Riuscire ad esternare le proprie emozioni/ragioni/sentimenti con le giuste parole, fermo restando che l'interlocutore capisca a sua volta, mi è sempre mancato. Ragiono più di pancia che di testa. 😅
Perché "fermo restando"? Basta mettere su carta le parole come vengono, e sistemare secondo le regole, con semplicità. Ci vuole pratica, un po', poi diventa semplice. Allora si può arrivare ad un (più semplice): " mi è sempre risultato difficile riuscire a comunicare (perché è questo lo scopo dell'esternare) emozioni/ragioni/sentimenti con le parole più adatte, in modo che l'interlocutore capisca; tendo a esprimere più di pancia, che di testa." A mio parere Lei ha tutte le carte in regola per comunicare efficacemente, ma ci vuole tempo, impegno e pazienza per essere dei comunicatori preparati. E ci vogliono qualità che di solito si sottovalutano: capacità di ascolto (ascolto dei propri pensieri, anzitutto. Spesso chi ha difficoltà nella comunicazione non si ferma a riflettere sui propri pensieri, da dove sorgono, come si sviluppano, dove vogliono arrivare...), volontà di sentirsi sullo stesso piano dell'altro, calma, saper mettere ordine ai pensieri e attenzione alle sfumature delle parole usate. Provi a tenere un diario, non importa cosa vorrà scriverci, ma fermare i pensieri, rileggerli, aiuta a riflettere, a correggere il linguaggio e anche il pensiero.
Interessante. Concordo su molti aspetti - la lettura con giusto atteggiamento è fondamentale. Penso però ad esempio che anche nell' oralità ci possa essere un' improvvisazione immediata - dico per esperienza personale perché per lavoro parlo spesso in pubblico. E lo faccio in tre lingue, e questo mi porta a stressare molto la mia memoria a breve termine. Grazie per gli spunti.
...E che dire di quelli che in TV, non solo parlando, ma anche leggendo, intercalano degli 'eee' praticamente davanti a ogni vocabolo? Maestro di questi 'intercalatori' è Mentana, che io chiamo 'l'uomo dai due perché', per il vezzo di ripeterlo due volte. Benedetto uomo, sei lì a darci le notizie e dille, no? Come diceva Marzullo: 'Fatti una domanda, datti una risposta...'
immagino però nn si debbano contare le ripetizioni, congiunzioni, ecc. Potrebbe esserci una differenza tra "parole" e "vocaboli". Magari ci rispondono a🤗
@@maurizjomaurizio7131 Francamente il professore sembrava considerare le parole totali. Del resto, il mio programma di scrittura considera il totale, ed è quindi a quello che io posso far riferimento. E, credo, anche lui. Ma forse c'è dell'altro che non so e lui sa ma non ha specificato.
@@danielecosta958 No, francamente è ovvio e LOGICO che il professore stesse parlando di parole considerate nella loro prima apparizione, non di occorrenze, e cioè di quante volte si ripete una parola. Per sapere se un parlante ha un ricco vocabolario non serve a niente contare quante volte dica francamente", è importante sapere che conosce l'uso e il significato dell'avverbio "francamente", non che in un discorso o testo lo usi 14 volte. Per conoscere il lessico di un parlante, di uno scrittore, di un testo, ecc. importa sapere che usa la parola "casa" e poi anche la parola "magione", queste sono due parole che lo scrivente mostra di conoscere, non importa quante volte scrive "casa" o "magione" in un romanzo. Per la conoscenza lessicale conta tutto quello che appare la prima volta, quindi anche congiunzioni, preposizioni, pronomi ecc., ma non contano le variazioni minime della stessa parola, per esempio il plurale "case" rispetto a "casa". Concludendo: l'uso medio del *lessico* in un romanzo è di circa 10 mila vocaboli (anche usati più volte), il numero medio di parole può essere anche di 50 mila (ripetute più volte e dipende dalla lunghezza del romanzo, ovviamente). Il contatore di Word non ti dice quanto ricco o povero sia il vocabolario usato in un testo, ti dice solo quanti caratteri e quante parole sono presenti nel testo.
Semplicemente meraviglioso. La sua eloquenza è affascinante. Grazie di esistere Professore!
Ho fatto il classico, amato/ odiato. Ma conosco e uso tante parole. Grazie papà e mamma 😊
Riuscire ad esternare le proprie emozioni/ragioni/sentimenti con le giuste parole, fermo restando che l'interlocutore capisca a sua volta, mi è sempre mancato. Ragiono più di pancia che di testa. 😅
Perché "fermo restando"? Basta mettere su carta le parole come vengono, e sistemare secondo le regole, con semplicità. Ci vuole pratica, un po', poi diventa semplice. Allora si può arrivare ad un (più semplice): " mi è sempre risultato difficile riuscire a comunicare (perché è questo lo scopo dell'esternare) emozioni/ragioni/sentimenti con le parole più adatte, in modo che l'interlocutore capisca; tendo a esprimere più di pancia, che di testa."
A mio parere Lei ha tutte le carte in regola per comunicare efficacemente, ma ci vuole tempo, impegno e pazienza per essere dei comunicatori preparati. E ci vogliono qualità che di solito si sottovalutano: capacità di ascolto (ascolto dei propri pensieri, anzitutto. Spesso chi ha difficoltà nella comunicazione non si ferma a riflettere sui propri pensieri, da dove sorgono, come si sviluppano, dove vogliono arrivare...), volontà di sentirsi sullo stesso piano dell'altro, calma, saper mettere ordine ai pensieri e attenzione alle sfumature delle parole usate. Provi a tenere un diario, non importa cosa vorrà scriverci, ma fermare i pensieri, rileggerli, aiuta a riflettere, a correggere il linguaggio e anche il pensiero.
@dorapistillo3737 grazie!
Interessante. Concordo su molti aspetti - la lettura con giusto atteggiamento è fondamentale. Penso però ad esempio che anche nell' oralità ci possa essere un' improvvisazione immediata - dico per esperienza personale perché per lavoro parlo spesso in pubblico. E lo faccio in tre lingue, e questo mi porta a stressare molto la mia memoria a breve termine. Grazie per gli spunti.
Illuminante!
🙏🏻
Grazie.
Grazie per le perle di saggezza.😅
Ho imparato quarantundici
...E che dire di quelli che in TV, non solo parlando, ma anche leggendo, intercalano degli 'eee' praticamente davanti a ogni vocabolo?
Maestro di questi 'intercalatori' è Mentana, che io chiamo 'l'uomo dai due perché', per il vezzo di ripeterlo due volte.
Benedetto uomo, sei lì a darci le notizie e dille, no? Come diceva Marzullo: 'Fatti una domanda, datti una risposta...'
W la cultura e la conoscenza 👍👍👍👍❤❤❤
Pensa che per fare il pubblicitario io devo semplificare continuamente il lessico
E come la mettiamo con gli "Analfabeti Funzionali"?
Leggere e scrivere.
Che ci vuole a parlare bene?
Lo stesso per mettere un solo spazio tra le parole.
@federicobarranca589 grazie
Il mio programma di scrittura, in un romanzo medio, conta 50-60.000 parole.
immagino però nn si debbano contare le ripetizioni, congiunzioni, ecc. Potrebbe esserci una differenza tra "parole" e "vocaboli". Magari ci rispondono a🤗
@@maurizjomaurizio7131 Francamente il professore sembrava considerare le parole totali. Del resto, il mio programma di scrittura considera il totale, ed è quindi a quello che io posso far riferimento. E, credo, anche lui.
Ma forse c'è dell'altro che non so e lui sa ma non ha specificato.
@@danielecosta958 No, francamente è ovvio e LOGICO che il professore stesse parlando di parole considerate nella loro prima apparizione, non di occorrenze, e cioè di quante volte si ripete una parola. Per sapere se un parlante ha un ricco vocabolario non serve a niente contare quante volte dica francamente", è importante sapere che conosce l'uso e il significato dell'avverbio "francamente", non che in un discorso o testo lo usi 14 volte.
Per conoscere il lessico di un parlante, di uno scrittore, di un testo, ecc. importa sapere che usa la parola "casa" e poi anche la parola "magione", queste sono due parole che lo scrivente mostra di conoscere, non importa quante volte scrive "casa" o "magione" in un romanzo.
Per la conoscenza lessicale conta tutto quello che appare la prima volta, quindi anche congiunzioni, preposizioni, pronomi ecc., ma non contano le variazioni minime della stessa parola, per esempio il plurale "case" rispetto a "casa".
Concludendo: l'uso medio del *lessico* in un romanzo è di circa 10 mila vocaboli (anche usati più volte), il numero medio di parole può essere anche di 50 mila (ripetute più volte e dipende dalla lunghezza del romanzo, ovviamente).
Il contatore di Word non ti dice quanto ricco o povero sia il vocabolario usato in un testo, ti dice solo quanti caratteri e quante parole sono presenti nel testo.
Non si riferiva alle parole totali, quello dipende dalla lunghezza del romanzo, ma alle singole occorrenze di parole diverse.
Al riguardo del potere assoluto della parola mi sovviene un romanzo " la settima funzione del linguaggio" autore Laurent Binet.
Eccone un'altro come Recalcati 😂i professori dell' ovvio che prendono lo stipendio 😂😂
Stando zitti 😜