"La crescita di informazioni è sicuramente crescita di verità" La facciamo un po' facile qui eh. La crescita di informazioni, prima facie, può ben determinare, con eguale probabilità, una crescente necessità di strumenti cognitivi per selezionare le informazioni rilevanti, anche solo in via preliminare, al fine di restringere l'ambito dell'indagine - che richiede tempo e risorse. Ceteris paribus, questo rende più onerosa, non più facile la ricerca della verità. Senza un caratterizzazione ulteriore degli strumenti istuzionali attraverso i quali le persone rivelano, condividono e fanno circolare l'informazione, nonchè dei meccanismi che regolano il modo in cui esse aggiornano periodicamente le loro posizioni epistemiche rispetto allo stato del mondo, è impossibile andare oltre questa dicotomia - madre di tutte le fobie e futurologie relative alle ICTs. La d'Agostini riconosce questa indeterminatezza, ma non procede oltre. L'anonimato, di nuovo, può motivare tanto a mentire quanto a dire la verità a seconda del contesto in cui è applicato - dove per contesto si può intendere un gioco, con il suo insieme di strategie e relativi payoff. Nel suo ultimo libro, Jon Elster dimostra le notevoli virtù dell'anonimato nella progettazione di meccanismi deliberativi efficaci. Pretendere di inferire le motivazioni e le capacità di una società di organizzare una comunicazione trasparente tra i propri membri a partire dalle proprietà materiali delle tecnologie che veicolano l'informazione è un'esercizio in ultima istanza fallimentare. In fondo era questo il messaggio centrale del cruciale contributo di Hayek in "The Use of Knowledge in Society" (American Economic Review, 1945). La d'Agostini dovrebbe dare un'occhiata a quel che la teoria dei giochi evoluzionistica e la letteratura sul mechanism design ha prodotto sulla questione a partire dagli anni Settanta. Altrimenti si rimane a gongolare tra utopie e distopie informatiche, che occupano già fin troppi scaffali in libreria.
La d’agostini é l’esempio calzante di emancipazione. Dovrebbero (provare) ad ascoltarla le galline che protestano. Chepau franca e scusi se l’ho usata come capro espiatorio.
bovino alato anyone?
Please Re-Record Ember to Inferno ioooo
ANCHE IO HAHAHAHAHAHA
Just some satanist. Mi trovo in compagnia di Franca D’Agostini che insegna a fare i Pompini
Just some satanist. Lo sto cercando da due anni hahahah se lo trovi scrivimi
Ci può spiegare meglio il rapporto, dio porco
come è possibile conoscere l'inconoscibile?
Che gran donna!
"La crescita di informazioni è sicuramente crescita di verità"
La facciamo un po' facile qui eh. La crescita di informazioni, prima facie, può ben determinare, con eguale probabilità, una crescente necessità di strumenti cognitivi per selezionare le informazioni rilevanti, anche solo in via preliminare, al fine di restringere l'ambito dell'indagine - che richiede tempo e risorse. Ceteris paribus, questo rende più onerosa, non più facile la ricerca della verità.
Senza un caratterizzazione ulteriore degli strumenti istuzionali attraverso i quali le persone rivelano, condividono e fanno circolare l'informazione, nonchè dei meccanismi che regolano il modo in cui esse aggiornano periodicamente le loro posizioni epistemiche rispetto allo stato del mondo, è impossibile andare oltre questa dicotomia - madre di tutte le fobie e futurologie relative alle ICTs.
La d'Agostini riconosce questa indeterminatezza, ma non procede oltre. L'anonimato, di nuovo, può motivare tanto a mentire quanto a dire la verità a seconda del contesto in cui è applicato - dove per contesto si può intendere un gioco, con il suo insieme di strategie e relativi payoff. Nel suo ultimo libro, Jon Elster dimostra le notevoli virtù dell'anonimato nella progettazione di meccanismi deliberativi efficaci. Pretendere di inferire le motivazioni e le capacità di una società di organizzare una comunicazione trasparente tra i propri membri a partire dalle proprietà materiali delle tecnologie che veicolano l'informazione è un'esercizio in ultima istanza fallimentare. In fondo era questo il messaggio centrale del cruciale contributo di Hayek in "The Use of Knowledge in Society" (American Economic Review, 1945). La d'Agostini dovrebbe dare un'occhiata a quel che la teoria dei giochi evoluzionistica e la letteratura sul mechanism design ha prodotto sulla questione a partire dagli anni Settanta. Altrimenti si rimane a gongolare tra utopie e distopie informatiche, che occupano già fin troppi scaffali in libreria.
Molto interessante!
La d’agostini é l’esempio calzante di emancipazione. Dovrebbero (provare) ad ascoltarla le galline che protestano. Chepau franca e scusi se l’ho usata come capro espiatorio.