Abbiamo bisogno di gente come lei. Sono spagnola, studentessa d'italiano e insegnante d'inglese. Ho imparato tanto tanto con lei...Corraggio e avanti!!!
Pienamente d'accordo su tutto. Purtroppo si evince anche per i docenti un calo dello studio proprio per i motivi che ha esposto la scrittrice. Troppa burocrazia e troppe attività che non aiutano e non ci aiutano.
Gentile professoressa, lei fa un discorso intrinsecamente coerente e ben articolato ma del tutto avulso dal mondo che circonda la scuola. Se ho inteso il nucleo della sua tesi, al centro della scuola ideale c'è il Programma, monade da venerare in sé e per sé, i cui contenuti, per atto di fede, adeguatamente trasmessi, compresi e mentalmente elaborati costituirebbero la chiave per garantire un adeguato adattamento alla vita. Devo dire che, considerando il suo gradevolissimo eloquio, deve essere molto brava in questo. Proseguendo nella sintesi delle sue argomentazioni, se non maturano gli argomenti, lo farà lo sforzo che bisogna compiere nello studio, l'abitudine al sacrificio, lo stare chino accartocciato sul libro come da leopardiana immagine. La formazione contemporanea, professoressa, al netto dei problemi, pone invece al centro l'alunno. La scuola, quindi, è costretta a declinarsi nel reale. Questo non è reazionario né progressista. La scuola deve considerare i fenomeni, analizzarli ed affrontarli in maniera razionale con conoscenze che non si limitano allo sforzo di far percepire la bellezza delle composizioni poetiche di Petrarca. Scomodo, ma necessario. Gli aspetti inerenti l'avversione alla fatica, la difficoltà a distaccarsi emotivamente dal "qui ed ora" , l'applicazione spesso superficiale, dipendono da fattori complessi e molto più ampi di un discorso che coinvolge solo la scuola, di cui pagano lo scotto anche i gradi scolastici precedenti a quello dove insegna lei. A proposito dei primi anni di scolarizzazione. Se è vero che nella macelleria entri se ne hai voglia, nella scuola nell'età dell'obbligo devi entrare per forza e il macellaio ha il dovere di far piacere la carne, perché è questa l'essenza della sua professione. E la carne non rappresenta necessariamente l'acquisizione del contenuto di ogni disciplina ma anche lo sviluppo delle abilità, delle emozioni, delle intelligenze, del pensiero divergente, della creatività , delle potenzialità individuali. I contenuti perciò possono e devono diventare anche strumenti, non solo costituire il fine dell'insegnamento. Ovvio che avvicinandosi ad un'età più matura, in cui si presuppone che lo studente abbia sviluppato una maggiore padronanza del pensiero formale, il docente si possa permettere di ottimizzare i tempi con lezioni più teoriche, basate maggiormente sull'ascolto e sullo studio individuale, focalizzandosi sull'acquisizione delle competenze d'indirizzo. Ciò non toglie che fino all'ultimo secondo prima dell'esame, anche il professore della scuola secondaria di II grado rimanga un formatore, non un travasatore di istruzioni convinto pregiudizialmente che tutto il resto si sviluppi in automatico come ritiene sia successo a se stesso e a tutti gli acculturati che conosce. Un professionista della formazione dell'età evolutiva come un insegnante della primaria, ad esempio, non può assolutamente ragionare solo in termini di informazioni da trasmettere. Non presentare contenuti cercando di saturare schemi di pensiero preoperatori o operatorio - concreti con attività che ricalchino queste modalità di ragionamento ponendosi poi a un livello appena sopraliminare per stimolare elaborazioni mentali che coinvolgono la logica ad un livello più astratto, sarebbe tipico di un docente impreparato ad affrontare la formazione di bambini e ragazzi in quest'età così delicata. Un insegnante della primaria che ignori e trascuri di declinare l'evoluzione delle scienze umane nella scuola, che riduca il suo servizio a una spiegazione frontale con interrogazioni alla cattedra di paginette da studiare a casa e che non preveda nel proprio magazzino delle proposte didattiche, attività teatrali, coreutiche, che non incentivi il pensiero divergente, che non faccia cantare, suonare, disegnare, elaborare manufatti, che non stimoli la maturazione psicomotoria, che non solleciti la scoperta del mondo con la magia dei numeri, che non incoraggi la composizione di poesie, racconti, temi, copioni, che non insegni ai bambini ad aiutare chi non ce la fa, che non organizzi lavori in cooperazione (in cui c'è spesso chi prevale, ma nell'ottica della formazione integrale è sempre un danno?), che non vivifichi il sapere con prove di realtà e scambi di esperienze, commette un vero e proprio "delitto formativo". Rende inutili tutte le ricerche delle scienze umane effettuate nelle più prestigiose università del mondo. Lo studio è e dev'essere, soprattutto in queste primi momenti - e si spera anche nelle età successive con modalità adeguate allo sviluppo cognitivo e affettivo - curiosità, scoperta, meraviglia di cui l'approfondimento è un momento importantissimo. Lo studio, solo se innestato su queste basi ha probabilità di innescare quello che qualche ricercatore chiama "rinforzo informativo" e diventa davvero produttivo. Alla luce di tutto questo, aver inteso che lei incolpi i gradi precedenti alla secondaria di II grado di presunte mancanze che tra le righe del suo discorso, mi sembra di capire, sarebbero recuperate dalla bravura dei docenti delle secondarie di secondo grado nei primi due anni, è davvero ingiusto. Ciò non disconosce che la formazione delle abilità di base possa essere maggiormente tenuta in considerazione anche prima, limitando magari la fallimentare moda della progettualità (che ha pochissimo a che vedere con quanto argomentato in precedenza ), ma la cura che lei propone è estremamente più pericolosa della malattia. Le mancanze, tra l'altro, sono individuate a posteriori non tenendo conto dei problemi individuali già risolti o attenuati. È implicito nel suo discorso un modello autoreferenziale dove ogni grado scolastico fa le stesse cose a partire dall'infanzia, come se fossero delle università in fieri che man mano maturano e si palesano. È un comodo errore pensare che la soluzione di problemi complessi richiedano risposte così semplici e che il proprio paradigma di formazione, quello per cui si è dovuto tanto faticare e che si ha l'impressione abbia assunto nel proprio immaginario un valore quasi sacrale, non debba assolutamente mutare indipendentemente dai cambiamenti sociali, delle epoche e soprattutto dalle ricerche relative alle scienze umane. Con rispetto.
Buongiorno. Il Suo discorso, se venisse letto da una persona che non vive la scuola, non farebbe una piega. Mi rendo conto che i vari discorsi che Paola Mastrocola da anni fa sulla scuola alle orecchie di molti possono risultare desueti ed antiquati, però, chi insegna (soprattutto le materie umanistiche) e ha un minimo di COSCIENZA non può che non ritrovarsi nelle considerazione della professoressa. Che la docente non conosca benissimo i gradi d'istruzione elementare e media inferiore può essere vero, perché, come da sua stessa ammissione, ha insegnato solo nei licei: però, ripeto, il discorso della Mastrocola, nolenti o volenti, è tremendamente vero. Cerco di spiegarmi. Che alle scuole elementari gli argomenti, la loro complessità o il modo in cui essi vengono presentati non possano essere gli stessi della scuola superiore o di un liceo in generale, è vero, ma da qui a non affrontare in MODO SERIO gli argomenti basilari (grammatica, ortografia, tabelline, conti, storia e geografia, ecc...) ce ne passa: purtroppo gli insegnanti dei gradi sopra citati, a causa delle pressioni che ricevono dai superiori o dai genitori, sono costantemente obbligati ad abbassare l'asticella delle pretese e, col trascorrere degli anni, questi studenti, quando arrivano alle superiori, hanno dei buchi culturali pazzeschi; quando dico "buchi culturali" non intendo "oh mio Dio, non sanno tradurre a 14 anni Tacito senza dizionario!!", ma intendo, ad esempio, che non sanno scrivere i nomi propri con la maiuscola, non sanno fare una divisione tra frazioni, non sanno da dove partire per fare l'MCD o l'mcm, ecc... Questo perché, alle scuole dell'obbligo, i docenti non li hanno "fissati" per bene e se certe competenze (parola oggi assai di moda) BASILARI non vengono acquisite nei tempi giusti, non si riescono più a recuperare alle superiori "perché lì sono grandi, quindi capiscono di più". Concludo con una chiosa sulla metafora della macelleria: dopo le scuole medie, esiste una varietà immensa di indirizzi scolastici; se una persona (LEGITTIMAMENTE!) non ha alcuna velleità culturale o non aspira a diventare un medico, avvocato, ecc... può fare scuole molto più pratiche che NON SONO ASSOLUTAMENTE inferiori di valore ad un liceo, però hanno uno scopo differente, credo. Voglio dire che, oggi come oggi, persone totalmente disinteressate alla matematica, alla letteratura, alla storia, al latino si iscrivono al liceo (cui prodest?), eppure pretendono che il sistema scolastico si abbassi alla loro negligenza (per usare un eufemismo); sarà anche giusto che il macellaio faccia piacere la carne, ma se ti piace la carne di vitello, non puoi andare ad acquistarla in una macelleria dove vendono carne di maiale.... Cordialmente.
Fantastica! Grazie per aver "osato" condividere questo video! 17'10": il momento in cui ha raccontato della mamma che va dall'insegnante a dirle che "suo figlio studia" mi ha ricordato di uno dei miei anni di insegnamento quando diedi anche io un 4 ad una ragazza che non studiava; la direttrice mi disse: se non vuoi perdere il lavoro cambia quel voto! Io rifiutai!Non cambiai il voto, fui convocata con tanto di lettera e minacce dei genitori della ragazza! Viva le vecchie maniere: chi non ha voglia di studiare, impari un mestiere, fuori dalla scuola! Non fate perdere tempo alle insegnanti! C'è bisogno di calzolai e braccia per l'agricoltura, perché venite a scuola?
Esatto, il problema della scuola di oggi non è tanto lo studente che non studia o il genitore che lo difende a spada tratta, ma i presidi che sono quasi sempre dalla parte dei genitori. Anch'io dico: viva le vecchie maniere. Ma purtroppo chi applica i metodi "tradizionali" si ritrova un ambiente di lavoro irto di ostacoli e incorre nel rischio di essere messo da parte perché, ormai, tutti i docenti, anche quelli di una certa età, hanno sposato la "filosofia" della nuova scuola.
@@ishtar2848 Sicuramente i genitori-sindacalisti dei figli sono una piaga della scuola odierna, certo. Ma quello che voglio dire io è che non è sempre vero che i genitori di una volta fossero meglio di quelli di oggi: a tal proposito, mi viene sempre in mente una scena tratta dal film "Ladri di biciclette" di De Sica, in cui il protagonista, derubato della sua bicicletta, una volta giunto nel quartiere del ladro, si ritrova un muro di omertà e da parte del vicinato e da parte della madre che difende il figlio, pur sapendo che egli è in fallo. E siamo nel 1948, se non erro. La scuola è stata colpita da una serie infinita (e discutibile) di riforme che hanno seppellito la funzione culturale della scuola e la figura dell'insegnante come mediatore di sapere; e tra le tante vorrei citare i decreti delegati del '73-' 74 che hanno fatto entrate i genitori a scuola: è ovvio che loro, disponendo di poteri pressoché illimitati, ne abusino. Ma come risolvere il problema? Istituendo barricate mentali e invisibili (come avviene oggi) tra noi insegnanti e i genitori o cambiare il sistema abolendo tutti i provvedimenti emanati dal '69 ad oggi (promozione assicurata per tutti, abbassamento delle richieste culturali, autonomia scolastica, poteri illuminitati dei presidi, ecc...)?
@@newgolddreamer4657 beh, di soluzioni ce ne sono sempre più di una, ma questo sistema fa comodo a molti! Personalmente, non vedo l'utilità di promuovere somari e tanto meno di appoggiare la pigrizia! Non capisco perché tutti debbano essere promossi?! Potrebbero direttamente abolire i diplomi e gli esami. In Finlandia hanno già rivoluzionato l'intero sistema!
+Emanuele Dascanio Alcune delle migliori letture delle mie vita sono avvenute in Treno :) anche se confesso che i russi non sono mai stati la mia passione
Discorso interessante. Trovo però azzardato paragonare “l’innamorarsi di una certa ragazza” allo studio. Innamorarsi è una prerogativa naturale, fisica di quasi tutti gli esseri umani presenti sul pianeta; lo “studiare” un bel po’ meno. Sono certo inoltre, che un grande Maestro possa facilitare enormemente la passione per lo studio, e che gran parte degli insegnati attuali siano incapaci di far brillare quella scintilla necessaria ad appiccare il fuoco dell’amore per lo studio. D’altra parte se la scuola è inefficace nell’insegnamento dello studio; a cosa serve? Come Tolstoj era contrario alle scuole d’arte, dobbiamo forse essere contrari a qualsiasi tipo di scuola? In fondo non si può insegnare a dipingere, non si può insegnare a scrivere e non si può insegnare a studiare. Ma allora a cosa servono gli insegnanti? A favorire l’introversione degli alunni in nome di un metodo di studio inefficace, inesistente e inespresso? Pochissimi uomini possono imparare a nuotare in completa solitudine. Quasi tutti, compreso quelli che hanno qualche mancanza fisica, possono imparare a nuotare con dei buoni Maestri.
Per quanto riguarda il discorso su "come si insegna a studiare", Paola Mastrocola ha perfettamente ragione invece. Cioè l'insegnante può al massimo rispiegare il medesimo concetto rigirandolo in un altro modo, ma l'attitudine allo studio è una cosa talmente interiore che non può essere spiegata. Ad esempio, se devi spiegare a una persona come si montano due pezzi, glielo rispieghi anche ottanta volte se non ha capito, ma non puoi spiegargli di: alzare le braccia, allungarle verso i due pezzi, aprire le mani e afferrarli. Quando la Mastrocola dice che non si può insegnare a studiare, dice proprio questo. Il problema di questi ragazzi che non "sanno" studiare è dovuto a un equivoco gigantesco concernente l'approccio alla scuola, perché secondo loro per essere buoni studenti basta venire a scuola e studiacchiare un po' qua e là, quando la buona riuscita nello studio è la risultante di tante componenti: quanta passione ha lo studente per ciò che studia, se è abituato a leggere, se è intenzionato a faticare seriamente, se ragiona, ecc.. Che è un po' come dire che per essere buoni cristiani basta andare a messa alla domenica: certo, ma se fuori dalla chiesa tradisci tua moglie, sei un ladro, bestemmi come un turco e fumi come un giamaicano, puoi andare a messa quanto vuoi, ma non puoi dirti un buon cristiano.
Ho come l'impressione che lo 'studio' non sia una cosa sola. Ma una molteplicità di cose. E questa unica interpretazione ci cosa sia, fatta dalla Mastrocola, è accettabile, ma non esaustiva. Lo studio che ha in mente lei è per alcuni e non per tutti, come qualsiasi attività intensa e totalizzante. Infine, la sua visione di come era "prima" non collima con la mia: mio nonno insegnava al liceo classico negli anni '50 primi anni '60 e mi aiutò un pomeriggio a fare latino (io ero al classico) e rimase sconvolto dalla complessità dell'analisi grammaticale, che ai suoi tempi era più semplice. Non seppe aiutarmi. Io avevo da attribuire i complementi con una precisione che a lui parve eccessiva. Quindi forse SI, prima si studiava di più. Ma cosa si studiava? Forse sono state portate nella scuola molte cose, e la complessità è anche cresciuta, a scapito di altre cose di cui adesso la Mastrocola sente nostalgia. Infine, per davvero...... non riesco a credere che una professoressa dica che non c'è modo di insegnare a leggere. C'è eccome.
è bellissima la sua apologia del passato???? ....... ma lei davvero pensa di motivare ed incuriosire ancora i ragazzi parlando di Leopardi e Manzoni???? .... è un po anacronistico (nella migliore delle ipotesi). La Scuola, un luogo funzionale agli insegnanti o agli studenti ?
il mondo è cambiato, la famiglia è cambiata, la scuola è rimasta la solita scuola autoritaria disciplinare della stessa pappa per tutti data tramite lezione frontale, lo scarto tra la scuola è il mondo è aumentato troppo, non sarà il resto del mondo è adattarsi alla scuola, sarà la vecchia scuola a doversi adattare al nuovo mondo ed è giusto che lo faccia, perché molti insegnanti verso le problematiche dei ragazzini reagiscono veramente in maniera stupida : come togliere l' intervallo per giorni e giorni, vergogna, bisogna formarsi ed autoformarsi invece di reagire nei soliti modi autoritari e disciplinari ormai diventati inutili ! Francesco Gelmini
Abbiamo bisogno di gente come lei. Sono spagnola, studentessa d'italiano e insegnante d'inglese. Ho imparato tanto tanto con lei...Corraggio e avanti!!!
Pienamente d'accordo su tutto. Purtroppo si evince anche per i docenti un calo dello studio proprio per i motivi che ha esposto la scrittrice. Troppa burocrazia e troppe attività che non aiutano e non ci aiutano.
Intervento meraviglioso e condivisibile dall'inizio alla fine.
Ascolta anche...LECTURES 2019-INCIPIT: "Leone" di Paola Mastrocola (Einaudi, 2018)
Gentile professoressa, lei fa un discorso intrinsecamente coerente e ben articolato ma del tutto avulso dal mondo che circonda la scuola. Se ho inteso il nucleo della sua tesi, al centro della scuola ideale c'è il Programma, monade da venerare in sé e per sé, i cui contenuti, per atto di fede, adeguatamente trasmessi, compresi e mentalmente elaborati costituirebbero la chiave per garantire un adeguato adattamento alla vita. Devo dire che, considerando il suo gradevolissimo eloquio, deve essere molto brava in questo. Proseguendo nella sintesi delle sue argomentazioni, se non maturano gli argomenti, lo farà lo sforzo che bisogna compiere nello studio, l'abitudine al sacrificio, lo stare chino accartocciato sul libro come da leopardiana immagine. La formazione contemporanea, professoressa, al netto dei problemi, pone invece al centro l'alunno. La scuola, quindi, è costretta a declinarsi nel reale. Questo non è reazionario né progressista. La scuola deve considerare i fenomeni, analizzarli ed affrontarli in maniera razionale con conoscenze che non si limitano allo sforzo di far percepire la bellezza delle composizioni poetiche di Petrarca. Scomodo, ma necessario. Gli aspetti inerenti l'avversione alla fatica, la difficoltà a distaccarsi emotivamente dal "qui ed ora" , l'applicazione spesso superficiale, dipendono da fattori complessi e molto più ampi di un discorso che coinvolge solo la scuola, di cui pagano lo scotto anche i gradi scolastici precedenti a quello dove insegna lei.
A proposito dei primi anni di scolarizzazione. Se è vero che nella macelleria entri se ne hai voglia, nella scuola nell'età dell'obbligo devi entrare per forza e il macellaio ha il dovere di far piacere la carne, perché è questa l'essenza della sua professione. E la carne non rappresenta necessariamente l'acquisizione del contenuto di ogni disciplina ma anche lo sviluppo delle abilità, delle emozioni, delle intelligenze, del pensiero divergente, della creatività , delle potenzialità individuali. I contenuti perciò possono e devono diventare anche strumenti, non solo costituire il fine dell'insegnamento. Ovvio che avvicinandosi ad un'età più matura, in cui si presuppone che lo studente abbia sviluppato una maggiore padronanza del pensiero formale, il docente si possa permettere di ottimizzare i tempi con lezioni più teoriche, basate maggiormente sull'ascolto e sullo studio individuale, focalizzandosi sull'acquisizione delle competenze d'indirizzo. Ciò non toglie che fino all'ultimo secondo prima dell'esame, anche il professore della scuola secondaria di II grado rimanga un formatore, non un travasatore di istruzioni convinto pregiudizialmente che tutto il resto si sviluppi in automatico come ritiene sia successo a se stesso e a tutti gli acculturati che conosce. Un professionista della formazione dell'età evolutiva come un insegnante della primaria, ad esempio, non può assolutamente ragionare solo in termini di informazioni da trasmettere. Non presentare contenuti cercando di saturare schemi di pensiero preoperatori o operatorio - concreti con attività che ricalchino queste modalità di ragionamento ponendosi poi a un livello appena sopraliminare per stimolare elaborazioni mentali che coinvolgono la logica ad un livello più astratto, sarebbe tipico di un docente impreparato ad affrontare la formazione di bambini e ragazzi in quest'età così delicata. Un insegnante della primaria che ignori e trascuri di declinare l'evoluzione delle scienze umane nella scuola, che riduca il suo servizio a una spiegazione frontale con interrogazioni alla cattedra di paginette da studiare a casa e che non preveda nel proprio magazzino delle proposte didattiche, attività teatrali, coreutiche, che non incentivi il pensiero divergente, che non faccia cantare, suonare, disegnare, elaborare manufatti, che non stimoli la maturazione psicomotoria, che non solleciti la scoperta del mondo con la magia dei numeri, che non incoraggi la composizione di poesie, racconti, temi, copioni, che non insegni ai bambini ad aiutare chi non ce la fa, che non organizzi lavori in cooperazione (in cui c'è spesso chi prevale, ma nell'ottica della formazione integrale è sempre un danno?), che non vivifichi il sapere con prove di realtà e scambi di esperienze, commette un vero e proprio "delitto formativo". Rende inutili tutte le ricerche delle scienze umane effettuate nelle più prestigiose università del mondo. Lo studio è e dev'essere, soprattutto in queste primi momenti - e si spera anche nelle età successive con modalità adeguate allo sviluppo cognitivo e affettivo - curiosità, scoperta, meraviglia di cui l'approfondimento è un momento importantissimo. Lo studio, solo se innestato su queste basi ha probabilità di innescare quello che qualche ricercatore chiama "rinforzo informativo" e diventa davvero produttivo. Alla luce di tutto questo, aver inteso che lei incolpi i gradi precedenti alla secondaria di II grado di presunte mancanze che tra le righe del suo discorso, mi sembra di capire, sarebbero recuperate dalla bravura dei docenti delle secondarie di secondo grado nei primi due anni, è davvero ingiusto. Ciò non disconosce che la formazione delle abilità di base possa essere maggiormente tenuta in considerazione anche prima, limitando magari la fallimentare moda della progettualità (che ha pochissimo a che vedere con quanto argomentato in precedenza ), ma la cura che lei propone è estremamente più pericolosa della malattia. Le mancanze, tra l'altro, sono individuate a posteriori non tenendo conto dei problemi individuali già risolti o attenuati. È implicito nel suo discorso un modello autoreferenziale dove ogni grado scolastico fa le stesse cose a partire dall'infanzia, come se fossero delle università in fieri che man mano maturano e si palesano. È un comodo errore pensare che la soluzione di problemi complessi richiedano risposte così semplici e che il proprio paradigma di formazione, quello per cui si è dovuto tanto faticare e che si ha l'impressione abbia assunto nel proprio immaginario un valore quasi sacrale, non debba assolutamente mutare indipendentemente dai cambiamenti sociali, delle epoche e soprattutto dalle ricerche relative alle scienze umane. Con rispetto.
Buongiorno. Il Suo discorso, se venisse letto da una persona che non vive la scuola, non farebbe una piega. Mi rendo conto che i vari discorsi che Paola Mastrocola da anni fa sulla scuola alle orecchie di molti possono risultare desueti ed antiquati, però, chi insegna (soprattutto le materie umanistiche) e ha un minimo di COSCIENZA non può che non ritrovarsi nelle considerazione della professoressa. Che la docente non conosca benissimo i gradi d'istruzione elementare e media inferiore può essere vero, perché, come da sua stessa ammissione, ha insegnato solo nei licei: però, ripeto, il discorso della Mastrocola, nolenti o volenti, è tremendamente vero. Cerco di spiegarmi. Che alle scuole elementari gli argomenti, la loro complessità o il modo in cui essi vengono presentati non possano essere gli stessi della scuola superiore o di un liceo in generale, è vero, ma da qui a non affrontare in MODO SERIO gli argomenti basilari (grammatica, ortografia, tabelline, conti, storia e geografia, ecc...) ce ne passa: purtroppo gli insegnanti dei gradi sopra citati, a causa delle pressioni che ricevono dai superiori o dai genitori, sono costantemente obbligati ad abbassare l'asticella delle pretese e, col trascorrere degli anni, questi studenti, quando arrivano alle superiori, hanno dei buchi culturali pazzeschi; quando dico "buchi culturali" non intendo "oh mio Dio, non sanno tradurre a 14 anni Tacito senza dizionario!!", ma intendo, ad esempio, che non sanno scrivere i nomi propri con la maiuscola, non sanno fare una divisione tra frazioni, non sanno da dove partire per fare l'MCD o l'mcm, ecc... Questo perché, alle scuole dell'obbligo, i docenti non li hanno "fissati" per bene e se certe competenze (parola oggi assai di moda) BASILARI non vengono acquisite nei tempi giusti, non si riescono più a recuperare alle superiori "perché lì sono grandi, quindi capiscono di più". Concludo con una chiosa sulla metafora della macelleria: dopo le scuole medie, esiste una varietà immensa di indirizzi scolastici; se una persona (LEGITTIMAMENTE!) non ha alcuna velleità culturale o non aspira a diventare un medico, avvocato, ecc... può fare scuole molto più pratiche che NON SONO ASSOLUTAMENTE inferiori di valore ad un liceo, però hanno uno scopo differente, credo. Voglio dire che, oggi come oggi, persone totalmente disinteressate alla matematica, alla letteratura, alla storia, al latino si iscrivono al liceo (cui prodest?), eppure pretendono che il sistema scolastico si abbassi alla loro negligenza (per usare un eufemismo); sarà anche giusto che il macellaio faccia piacere la carne, ma se ti piace la carne di vitello, non puoi andare ad acquistarla in una macelleria dove vendono carne di maiale.... Cordialmente.
Fantastica! Grazie per aver "osato" condividere questo video!
17'10": il momento in cui ha raccontato della mamma che va dall'insegnante a dirle che "suo figlio studia" mi ha ricordato di uno dei miei anni di insegnamento quando diedi anche io un 4 ad una ragazza che non studiava; la direttrice mi disse: se non vuoi perdere il lavoro cambia quel voto! Io rifiutai!Non cambiai il voto, fui convocata con tanto di lettera e minacce dei genitori della ragazza!
Viva le vecchie maniere: chi non ha voglia di studiare, impari un mestiere, fuori dalla scuola! Non fate perdere tempo alle insegnanti! C'è bisogno di calzolai e braccia per l'agricoltura, perché venite a scuola?
Esatto, il problema della scuola di oggi non è tanto lo studente che non studia o il genitore che lo difende a spada tratta, ma i presidi che sono quasi sempre dalla parte dei genitori. Anch'io dico: viva le vecchie maniere. Ma purtroppo chi applica i metodi "tradizionali" si ritrova un ambiente di lavoro irto di ostacoli e incorre nel rischio di essere messo da parte perché, ormai, tutti i docenti, anche quelli di una certa età, hanno sposato la "filosofia" della nuova scuola.
@@newgolddreamer4657 beh, anche i genitori che vanno a minacciare l'insegnante sono un fenomeno "moderno".
@@ishtar2848 Sicuramente i genitori-sindacalisti dei figli sono una piaga della scuola odierna, certo. Ma quello che voglio dire io è che non è sempre vero che i genitori di una volta fossero meglio di quelli di oggi: a tal proposito, mi viene sempre in mente una scena tratta dal film "Ladri di biciclette" di De Sica, in cui il protagonista, derubato della sua bicicletta, una volta giunto nel quartiere del ladro, si ritrova un muro di omertà e da parte del vicinato e da parte della madre che difende il figlio, pur sapendo che egli è in fallo. E siamo nel 1948, se non erro. La scuola è stata colpita da una serie infinita (e discutibile) di riforme che hanno seppellito la funzione culturale della scuola e la figura dell'insegnante come mediatore di sapere; e tra le tante vorrei citare i decreti delegati del '73-' 74 che hanno fatto entrate i genitori a scuola: è ovvio che loro, disponendo di poteri pressoché illimitati, ne abusino. Ma come risolvere il problema? Istituendo barricate mentali e invisibili (come avviene oggi) tra noi insegnanti e i genitori o cambiare il sistema abolendo tutti i provvedimenti emanati dal '69 ad oggi (promozione assicurata per tutti, abbassamento delle richieste culturali, autonomia scolastica, poteri illuminitati dei presidi, ecc...)?
@@newgolddreamer4657 beh, di soluzioni ce ne sono sempre più di una, ma questo sistema fa comodo a molti! Personalmente, non vedo l'utilità di promuovere somari e tanto meno di appoggiare la pigrizia! Non capisco perché tutti debbano essere promossi?! Potrebbero direttamente abolire i diplomi e gli esami. In Finlandia hanno già rivoluzionato l'intero sistema!
37:09 io l'ho letto i fratelli karamazov sul frecciarossa :D
+Emanuele Dascanio Alcune delle migliori letture delle mie vita sono avvenute in Treno :) anche se confesso che i russi non sono mai stati la mia passione
ascolta anche Ecclesia la domenica : Paola Mastrocola "Leone" (Einaudi)
Discorso interessante. Trovo però azzardato paragonare “l’innamorarsi di una certa ragazza” allo studio. Innamorarsi è una prerogativa naturale, fisica di quasi tutti gli esseri umani presenti sul pianeta; lo “studiare” un bel po’ meno. Sono certo inoltre, che un grande Maestro possa facilitare enormemente la passione per lo studio, e che gran parte degli insegnati attuali siano incapaci di far brillare quella scintilla necessaria ad appiccare il fuoco dell’amore per lo studio. D’altra parte se la scuola è inefficace nell’insegnamento dello studio; a cosa serve? Come Tolstoj era contrario alle scuole d’arte, dobbiamo forse essere contrari a qualsiasi tipo di scuola? In fondo non si può insegnare a dipingere, non si può insegnare a scrivere e non si può insegnare a studiare. Ma allora a cosa servono gli insegnanti? A favorire l’introversione degli alunni in nome di un metodo di studio inefficace, inesistente e inespresso? Pochissimi uomini possono imparare a nuotare in completa solitudine. Quasi tutti, compreso quelli che hanno qualche mancanza fisica, possono imparare a nuotare con dei buoni Maestri.
Per quanto riguarda il discorso su "come si insegna a studiare", Paola Mastrocola ha perfettamente ragione invece. Cioè l'insegnante può al massimo rispiegare il medesimo concetto rigirandolo in un altro modo, ma l'attitudine allo studio è una cosa talmente interiore che non può essere spiegata. Ad esempio, se devi spiegare a una persona come si montano due pezzi, glielo rispieghi anche ottanta volte se non ha capito, ma non puoi spiegargli di: alzare le braccia, allungarle verso i due pezzi, aprire le mani e afferrarli. Quando la Mastrocola dice che non si può insegnare a studiare, dice proprio questo. Il problema di questi ragazzi che non "sanno" studiare è dovuto a un equivoco gigantesco concernente l'approccio alla scuola, perché secondo loro per essere buoni studenti basta venire a scuola e studiacchiare un po' qua e là, quando la buona riuscita nello studio è la risultante di tante componenti: quanta passione ha lo studente per ciò che studia, se è abituato a leggere, se è intenzionato a faticare seriamente, se ragiona, ecc.. Che è un po' come dire che per essere buoni cristiani basta andare a messa alla domenica: certo, ma se fuori dalla chiesa tradisci tua moglie, sei un ladro, bestemmi come un turco e fumi come un giamaicano, puoi andare a messa quanto vuoi, ma non puoi dirti un buon cristiano.
28:38 e 45:22-47:22 Verissimo!!! 🤣🤣
Ho come l'impressione che lo 'studio' non sia una cosa sola. Ma una molteplicità di cose. E questa unica interpretazione ci cosa sia, fatta dalla Mastrocola, è accettabile, ma non esaustiva. Lo studio che ha in mente lei è per alcuni e non per tutti, come qualsiasi attività intensa e totalizzante. Infine, la sua visione di come era "prima" non collima con la mia: mio nonno insegnava al liceo classico negli anni '50 primi anni '60 e mi aiutò un pomeriggio a fare latino (io ero al classico) e rimase sconvolto dalla complessità dell'analisi grammaticale, che ai suoi tempi era più semplice. Non seppe aiutarmi. Io avevo da attribuire i complementi con una precisione che a lui parve eccessiva. Quindi forse SI, prima si studiava di più. Ma cosa si studiava? Forse sono state portate nella scuola molte cose, e la complessità è anche cresciuta, a scapito di altre cose di cui adesso la Mastrocola sente nostalgia. Infine, per davvero...... non riesco a credere che una professoressa dica che non c'è modo di insegnare a leggere. C'è eccome.
è bellissima la sua apologia del passato???? ....... ma lei davvero pensa di motivare ed incuriosire ancora i ragazzi parlando di Leopardi e Manzoni???? .... è un po anacronistico (nella migliore delle ipotesi). La Scuola, un luogo funzionale agli insegnanti o agli studenti ?
il mondo è cambiato, la famiglia è cambiata, la scuola è rimasta la solita scuola autoritaria disciplinare della stessa pappa per tutti data tramite lezione frontale, lo scarto tra la scuola è il mondo è aumentato troppo, non sarà il resto del mondo è adattarsi alla scuola, sarà la vecchia scuola a doversi adattare al nuovo mondo ed è giusto che lo faccia, perché molti insegnanti verso le problematiche dei ragazzini reagiscono veramente in maniera stupida : come togliere l' intervallo per giorni e giorni, vergogna, bisogna formarsi ed autoformarsi invece di reagire nei soliti modi autoritari e disciplinari ormai diventati inutili ! Francesco Gelmini
può essere più monotona di così?
Non è noiosa, è semplicemente realista. Lavoro nella scuola e ti assicuro che è così.
Ahahah pensavo di essere l'unico a pensarlo