Storie di non ordinaria amministrazione | Patti Chiari | RSI Info

“Io ho messo in vendita la casa. Non voglio più avere a che fare con un’amministrazione così.”. Lo racconta Samantha con frustrazione. Stessa conclusione anche per Luana. Nel frattempo, Maria continua a vivere nel suo appartamento, nonostante le spese condominiali abbiano superato la soglia dei 500mila franchi. Rosa, d’altra parte, è stata minacciata di essere cacciata fuori dalla sala durante un’assemblea. Quattro proprietarie di appartamenti in città diverse della Svizzera Italiana, ma un problema comune: le amministrazioni dei condomini in cui vivono.
Iniziamo da Maria. Per rifare l’atrio esterno e l’ingresso del palazzo in cui vive sono stati spesi 45mila franchi. Una ristrutturazione votata in assemblea. Una spesa necessaria secondo l’amministrazione. Solo un abbellimento, secondo Maria. L’atrio nella sua versione precedente, non aveva niente che non andasse, secondo lei. Questa è una differenza fondamentale: le spese necessarie vanno approvate a maggioranza, mentre per quelle puramente estetiche, invece, serve l’unanimità. E Maria e altri condomini avevano votato contro. Secondo l’amministrazione, da noi interpellata, i lavori erano “utili”, tanto più che c’era qualche infiltrazione. Ma non ci è stato permesso di sottoporre, quelle che sarebbero le foto comprovanti il problema, alla valutazione neutra di un esperto.
Questo condomino non è nuovo a spese per lavori che sollevano dubbi nei condomini. Il rifacimento dei corridoi, preventivato per 140mila franchi, è stato consegnato a un costo di 182mila franchi. Per legge, lo sforamento massimo concesso sarebbe di 14mila franchi. Ma in assemblea, ancora una volta, la spesa extra viene approvata: 32 dei 40 condomini hanno dato la procura di voto all’amministrazione: per questo motivo, quest’ultima ha praticamente sempre la maggioranza e a poco servono le proteste di Maria.
Samantha e Luana vivono in un altro condominio. Durante l’assemblea condominiale, si sono trovate a dover votare il preventivo per il rifacimento della terrazza del palazzo, che funge anche da tetto: ci sono infiltrazioni d’acqua. I lavori sono da fare, ma per 160 metri quadri l’amministrazione chiede ben 472mila franchi. La maggioranza dei condomini accetta. Samantha e Luana sono esterrefatte. Chiedono più tempo, vorrebbero far analizzare il preventivo: non era stato allegato alla convocazione dell’assemblea e non hanno potuto analizzarlo, come invece prassi, buon senso e gli stessi esperti di proprietà per piani avrebbero suggerito. Così si sfoga Luana: “Io non capisco, i comproprietari sono adulti e votano 400’000 franchi di lavori basandosi su qualche slide proiettata su un muro? Cosa c’è di preciso dietro a quei 400’000 franchi di lavori, nessuno lo sa.”
Né Luana né Samantha hanno però contestato in pretura la spesa entro i 30 giorni dalla data dell’assemblea, come richiede la legge. E quindi la decisione è valida.
Insomma, l’amministrazione di questo condominio non brilla per trasparenza. Un altro esempio è la scarsa qualità dei verbali: inviati spesso in ritardo, fino ad arrivare a contenere errori di rilievo, come attribuzione di voti mai espressi, proprietari che si ritrovano favorevoli e astenuti allo stesso tempo, oppure proprietari assenti che risultano aver votato. La gestione dei fondi dei condomini non è migliore: polizze di versamento inviate con numeri di conto errati, pagamenti per lavori deviati sui conti di altri edifici gestiti dall’amministratore: errori che, sebbene riconosciuti, vengono corretti solo dopo mesi.
Nel caso di Rosa invece, per riuscire a fare votare in assemblea a quale ditta rivolgersi, è dovuta arrivare fino in Pretura. E nonostante l’impegno preso dall’amministrazione, ci sono voluti 3 anni prima che la votazione avesse luogo.
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