Mi ritrovo sul fatto che spesso il rifiuto è pervasivo su più aree dell'esistenza. Ci si sente inadeguati a livello sentimentale, a livello lavorativo, nei contesti sociali ecc... Col tempo però mi sono convinto che non dipenda così tanto dalle prime esperienze dii rapporto con i genitori. Dipende sicuramente in parte dalle prime esperienze di vita nei vari ambiti: gli insuccessi precoci possono instaurare un pensiero negativo che porta a convincersi di non essere all'altezza e che quindi si riceveranno solo rifiuti. Inoltre sono sempre più convinto che ci si nasca con una certa predisposizione alla sensibilità al rifiuto. Ci sono persone che ricevono rifiuti ma non soccombono al pensiero catastrofico e depressivo. Altre invece sì. Diversi studi hanno mostrato che la maggiore o minore capacità di riprendersi dal rifiuto e quindi la minore o maggiore paura del rifiuto sia influenzata dalla maggiore o minore sensibilità alle emozioni negative della persona. Pare esserci una forte componente genetica. Certo come detto anche le esperienze precoci traumatizzanti negative possono influire, perché avvengono ad un 'età in cui non si dispone quasi mai dei giusti strumenti per fronteggiare. Chiunque abbia un'esagerata paura del rifiuto riporterà episodi specifici coscienti di svalutazione, denigrazione, mortificazione ecc... Può essere un episodio di forte imbarazzo in una situazione pubblica, oppure l'essere respinti in modo svalutante e denigrante in un approccio amoroso, o venire presi in giro davanti a tutti ecc... Questi sono traumi che avvengono in giovane o giovanissima età, assieme ad una particolare sensibilità innata (di cui si parlava prima) creano un mix che porta il soggetto a sviluppare una specie di fobia protettiva. Che fare? Probabilmente le tecniche cognitivo comportamentali sono le migliori perché provano in qualche modo a creare l'occasione per sperimentare situazioni ed emozioni correttive rispetto a quelle traumatizzanti vissute dal soggetto. Ma ovviamente non funzionano per tutti perché alcuni traumi sono così bloccanti che nemmeno permettono l'attivazione e le condizioni per una serie di esperienze correttive.
Io sono terrorizzata dal rifiuto, soprattutto sentimentale, sul lavoro meno., quasi niente Comunque cosa ne pensa dell'idea di affrontarla quasi "cercando" il rifiuto x immunizzarmi, cioè invece che scappare e vivere nell'ambiguita quando c'è sentore di rifiuto, cercare di esprimermi ed espormi all'altro e accettare che possa accadere il rifiuto tra le opzioni?
Condivido pienamente tutto quanto espresso in questo video io ho sempre vissuto con la paura del rifiuto
Grazie, felice di esserti stato utile ☺
Eh già :( grazie per il video, mi sento molto coinvolto
Grazie a lei!
Mi ritrovo sul fatto che spesso il rifiuto è pervasivo su più aree dell'esistenza. Ci si sente inadeguati a livello sentimentale, a livello lavorativo, nei contesti sociali ecc...
Col tempo però mi sono convinto che non dipenda così tanto dalle prime esperienze dii rapporto con i genitori. Dipende sicuramente in parte dalle prime esperienze di vita nei vari ambiti: gli insuccessi precoci possono instaurare un pensiero negativo che porta a convincersi di non essere all'altezza e che quindi si riceveranno solo rifiuti. Inoltre sono sempre più convinto che ci si nasca con una certa predisposizione alla sensibilità al rifiuto. Ci sono persone che ricevono rifiuti ma non soccombono al pensiero catastrofico e depressivo. Altre invece sì. Diversi studi hanno mostrato che la maggiore o minore capacità di riprendersi dal rifiuto e quindi la minore o maggiore paura del rifiuto sia influenzata dalla maggiore o minore sensibilità alle emozioni negative della persona. Pare esserci una forte componente genetica. Certo come detto anche le esperienze precoci traumatizzanti negative possono influire, perché avvengono ad un 'età in cui non si dispone quasi mai dei giusti strumenti per fronteggiare. Chiunque abbia un'esagerata paura del rifiuto riporterà episodi specifici coscienti di svalutazione, denigrazione, mortificazione ecc... Può essere un episodio di forte imbarazzo in una situazione pubblica, oppure l'essere respinti in modo svalutante e denigrante in un approccio amoroso, o venire presi in giro davanti a tutti ecc... Questi sono traumi che avvengono in giovane o giovanissima età, assieme ad una particolare sensibilità innata (di cui si parlava prima) creano un mix che porta il soggetto a sviluppare una specie di fobia protettiva. Che fare? Probabilmente le tecniche cognitivo comportamentali sono le migliori perché provano in qualche modo a creare l'occasione per sperimentare situazioni ed emozioni correttive rispetto a quelle traumatizzanti vissute dal soggetto. Ma ovviamente non funzionano per tutti perché alcuni traumi sono così bloccanti che nemmeno permettono l'attivazione e le condizioni per una serie di esperienze correttive.
Grazie per la condivisione ☺
Io sono terrorizzata dal rifiuto, soprattutto sentimentale, sul lavoro meno., quasi niente
Comunque cosa ne pensa dell'idea di affrontarla quasi "cercando" il rifiuto x immunizzarmi, cioè invece che scappare e vivere nell'ambiguita quando c'è sentore di rifiuto, cercare di esprimermi ed espormi all'altro e accettare che possa accadere il rifiuto tra le opzioni?
é impossibile rispondere senza conoscere la tua storia, hai mai valutato la consulenza di un professionista?