Epatite B

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  • Опубликовано: 8 май 2014
  • Il video spiega cos'è l'Epatite B, perché insorge e quali sintomi può causare. Diagnosi, trattamento, vaccino e misure preventive.
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    Abbiamo iniziato a conoscere le infezioni di origine virale che colpiscono il fegato, partendo dall'epatite A. Oggi, proseguiamo il nostro percorso conoscitivo, parlando dell'epatite B, una malattia molto diffusa in tutto il mondo. Dovete sapere che rispetto alla A, l'epatite B è potenzialmente più grave, poiché può cronicizzare ed avere un decorso maligno, fino alla cirrosi epatica e al cancro al fegato. La pericolosità di questa forma di epatite, ormai da diversi anni, ha indotto gli organismi sanitari di molti Paesi, inclusa l'Italia, ad avviare delle strategie di prevenzione mediante vaccinazione. Ma procediamo con ordine e cerchiamo di capire anzitutto che cos'è l'epatite B.
    Il virus dell'epatite B (detto anche HBV da Human Hepatitis B Virus) è un patogeno che si trasmette abbastanza facilmente da una persona all'altra. Può essere veicolato dal sangue e da altri fluidi corporei, come sperma, liquidi vaginali e secrezioni precoitali. La trasmissione può, inoltre, avvenire dalla madre infetta al neonato durante il parto. In Italia, comunque, le probabilità di contrarre il virus dell'epatite B sono diminuite da quando, nel 1991, è stata introdotta la vaccinazione obbligatoria per i nuovi nati. Il virus dell'epatite B ha come bersaglio gli epatociti, cioè le cellule del fegato, dove si insedia e comincia a moltiplicarsi. Il risultato di questa proliferazione virale è l'infiammazione del fegato, con danno cellulare. La malattia può manifestarsi con dolori, febbre e ittero, cioè con la colorazione gialla della pelle, ma spesso i sintomi sono vaghi o addirittura assenti. Nella maggior parte dei casi, l'epatite B evolve spontaneamente verso la guarigione, ma il virus responsabile della malattia può anche non essere del tutto eliminato dal sistema immunitario. Se il patogeno persiste per lungo tempo, può danneggiare lentamente il fegato della persona infetta e provocare conseguenze molto serie.
    Il virus dell'epatite B viene dunque trasmesso attraverso il contatto con liquidi corporei di persone infette, specialmente sangue e secrezioni genitali. Il contagio può avvenire, quindi, da un lato attraverso rapporti sessuali non protetti e dall'altro per via parenterale, cioè mediante trasfusione di emoderivati infetti. Aldilà del rischio legato alle trasfusioni, praticamente nullo in Italia e negli altri Paesi economicamente avanzati, non bisogna comunque dimenticare le altre modalità attraverso le quali i virus trasmessi per contatto di sangue tendono a diffondersi. Mi riferisco, in particolare, allo scambio di siringhe già usate, alla condivisione di oggetti personali come lo spazzolino o il rasoio, o al contatto con strumenti e apparecchiature sanitarie non adeguatamente sterilizzate. Esiste poi un potenziale rischio di trasmissione anche attraverso la via cutanea, tramite procedure che includono agopuntura, piercing e tatuaggi. Infine, è importante sottolineare che una delle principali cause di contagio nei Paesi in via di sviluppo è legata alla trasmissione dalle madri infette ai figli al momento della nascita.
    L'epatite B può evolvere in modi diversi. L'infezione virale, infatti, può associarsi a patologia epatica acuta, cronica o fulminante. Vediamo ora di analizzare i singoli casi. La forma acuta ha una durata inferiore ai sei mesi, perché il sistema immunitario, in genere, interviene producendo anticorpi specifici contro il virus dell'epatite B. La maggior parte delle persone infettate dal virus, quindi, recupera con la completa guarigione, e senza riportare alcun danno permanente. L'esito comprende anche l'acquisizione dell'immunità dall'infezione, per cui il soggetto sarà protetto per tutta la vita da ulteriori infezioni da parte del virus HBV. Nei casi in cui l'infezione dura più di sei mesi, si parla di epatite B cronica.
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