Maria Valtorta - Quaderni - 7 luglio 1943: Gesù spiega il Pater noster
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- Опубликовано: 26 ноя 2024
- Maria Valtorta - Quaderni - 7 luglio 1943: Gesù spiega il Pater noster
Dice Gesù:
«Nel Pater noster è la perfezione della preghiera.
Osserva: nessun atto è assente nella brevità della formula. Fede, speranza, carità, ubbidienza, rassegnazione, abbandono, domanda, contrizione, misericordia, sono presenti. Dicendola, pregate con tutto il Paradiso, durante le prime quattro petizioni; poi, lasciando il Cielo, che è la dimora che vi attende, tornate sulla Terra, rimanendo con le braccia alte verso il Cielo per implorare per le necessità di quaggiù e per chiedere aiuto nella battaglia da vincersi per tornare lassù.
“Padre nostro che sei nei cieli”.
O Maria! Solo il mio amore poteva dirvi: “Dite ‘Padre nostro’”. Con questa espressione vi ho investiti pubblicamente del titolo sublime di figli dell’Altissimo e fratelli miei. Se qualcuno, schiacciato dalla considerazione della sua nullità umana, può dubitare di essere figlio di Dio, creato a sua immagine e somiglianza, pensando a questa mia parola non può più dubitare. Il Verbo di Dio non erra e non mente. E il Verbo vi dice: “Dite ‘Padre nostro’”.
Avere un padre è dolce cosa e forte aiuto. Io, nell’ordine materiale, ho voluto avere un padre sulla Terra per tutelare la mia esistenza di bimbo, di fanciullo, di giovane. Con questo ho voluto insegnarvi, sia ai figli che ai padri, quanto sia grande la figura morale del padre. Ma avere un Padre di perfezione assoluta, quale è il Padre che è nei Cieli, è dolcezza delle dolcezze, aiuto degli aiuti. Guardate a questo Padre-Dio con timore santo, ma sempre più forte del timore sia l’amore riconoscente per il Datore della vita in Terra e in Cielo.
“Sia santificato il Nome tuo”.
Con lo stesso movimento dei serafini e di tutti i cori angelici, ai quali e coi quali vi unite nell’esaltare il nome dell’Eterno, ripetete questa esultante, riconoscente, giusta lode al Santo dei Santi. Ripetetela pensando a Me che prima di voi, Io, Dio figlio di Dio, l’ho detta con venerazione somma e con sommo amore. Ripetetela nella gioia e nel dolore, nella luce e nelle tenebre, nella pace e nella guerra. Beati quei figli che mai hanno dubitato del Padre e in ogni ora, in ogni evento, hanno saputo dirgli: “Sia benedetto il tuo Nome!”.
“Venga il tuo Regno”.
Questa invocazione dovrebbe essere il battito del pendolo di tutta la vostra vita, e tutto dovrebbe gravitare su questa invocazione al Bene. Perché il Regno di Dio nei cuori, e dai cuori nel mondo, vorrebbe dire: Bene, Pace, e ogni altra virtù. Scandite perciò la vostra vita di innumeri implorazioni per l’avvento di questo Regno. Ma implorazioni vive, ossia agire nella vita applicando il vostro sacrificio di ogni ora - perché agire bene vuol dire sacrificare la natura - a questo scopo.
“Sia fatta la tua Volontà come in Cielo così in Terra”.
Il Regno del Cielo sarà di chi ha fatto la Volontà del Padre, non di chi avrà accumulato parole su parole, e poi si è ribellato al volere del Padre, mentendo alle parole anzidette. Anche qui vi unite a tutto il Paradiso che fa la Volontà del Padre. E se tale Volontà la fanno gli abitanti del Regno, non la farete voi per divenire, a vostra volta, abitanti di lassù? Oh! gioia che vi è stata preparata dall’amore uno e trino di Dio! Come potete voi non adoperarvi con perseverante volontà a conquistarla?
Chi fa la Volontà del Padre vive in Dio. Vivendo in Dio non può errare, non può peccare, non può perdere la sua dimora in Cielo, poiché il Padre non vi fa fare altro che ciò che è Bene, e che, essendo Bene, salva dal peccare e conduce al Cielo. Chi fa sua la Volontà del Padre, annullando la propria, conosce e gusta dalla Terra la Pace che è dote dei beati. Chi fa la Volontà del Padre, uccidendo la propria volontà perversa e pervertita, non è più un uomo: è già uno spirito mosso dall’amore e vivente nell’amore.
Dovete, con buona volontà, svellere dal cuore vostro la volontà vostra e mettere al suo posto la Volontà del Padre.
Dopo avere provveduto alle petizioni per lo spirito, poiché siete poveri, viventi fra i bisogni della carne, chiedete il pane a Colui che provvede di cibo gli uccelli dell’aria e di vesti i gigli del campo.
“Dacci oggi il nostro pane quotidiano”.
Ho detto oggi e ho detto pane. Io non dico mai nulla di inutile.
Oggi. Chiedete giorno per giorno gli aiuti al Padre. È misura di prudenza, giustizia, umiltà.
Prudenza: se aveste tutto in una volta, ne sciupereste molto. Siete degli eterni bambini e capricciosi per giunta. I doni di Dio non vanno sciupati. Inoltre, se aveste tutto, dimentichereste Iddio.
Giustizia: Perché dovreste avere tutto in una volta quando Io ebbi, giorno per giorno, l’aiuto del Padre? E non sarebbe ingiusto pensare che è bene che Dio vi dia tutto insieme, sotto-pensando con sollecitudine umana che, non si sa mai, è bene avere oggi tutto nella tema che domani Dio non dia? La diffidenza, voi a ciò non riflettete, è un peccato. Non bisogna diffidare di Dio. Egli vi ama con perfezione....