Quando chiedi il permesso, quale può essere la risposta? Voglio dire, se si muove una foglia è un sì o un no, ad esempio? Per me è abbastanza difficile ascoltare una risposta a una mia domanda
Bella domanda. Possono arrivare risposte, come foglie che si muovono o un soffio di vento improvviso o altro modo. In realtà, però, è un sentire, è una sensazione che senti nell'addome, dentro di te. È un po' come quando senti una sensazione di pericolo o di serenità quando sei in certi luoghi. Quella è la risposta. Richiede pazienza, profondo silenzio ed attenzione saper ascoltare, ma a meno che la sensazione non sia particolarmente evidente, non mi preoccuperei se siamo in un luogo al quale siamo legati e conosciamo. Se bisogna fare dei lavori particolari, sarebbe opportuno invece ascoltare molto bene
@@Quattrodirezioni credo che saper ascoltare quella sensazione, cioè quel tipo di sensazioni, così sottili (di solito), sia difficile e importante. Mi sembra che quella sensibilità sia sotterrata dalla mente razionale. Quante volte ho avuto una sensazione di pericolo o disarmonia senza capire se viene dalle mie seghe mentali, dalle altre persone, dal luogo o chissà cosa. Alle volte ho l'impressione di avere un disagio costante sotto sotto che basta solo che ci do un minimo di attenzione per connettermici. Chissà cosa nasconde! Altre volte sì, c'è una sensazione piacevole che non so spiegare. Ecco, se dentro di me ho già un caos di sensazioni, mi sembra che si tratti di riconoscere come questo "universo" interiore reagisce (quindi comunica) con il mondo esterno, come appunto quando un luogo mi accetta o meno. Ad esempio l'altro giorno ho chiesto al mio rapè se potevo usarlo e sospetto che la risposta fosse "no", eppure l'esperienza non è stata negativa: il rapè ha fatto il rapè. Da un po' ho una nuova maracá e anche cerco di chiedere il permesso prima di usarla e di ringraziarla dopo. Usare l'approccio che proponi per i luoghi mi sembra un ottimo modo per relazionarsi anche con gli strumenti di potere (e con mille altre cose), un modo credo più profondo che non saprei definire.
@@giuliopsy è una pratica che va coltivata ed "allenata" costantemente. E' un risvegliarsi di una sensibilità del resto e quindi ci vuole pazienza ed esperienza nel testimoniare quando e come il nostro inconscio "comunica" con il mondo esterno. Inoltre è vero, all'inizio la mente ci si insinua tra questi dialoghi e ciò che crediamo sia un messaggio o una risposta è in realtà una storia mentale che ha creato una storia su una sensazione che altrimenti non saprebbe spiegare. In questa fase può essere utile non giudicare affatto e se non capiamo i messaggi non sforzarci di etichettare necessariamente con un si/no, giusto/sbagliato. Va più che bene anche solo testimoniare che c'è una sensazione che non so cosa sia...
Grazie Marco per il tuo video. Mi hai dato conferma che ci vuole spontaneità.A volte la mia insicurezza (la mente) mi porta a mettere in discussione ciò che per me è spontaneo fare nella mia pratica spirituale. Grazie 🙏
Bello! Bravo!! Anche io lo faccio, ma ogni tanto mi dimentico :-) Da poco sono andata a visitare delle cascate intorno al mio paese, molto turistico, e mi sono sentita a disagio per quei luoghi un po' profanati, da tutta quella gente che li visita costantemente senza chiedere il permesso... Grazie del reminder!
Pratico il campeggio libero essenziale nei boschi . Unico problema sono i partecipanti , delle volte sono logorroici, delle volte parlano mediamente , preferisco il silenzio o parlare solo se serve . Ma persone che non praticano attività olistiche non possono capire . Sarebbe interessante fare un campeggio libero con persone meditative . Grazie del video
Ciao. Ci ho pensato in passato che mi piacerebbe condividere questo tipo di esperienze. E perché no, organizzare weekend o "ritiri" in natura vivendo in maniera semplice, disconnessa dalle connessioni virtuali, e praticando in maniera soft meditazioni ed attività di aggregazioni introspettive (o spirituali, che dir si voglia).
Quando chiedi il permesso, quale può essere la risposta? Voglio dire, se si muove una foglia è un sì o un no, ad esempio?
Per me è abbastanza difficile ascoltare una risposta a una mia domanda
Bella domanda. Possono arrivare risposte, come foglie che si muovono o un soffio di vento improvviso o altro modo. In realtà, però, è un sentire, è una sensazione che senti nell'addome, dentro di te. È un po' come quando senti una sensazione di pericolo o di serenità quando sei in certi luoghi. Quella è la risposta. Richiede pazienza, profondo silenzio ed attenzione saper ascoltare, ma a meno che la sensazione non sia particolarmente evidente, non mi preoccuperei se siamo in un luogo al quale siamo legati e conosciamo. Se bisogna fare dei lavori particolari, sarebbe opportuno invece ascoltare molto bene
@@Quattrodirezioni credo che saper ascoltare quella sensazione, cioè quel tipo di sensazioni, così sottili (di solito), sia difficile e importante. Mi sembra che quella sensibilità sia sotterrata dalla mente razionale. Quante volte ho avuto una sensazione di pericolo o disarmonia senza capire se viene dalle mie seghe mentali, dalle altre persone, dal luogo o chissà cosa. Alle volte ho l'impressione di avere un disagio costante sotto sotto che basta solo che ci do un minimo di attenzione per connettermici. Chissà cosa nasconde!
Altre volte sì, c'è una sensazione piacevole che non so spiegare.
Ecco, se dentro di me ho già un caos di sensazioni, mi sembra che si tratti di riconoscere come questo "universo" interiore reagisce (quindi comunica) con il mondo esterno, come appunto quando un luogo mi accetta o meno.
Ad esempio l'altro giorno ho chiesto al mio rapè se potevo usarlo e sospetto che la risposta fosse "no", eppure l'esperienza non è stata negativa: il rapè ha fatto il rapè.
Da un po' ho una nuova maracá e anche cerco di chiedere il permesso prima di usarla e di ringraziarla dopo. Usare l'approccio che proponi per i luoghi mi sembra un ottimo modo per relazionarsi anche con gli strumenti di potere (e con mille altre cose), un modo credo più profondo che non saprei definire.
@@giuliopsy è una pratica che va coltivata ed "allenata" costantemente. E' un risvegliarsi di una sensibilità del resto e quindi ci vuole pazienza ed esperienza nel testimoniare quando e come il nostro inconscio "comunica" con il mondo esterno. Inoltre è vero, all'inizio la mente ci si insinua tra questi dialoghi e ciò che crediamo sia un messaggio o una risposta è in realtà una storia mentale che ha creato una storia su una sensazione che altrimenti non saprebbe spiegare. In questa fase può essere utile non giudicare affatto e se non capiamo i messaggi non sforzarci di etichettare necessariamente con un si/no, giusto/sbagliato. Va più che bene anche solo testimoniare che c'è una sensazione che non so cosa sia...
Chiaro, molto chiaro 👍
Bel video,grazie
Contento tu l'abbia trovato interessante. Grazie a te 🙂
Grazie Marco per il tuo video. Mi hai dato conferma che ci vuole spontaneità.A volte la mia insicurezza (la mente) mi porta a mettere in discussione ciò che per me è spontaneo fare nella mia pratica spirituale. Grazie 🙏
Fare come farebbe un bambino/a... Non si pone il problema, fa e basta ❤️
Tutto è rito. ❤
Così è 🔥💚
è stato un bel video.
☀️🙏🏻
💪🏻🍀💪🏻
Bello! Bravo!! Anche io lo faccio, ma ogni tanto mi dimentico :-)
Da poco sono andata a visitare delle cascate intorno al mio paese, molto turistico, e mi sono sentita a disagio per quei luoghi un po' profanati, da tutta quella gente che li visita costantemente senza chiedere il permesso...
Grazie del reminder!
❤️🙏🏻
ma il preservativo ti aiuta alla comprensione della connessione?
Ma noooo, che fantasia... È molto più semplice: mi piace! 👍🏻
Pratico il campeggio libero essenziale nei boschi . Unico problema sono i partecipanti , delle volte sono logorroici, delle volte parlano mediamente , preferisco il silenzio o parlare solo se serve . Ma persone che non praticano attività olistiche non possono capire . Sarebbe interessante fare un campeggio libero con persone meditative . Grazie del video
Ciao. Ci ho pensato in passato che mi piacerebbe condividere questo tipo di esperienze. E perché no, organizzare weekend o "ritiri" in natura vivendo in maniera semplice, disconnessa dalle connessioni virtuali, e praticando in maniera soft meditazioni ed attività di aggregazioni introspettive (o spirituali, che dir si voglia).
@@Quattrodirezioni scriviamoci, vivo nel Lazio
@@Quattrodirezioni Si può creare un gruppo di campeggiatori meditativi
@@darioperri5159 volentierissimo
@@Quattrodirezioni dove ti trovi ?