HIV, COVID e patologie infettive nel paziente MICI

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  • Опубликовано: 16 окт 2024
  • MICI/IBD e patologie infettive al centro dell'intervista con la Dr.ssa Simona Di Giambenedetto (Clinica Malattie Infettive, Pol. Gemelli IRCCS)in occasione della seconda edizione del Corso ECM “UPDATE SULLE MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE INTESTINALI”, gennaio 2024
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    "In realtà facendo proprio questa relazione mi sono resa conto che alcune patologie infettive vengono molto prese in considerazione nell'IBD e altre patologie, come ad esempio l'infezione HIV o il Covid, come ho già detto nella relazione sono poco presenti, poco discorse e addirittura i dati sul trattamento dell'IBD nel paziente con infezioni ad HIV risalgono al 2014, quindi dati molto vecchi. E questo perché? Perché probabilmente l'infezione da HIV comincia a essere purtroppo un'infezione dimenticata, ma in realtà non è così perché noi facciamo circa 2000-3000 diagnosi l'anno, adesso è un po' cambiato rispetto al passato, sono un po' di meno, però le infezioni di HIV ci sono e come ho già detto in precedenza spesso è una patologia immunosoppressiva che si associa a un'altra patologia immunosoppressiva come possono essere le IBD. Quindi importante è non dimenticare nessuna malattia infettiva.
    Anche perché nel grande quadro delle malattie infettive sappiamo che si fa poca comunicazione, poca informazione, poca educazione, mi passi il termine, proprio rispetto alle malattie sessualmente trasmesse e con pazienti sempre più giovani credo che le incontriate con maggiore frequenza.
    Assolutamente sì, la malattia a trasmissione sessuale forse è considerata come una malattia negletta e questo non va bene perché poi ci porta a forviare nell'ambito del nostro lavoro. Magari trascuriamo questo tipo di patologia effettiva e sbagliamo, mi passi il termine, una diagnosi, quindi noi dobbiamo ragionare a 360 gradi sul paziente, anche se il paziente non sembra la cosiddetta categoria a rischio, perché le categorie a rischio non esistono più per le malattie a trasmissione sessuale. Quindi l'obbligo è assolutamente fare lo screening, cioè fare l'educazione e spingere la popolazione a fare la ricerca, lo screening, almeno una volta all'anno per tutte le malattie a trasmissione sessuali, che sono tutt'altro che scomparse.
    Nella sua relazione poi lei ha parlato di una sorta di reciprocità tra patologie. Ci vuole dimostrare questo aspetto un po’ particolare?
    Allora, se noi torniamo un po' a ragionare sull'infezione da HIV e la vogliamo associare all'IBD sono due patologie legate al fatto che inizia un'immunodepressione. Quindi nel momento in cui un virus entra in un organismo dà origine a un immunodepressione che può e può essere con tutta una cascata infiammatoria che si attiva alla base di altre patologie di tipo autoimmune, di tipo immune, ad esempio tante diagnosi noi le facciamo perché c'è una piastrinopenia immune, cioè il virus è in grado di distruggere le piastrine, così come è in grado di distruggere il tessuto intestinale e da qui nascono i processi infiammatori che poi sono le malattie infiammatorie croniche. Quindi due patologie con lo stesso meccanismo in realtà di insorgenza.
    Con il Covid che cosa è successo Dottoressa?
    Con il Covid noi abbiamo assistito a quello che non pensavamo, cioè pazienti immunodepressi, quindi probabilmente maggiormente aggrediti da un nuovo virus ma così non è stato. Proprio perché sono dei pazienti immunodepressi e sviluppano poco una risposta infiammatoria già compromessa, ecco che quando è entrato il virus del Covid che proprio sviluppa questa grossa infiammazione, si è trovata su pazienti che l'infiammazione la sviluppavano poco. E quindi tutto quello che noi ci aspettavamo avesse inizio non è stato. Per fortuna questa tipologia di pazienti in qualche modo ha avuto delle patologie moderate e non la patologia grave da Covid.
    Fenomeni come quello per esempio dell'antibiotico resistenza, come impattano anche su questa popolazione di pazienti?
    Tantissimo, cioè questi sono pazienti, se noi pensiamo alle infezioni batteriche, alle polmoniti che loro hanno oppure alle infezioni ricorrenti delle vie urinarie, a patologie a livello delle alte vie respiratorie, nel momento in cui c'è un utilizzo non idoneo dell'antibiotico alla fine impattano tantissimo, anche perché gli antibiotici vanno ad alterare quello che è il microbiota che poi è alla base di tutta la funzionalità intestinale.
    C'è un sistema, qual è il metodo migliore per cercare di ridurre anche nelle proprie scelte di vita personale questo problema?
    Affidarsi al curante. Lo dicevo prima in conclusione, cioè l'IBD come ormai quasi tutte le patologie croniche, vedi il diabete, vedi l'infezione da HIV, sono patologie che non vengono gestite da un solo specialista, ma da una multidisciplinarità. Quindi se il paziente prima di prendere un antibiotico casuale perché ha una polmonite, si rivolge al gastroenterologo, sarà il gastroenterologo stesso poi ad interpretare il collega nell'ambito della multidisciplinarità.”

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