Letto almeno venti volte. Colleziono le prime edizioni (ne ho più di venti). Il miglior romanzo di Eco, e, per me, del mondo. Di Eco, in sequenza, adoro Il Pendolo, Loana, Numero Zero, Baudolino, poi il Nome della Rosa e, ultimo, l'Isola del giorno prima.
Ma che video meraviglioso! Sono felicissimo di aver scoperto questo canale❤ Complimenti, il video è veramente affascinante e ben fatto, recupererò sicuramente il libro
Finalmente qualcun altro a cui sia piaciuto questo mattone! La tua sensazione di un Eco burlone penso sia ben fondata. Credo si sia divertito come un matto ad accompagnare il lettore in un percorso di verità alternative e dietrologie per poi lasciarlo spaesato e perplesso davanti all'imponderabile che prende il sopravvento sulla realtà. Mi dicono che abbia preso spunto dal Codice Da Vinci ma non avendo letto quest'ultimo né controllato le date di pubblicazione mi riservo il beneficio del dubbio 😊
Direi proprio di sì, il Pendolo è un fantastico gioco: coltissimo e geniale, ma pur sempre un gioco. Oltre che un giallo molto particolare, ovviamente. Dan Brown? Per carità... 😂 Le date te le dico io: 1988 il Pendolo e 2003 il Codice. Diglielo, a chi ti ha suggerito quella sciocchezza! E aggiungi da parte mia che Eco e Brown appartengono nemmeno a mondi, proprio a universi differenti!🤓
Ciao Ada! Ho letto "Il pendolo di Foucault" cinque o sei anni fa, non ricordo con esattezza. Ricordo molto bene dove mi trovavo quando mi buttai a corpo morto su questo autentico volumone: ero in vacanza in Sardegna, in un assolato mese di luglio, durante il quale il libro di Eco fu una preziosa compagnia. Vista la mole del libro, pensai all'inizio a un noioso romanzo la cui lettura si sarebbe trascinata per mesi costringendomi ad alternarne la lettura con quella di altre opere. Spesso leggo infatti più libri in un medesimo periodo di tempo. Contro ogni previsione, quella volta accadde il contrario. La storia del romanzo - molto avvincente come hai accennato con grande sagacia - rapì letteralmente la mia attenzione, tanto da spingermi a divorarne la lettura con il passare dei giorni. Ho letto quasi tutti i romanzi di Eco: il "Cimitero di Praga", "Numero Zero" ... Devo dire che il Pendolo è quello che mi ha affascinato di più, certamente per il fitto mistero di cui è intessuto questo giallo, ma anche per la progressiva drammatizzazione degli eventi: nelle ultime pagine la narrazione culmina in una morte spettacolare e al contempo orrenda. Ci sono altri motivi per i quali ricordo con piacere la lettura di questo romanzo: oltre ai richiami ad elementi della cultura medievale e a corporazioni religiose realmente esistite come i Templari, trovai molto interessanti da un punto di vista storico i riferimenti alla Milano dei primi anni Settanta, quando gli studenti manifestavano e gli scontri con la polizia erano frequenti; uno spaccato di vita milanese che Eco ha descritto con efficacia e che si lega sicuramente ai suoi ricordi autobiografici, agli anni in cui lavorò a Milano. Anche i riferimenti alla guerra e alla lotta partigiana nell'alessandrino sono a mio giudizio suggestivi: ho il sospetto che - sia pure alla lontana - richiamino vicende in cui fu coinvolta anche la famiglia di Eco. Brava Ada! Non è escluso che nei prossimi giorni torni a rileggerlo per la seconda volta stimolato dal tuo video .
Ciao Gabriele! È proprio come dici: una lettura affascinante. Ricordo che sulla quarta della vecchissima e consuntissima anzi distrutta edizione paperback che comprai a inizio anni Novanta c’era un’efficace commento da parte di non so più quale giornalista che diceva, in sostanza, di avere “sospeso la vita” per leggere il Pendolo. Un’estraniazione completa, travolto dall’incalzare di quelle pagine. È proprio il romanzone dei topi di biblioteca😜
Il Pendolo di Eco è il mio libro preferito in assoluto. Impossibile non amare il personaggio di Belbo e soprattutto il suo sfogo "E se fosse?" scritto su Abufalia. Bellissimo libro.
Belbo l’ho sempre immaginato come un certo professore di storia medievale che conoscevo. Geniale, a suo modo, che avesse impostato la password di Abulafia usando l’unica risposta vera alla domanda delle domande. “Hai la parola d’ordine”? E quando Casaubon digita, esausto dopo avere provato le cose più assurde, quel semplice, onestissimo “No”, Abulafia gli si concede.
@@libriealtrestorie Sublime quando Belbo, alla mostra d'arte, dopo svariati diverbi etilici di gelosia con Lorenza, riesce a riaccompagnarla a casa e mettendole il braccio attorno al collo si volta in dietro ed esclama: chicchirichì. Ho riso tantissimo.
Eh sì. Davvero. Anche a me ha fatto quell’effetto: chissà se avrei mai intrapreso certi studi, senza il Pendolo, se mi sarei mai appassionata tanto alla storia, alla paleografia e a tanto altro, e soprattutto alle più o meno recondite connessioni che legano i saperi. E la seconda parte dell’ultima sua frase mi suscita un pochino di sana invidia!
Sono al cap.78, e sto avendo enormi difficoltà a proseguire. Sono mosso dall'inerzia e dalla speranza di trovare pagine in cui posso respirare un po', quando il Professore rallenta quel ritmo estenuante di nomi, serie, citazioni, iper-testi e pseudo-personaggi storici. Ero partito con un un "amo" e sono in fase acuta di "odi". Chiedo aiuto perchè proprio non so cosa fare e certe volte mi viene da pensare che a troppi piace citare Eco (perchè fa figo, perchè sembra un lascia-passare per il circolo degli intellettuali) ma pochissimi lo hanno veramente letto e metabolizzato fino in fondo
La prima volta che l’ho letto non ci ho capito molto, sono solo rimasta affascinata dalla scrittura, dall’invenzione. Poi l’ho riletto altre volte, scoprendovi man mano le cose che nel frattempo avevo imparato. Anzi, di più: alcune cose le ho studiate perché questo romanzo mi aveva acceso curiosità inaudite. Il pendolo diverte nell’istante in cui si riesce a entrare nel meccanismo mentale, nel gioco di Eco. Altrimenti sì, può risultare pesante. Il ritmo estenuante che dici, a quel punto, diventa un pungolo continuo a proseguire, è perfino inebriante, come la velocità: insomma è la differenza tra essere passeggero di un pilota di formula uno che sfreccia a velocità folle mentre tu non sai neanche dove state andando e invece guidare tu, sempre a velocità folle ma con lui sul sedile del passeggero, che ti fa da navigatore. Come metafora è un pochino azzardata, ma credo funzioni.
Giuro che continuo a non capire. Mi sento un criceto. Che gioco è se l’erudizione è fine a se stessa? Tanto lo scopo è quello di allacciare improbabili coincidenze per dare un impianto teorico sostenibile al Piano. Perchè così tante pagine? Non è un romanzo che ti puoi permettere di tralasciare e riprendere, sono affiancato persino dal “Dizionario del Pendolo di Foucault”. Questa maratona la termino, ma ammetto che avrei bisogno di un mese di Baricco per recuperare le energie mentali consumate. Dovrebbe cominciare la discesa, ti aggiorno
Cavolo, non sapevo che esistesse un Dizionario del Pendolo. Non so, la faccenda del criceto posso intuirla ma non la capisco fino in fondo, io sentivo di correre velocissimo ma non in una gabbia o in una ruota, anzi, all’aperto in spazi sconfinati e sempre più ampi, con orizzonti sempre nuovi: credo che dipenda dal fatto che l’ho sempre preso come un gioco di infiniti rimandi, fine a se stesso, è vero, e in questo è sempre stato il suo fascino. Se lo avessi preso in mano da adulta forse capirei meglio quello che intendi: e invece avevo vent’anni, mi sono lasciata trascinare in stile montagne russe e lunapark intellettuale, come una specie di “iniziazione all’erudizione”. Ho imparato un metodo, con il Pendolo, ho assorbito la capacità di costruirmi una bibliografia, di non smettere mai di cercare, e sono cose che mi sono tornate utili quando mi sono messa a fare la paleografa e la ricercatrice di storia medievale. In modo indiretto, ovvio, ma il Pendolo mi ha insegnato molto nella misura in cui ne ho parzialmente assorbito lo spirito, intrigo della storia a parte. Certe ricerche che ho fatto su questo o quel manoscritto non so se sarei riuscita a concepirle, senza questa iniziazione (una certa pergamena della basilica di Sant’Ambrogio che sul verso reca un carmen figuratum con più livelli di interpretazione, per esempio, dalla letteratura a una serie numerica alla planimetria della chiesa, ci avevo scritto un articolo nel 2001 e poi l’ho usata per un romanzo). Tornando al Pendolo, Eco si dev’essere divertito un mondo, a scriverlo, a infarcirlo di tutti quei riferimenti, e in fondo a prendere in giro tutti noi che lo abbiamo letto. Il primo a tirarsela da morire e a fare il figo era lui, naturalmente. E io credo che il trucco stia nel capire questa cosa e nel non prenderlo troppo sul serio. Ti devi divertire, a vedere come Eco riesce a cacciare dentro l’impossibile. Il Pendolo non va subito, va assimilato. Almeno così è stato per me.
E' un libro eccezionale, inferiore a "Il nome della rosa" solo perché le parti meno connesse al Progetto Hermes e più biografiche del personaggio principale mi sono risultate in alcune parti un po' noiose. Ma è comunque bellissimo.
Davvero? Per me no, le parti biografiche riguardanti Casaubon sono fondamentali (senza Amparo e Lia sarebbe stato un uomo diverso, no?); in parte invece concordo con lei per alcune parentesi troppo lunghe riguardanti Belbo (va bene la famosa tromba ma in certi punti è davvero troppo)
Letto e riletto, piaciuto molto. Anche "Il cimitero di Praga" mi è piaciuto e riletto perché ogni volta trovavo qualcosa di nuovo
Letto almeno venti volte. Colleziono le prime edizioni (ne ho più di venti). Il miglior romanzo di Eco, e, per me, del mondo. Di Eco, in sequenza, adoro Il Pendolo, Loana, Numero Zero, Baudolino, poi il Nome della Rosa e, ultimo, l'Isola del giorno prima.
Sono colpita! E io che credevo che le mie 6 o 7 fossero tante😅
@@libriealtrestorie ruclips.net/user/shortszTHzbgb82o4
Ma che video meraviglioso! Sono felicissimo di aver scoperto questo canale❤
Complimenti, il video è veramente affascinante e ben fatto, recupererò sicuramente il libro
Grazie! Lieta di averle fatto venire voglia di leggere!
Finalmente qualcun altro a cui sia piaciuto questo mattone! La tua sensazione di un Eco burlone penso sia ben fondata. Credo si sia divertito come un matto ad accompagnare il lettore in un percorso di verità alternative e dietrologie per poi lasciarlo spaesato e perplesso davanti all'imponderabile che prende il sopravvento sulla realtà.
Mi dicono che abbia preso spunto dal Codice Da Vinci ma non avendo letto quest'ultimo né controllato le date di pubblicazione mi riservo il beneficio del dubbio 😊
Direi proprio di sì, il Pendolo è un fantastico gioco: coltissimo e geniale, ma pur sempre un gioco. Oltre che un giallo molto particolare, ovviamente. Dan Brown? Per carità... 😂 Le date te le dico io: 1988 il Pendolo e 2003 il Codice. Diglielo, a chi ti ha suggerito quella sciocchezza! E aggiungi da parte mia che Eco e Brown appartengono nemmeno a mondi, proprio a universi differenti!🤓
Ciao Ada! Ho letto "Il pendolo di Foucault" cinque o sei anni fa, non ricordo con esattezza. Ricordo molto bene dove mi trovavo quando mi buttai a corpo morto su questo autentico volumone: ero in vacanza in Sardegna, in un assolato mese di luglio, durante il quale il libro di Eco fu una preziosa compagnia. Vista la mole del libro, pensai all'inizio a un noioso romanzo la cui lettura si sarebbe trascinata per mesi costringendomi ad alternarne la lettura con quella di altre opere. Spesso leggo infatti più libri in un medesimo periodo di tempo. Contro ogni previsione, quella volta accadde il contrario. La storia del romanzo - molto avvincente come hai accennato con grande sagacia - rapì letteralmente la mia attenzione, tanto da spingermi a divorarne la lettura con il passare dei giorni. Ho letto quasi tutti i romanzi di Eco: il "Cimitero di Praga", "Numero Zero" ... Devo dire che il Pendolo è quello che mi ha affascinato di più, certamente per il fitto mistero di cui è intessuto questo giallo, ma anche per la progressiva drammatizzazione degli eventi: nelle ultime pagine la narrazione culmina in una morte spettacolare e al contempo orrenda. Ci sono altri motivi per i quali ricordo con piacere la lettura di questo romanzo: oltre ai richiami ad elementi della cultura medievale e a corporazioni religiose realmente esistite come i Templari, trovai molto interessanti da un punto di vista storico i riferimenti alla Milano dei primi anni Settanta, quando gli studenti manifestavano e gli scontri con la polizia erano frequenti; uno spaccato di vita milanese che Eco ha descritto con efficacia e che si lega sicuramente ai suoi ricordi autobiografici, agli anni in cui lavorò a Milano. Anche i riferimenti alla guerra e alla lotta partigiana nell'alessandrino sono a mio giudizio suggestivi: ho il sospetto che - sia pure alla lontana - richiamino vicende in cui fu coinvolta anche la famiglia di Eco. Brava Ada! Non è escluso che nei prossimi giorni torni a rileggerlo per la seconda volta stimolato dal tuo video .
Ciao Gabriele! È proprio come dici: una lettura affascinante. Ricordo che sulla quarta della vecchissima e consuntissima anzi distrutta edizione paperback che comprai a inizio anni Novanta c’era un’efficace commento da parte di non so più quale giornalista che diceva, in sostanza, di avere “sospeso la vita” per leggere il Pendolo. Un’estraniazione completa, travolto dall’incalzare di quelle pagine. È proprio il romanzone dei topi di biblioteca😜
Il Pendolo di Eco è il mio libro preferito in assoluto. Impossibile non amare il personaggio di Belbo e soprattutto il suo sfogo "E se fosse?" scritto su Abufalia. Bellissimo libro.
Belbo l’ho sempre immaginato come un certo professore di storia medievale che conoscevo. Geniale, a suo modo, che avesse impostato la password di Abulafia usando l’unica risposta vera alla domanda delle domande. “Hai la parola d’ordine”? E quando Casaubon digita, esausto dopo avere provato le cose più assurde, quel semplice, onestissimo “No”, Abulafia gli si concede.
@@libriealtrestorie Sublime quando Belbo, alla mostra d'arte, dopo svariati diverbi etilici di gelosia con Lorenza, riesce a riaccompagnarla a casa e mettendole il braccio attorno al collo si volta in dietro ed esclama: chicchirichì.
Ho riso tantissimo.
Grazie, è una bella recensione. Si tratta di un libro che mi ha cambiato la vita, come ho avuto la fortuna di poter dire al suo autore.
Eh sì. Davvero. Anche a me ha fatto quell’effetto: chissà se avrei mai intrapreso certi studi, senza il Pendolo, se mi sarei mai appassionata tanto alla storia, alla paleografia e a tanto altro, e soprattutto alle più o meno recondite connessioni che legano i saperi. E la seconda parte dell’ultima sua frase mi suscita un pochino di sana invidia!
Sono al cap.78, e sto avendo enormi difficoltà a proseguire.
Sono mosso dall'inerzia e dalla speranza di trovare pagine in cui posso respirare un po', quando il Professore rallenta quel ritmo estenuante di nomi, serie, citazioni, iper-testi e pseudo-personaggi storici.
Ero partito con un un "amo" e sono in fase acuta di "odi". Chiedo aiuto perchè proprio non so cosa fare e certe volte mi viene da pensare che a troppi piace citare Eco (perchè fa figo, perchè sembra un lascia-passare per il circolo degli intellettuali) ma pochissimi lo hanno veramente letto e metabolizzato fino in fondo
La prima volta che l’ho letto non ci ho capito molto, sono solo rimasta affascinata dalla scrittura, dall’invenzione. Poi l’ho riletto altre volte, scoprendovi man mano le cose che nel frattempo avevo imparato. Anzi, di più: alcune cose le ho studiate perché questo romanzo mi aveva acceso curiosità inaudite. Il pendolo diverte nell’istante in cui si riesce a entrare nel meccanismo mentale, nel gioco di Eco. Altrimenti sì, può risultare pesante. Il ritmo estenuante che dici, a quel punto, diventa un pungolo continuo a proseguire, è perfino inebriante, come la velocità: insomma è la differenza tra essere passeggero di un pilota di formula uno che sfreccia a velocità folle mentre tu non sai neanche dove state andando e invece guidare tu, sempre a velocità folle ma con lui sul sedile del passeggero, che ti fa da navigatore. Come metafora è un pochino azzardata, ma credo funzioni.
Giuro che continuo a non capire. Mi sento un criceto. Che gioco è se l’erudizione è fine a se stessa? Tanto lo scopo è quello di allacciare improbabili coincidenze per dare un impianto teorico sostenibile al Piano.
Perchè così tante pagine?
Non è un romanzo che ti puoi permettere di tralasciare e riprendere, sono affiancato persino dal “Dizionario del Pendolo di Foucault”.
Questa maratona la termino, ma ammetto che avrei bisogno di un mese di Baricco per recuperare le energie mentali consumate.
Dovrebbe cominciare la discesa, ti aggiorno
Cavolo, non sapevo che esistesse un Dizionario del Pendolo. Non so, la faccenda del criceto posso intuirla ma non la capisco fino in fondo, io sentivo di correre velocissimo ma non in una gabbia o in una ruota, anzi, all’aperto in spazi sconfinati e sempre più ampi, con orizzonti sempre nuovi: credo che dipenda dal fatto che l’ho sempre preso come un gioco di infiniti rimandi, fine a se stesso, è vero, e in questo è sempre stato il suo fascino. Se lo avessi preso in mano da adulta forse capirei meglio quello che intendi: e invece avevo vent’anni, mi sono lasciata trascinare in stile montagne russe e lunapark intellettuale, come una specie di “iniziazione all’erudizione”. Ho imparato un metodo, con il Pendolo, ho assorbito la capacità di costruirmi una bibliografia, di non smettere mai di cercare, e sono cose che mi sono tornate utili quando mi sono messa a fare la paleografa e la ricercatrice di storia medievale. In modo indiretto, ovvio, ma il Pendolo mi ha insegnato molto nella misura in cui ne ho parzialmente assorbito lo spirito, intrigo della storia a parte. Certe ricerche che ho fatto su questo o quel manoscritto non so se sarei riuscita a concepirle, senza questa iniziazione (una certa pergamena della basilica di Sant’Ambrogio che sul verso reca un carmen figuratum con più livelli di interpretazione, per esempio, dalla letteratura a una serie numerica alla planimetria della chiesa, ci avevo scritto un articolo nel 2001 e poi l’ho usata per un romanzo). Tornando al Pendolo, Eco si dev’essere divertito un mondo, a scriverlo, a infarcirlo di tutti quei riferimenti, e in fondo a prendere in giro tutti noi che lo abbiamo letto. Il primo a tirarsela da morire e a fare il figo era lui, naturalmente. E io credo che il trucco stia nel capire questa cosa e nel non prenderlo troppo sul serio. Ti devi divertire, a vedere come Eco riesce a cacciare dentro l’impossibile. Il Pendolo non va subito, va assimilato. Almeno così è stato per me.
E' un libro eccezionale, inferiore a "Il nome della rosa" solo perché le parti meno connesse al Progetto Hermes e più biografiche del personaggio principale mi sono risultate in alcune parti un po' noiose. Ma è comunque bellissimo.
Davvero? Per me no, le parti biografiche riguardanti Casaubon sono fondamentali (senza Amparo e Lia sarebbe stato un uomo diverso, no?); in parte invece concordo con lei per alcune parentesi troppo lunghe riguardanti Belbo (va bene la famosa tromba ma in certi punti è davvero troppo)