Usa è oggi una frazione di quella degli anni '50, '60 e '70.
Come quella nostrana in effetti...
@@federicogiamperoli928 Volevo evidenziare la dicotomia immigrati regolari immigrati irregolari piuttosto che quella immigrati autoctoni.
Purtroppo non riesco a trovare dati statistici 'buoni' a questo propositi.
In differita troppa pubblicita
l'immgrazione di individui poveri in cerca di stato sociale ed emigrazione di "cervelli" sono fenomeni accettati, ma poi ci si lamenta della bassa produttività e del basso valore aggiunto; se il tradeoff che stiamo perseguendo da decenni vede scambiare laureati per africani/est europei non capisco come si possa poi dare la colpa principalmente alle nano imprese e ai votanti che preferiscono più sussidi/stato sociale.
Credo proprio che ti sfuggano completamente le distinzioni tra causa ed effetto.
Per prima cosa, non vedo dove sia lo scambio. L'Italia non sta spedendo laureati in Africa o in Pakistan in cambio di braccianti africani o pakistani. Gli italiani con una buona educazione fanno fagotto da un mercato del lavoro che non presenta opportunità, e vanno verso luoghi dove possono giocarsela o sono richiesti e meglio retribuiti. Che non sono certamente Pakistan ed Africa.
In secondo luogo, il basso valore aggiunto delle imprese italiane - soprattutto PMI servizi - è precisamente la concausa di queste dinamiche: impresa piccola = lavoro poco qualificato = la tua laurea in economia o ingegneria non conta una fava = mi serve solo un bracciante.
@@federicogiamperoli928
Il punto è l'incoerenza di accettare di buon grado questo trend di trade off (laureati x africani) ma poi pretendere in qualche misura che le aziende innovino e migliorino.
Se le politiche sono volte al sociale, come giustamente fatto notare dal prof gli immigrati che incentivi a venire sono di un certo tipo mentre per fare innovazioni servirebbe ben altro tipo di immigrato.
@@alessandrofusaro8620 Ma perchè insisti con la stessa causa-effetto farlocca?
Non è l'immigrazione o il tipo di immigrazione a decretare l'innovatività o meno delle imprese italiane. E' esattamente il contrario: se il sistema impresa funziona male e poco e premia il piccolismo, va da se che non trattieni i cervelli e attiri solo braccia.
Quanto agli incentivi del sistema di welfare di grazia quali sarebbero in Italia, dove il 70% della spesa in welfare sono le pensioni, delle quali i lavoratori stranieri sono di gran lunga contributori netti?
@@federicogiamperoli928 il walfare secondo te sono solo le pensioni? Sanità pubblica case popolari scuole invece cosa sono? E poi ancora con questa baggianata che gli immigrati pagan le pensioni… ma se con una busta paga da 1000 euro versi 200 euro di imposte che pensioni paghi? Che tra contributi ed esenzioni sono più un costo che un guadagno. Per restare un minimo seri: non è l’immigrazione che porta innovazione? Forse, si forse no forse in parte, ma incentivare un certo tipo di immigrazione aiuterebbe anche a non far fuggire i giovani cervelli e tutto aiuterebbe a non sentirsi sempre più “indietro”.
@@alessandrofusaro8620 No, non è affatto una baggianata. E' puramente intuitivo che una popolazione assai più giovane in un sistema pensionistico contributivo è contributore netto rispetto alla popolazione più vecchia.
La sanità NON è welfare, ma un servizio pubblico. E la spesa sanitaria a sua volta è per ovvi motivi concentrata laddove la popolazione è più anziana, quindi gli immigrati non "portano via" un bel niente.
E no, non è solo l'immigrazione a favorire l'innovazione, certamente non nel paese dei bottegari/bagnini/tassinari eternamente protetti e cullati nel loro immobilismo dalla classe politica.
Se non lasci che le dinamiche di mercato spazzino via questo pezzo di economia inefficiente, blocchi l'accesso a nuove imprese in entrata, italiani giovani o immigrati che siano.
48:00
Ho memoria per fare una pillola
ma l'immigrazione cinese invece di che tipo è??
Ormai quella dei lavoratori non qualificati è finita. Permane quella dei cervelli, in cerca di opportunità migliori e libertà politiche e civili che non hanno in patria.
Io vi posso dire che a Milano mi sembrava di stare all’estero e adesso a Barcellona mi sento a casa…
In che senso?
A Barcellona pochi stranieri? Ma vivi in una torre d'avorio in cima alle ciminiere della ex Endesa?
@@federicogiamperoli928 ma infatti non capisco. Io attualmente sono a Barcellona e non mi sembra proprio che non ci sia multiculturalismo, anzi.
io parlo varie lingue, tra cui lo spagnolo.
Ho vissuto a Milano 3 anni ma vengo dalla Sicilia.
A Milano ho notato il distacco delle persone e naturalmente l’assenza del mare e il clima differente.
Barcellona è molto più simile a dove sono cresciuto e le persone sono molto più socievoli che a Milano.
Naturalmente capisco che chi non parla lo spagnolo o il catalano, ha problemi a comunicare, però lo ribadisco, a Barcellona mi sento più a casa rispetto che a Milano.