Complimenti per l'argomento scelto, molto interessante. Ricordo alle scuole superiori in URSS i prof parlavano dell' Esperanto come della lingua di comunicazione e pacificazione tra i popoli e all'epoca (erano gli anni 70 del secolo scorso) si prevedeva che tra qualche decennio sarà introdotta in tutte le organizzazioni internazionali. Già, erano troppo ottimisti. Ora sembra una lingua morta, completamente dimenticata. Eppure ci dispiace assai. Credo che oggi giorno diffondere l'esperanto è un atto rivoluzionario nell' ambito della lotta anti-imperialista anglosassone.
Mi è piaciuta molto questa puntata, per il fascino della narrazione che parte dal vissuto dei protagonisti, che sanno raccontare.Epoi c'è il fascino di una grande utopia, cui mi sono in passato interessata. Confesso però che in me resta un orientamento di origine idealistica che vede la lingua come legata alla vita psichica più profonda, partendo da Platone.Cio non toglie peso all'esigenza di una lingua che vada al di là di ogni naziolalismo.Oggi la soluzione sembrerebbe venire dalle traduzioni simultanee..però la carica interzionalista dell'Esperanto resta di tutto rispetto, credo
Al contrario di quanto comunemente si pensi, le lingue razionalizzate e pianificate (sintetiche o artificiali) negli ultimi decenni hanno avuto mondialmente, e in alcuni paesi, un loro sviluppo e una certa diffusione, seppure in ambienti specifici, limitati e circoscritti e seppure non siano certo stati facilitati dalla fase di riflusso e dalla restaurazione capitalistica degli ultimi decenni. L'idea di pianificare e razionalizzare la lingua certamente non è una idea né peregrina, né utopica, né idealistica, risponde piuttosto ad una necessità, filosoficamente materialistica nonché storicamente determinata; una necessità avvertita, evidentemente, da un numero sempre maggiore di esseri umani in tutto il pianeta: quello di poter comunicare universalmente e con facilità, necessità che nasce dal seno stesso della società capitalistica attuale. Oggi le più moderne invenzioni e scoperte tecno-scientifiche avanzano incontro, con sempre maggiore accessibilità, a questa inevitabile esigenza di comunicazione, in un mondo sempre più interconnesso ed interdipendente che esprime una necessità oggettiva di comunismo, anche quando questo non è ancora soggettivamente riconosciuto nella sua oggettività, men che meno come complessivo movimento reale. Non sarà certo partendo dalla pianificazione e razionalizzazione linguistica che i popoli del mondo costruiscono la società comunista, ma di certo tale bisogno di razionalizzazione e pianificazione ne rappresenta un tassello ancorché necessario insieme a molti altri. Gli idealisti delle più diverse e disparate scuole, ritengono tutti, anche se con argomentazioni diverse e differenti, che gli ordinamenti delle società siano stati prima pensati e poi realizzati. Dalle leggende dei tempi antichi che si rifanno o a divinità o a grandi personaggi che hanno scolpito nella pietra le leggi dettate da essi, fino ai teorici di età borghese (si pensi al contratto sociale di Rousseau) pur avendo il merito, questi ultimi, di aver messo in evidenza che sono gli esseri umani a creare gli ordinamenti in funzione del soddisfacimento di determinate necessità umane, quindi non certo divine. La società borghese non è costruita a immagine e somiglianza di ogni individuo naturale dotato di senso, al di sopra delle classi. L'idealismo, tanto quello antico, quanto moderno, rimanda sempre, anche se variamente declinato, implicitamente o esplicitamente, all'idea magico-religiosa di una divinità che crea l'uomo, dello spirito che crea la materia, dell'idea che crea il mondo, del pensiero che viene prima della prassi, della parola che crea la realtà. Tuttò ciò è, a ben vedere, un annuncio del futuro, non una descrizione del passato della storia dell'umanità. È la società comunista la prima ad essere realmente e previamente pensata prima di essere realizzata, società che ha la necessità di essere elaborata, razionalizzata e pianificata, generando una nuova e superiore fase della storia umana, dove per la prima volta nella storia umana, il rapporto tra coscienza ed essere sociale sarà infine ribaltato, generando nuovi contenuti, dove sarà principalmente la coscienza a determinare l'essere sociale anziché viceversa come è sempre stato nella storia passata. Questo è il passaggio da compiere e che in qualche modo e misura stiamo già compiendo.
Complimenti per l'argomento scelto, molto interessante. Ricordo alle scuole superiori in URSS i prof parlavano dell' Esperanto come della lingua di comunicazione e pacificazione tra i popoli e all'epoca (erano gli anni 70 del secolo scorso) si prevedeva che tra qualche decennio sarà introdotta in tutte le organizzazioni internazionali.
Già, erano troppo ottimisti.
Ora sembra una lingua morta, completamente dimenticata.
Eppure ci dispiace assai. Credo che oggi giorno diffondere l'esperanto è un atto rivoluzionario nell' ambito della lotta anti-imperialista anglosassone.
Mi è piaciuta molto questa puntata, per il fascino della narrazione che parte dal vissuto dei protagonisti, che sanno raccontare.Epoi c'è il fascino di una grande utopia, cui mi sono in passato interessata. Confesso però che in me resta un orientamento di origine idealistica che vede la lingua come legata alla vita psichica più profonda, partendo da Platone.Cio non toglie peso all'esigenza di una lingua che vada al di là di ogni naziolalismo.Oggi la soluzione sembrerebbe venire dalle traduzioni simultanee..però la carica interzionalista dell'Esperanto resta di tutto rispetto, credo
Al contrario di quanto comunemente si pensi, le lingue razionalizzate e pianificate (sintetiche o artificiali) negli ultimi decenni hanno avuto mondialmente, e in alcuni paesi, un loro sviluppo e una certa diffusione, seppure in ambienti specifici, limitati e circoscritti e seppure non siano certo stati facilitati dalla fase di riflusso e dalla restaurazione capitalistica degli ultimi decenni.
L'idea di pianificare e razionalizzare la lingua certamente non è una idea né peregrina, né utopica, né idealistica, risponde piuttosto ad una necessità, filosoficamente materialistica nonché storicamente determinata; una necessità avvertita, evidentemente, da un numero sempre maggiore di esseri umani in tutto il pianeta: quello di poter comunicare universalmente e con facilità, necessità che nasce dal seno stesso della società capitalistica attuale. Oggi le più moderne invenzioni e scoperte tecno-scientifiche avanzano incontro, con sempre maggiore accessibilità, a questa inevitabile esigenza di comunicazione, in un mondo sempre più interconnesso ed interdipendente che esprime una necessità oggettiva di comunismo, anche quando questo non è ancora soggettivamente riconosciuto nella sua oggettività, men che meno come complessivo movimento reale. Non sarà certo partendo dalla pianificazione e razionalizzazione linguistica che i popoli del mondo costruiscono la società comunista, ma di certo tale bisogno di razionalizzazione e pianificazione ne rappresenta un tassello ancorché necessario insieme a molti altri.
Gli idealisti delle più diverse e disparate scuole, ritengono tutti, anche se con argomentazioni diverse e differenti, che gli ordinamenti delle società siano stati prima pensati e poi realizzati. Dalle leggende dei tempi antichi che si rifanno o a divinità o a grandi personaggi che hanno scolpito nella pietra le leggi dettate da essi, fino ai teorici di età borghese (si pensi al contratto sociale di Rousseau) pur avendo il merito, questi ultimi, di aver messo in evidenza che sono gli esseri umani a creare gli ordinamenti in funzione del soddisfacimento di determinate necessità umane, quindi non certo divine. La società borghese non è costruita a immagine e somiglianza di ogni individuo naturale dotato di senso, al di sopra delle classi. L'idealismo, tanto quello antico, quanto moderno, rimanda sempre, anche se variamente declinato, implicitamente o esplicitamente, all'idea magico-religiosa di una divinità che crea l'uomo, dello spirito che crea la materia, dell'idea che crea il mondo, del pensiero che viene prima della prassi, della parola che crea la realtà. Tuttò ciò è, a ben vedere, un annuncio del futuro, non una descrizione del passato della storia dell'umanità. È la società comunista la prima ad essere realmente e previamente pensata prima di essere realizzata, società che ha la necessità di essere elaborata, razionalizzata e pianificata, generando una nuova e superiore fase della storia umana, dove per la prima volta nella storia umana, il rapporto tra coscienza ed essere sociale sarà infine ribaltato, generando nuovi contenuti, dove sarà principalmente la coscienza a determinare l'essere sociale anziché viceversa come è sempre stato nella storia passata. Questo è il passaggio da compiere e che in qualche modo e misura stiamo già compiendo.