Caporalato nel mondo della moda, un tavolo in Prefettura contro lo sfruttamento

Il mondo della moda avrà un nuovo protocollo contro lo sfruttamento della manodopera. Dopo il caso dell’Alviero martini e della Giorgio Armani Operations, il presidente del tribunale di Milano Fabio Roia, aveva chiesto l’apertura di un tavolo per confrontarsi sul tema e trovare delle soluzioni concrete. Ora il tavolo che si è concretamente aperto lo scontro 8 maggio in prefettura a Milano, ha l’obiettivo di arrivare alla stesura finale di un protocollo che possa favorire il contrasto al caporalato nel settore della moda. Ma non solo allo stesso valorizzando ulteriormente tutto il settore dell’artigianato e favorendo il sistema imprenditoriale sul piano della tutela dei marchi.
Lo si legge in una nota del Presidente del Tribunale, Fabio Roia, alla prima riunione del tavolo. Tra le istituzioni oltre al Prefetto Claudio Sgaraglia, hanno partecipato, lo stesso Roia e la Procuratrice aggiunta Alessandra Dolci.
Lo scopo è "individuare buone pratiche di natura preventiva" contro il caporalato accertato dalle indagini del pm Paolo Storari nella "filiera degli appalti" di "due aziende operanti nel settore" del lusso, la Alviero martini e la Giorgio Armani operations, fenomeno però ritenuto largamente diffuso anche in altre realtà
Oltre alle istituzioni all’incontro erano presenti i rappresentanti di tutto il settore della moda, dell'artigianato nonché 'Ispettorato del Lavoro e il Politecnico di Milano.
Lo scopo è quindi quello, di servirsi dei risultati fin qui raggiunti dagli amministratori giudiziari che sono stati incaricati di risanare la situazione all’interno dei due brand finiti sotto inchieste, per creare dei modelli pratici da adottare.
Il fine ultimo, evitare che possano accadere altre situazioni di sfruttamento durante la catena produttiva, evitando quella rete che si era venuta a creare tra il brand le società fornitrici e le società subappaltatrici