Pietro Consagra e la Fiumara d'Arte: tutta la storia (3ª parte di 3) - Antonio Presti

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  • Опубликовано: 13 сен 2024
  • IL PARCO DI SCULTURE FIUMARA D'ARTE
    È difficile decidere se considerare Antonio Presti un semplice mecenate oppure un artista o un collezionista. perché, si può dire, che egli sia contemporaneamente tutte queste cose insieme. Le sue iniziative, di solito interamente sostenute dal suo patrimonio personale, hanno suscitato immancabilmente dibattiti molto accesi sull'arte: dall'idea dell'opera, al ruolo sociale dell'arte, dal rapporto tra etica e arte, a quello tra religione e arte. Di certo, per Presti, l'arte è una scelta di vita, quasi una missione esistenziale.
    Nel 1983, dopo la morte del padre, che era proprietario di un avviato cementificio a Castel di Tusa in provincia di Messina, Antonio Presti eredita l'azienda paterna, specializzata nella produzione di materiali per la costruzione di strade. Quando il padre morì, Antonio fece a se stesso due giuramenti: avrebbe continuato a mandare avanti l'azienda e avrebbe ricordato il padre con una gigantesca croce da piantare nel letto del torrente Tusa, vicino al mare. Ma all'età di 29 anni Antonio capisce che la strada aperta dal padre non rappresenta il suo futuro. Il valore eccessivo attribuito al denaro è in contrasto con la sua filosofia di vita; capisce che è importante dare un senso all'esistenza e sceglie l'arte come dimensione che permette di dare continuità alla vita. Decide così di interrompere gli studi di ingegneria per dedicarsi anima e corpo alla sua vocazione di "artista". L'arte e l'etica diventano i due obiettivi conduttori di tutte le sue scelte: «Non volevo dedicare la mia vita al denaro. Ho scoperto l'arte e quali possibilità poteva offrirmi. Ho preso quindi quei soldi e li ho messi al servizio di un ideale.» In ricordo della figura paterna s'immagina un percorso artistico che esprima continuità tra la vita e la morte, a simboleggiare la conservazione della memoria, non più tramite una semplice croce, ma attraverso l'arte contemporanea.
    Per realizzare un'opera monumentale che sia un atto d'amore verso il padre, si rivolge allo scultore Pietro Consagra. L'artista realizza La materia poteva non esserci, dove due figure astratte si fronteggiano senza toccarsi, formando un geroglifico in cemento dell'altezza di 18 metri: "Con i miei grandi oggetti, con strutture curve e aperte, invito a un percorso spirituale, a un'armoniosa integrazione tra uomo, natura e arte." Colorata con i non colori del bianco e del nero l'opera è dedicata alla memoria di Angelo Presti. Malgrado la durezza del materiale e la sua imponenza, questa scultura non disturba il paesaggio, soprattutto grazie agli effetti di trasparenze e al dosaggio dei pieni e dei vuoti, che rivelano un armonico equilibrio con l'ambiente che l'accoglie. Antonio pensa di non limitare questa scultura a un fatto privato; per questo decide di donarla alla collettività, collocandola nella fiumara, alla sua terra. Da ciò inizia il suo progetto della Fiumara, progetto che si identifica con la sua vita, concepita come un succedersi di opere lungo un percorso che si snoda dalla montagna al mare. Egli mette a disposizione il suo patrimonio per realizzare il sogno della sua vita: quello di creare un parco di sculture che faccia coesistere il linguaggio contemporaneo alla bellezza dei luoghi. Nel territorio della Fiumara, letto di un antico fiume a secco da secoli, si trova un'ampia vallata tra i monti Nebrodi, in cui il mancato completamento dell'autostrada tirrenica aveva contribuito a generare e mantenere un clima di pesante isolamento. Presti regala a questo territorio, che alterna pietrosa desolazione a tratti di vegetazione rigogliosa, opere d'arte di artisti di fama internazionale,«affinché l'uomo potesse riscoprire quel luogo insieme a se stesso, per spiritualizzare il paesaggio.» Oggi questa terra è diversa perché risulta diverso il suo territorio. Fonda, dunque, la Fiumara d'arte, la prima associazione etica, culturale ed estetica in Italia. Grazie ad essa, tra il 1984 e il 1990, centinaia di milioni di lire e tonnellate di cemento, hanno abbandonato il loro «naturale asservimento alla logica del profitto», come dice Presti, e si sono trasformate in una collezione di opere monumentali.

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