DANTE EUROPEISTA (?).

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  • Опубликовано: 6 окт 2024
  • IL CIBO DI DANTE, LA NASCITA DI UNA CULTURA “EUROPEA” ANTE LITTERAM: ECLETTISMO FILOSOFICO E COSMOPOLITISMO.
    Qui, al sesto canto, Dante celebra l’uomo di pace Giustiniano (unico personaggio ad occupare un intero canto), colui che ci ha lasciato il corpus iuris civilis, un capolavoro che modellò e unificò la legge dell’Occidente europeo sino al codice napoleonico.
    Ma il vero soggetto del canto è però l'aquila, sotto il cui segno non può che realizzarsi quella vera pace che per Dante è quella che deriva soltanto dalla sottomissione di tutti alla legge ispirata al diritto naturale e al diritto civile.
    L’aquila è lo Jus, è l’impero del diritto che si identifica con la giustizia. Al XIX del Paradiso l’aquila, non più segno araldico, diviene il segno della giustizia e addirittura parla per bocca dei fulgenti rubini che la compongono.
    Chi trasferisca questo concetto dantesco, che nella nozione medievalistica si riferiva all’Europa centro-meridionale - che era per lo più il mondo conosciuto nel ‘300 - al nostro presente dove la Comunità Europea e l’ONU gestiscono questo diritto non potrà che cogliere il senso delle anticipazioni dantesche, tanto più visionarie e impressionanti, se rapportate al contesto storico in cui sono nate.
    Semplificando (ma non di troppo) si potrebbe dire che al sesto del Paradiso, canto politico per eccellenza, con Giustiniano troviamo chiaramente espressa l’attualità dell’utopia dantesca che corrisponde alla vocazione della nostra Europa: il suo vanto, il suo senso e la sua identità stanno nella pace, nella difesa e nella crescita dei diritti per tutti. [ ...] .
    Questi sono gli autori di cui Dante maggiormente si è nutrito, quelli ai quali egli si sente più debitore. Questi gli ingredienti fondamentali del cibo di Dante.
    Il lungo elenco impone un’immediata riflessione riguardante l'apertura mentale e la spregiudicatezza con cui Dante ci presenta questa biblioteca ideale.
    Colpisce innanzitutto la loro varia provenienza geografica: Tommaso è italiano ma Alberto Magno, il suo maestro, è di Lauingen, in Svevia. Graziano, il grande giurista, e Pietro lombardo, il compilatore delle sentenze dogmatiche della tradizione cristiana, sono pure italiani, ma Salomone viene dalle regioni di Israele; Dionigi l’Areopagita, lo specialista in angiologia, è greco mentre lo storico Paolo Orosio è spagnolo. Severino Boezio è un senatore romano. Isidoro e Beda, eruditi illustrissimi, sono rispettivamente spagnolo di Cartagena e inglese. Riccardo di San Vittore è scozzese e infine il filosofo Sigieri è nativo del Brabante, nei Paesi Bassi.
    Da questo lungo elenco - che non appare pedantemente nozionistico - ne esce il fondamento di una cultura che potremmo definire proto-europea.
    La definiamo tale in quanto essa è il prodromo di una modernità; in quanto essa, già interdisciplinare e multiculturale di per sé in quanto medievale, appare già cosmopolita, coesa in senso moderno ed eclettica.

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