Recensione: FERRO 3 - LA CASA VUOTA - Kim Ki-duk

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  • Опубликовано: 11 янв 2025

Комментарии • 9

  • @ornellaguidotti3072
    @ornellaguidotti3072 2 года назад +1

    Grazie per la bella recensione

  • @egranoveizi7738
    @egranoveizi7738 4 года назад

    Bellissima analisi. Mi hai fatto notare molte cose che mi erano sfuggite, grazie.

  • @ewjrejesdffdki87
    @ewjrejesdffdki87 10 лет назад +1

    Ho adorato questo film! Bella recensione

    • @itsmekiddo1902
      @itsmekiddo1902  10 лет назад

      Grazie mille! Felice che ti sia piaciuto sia il mio video ma soprattutto il film! :)

  • @Flyingpaw
    @Flyingpaw 10 лет назад

    Con questa recensione mi hai proprio incuriosita! Cercherò di recuperarlo presto ^-^.
    P.S.: la musica di sottofondo la amo troppo *-*!!!

    • @itsmekiddo1902
      @itsmekiddo1902  10 лет назад +1

      Grazie mille carissima! :) Spero possa piacerti questo film, secondo me è una perla di rara bellezza! ❤

  • @francescocaccioppoli416
    @francescocaccioppoli416 4 года назад

    Complimenti! Sei riuscita a farmi apprezzare un film ancora prima di averlo visto..

  • @kidmarco
    @kidmarco 10 лет назад +1

    Grazie per le tue recensioni, ho scoperto ora il tuo validissimo Canale.
    "Ferro 3" è il mio film preferito di KI-duk (noto la tua precisione e competenza anche da particolari quali la corretta pronuncia, per quel che ne so, e la minuscola di "duk").
    Avevo riflettuto molto e scritto in passato su questo gioiellino cinematografico, di rara perfezione e delicatezza.
    Qui mi limiterei a due brevi considerazioni-provocazioni (se tu o altri vorranno raccoglierle e discuterne, ne sarei lieto).
    Dirò subito che, per me, il film (ma non è certo la sola lettura possibile) è un film sul tema anzitutto della IDENTITA', in tutte le sue declinazioni, ma soprattutto nella sua accezione filosofico-metafisica: che cosa è l'identità?
    Pongo due domande:
    - Se le case sono metafore delle identità dei loro proprietari o possessori, perché solo il protagonista (che è, a ben vedere, colui che è privo di una identità "determinata": non si sa chi sia, cos faccia, come viva...) perché solo e prorpio lui riesce a vivere concretamente le case, manutenendole riparandole pulendole, meglio dei loro stessi legittimi abitatori?
    Perché solo con lui le case non sembrano più "vuote" cioè "morte", ma sembrano riprendere "vita"?
    - Perché solo la protagonista riesce a vedere il ragazzo, che per gli altri risulta "invisibile" (noterei, per inciso, che è decisivo l'allenamento per così dire in carcere in regime di isolamento, per ottenere la piena invisibilità....), dal momento che - paradossalmente (?) - ella è l'unica che non cerca di "comprendere" chi egli sia, cioè, a differenza di tutti gli altri, cioè non cerca di "inquadrarlo" in una definizione (ladro, teppista, vagabondo, assassino, fannullone...) ma lo accoglie così come è?
    In qualche modo ho nascosto la "mia" risposta già nelle domande, ma non ho la presunzione di possedere "la" risposta... quindi, resto in attesa di vostri riscontri.
    Ciao, e grazie.
    Marco
    P.S.
    Nelle mi ricerche sul perché la mazza da golf "ferro 3" ero giunto alla tua stessa conclusione...
    Aggiungerei solo che essa può anche rappresentare la "mediazione" (rapporto, relazione) tra noi e gli altri, e "incarna" la ambivalenza che tale relazione cela in sé: opposizione (contrasto, negatività, chiusura, violenza) oppure unione (legame, protezione, apertura, amore).
    P.P.S.
    Condivido totalmente la tua stessa fortissima ""emozione" intellettuale ogni volta che vedo o penso a questo straordinario film (di cui ringrazio pubblicamente il mitico Ghezzi e FuoriOraio per avermelo fatto scoprire qualche anno fa... e rivedere ieri notte)

    • @itsmekiddo1902
      @itsmekiddo1902  10 лет назад +1

      Kumpel Marco Ciao! :) Innanzitutto ti ringrazio per i tuoi complimenti e sono veramente felice di aver "incontrato" qualcuno che apprezza questo regista. A giudicare da ciò che hai scritto, ho ben chiaro che di fronte a me non ho un novellino in materia, o per lo meno per quanto riguardo Kim Ki-duk. Dunque la conversazione sarà sicuramente molto più "eccitante" a livello intellettuale e di contenuti, anche se, a mio parere, il cinema di questo regista è così empatico che ogni persona può captare ciò che vuole dalle sue pellicole e, come hai ben detto tu, non credo esista "la" risposta alle domande che ci poniamo dopo la visione dei suoi film.
      Ciò nonostante, tento di formulare qualche risposta lontanamente sensata, ma comunque strettamente personale.
      1. Avendo fatto delle ricerche per conto mio sul regista ed avendolo conosciuto e dunque osservato il suo modo di porsi ed approcciarsi al prossimo, ho notato che è molto introverso pur essendo estremamente estroverso nel descriversi attraverso i suoi film. Credo sia perché l'arte del cinema sia il suo modo di comunicare con l'esterno. E' un grande osservatore ed ascoltatore ed ama la solitudine e credo che proprio quest'ultimo aspetto sia la chiave per rispondere al tuo primo quesito. Chi è solo ha molto più tempo da dedicare alla propria persona, all'analizzare la propria vita e dunque anche gli altri. Il fatto che il protagonosta fondamentalmente non abbia un lavoro, gli da ancor più tempo a disposizione. Dunque penso che la sua solitudine (voluta da lui) gli abbia donato una sorta di capacità di lettura e di traduzione del mondo esterno. In più penso che chi non ha nulla nella vita, ha la capacità di godere delle piccole cose, anche le più inutili. Perciò credo che la sua vita apparentemente vuota, lo porti a cercare giorno per giorno di colmarla nel miglior modo possibile, non sopravvivendo, ma vivendo intensamente ciò che gli sta attorno. Perché solo lui riesce in tutto ciò? Beh, qui credo che Kim Ki-duk abbia sferrato una bella e buona critica sociale alla Corea (ma ampliando anche a tutto il resto del mondo), sul consumismo, sull'incapacità di essere persone ma bensì soldati della quotidianità, sulla nostra inconsistenza, sul materialismo che ci pervade e sul sentimentalismo che via via ci lasciamo alle spalle. Il protagonista è estraneo a tutto ciò, dunque vive meglio ed in modo più leggero.
      2. Anche qui mi riallaccio alla risposta precedente. La solitudine è un aspetto fondamentale dell'evoluzione del personaggio femminile. In finale, i due protagonisti sono molto simili. Sono due esseri muti, che subiscono costantemente le malignità del mondo, che hanno scelto di chiudersi nel loro universo fatto di silenzi. Il dolore e la violenza che si susbisce, sono qualcosa di onnipresente nel cinema di Kim Ki-duk. In questo caso sia la violenza fisica che quella psicologica. Per la protagonista, la sua casa è la sua prigione, infatti è l'unico luogo in cui lei vive male. Ma quando anch'ella acquisisce la capacità di "vedere attraverso", nel finale riesce a trovare finalmente la pace ed a vivere bene la sua casa. Il dolore l'ha fortificata, l'ha battezzata, certo, l'ha anche sfregiata, ma il risultato è che ha imparato a condividere col suo malessere, trasformandolo. E' quello che fa costantemente Kim Ki-duk nella sua vita (e che cerco di fare anche io, per quanto m'è possibile), e cioè convivere col male quotidiano (il mondo esterno, come ci condiziona e come noi ci rapportiamo ad esso). Ciò nonostante, non ci sarà mai pace, perché per quanto accettiamo le ferite che ci vengono date, andiamo avanti con un carico sempre più pesante. E' per questo che il cinema di Kim Ki-duk si sta facendo sempre più rigido, strozzato, amaro (non che gli inizi fossero tanto differenti), ma l'aria che si respira ora è di rassegnazione a questo mondo devastato ed innaturale.
      Accidenti, sono uscita fuori dal discorso iniziale!
      Beh, ritornando alla tua domanda, lei è simile a lui, come ho precedentemente detto, perché non le interessa chi lui sia e stessa cosa lui. Loro guardano al presente, vivono il presente, lasciando alle spalle il passato, per quanto pesante e maligno sia. Loro vedono oltre.
      Spero di aver esaudito le tue aspettative con queste risposte, anche se chiedo venia ma sono reduce da una settimana in cui avrò dormito sì e no dodici ore, dunque la mia lucidità mentale va e viene.
      Grazie per aver condiviso con me le tue opinioni, mi ha fatto davvero molto piacere! :)
      Kiddo.