Nidi di ragno 2 - 2021, episodio 4 - Certosa / Littoriale

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  • Опубликовано: 30 сен 2024
  • sabato 13 novembre 2021 ore 10.30
    nidi di ragno - Certosa / Littoriale
    www.archivioze...
    a cura di Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni
    partitura sonora Patrizio Barontini
    con la partecipazione di Davide Bonazzi - illustratore, Brunella Dalla Casa - storica, Elena Pirazzoli - storica, Daniele Vincenzi - architetto
    La quarta tappa di nidi di ragno 2. Questo percorso, simile sulla carta a quello fatto due anni fa - che però era dedicato ai luoghi sacri della Resistenza (muro della fucilazione e Monumento ai partigiani in Certosa, Villa Spada e Monumento alle partigiane) - è un viaggio in negativo: una tappa interamente dedicata alla riflessione sui pericolosi legami tra architettura e regime, tra sport e propaganda, tra violenza e potere.
    Si attraversa il cimitero monumentale facendo sosta alla tomba di Anteo Zamboni di cui ci parla la storica Brunella Dalla Casa e poi si va in direzione del Monumento ai caduti della Grande Guerra per osservare da vicino il Monumento ai martiri della rivoluzione fascista, progettato dall’architetto Giulio Ulisse Arata con sculture di Ercole Drei. Guidati dai racconti architettonici di Daniele Vincenzi, percorriamo la Certosa in direzione del Littoriale (oggi stadio Renato Dall’Ara) per capire come nacque il primo vero stadio italiano e come divenne modello per quelli che seguirono.
    Entriamo dentro lo stadio accompagnati dalle riflessioni di Elias Canetti sulla massa, sul potere e sulle urla di trionfo. Ricordiamo come il 29 ottobre 1926 Leandro Arpinati, una delle figure di maggior spicco del fascismo bolognese, poté fissare la data di fine lavori. Due giorni dopo, la mattina del 31 ottobre 1926, davanti a tutte le autorità cittadine, lo stadio Littoriale fu inaugurato da Benito Mussolini, il quale entrò scenograficamente nell’impianto in sella al suo cavallo. Nel tardo pomeriggio dello stesso giorno Mussolini fu oggetto di un attentato perpetrato dall’anarchico quindicenne Anteo Zamboni, che gli sparò mancandolo; il giovane fu ucciso sul luogo del fallito attentato dagli squadristi del fascio.
    Andiamo a bordo campo verso la Torre di Maratona inaugurata nel 1929 sempre su disegno di Giulio Ulisse Arata. Nell’incavo ad arco, proprio di fronte alla tribuna reale, era collocata la statua equestre di Mussolini, mentre sul pennone era issata una Vittoria alata. Dopo la guerra il monumento del duce a cavallo sarà in parte disperso e in parte fuso per le statue dei partigiani di Porta Lame.
    Ci viene in aiuto la scrittura di Georges Perec e il suo libro W o il ricordo di infanzia in cui viene descritta una società guidata dall’ideale sportivo olimpionico e fondata sulle competizioni che però gradualmente vediamo degenerare verso una contro-utopia mostruosa.
    Questo passaggio letterario ci introduce alla storia del leggendario allenatore del Bologna Árpád Weisz a cui Davide Bonazzi ha dedicato l’illustrazione che accompagna il nostro cammino. Nei pressi della targa a lui dedicata dentro allo stadio Elena Pirazzoli ci racconta la storia della persecuzione, dell’arresto e della deportazione ad Auschwitz di questo grande campione.
    L’anello si chiude con la riflessione di Giorgio Agamben tratta da Quel che resta di Auschwitz che citando Primo Levi racconta di una partita tra SS e rappresentanti del SonderKommando, quella partita non è mai finita, è come se durasse ancora, ininterrottamente.
    immagine: Bologna 1938 - Illustrazione di Davide Bonazzi, 2015

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