Rural Migrantour_vlog_Il racconto del pastore di Paraloup

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  • Опубликовано: 22 ноя 2024
  • Per via dello spazio e dei servizi, in questa stagione in corso non è possibile parlare in termini demografici di (ri)popolamento stanziale, ma di una forma di insediamento liquido, caratterizzata dai moti - fisici e di spirito - e dalla contaminazione: stare a Paraloup, luogo di approdo, di passaggi e di partenze, presuppone una sfida abitativa complessa; vuol dire affrontare condizioni di vita e di lavoro diverse da quelle di un tempo, in continuità generazionale e memoriale, innovarsi, costruire professionalità.
    Come l’eredità civile di Nuto Revelli, le testimonianze del passato ci parlano nel presente? Può la memoria essere un fattore di sviluppo per infonderci un nuovo senso dell’abitare in montagna ed allo stesso tempo permetterci di acquisire una maggiore consapevolezza dei processi sociologici, quali anche le migrazioni?
    I territori montani e marginali come Paraloup sono luoghi di sperimentazione dove si percepisce il valore politico di chi oggi pratica nuove resistenze e decide di vivere in montagna, come la storia del pastore Gian Vittorio Porasso che dal 2021 sale a Paraloup con le sue capre a pascolare e caseificare.
    Forse ascoltando queste voci si potrà cambiare lo sguardo e tentare di produrre delle narrazioni altre, non per forza alternative a qualcosa, per raccontare la montagna, ed anche le migrazioni e le mobilità che la caratterizzano, non amplificando le narrazioni di odio, ma rovesciandole. Al di là di tutti i risvolti ed i linguaggi più operativi, la migrazione ed il ritorno della vita in montagna sono questioni politiche e sociali, come il cambiamento climatico dimostra.
    LIVING AND WORKING IN PARALOUP: THE TALE OF PARALOUP SHEPHERD
    In terms of space and services, in this current season it is not possible to speak in demographic terms of a sedentary (re)population, but of a form of liquid settlement, characterized by motions-physical and spiritual-and by contamination: being in Paraloup, a place of landings, passages and departures, presupposes a complex housing challenge; it means facing living and working conditions different from those of the past, in generational and memorial continuity, innovating, building professionalism.
    How does Nuto Revelli's civic legacy and the testimonies of the past speak to us in the present? Can memory be a factor of development to instill in us a new sense of living in the mountains and at the same time allow us to become more aware of sociological processes, such as also migration?
    Mountain and marginal territories such as Paraloup are places of experimentation where it is possible to perceive the political value of those who today practice new resistances and decide to live in the mountains, such as the story of the shepherd Gian Vittorio Porasso who since 2021 has been going up with his goats to graze and cheese.
    Perhaps by listening to these voices we can change our gaze and attempt to produce other narratives, to tell of mountains, and also of the migrations and mobilities, not by amplifying hate narratives, but by reversing them. Beyond all the more operative implications and languages, migration and the return of mountain life are political and social issues, as climate change demonstrates.
    *Gian Vittorio Porasso, Paraloup shepherd
    Borgata Paraloup, 2023*

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