La descrizione delle zampe del granchio, la rende più realistica, perché riesco perfettamente ad immaginarle muoversi, come una creatura vivente. Io l'avrei tenuta quella parte, perché è un dettaglio che avrei apprezzato leggere. Altrimenti la scena, seppur descritta a sufficienza mi da l'impressione che sia scritta sbrigativamente.
Questa lezione è grandiosa. Una di quelle che ha contribuito di più nel convincermi a fare il corso avanzato. Comunque sia, l'ho finito e sto rifacendo quello base e, come detto nel video di presentazione, tutto mi è più chiaro. Ora saluto il me del futuro quando tornerà a guardare questo video. Ciao, se non ti ricordi di questo messaggio vuol dire hai perso troppo tempo con le cazzate!
Più guardo i video del corso base più mi convinco che farò anche quello avanzato! Non mi era mai capitato di imbattermi in video sulla scrittura spiegati in maniera così professionale e da grande appassionato ma autodidatta di scrittura mi sto rendendo conto di quanta spazzatura ho generato nel corso degli anni. Una volta studiata bene la base ci vedremo nel livello avanzato! Grande
Corso davvero interessante e ben spiegato, utilissimo...per di più gratuito. Prima di affrontare le lezioni, devo dire che ero un po' scettico...ma mi sono subito smentito. Per scrivere bene non è sufficiente leggere ed avere delle buone doti da scrittore, bisogna anche essere istruiti nel farlo...è un concetto che non è ancora stato assimilato dai più, pure da scrittori famosi. Ho letto libri di successo che mi hanno entusiasmato quanto l'omelia noiosa di un prete tedioso, e il motivo sembra essere sempre più o meno lo stesso: raccontano ma non mostrano.
Fantastico. :-) Ricorda di seguire molto bene le istruzioni sul ripeterlo e sul temere gli Einstellung, come spiegato nel video introduttivo (prima dello 00) e in quello finale del Corso Base di Scrittura. Buono studio!
Non è molto carino ribadire ogni volta che il 90 per cento degli editor italiani non sa fare il proprio lavoro. Io sono editor, ho studiato per diventarlo, e continuo a studiare per conto mio (es. con il tuo corso base, leggendo manuali, leggendo generi che avevo abbandonato da tempo per avere una formazione più completa, ecc.). Non scrivo per convincerti di quanto io sia brava, scrivo perché tu capisca (ma penso tu lo sappia già, solo che non capisco perché tu non lo dica…) che a volte, anzi, la maggior parte delle volte, un editor non è messo nelle condizioni di svolgere il suo lavoro al meglio. Autori che non accettano alcun consiglio o suggerimento, che “se levi questa frase non c’è più il PATHOS”, “no ma questa è la cosa più POETICA che ho scritto, non posso mica eliminarla”, ecc. portano un editor alla frustrazione (per non parlare di quelli che, anche se le tue tariffe son scritte ovunque, quando leggono il preventivo sembrano cadere dal pero e “ah pensavo meno, ma una sconto no?”). Per non perdere completamente la sanità mentale, l’editor è costretto a giungere a compromessi (anche perché l’alternativa è smollare il lavoro e non avere i soldi per l’affitto). Io al momento sto lavorando ad un giallo con NARRATORE ONNISCIENTE (“senti che idea, per risolvere tutti i problemi di gestione del POV che mi hai segnalato, lo facciamo che sa tutto di tutti ok?”), “TELL DON’T SHOW” potrei dire per rendere l’idea, INFODUMP OVUNQUE (“no ma fidati che serve ripetere queste cose mille volte e poi tutte queste informazioni vedrai che alla fine sono importanti fidati di me”), e altre cose poco carine che non vorrei mai e poi mai ci fossero in un libro editato da me. Ma cosa dovrei fare? Rinunciare al lavoro? Ho già perso il lavoro precedente per “incompatibilità con l’autrice” (leggi: vecchia che pensa di aver scritto il capolavoro del secolo e ti tratta con sufficienza perché sei “giovane” e quindi è ovvio che lei ne sappia di più), 800 euro che mi han detto “ciao ciao”, non posso proprio perdere altri soldi. Scusa se mi sono dilungata, ma mi dà fastidio che ci sia gente come me (ne conosco) che si sbatte un sacco per studiare, ma non riesce a lavorare come vorrebbe perché se cambi una virgola al testo l’autore piange.
Ciao! Trovo che la tua esperienza sia molto interessante e che sia un buono spunto di riflessione. Chiederò al Duca se vuole parlarne in un video, perché è un argomento centrale per gli editor studenti del Corso. Detto questo, c'è un motivo se il Duca parla del 90% e non di tutti gli editor. Evidentemente il Corso non si riferisce a quei (pochi) editor che spendono il proprio tempo e i propri soldi per migliorare le proprie competenze e per svolgere al meglio il proprio lavoro, ma ai tanti editor che propongono modifiche ai brani sulla base di quelli che in realtà sono gusti personali, e questo tipo di editing al ribasso è testimoniato non solo dall'esperienza del Duca e da quella di diversi Corsisti che hanno condiviso le loro disavventure editoriali con noi, ma anche dalla semplice osservazione della realtà là fuori (pensa, per esempio, che in un'intervista che girava tempo fa l'editor di una grande casa editrice affermava di bocciare automaticamente i manoscritti che riportavano "sé stesso" invece di "se stesso", nonostante la preferenza decisa della Crusca verso la prima forma).
@@ufficiodusiossrl333 se dovesse fare un video sull’argomento, forse (finalmente) alcuni autori prenderebbero un po’ più di consapevolezza dei loro limiti e capirebbero che affidarsi a un editor non vuol dire stravolgere il loro testo. Sono consapevole del fatto che ci siano editor che, una volta finito il corso di formazione/master/quello che è, non prendono più in mano manuali ecc. Cerco di non averci a che fare perché secondo me non sono professionali. Ma posso dire che tra gli editor che conosco abbastanza bene e con cui scambio opinioni non c’è nessuno che se ne sta adagiato sugli allori e non si mette in discussione (non penso sia solo l’autore a doverlo fare, spero sia chiaro). Il punto è che ormai la convinzione “l’editor rovina la mia opera e cerca di omologarla a tutte le altre, mentre io voglio essere libero di usare duecento avverbi in -mente, mille aggettivi per un sostantivo, punteggiatura senza criterio nei dialoghi” and so on dilaga in tutti i gruppi di “autori emergenti”. Nella lezione precedente (mi pare) si è parlato di competenze dell’autore e dell’editor e si è detto, giustamente, che se uno ne sa più dell’altro è probabile sorgano problemi. Ma la maggior parte degli autori è convinta (su quali basi? Non si sa) di saperne sempre più di tutti gli altri, e la situazione peggiora a causa di personaggi che saltano fuori dal nulla dicendo di aver pubblicato in self senza cdb e senza editing e di aver venduto diecimila copie perché “non c’è alcuna regola, io ho TALENTO e scrivo con PASSIONE, e il mio pubblico mi ama per questo”.
@@ufficiodusiossrl333 sarebbe giusto anche parlare dei “cattivi” editor (es. che mi hai fatto), ma ho paura di come gli autori prenderebbero la cosa (si tende sempre a fare di tutta l’erba un fascio). È un argomento spinoso e ogni volta che lo si affronta sui gruppi fb si finisce in polemiche senza senso.
31:30 concordo pienamente alcuni editor pensano di fare bene ma indeboliscono lo scrittore senza lasciarli carta libera, vogliono prendere dei meriti che non gli spettano. per esempio mi immagino Salinger come bastonava le case editrici
Ciao Duca, grazie mille per le bellissime lezioni. Ho una questione da porti: se la scrittura narrativa deve sempre essere filtrata dal punto di vista di un personaggio, come la mettiamo quando in un racconto non ci sono personaggi? Esiste un racconto di Ray Bradbury, "Cadrà dolce la pioggia", che fa parte della raccolta "Cronache marziane" del 1950 (alla quale sono molto affezionato), in cui si descrive una casa disabitata all'interno di una città fantasma che ha subìto una catastrofe nucleare. La casa in questione ha tutti i sistemi di funzionamento automatizzati e continua a "vivere" nonostante i suoi inquilini siano morti. Secondo la regola del punto di vista e l'impossibilità tecnica della telecamera neutra, un racconto del genere non dovrebbe neanche esistere. Eppure esiste, io lo trovo stupendo e non vorrei mai che non fosse stato scritto (volendo ne trovi una lettura commentata su RUclips, nel video "Rick DuFer legge tra le righe Ray Bradbury" a partire dal minuto 39:40).
MI è venuto in mente un altro caso: quando in scena ci sono solo animali o comunque personaggi d'intelligenza troppo inferiore a quella umana. Prendo come esempio la parte iniziale di "2001 - Odissea nello spazio" di Arthur Clarke, dove il protagonista è un ominide ancora sprovvisto di linguaggio e pensiero razionale. Kubrick (restando in tema) diceva: "Se può essere scritto, può essere filmato". Rigirando la formula, dovremmo forse pensare che alcune cose, se anche possono essere filmate (o pensate), non possano essere scritte?
@@DucadiBaionette Grazie per aver ritenuto il mio quesito degno di un approfondimento. P.S. Anche se su RUclips uso ancora il mio vecchio nickname (sarebbe ora di cambiarlo, in effetti), sono Andrea Vanacore, nuovo studente del Corso Avanzato.
DOMANDA: riascoltando questa lezione, riguardo al mostrare i dettagli mi è sorto un problema. A livello di struttura del capitolo, o della storia, quando è opportuno mostrare i macro effetti di tempo e luogo? mi spiego con un esempio. Nell'anno dell'omuncolo abbiamo Saka che arranca nella neve, viviamo con lei il freddo e dal fatto che abbia dei rami per il fuoco possiamo desumere che si vada verso la sera. Non è fondamentale ma abbiamo fin dal primo momento un quadro del quando. Nel caso di capitoli dove magari non è importante dare queste indicazioni, è comunque utile piazzare almeno un accenno? Questo per non spiazzare il lettore che magari se lo era figurato di giorno, inserendo una notte fonda. O forse è una domanda nulla poiché avendo immedesimato il lettore, egli non ha fatto in tempo a porsi tale quesito perché immerso nella vicenda e nel solo mostrato?
Ciao Duca! Innanzitutto ti ringrazio per l'eccellente qualità delle tue lezioni e il modo concreto in cui riesci a spiegare concetti che altrimenti rischiano di restare troppo astratti. Ne approfitto per fare una domanda. Scrivendo in prima persona è quindi meglio utilizzare sempre il tempo presente? Oppure è possibile realizzare della buona narrativa anche con la prima persona al passato? Grazie, Mauro
Mi è venuto lo stesso dubbio, mi vengono in mente romanzi di Borges (l'immortale) e la magggior parte dei romanzi di Lovecraft la cui prima persona al passato è un po il fulcro dell'orrore cosmisco che vogliono trasmettere. Ma le argomentazioni del video sono tutte molto sensate, certamente è uno stile molto pericoloso con cui cimentarsi per chi non sa esattamente quello che sta facendo 😁
Grande duca! Complimenti per i video charissimi e molto esaustivi. Sto rifacendo per la seconda volta il corso base dopo aver seguito il corso learning how to learn e non posso che ringraziarti. Vorrei anche porti una domanda: in questo video dici che "l'effetto diario" della terza persona al passato non va bene perché non è narrativa immersiva, dunque un libro con la forma di diario o blog avrà sempre dei limiti tecnicamente insormontabili per riuscire a dare l'effetto di immersione? Te lo chiedo perché ho iniziato a rileggere Lolita di Nabokov per analizzarlo sul piano narrativo e mi sto accorgendo di non aver ancora assimilato abbastanza a fondo i concetti del corso base per riuscire ad usarli istintivamente durante lo studio. Tendo ancora a soccombere ai bias e a induzioni tipo "ho sempre letto libri così quindi vanno bene" oppure "se un grandissimo autore scrive così vuol dire che va bene". Razionalmente so che non va bene, ma è come se in fondo in fondo non ne fossi convinto pienamente. In più è come se la forma di diario mi convincesse e mi facesse immergere di più rispetto al fastidioso narratore onnisciente alla Tolkien o alla Manzoni. Sento, come dici nella lezione, che il diario urla "è tutto falso te lo sto raccontando io", ma è come se stessi sbirciando il diario di un tizio psicopatico scritto ad hoc per discolparsi dall'accusa di pedofilia, dunque il tutto mi da un senso di plausibilità. È un problema solo mio o la forma diaristica e il narratore onnisciente hanno differenze sostanziali che rendono una più grave dell'altra?
Blog, diari, altra merda che imita qualcosa di vero, imitano qualcosa di vero. Un "romanzo" sotto forma di diario è un diario. Sono sempre più credibili del narratore onnisciente che non imita nulla di vero e spiattella goffamente cose. Tant'è che i blog o i saggi online scritti in modo brillante (o i buoni articoli di giornale, un tempo) si sono sempre letti senza problemi, anche da chi diceva di non leggere narrativa. Un buon diario è sempre più naturale, essendo esistente in natura, di un narratore onnisciente che non esiste in natura. Comunque la domanda ha poco senso perché per la mente umana conta la sensorialità e il creare immagini vivide, che non c'entra con la narrativa immersiva (anche se è fondamentale per farla). Puoi scrivere un articolo di blog pieno zeppo di dettagli concreti, sensoriali ecc. e con una voce autoriali brillante che aggancia il lettore, o puoi farne uno merdoso pieno di termini vuoti, farlocco-accademici e noioso. Un romanzo scritto con stile trasparente e zeppo di dettagli concreti e sensoriali anche se avesse i commenti invadenti di un narratore onnisciente sarebbe molto meglio, probabilmente, di un pessimo articolo in fucktardese-accademicoso scritto da un grigio demente senza personalità.
Ciao Duca, il personaggio che fa da filtro può essere più di uno ? Magari la storia è raccontata da più punti di vista a tratti. Ottimo lavoro, queste lezioni sono molto interessanti
Ciao Riccardo! Ho inoltrato anche questa domanda al Duca, e ti risponderà in un video. In breve comunque: sì, possono esserci più punti di vista. Per esempio, "L'anno dell'Omuncolo" (che uscirà quando Dio vorrà far ripartire le fiere) ha il ruolo del protagonista ricoperto da due personaggi fisici (un po' come in Arma Letale), e ognuno ha il suo punto di vista. Tieni a mente però che dalla gestione di più punti di vista scaturiscono maggiori difficoltà per l'autore. Dai un'occhiata al video del Duca "Scrivere Thriller: meglio Prima o Terza Persona?" in cui si parla trasversalmente anche di questa questione. - Davide, ufficio AgenziaDuca.it
Grazie ancora per tutto il tuo eccellente lavoro. Mi chiedevo se il romanzo epistolare possa essere anche oggi un modo valido per esprimere una narrazione basata sul coinvolgimento e sul sense of wonder (non ne vedo molti in giro, però Dracula è un romanzo epistolare e fa ancora molta paura!). Spero sia una domanda sensata, grazie mille.
Ho un approfondimento sui romanzi epistolari in lista da fare in futuro. La risposta breve è che sono uno schifo: o sono farlocchi, come sono farlocche le fine memorie in prima persona al passato (ah sì? ricordi TUTTI quei dettagli?) o sono davvero lettere, ma le lettere non sono narrativa... sono lettere. Sono oggetti extra-narrativi. La narrativa è solo realtà qui-e-ora vissuta nel corpo di un personaggio.
Forse la mia è una domanda che potrebbe risultare Banale ma mi chiedevo quanto dovrebbe essere lungo un romanzo d'esordio per il genere Azione. Immagino che non debba essere troppo lungo ma mi chiedevo se esiste una regola. Grazie in anticipo...
Dipende dalla collana, non dal genere. Per lo stesso genere una collana di un editore può dirti massimo 400mila battute spazi inclusi (circa 65-70mila parole) o dirti 900mila battute spazi inclusi (circa 150-160mila parole). La maggior parte degli editori preferisci libri corti, per cui se stai entro le 450mila battute è meglio: qualsiasi proposta di volume enorme è vista male, in generale, anche nel Fantasy dove i mattonazzi pubblicati sono tantissimi... Guarda che indicazioni fornisce quella collana che ti interessa e, se non ci sono indicazioni pubbliche, procurarti i file di romanzi pubblicati in quella collana (compra l'epub o converti con Calibre il file preso da Amazon), convertili in RTF con Calibre per accederci con Office/OpenOffice/Altro e guarda la lunghezza. :-)
@@DucadiBaionette Grazie, visto che io sono uno di quelli che in generale non è dotato del super potere della sintesi trovo il suggerimento molto utile...
Scusa la domanda, Duca, ma allora se tutto deve essere qui e ora, come bisogna usare i flashback senza fare casini? Per caso hai fatto un video su questo argomento e mi è sfuggito? Grazie mille
Ciao Duca, sto riseguendo il tuo corso dopo aver letto diversi Fantasy rivolti ad un pubblico giovane (dai 10 ai 15anni più o meno ) perché è il pubblico cui vorrei rivolgermi. In realtà, sia che siano scritti in terza o in prima persona, ho notato sin dalle prime battute la presenza di un narratore che accompagna per mano i giovani lettori. Secondo te a questa età è una necessità? Non sono in grado di immergersi in modo autonomo? Considera che parlo di Fantasy straconosciuti e lodati. Mi ha messo un po' in croce questa consapevolezza 😅
No, non è necessario. Gli adolescenti non sono stupidi e non hanno bisogno di essere tenuti per mano. Questo approccio comunque lo puoi trovare in generale in tanta cattiva narrativa, non solo in quella esplicitamente rivolta al pubblico Young Adult (che, ricordiamo, è solo fintamente "adolescente": i romanzi per YA sono letti da valanghe di adulti sui 20-25 anni, anche 30, come facilmente verificabile seguendo booktuber ecc. ma diventa lungo spiegare come l'intero concetto di Young Adult e New Adult come "target" sia un inganno autoalimentato da aspiranti editor e scrittori "spaventati dall'incertezza", in ansia su come/cosa scrivere, senza corrispettivo reale nelle pubblicazioni o nel pubblico che è molto più elastica e molto meno categoricamente divisa). Per avere una storia che fornisca al lettore tutto ciò che deve sapere, ma senza suonare come se lo ingozzasse di informazioni (che tanto dimenticherà in quanto non mostrate drammaticamente in azione), basta scrivere BENE. Come ripetuto praticamente in ogni singola Live di Line Editing quando appaiono parole o concetti che il lettore potrebbe non conoscere.
Complimenti per il video, molto stimolante! Grazie davvero per i tuoi contributi 🙏🙏🙏 Quando parli della scarsa diffusione della lettura a causa del fallimento dell'editoria italiana, pensi che ci sia qualche legame col disastro culturale degli ultimi decenni? Chiunque come me lavori a contatto col pubblico può sperimentare quotidianamente l'ignoranza, la superficialità e il pressapochismo della maggior parte degli individui, un po' in tutti i settori, non solo professionali. Secondo te può esserci una relazione? Per noi pestamerde appassionati sarebbe interessante approfondirne anche le ragioni storiche/sociali/economiche, giusto per capire che cosa abbia portato a questa desolazione...
Una domanda che mi pongo spesso è: in una storia deve per forza sempre esserci un conflitto, una lotta e una risoluzione positiva o negativa? E se volessimo descrivere l’apatia e la staticità di un personaggio, bisogna in qualche modo ricorrere a un conflitto? Insomma sarebbe una bella sfida descrivere un personaggio che non desidera, quasi inumano, e fare appassionare il lettore.
Ciao! Ho segnato la domanda e il Duca ti risponderà prossimamente in un video. La risposta breve comunque è che il conflitto è un elemento strutturale della storia e delle singole scene, senza di esso il testo diventa noioso e, potenzialmente, illeggibile. Pensa: "Sono andato a fare la spesa" riscuoterà al massimo un cenno di assenso da parte dei tuoi familiari (non è una storiella, ma un resoconto), ma "Sono andato a fare la spesa, ma..." avrà qualche probabilità di far drizzare le orecchie a chi ti ascolta (non è ancora una storia, ma potrebbe diventare tale aggiungendo altri elementi). Questi concetti li trovi anche nel Corso Base: vedi da pag.164 in poi ("Cos'è una storia"). Proprio come hai detto, anche quando si scrive di un personaggio apatico e statico bisogna ricorrere al conflitto se si vuole coinvolgere il lettore (ma non è affatto difficile, visto che anche un personaggio statico vuole qualcosa, cioè restare tale, mentre il mondo gli si oppone). Pensa al protagonista dell'anime Evangelion e a come per i primi episodi sia proprio una personaggio passivo, ma questo provoca conflitto con gli altri personaggi e con la realtà in cui si ritrova. Infine, per chiarire un ultimo punto, la scrittura è un media con punti forti e con limiti, e quindi non si può pretendere di poter scrivere proprio di tutto e aspettarsi di produrre un testo dalla lettura piacevole. Insomma, la logica del "Ma allora se io volessi scrivere di questo caso particolare?" non tiene conto dell'ovvia considerazione che alcune cose sono più facili da scrivere di altre, fino ad arrivare a cose praticamente impossibili da descrivere (impossibile per esempio descrivere una melodia in maniera fedele, ma anche questo non vuol dire che non si possa parlare di musica). La soluzione a questo genere di problemi è facilissima: nessuno ti obbliga a scrivere di qualcosa che non sei capace di gestire. Se incontri un ostacolo evitalo invece di sbatterci le corna contro :-) - Davide, ufficio AgenziaDuca.it
@@ufficioagenziaduca7514 Grazie, sto seguendo il corso di base tramite questo video. Devo dire la verità, molto spesso sono attratto da personaggi apatici che non hanno l’ottimismo e l’energia di andare fischiettando al lavoro. E quindi mi chiedo come si possa descrivere la loro vita che per me è interessante, ma senza annoiare il lettore. Dalla tua interessante risposta un metodo è comunque creare un conflitto tra lui e il mondo. Una seconda considerazione che vorrei fare è che non amo il modello di storia molto in voga qui in Usa in cui c’è il buono, il cattivo e lo scontro finale in cui uno dei due prevale. Noto questo schema in tantissimi film e mi annoia molto e per questo penso sempre a trame diverse perché il mondo non è tutto bianco o nero. Anche gli sceneggiatori delle storie del wrestling, per fare un esempio su un mondo narrativo che amo, credo si siano stancati di questi schemi. Ricordo che anni fa i personaggi erano divisi in buoni e cattivi, poi hanno deciso di cambiare strada e ognuno di loro è diventato più complesso e multidimensionale. Cosa ne pensate dello schema tipico dei film di massa Hollywoodiani? Ha stancato solo me?
@@Vita-a-stelle-e-strisce Sì, c'è quasi sempre un modo di creare conflitto, anche in un contesto in cui apparentemente può sembrare assente. Dopo aver finito il videocorso studia anche dalla forma scritta: www.agenziaduca.it/manuale-gratuito-scrittura-creativa La seconda parte del Corso Base, quella dedicata alla Sceneggiatura, non c'è ancora su RUclips; e comunque è bene ripetere da vari formati, come indicato nel video introduttivo al Corso Base. - Davide, ufficio AgenziaDuca.it
@@ufficioagenziaduca7514 Grazie, a me piace molto scrivere (ad esempio sul mio blog Torno a vivere in America) e sto abbozzando dei racconti e un romanzo semi-autobiografico. Queste lezioni sono molto utili e probabilmente mi iscriverò al corso avanzato dopo aver digerito bene i concetti del corso base. Sicuramente ho bisogno di molta pratica e molti consigli e una guida solida per poter migliorare e creare qualcosa di buono.
La descrizione delle zampe del granchio, la rende più realistica, perché riesco perfettamente ad immaginarle muoversi, come una creatura vivente. Io l'avrei tenuta quella parte, perché è un dettaglio che avrei apprezzato leggere. Altrimenti la scena, seppur descritta a sufficienza mi da l'impressione che sia scritta sbrigativamente.
Questa lezione è grandiosa. Una di quelle che ha contribuito di più nel convincermi a fare il corso avanzato. Comunque sia, l'ho finito e sto rifacendo quello base e, come detto nel video di presentazione, tutto mi è più chiaro. Ora saluto il me del futuro quando tornerà a guardare questo video.
Ciao, se non ti ricordi di questo messaggio vuol dire hai perso troppo tempo con le cazzate!
Più guardo i video del corso base più mi convinco che farò anche quello avanzato! Non mi era mai capitato di imbattermi in video sulla scrittura spiegati in maniera così professionale e da grande appassionato ma autodidatta di scrittura mi sto rendendo conto di quanta spazzatura ho generato nel corso degli anni. Una volta studiata bene la base ci vedremo nel livello avanzato! Grande
Buono studio.💪🏻💪🏻💪🏻💪🏻
Grazie Duca, me lo sto godendo assai
Video molto interessante e utile. Grazie mille
Vedo tanti gamberi! :-) Bella lezione.
Corso davvero interessante e ben spiegato, utilissimo...per di più gratuito. Prima di affrontare le lezioni, devo dire che ero un po' scettico...ma mi sono subito smentito. Per scrivere bene non è sufficiente leggere ed avere delle buone doti da scrittore, bisogna anche essere istruiti nel farlo...è un concetto che non è ancora stato assimilato dai più, pure da scrittori famosi. Ho letto libri di successo che mi hanno entusiasmato quanto l'omelia noiosa di un prete tedioso, e il motivo sembra essere sempre più o meno lo stesso: raccontano ma non mostrano.
Fantastico. :-) Ricorda di seguire molto bene le istruzioni sul ripeterlo e sul temere gli Einstellung, come spiegato nel video introduttivo (prima dello 00) e in quello finale del Corso Base di Scrittura. Buono studio!
Non è molto carino ribadire ogni volta che il 90 per cento degli editor italiani non sa fare il proprio lavoro. Io sono editor, ho studiato per diventarlo, e continuo a studiare per conto mio (es. con il tuo corso base, leggendo manuali, leggendo generi che avevo abbandonato da tempo per avere una formazione più completa, ecc.).
Non scrivo per convincerti di quanto io sia brava, scrivo perché tu capisca (ma penso tu lo sappia già, solo che non capisco perché tu non lo dica…) che a volte, anzi, la maggior parte delle volte, un editor non è messo nelle condizioni di svolgere il suo lavoro al meglio. Autori che non accettano alcun consiglio o suggerimento, che “se levi questa frase non c’è più il PATHOS”, “no ma questa è la cosa più POETICA che ho scritto, non posso mica eliminarla”, ecc. portano un editor alla frustrazione (per non parlare di quelli che, anche se le tue tariffe son scritte ovunque, quando leggono il preventivo sembrano cadere dal pero e “ah pensavo meno, ma una sconto no?”). Per non perdere completamente la sanità mentale, l’editor è costretto a giungere a compromessi (anche perché l’alternativa è smollare il lavoro e non avere i soldi per l’affitto).
Io al momento sto lavorando ad un giallo con NARRATORE ONNISCIENTE (“senti che idea, per risolvere tutti i problemi di gestione del POV che mi hai segnalato, lo facciamo che sa tutto di tutti ok?”), “TELL DON’T SHOW” potrei dire per rendere l’idea, INFODUMP OVUNQUE (“no ma fidati che serve ripetere queste cose mille volte e poi tutte queste informazioni vedrai che alla fine sono importanti fidati di me”), e altre cose poco carine che non vorrei mai e poi mai ci fossero in un libro editato da me. Ma cosa dovrei fare? Rinunciare al lavoro? Ho già perso il lavoro precedente per “incompatibilità con l’autrice” (leggi: vecchia che pensa di aver scritto il capolavoro del secolo e ti tratta con sufficienza perché sei “giovane” e quindi è ovvio che lei ne sappia di più), 800 euro che mi han detto “ciao ciao”, non posso proprio perdere altri soldi.
Scusa se mi sono dilungata, ma mi dà fastidio che ci sia gente come me (ne conosco) che si sbatte un sacco per studiare, ma non riesce a lavorare come vorrebbe perché se cambi una virgola al testo l’autore piange.
Ciao!
Trovo che la tua esperienza sia molto interessante e che sia un buono spunto di riflessione. Chiederò al Duca se vuole parlarne in un video, perché è un argomento centrale per gli editor studenti del Corso.
Detto questo, c'è un motivo se il Duca parla del 90% e non di tutti gli editor. Evidentemente il Corso non si riferisce a quei (pochi) editor che spendono il proprio tempo e i propri soldi per migliorare le proprie competenze e per svolgere al meglio il proprio lavoro, ma ai tanti editor che propongono modifiche ai brani sulla base di quelli che in realtà sono gusti personali, e questo tipo di editing al ribasso è testimoniato non solo dall'esperienza del Duca e da quella di diversi Corsisti che hanno condiviso le loro disavventure editoriali con noi, ma anche dalla semplice osservazione della realtà là fuori (pensa, per esempio, che in un'intervista che girava tempo fa l'editor di una grande casa editrice affermava di bocciare automaticamente i manoscritti che riportavano "sé stesso" invece di "se stesso", nonostante la preferenza decisa della Crusca verso la prima forma).
@@ufficiodusiossrl333 se dovesse fare un video sull’argomento, forse (finalmente) alcuni autori prenderebbero un po’ più di consapevolezza dei loro limiti e capirebbero che affidarsi a un editor non vuol dire stravolgere il loro testo.
Sono consapevole del fatto che ci siano editor che, una volta finito il corso di formazione/master/quello che è, non prendono più in mano manuali ecc. Cerco di non averci a che fare perché secondo me non sono professionali. Ma posso dire che tra gli editor che conosco abbastanza bene e con cui scambio opinioni non c’è nessuno che se ne sta adagiato sugli allori e non si mette in discussione (non penso sia solo l’autore a doverlo fare, spero sia chiaro). Il punto è che ormai la convinzione “l’editor rovina la mia opera e cerca di omologarla a tutte le altre, mentre io voglio essere libero di usare duecento avverbi in -mente, mille aggettivi per un sostantivo, punteggiatura senza criterio nei dialoghi” and so on dilaga in tutti i gruppi di “autori emergenti”. Nella lezione precedente (mi pare) si è parlato di competenze dell’autore e dell’editor e si è detto, giustamente, che se uno ne sa più dell’altro è probabile sorgano problemi. Ma la maggior parte degli autori è convinta (su quali basi? Non si sa) di saperne sempre più di tutti gli altri, e la situazione peggiora a causa di personaggi che saltano fuori dal nulla dicendo di aver pubblicato in self senza cdb e senza editing e di aver venduto diecimila copie perché “non c’è alcuna regola, io ho TALENTO e scrivo con PASSIONE, e il mio pubblico mi ama per questo”.
@@ufficiodusiossrl333 sarebbe giusto anche parlare dei “cattivi” editor (es. che mi hai fatto), ma ho paura di come gli autori prenderebbero la cosa (si tende sempre a fare di tutta l’erba un fascio). È un argomento spinoso e ogni volta che lo si affronta sui gruppi fb si finisce in polemiche senza senso.
31:30 concordo pienamente alcuni editor pensano di fare bene ma indeboliscono lo scrittore senza lasciarli carta libera, vogliono prendere dei meriti che non gli spettano. per esempio mi immagino Salinger come bastonava le case editrici
Ciao Duca, grazie mille per le bellissime lezioni. Ho una questione da porti: se la scrittura narrativa deve sempre essere filtrata dal punto di vista di un personaggio, come la mettiamo quando in un racconto non ci sono personaggi? Esiste un racconto di Ray Bradbury, "Cadrà dolce la pioggia", che fa parte della raccolta "Cronache marziane" del 1950 (alla quale sono molto affezionato), in cui si descrive una casa disabitata all'interno di una città fantasma che ha subìto una catastrofe nucleare. La casa in questione ha tutti i sistemi di funzionamento automatizzati e continua a "vivere" nonostante i suoi inquilini siano morti. Secondo la regola del punto di vista e l'impossibilità tecnica della telecamera neutra, un racconto del genere non dovrebbe neanche esistere. Eppure esiste, io lo trovo stupendo e non vorrei mai che non fosse stato scritto (volendo ne trovi una lettura commentata su RUclips, nel video "Rick DuFer legge tra le righe Ray Bradbury" a partire dal minuto 39:40).
MI è venuto in mente un altro caso: quando in scena ci sono solo animali o comunque personaggi d'intelligenza troppo inferiore a quella umana. Prendo come esempio la parte iniziale di "2001 - Odissea nello spazio" di Arthur Clarke, dove il protagonista è un ominide ancora sprovvisto di linguaggio e pensiero razionale. Kubrick (restando in tema) diceva: "Se può essere scritto, può essere filmato". Rigirando la formula, dovremmo forse pensare che alcune cose, se anche possono essere filmate (o pensate), non possano essere scritte?
Ok, segnato nella lista per i video.
@@DucadiBaionette Grazie per aver ritenuto il mio quesito degno di un approfondimento. P.S. Anche se su RUclips uso ancora il mio vecchio nickname (sarebbe ora di cambiarlo, in effetti), sono Andrea Vanacore, nuovo studente del Corso Avanzato.
DOMANDA: riascoltando questa lezione, riguardo al mostrare i dettagli mi è sorto un problema. A livello di struttura del capitolo, o della storia, quando è opportuno mostrare i macro effetti di tempo e luogo? mi spiego con un esempio.
Nell'anno dell'omuncolo abbiamo Saka che arranca nella neve, viviamo con lei il freddo e dal fatto che abbia dei rami per il fuoco possiamo desumere che si vada verso la sera. Non è fondamentale ma abbiamo fin dal primo momento un quadro del quando.
Nel caso di capitoli dove magari non è importante dare queste indicazioni, è comunque utile piazzare almeno un accenno? Questo per non spiazzare il lettore che magari se lo era figurato di giorno, inserendo una notte fonda.
O forse è una domanda nulla poiché avendo immedesimato il lettore, egli non ha fatto in tempo a porsi tale quesito perché immerso nella vicenda e nel solo mostrato?
Ciao Duca! Innanzitutto ti ringrazio per l'eccellente qualità delle tue lezioni e il modo concreto in cui riesci a spiegare concetti che altrimenti rischiano di restare troppo astratti. Ne approfitto per fare una domanda. Scrivendo in prima persona è quindi meglio utilizzare sempre il tempo presente? Oppure è possibile realizzare della buona narrativa anche con la prima persona al passato?
Grazie,
Mauro
Mi è venuto lo stesso dubbio, mi vengono in mente romanzi di Borges (l'immortale) e la magggior parte dei romanzi di Lovecraft la cui prima persona al passato è un po il fulcro dell'orrore cosmisco che vogliono trasmettere. Ma le argomentazioni del video sono tutte molto sensate, certamente è uno stile molto pericoloso con cui cimentarsi per chi non sa esattamente quello che sta facendo 😁
pazzesco, queste lezioni sono mithril colato 😱😱😱🥰🥰
Mithril colato nelle antiche aule dei nostri padri, dove noi nani lavoriamo sodo e ci divertiamo sodo! ruclips.net/video/4f8e87-ahg8/видео.html
@@DucadiBaionette questa è in effetti una scena da tributare in qualche modo XD
Grande duca! Complimenti per i video charissimi e molto esaustivi. Sto rifacendo per la seconda volta il corso base dopo aver seguito il corso learning how to learn e non posso che ringraziarti. Vorrei anche porti una domanda: in questo video dici che "l'effetto diario" della terza persona al passato non va bene perché non è narrativa immersiva, dunque un libro con la forma di diario o blog avrà sempre dei limiti tecnicamente insormontabili per riuscire a dare l'effetto di immersione? Te lo chiedo perché ho iniziato a rileggere Lolita di Nabokov per analizzarlo sul piano narrativo e mi sto accorgendo di non aver ancora assimilato abbastanza a fondo i concetti del corso base per riuscire ad usarli istintivamente durante lo studio. Tendo ancora a soccombere ai bias e a induzioni tipo "ho sempre letto libri così quindi vanno bene" oppure "se un grandissimo autore scrive così vuol dire che va bene". Razionalmente so che non va bene, ma è come se in fondo in fondo non ne fossi convinto pienamente. In più è come se la forma di diario mi convincesse e mi facesse immergere di più rispetto al fastidioso narratore onnisciente alla Tolkien o alla Manzoni. Sento, come dici nella lezione, che il diario urla "è tutto falso te lo sto raccontando io", ma è come se stessi sbirciando il diario di un tizio psicopatico scritto ad hoc per discolparsi dall'accusa di pedofilia, dunque il tutto mi da un senso di plausibilità. È un problema solo mio o la forma diaristica e il narratore onnisciente hanno differenze sostanziali che rendono una più grave dell'altra?
Blog, diari, altra merda che imita qualcosa di vero, imitano qualcosa di vero. Un "romanzo" sotto forma di diario è un diario. Sono sempre più credibili del narratore onnisciente che non imita nulla di vero e spiattella goffamente cose. Tant'è che i blog o i saggi online scritti in modo brillante (o i buoni articoli di giornale, un tempo) si sono sempre letti senza problemi, anche da chi diceva di non leggere narrativa. Un buon diario è sempre più naturale, essendo esistente in natura, di un narratore onnisciente che non esiste in natura.
Comunque la domanda ha poco senso perché per la mente umana conta la sensorialità e il creare immagini vivide, che non c'entra con la narrativa immersiva (anche se è fondamentale per farla). Puoi scrivere un articolo di blog pieno zeppo di dettagli concreti, sensoriali ecc. e con una voce autoriali brillante che aggancia il lettore, o puoi farne uno merdoso pieno di termini vuoti, farlocco-accademici e noioso. Un romanzo scritto con stile trasparente e zeppo di dettagli concreti e sensoriali anche se avesse i commenti invadenti di un narratore onnisciente sarebbe molto meglio, probabilmente, di un pessimo articolo in fucktardese-accademicoso scritto da un grigio demente senza personalità.
Ciao Duca, il personaggio che fa da filtro può essere più di uno ? Magari la storia è raccontata da più punti di vista a tratti. Ottimo lavoro, queste lezioni sono molto interessanti
Ciao Riccardo!
Ho inoltrato anche questa domanda al Duca, e ti risponderà in un video.
In breve comunque: sì, possono esserci più punti di vista.
Per esempio, "L'anno dell'Omuncolo" (che uscirà quando Dio vorrà far ripartire le fiere) ha il ruolo del protagonista ricoperto da due personaggi fisici (un po' come in Arma Letale), e ognuno ha il suo punto di vista.
Tieni a mente però che dalla gestione di più punti di vista scaturiscono maggiori difficoltà per l'autore.
Dai un'occhiata al video del Duca "Scrivere Thriller: meglio Prima o Terza Persona?" in cui si parla trasversalmente anche di questa questione.
- Davide, ufficio AgenziaDuca.it
@@ufficioagenziaduca7514 grazie mille e scusate se faccio tante domande, ma è molto interessante
Grazie ancora per tutto il tuo eccellente lavoro. Mi chiedevo se il romanzo epistolare possa essere anche oggi un modo valido per esprimere una narrazione basata sul coinvolgimento e sul sense of wonder (non ne vedo molti in giro, però Dracula è un romanzo epistolare e fa ancora molta paura!). Spero sia una domanda sensata, grazie mille.
Ho un approfondimento sui romanzi epistolari in lista da fare in futuro. La risposta breve è che sono uno schifo: o sono farlocchi, come sono farlocche le fine memorie in prima persona al passato (ah sì? ricordi TUTTI quei dettagli?) o sono davvero lettere, ma le lettere non sono narrativa... sono lettere. Sono oggetti extra-narrativi. La narrativa è solo realtà qui-e-ora vissuta nel corpo di un personaggio.
Forse la mia è una domanda che potrebbe risultare Banale ma mi chiedevo quanto dovrebbe essere lungo un romanzo d'esordio per il genere Azione. Immagino che non debba essere troppo lungo ma mi chiedevo se esiste una regola. Grazie in anticipo...
Dipende dalla collana, non dal genere. Per lo stesso genere una collana di un editore può dirti massimo 400mila battute spazi inclusi (circa 65-70mila parole) o dirti 900mila battute spazi inclusi (circa 150-160mila parole). La maggior parte degli editori preferisci libri corti, per cui se stai entro le 450mila battute è meglio: qualsiasi proposta di volume enorme è vista male, in generale, anche nel Fantasy dove i mattonazzi pubblicati sono tantissimi...
Guarda che indicazioni fornisce quella collana che ti interessa e, se non ci sono indicazioni pubbliche, procurarti i file di romanzi pubblicati in quella collana (compra l'epub o converti con Calibre il file preso da Amazon), convertili in RTF con Calibre per accederci con Office/OpenOffice/Altro e guarda la lunghezza. :-)
@@DucadiBaionette Grazie, visto che io sono uno di quelli che in generale non è dotato del super potere della sintesi trovo il suggerimento molto utile...
Scusa la domanda, Duca, ma allora se tutto deve essere qui e ora, come bisogna usare i flashback senza fare casini? Per caso hai fatto un video su questo argomento e mi è sfuggito?
Grazie mille
Ti ho fatto un video: ruclips.net/video/_9fhykMIwzU/видео.html
Ciao Duca, sto riseguendo il tuo corso dopo aver letto diversi Fantasy rivolti ad un pubblico giovane (dai 10 ai 15anni più o meno ) perché è il pubblico cui vorrei rivolgermi. In realtà, sia che siano scritti in terza o in prima persona, ho notato sin dalle prime battute la presenza di un narratore che accompagna per mano i giovani lettori. Secondo te a questa età è una necessità? Non sono in grado di immergersi in modo autonomo? Considera che parlo di Fantasy straconosciuti e lodati.
Mi ha messo un po' in croce questa consapevolezza 😅
No, non è necessario. Gli adolescenti non sono stupidi e non hanno bisogno di essere tenuti per mano. Questo approccio comunque lo puoi trovare in generale in tanta cattiva narrativa, non solo in quella esplicitamente rivolta al pubblico Young Adult (che, ricordiamo, è solo fintamente "adolescente": i romanzi per YA sono letti da valanghe di adulti sui 20-25 anni, anche 30, come facilmente verificabile seguendo booktuber ecc. ma diventa lungo spiegare come l'intero concetto di Young Adult e New Adult come "target" sia un inganno autoalimentato da aspiranti editor e scrittori "spaventati dall'incertezza", in ansia su come/cosa scrivere, senza corrispettivo reale nelle pubblicazioni o nel pubblico che è molto più elastica e molto meno categoricamente divisa).
Per avere una storia che fornisca al lettore tutto ciò che deve sapere, ma senza suonare come se lo ingozzasse di informazioni (che tanto dimenticherà in quanto non mostrate drammaticamente in azione), basta scrivere BENE. Come ripetuto praticamente in ogni singola Live di Line Editing quando appaiono parole o concetti che il lettore potrebbe non conoscere.
@@DucadiBaionette ti ringrazio davvero per l'esaustiva risposta 👍
Complimenti per il video, molto stimolante! Grazie davvero per i tuoi contributi 🙏🙏🙏
Quando parli della scarsa diffusione della lettura a causa del fallimento dell'editoria italiana, pensi che ci sia qualche legame col disastro culturale degli ultimi decenni? Chiunque come me lavori a contatto col pubblico può sperimentare quotidianamente l'ignoranza, la superficialità e il pressapochismo della maggior parte degli individui, un po' in tutti i settori, non solo professionali. Secondo te può esserci una relazione? Per noi pestamerde appassionati sarebbe interessante approfondirne anche le ragioni storiche/sociali/economiche, giusto per capire che cosa abbia portato a questa desolazione...
Una domanda che mi pongo spesso è: in una storia deve per forza sempre esserci un conflitto, una lotta e una risoluzione positiva o negativa? E se volessimo descrivere l’apatia e la staticità di un personaggio, bisogna in qualche modo ricorrere a un conflitto? Insomma sarebbe una bella sfida descrivere un personaggio che non desidera, quasi inumano, e fare appassionare il lettore.
Ciao!
Ho segnato la domanda e il Duca ti risponderà prossimamente in un video.
La risposta breve comunque è che il conflitto è un elemento strutturale della storia e delle singole scene, senza di esso il testo diventa noioso e, potenzialmente, illeggibile.
Pensa: "Sono andato a fare la spesa" riscuoterà al massimo un cenno di assenso da parte dei tuoi familiari (non è una storiella, ma un resoconto), ma "Sono andato a fare la spesa, ma..." avrà qualche probabilità di far drizzare le orecchie a chi ti ascolta (non è ancora una storia, ma potrebbe diventare tale aggiungendo altri elementi).
Questi concetti li trovi anche nel Corso Base: vedi da pag.164 in poi ("Cos'è una storia").
Proprio come hai detto, anche quando si scrive di un personaggio apatico e statico bisogna ricorrere al conflitto se si vuole coinvolgere il lettore (ma non è affatto difficile, visto che anche un personaggio statico vuole qualcosa, cioè restare tale, mentre il mondo gli si oppone). Pensa al protagonista dell'anime Evangelion e a come per i primi episodi sia proprio una personaggio passivo, ma questo provoca conflitto con gli altri personaggi e con la realtà in cui si ritrova.
Infine, per chiarire un ultimo punto, la scrittura è un media con punti forti e con limiti, e quindi non si può pretendere di poter scrivere proprio di tutto e aspettarsi di produrre un testo dalla lettura piacevole. Insomma, la logica del "Ma allora se io volessi scrivere di questo caso particolare?" non tiene conto dell'ovvia considerazione che alcune cose sono più facili da scrivere di altre, fino ad arrivare a cose praticamente impossibili da descrivere (impossibile per esempio descrivere una melodia in maniera fedele, ma anche questo non vuol dire che non si possa parlare di musica). La soluzione a questo genere di problemi è facilissima: nessuno ti obbliga a scrivere di qualcosa che non sei capace di gestire. Se incontri un ostacolo evitalo invece di sbatterci le corna contro :-)
- Davide, ufficio AgenziaDuca.it
@@ufficioagenziaduca7514 Grazie, sto seguendo il corso di base tramite questo video. Devo dire la verità, molto spesso sono attratto da personaggi apatici che non hanno l’ottimismo e l’energia di andare fischiettando al lavoro. E quindi mi chiedo come si possa descrivere la loro vita che per me è interessante, ma senza annoiare il lettore. Dalla tua interessante risposta un metodo è comunque creare un conflitto tra lui e il mondo. Una seconda considerazione che vorrei fare è che non amo il modello di storia molto in voga qui in Usa in cui c’è il buono, il cattivo e lo scontro finale in cui uno dei due prevale. Noto questo schema in tantissimi film e mi annoia molto e per questo penso sempre a trame diverse perché il mondo non è tutto bianco o nero. Anche gli sceneggiatori delle storie del wrestling, per fare un esempio su un mondo narrativo che amo, credo si siano stancati di questi schemi. Ricordo che anni fa i personaggi erano divisi in buoni e cattivi, poi hanno deciso di cambiare strada e ognuno di loro è diventato più complesso e multidimensionale. Cosa ne pensate dello schema tipico dei film di massa Hollywoodiani? Ha stancato solo me?
@@Vita-a-stelle-e-strisce Sì, c'è quasi sempre un modo di creare conflitto, anche in un contesto in cui apparentemente può sembrare assente.
Dopo aver finito il videocorso studia anche dalla forma scritta: www.agenziaduca.it/manuale-gratuito-scrittura-creativa
La seconda parte del Corso Base, quella dedicata alla Sceneggiatura, non c'è ancora su RUclips; e comunque è bene ripetere da vari formati, come indicato nel video introduttivo al Corso Base.
- Davide, ufficio AgenziaDuca.it
@@ufficioagenziaduca7514 Grazie, a me piace molto scrivere (ad esempio sul mio blog Torno a vivere in America) e sto abbozzando dei racconti e un romanzo semi-autobiografico. Queste lezioni sono molto utili e probabilmente mi iscriverò al corso avanzato dopo aver digerito bene i concetti del corso base. Sicuramente ho bisogno di molta pratica e molti consigli e una guida solida per poter migliorare e creare qualcosa di buono.
L'esempio "dell'orologio" m'ha provocato un'erezione. No, vabbè,quella non ce l'ho da eoni (purtroppo) ma comunque ci siamo capiti 😁