Sorveglianza Attiva nel Tumore alla Prostata: per quali pazienti?

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  • Опубликовано: 8 ноя 2015
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    Poter determinare con accuratezza quali pazienti con tumore alla prostata debbano essere avviati alla chirurgia e quali invece possano essere inseriti in un programma di sorveglianza attiva (quindi monitoraggio nel tempo con risonanza multiparametrica e biopsie multiple) è uno degli obiettivi diagnostici più importanti dal momento che fino a qualche tempo fa in caso di risultati dubbi si ricorreva comunque ad una prostatectomia radicale che oggi si sa non essere necessaria nelle forme tumorali meno aggressive. Ma come selezionare i pazienti e come far sì che mantengano una aderenza terapeutica e cioè effettuino periodicamente gli esami necessari nel percorso di sorveglianza attiva? Lo abbiamo chiesto al Prof. Ottavio De Cobelli, Direttore della Divisione di urologia allo IEO, Istituto Europeo di Oncologia di Milano e Professore Associato di Urologia all'Università degli Studi di Milano che ci ha spiegato come, rispetto al passato in cui il primo e unico parametro di riferimento era il valore del PSA che indirizzava verso una semplice ecografia e delle biopsie random che non sempre garantivano una diagnosi certa, oggi in presenza di valori elevati di PSA l'urologo ha a disposizione un'arma estremamente importante ed affidabile, la risonanza magnetica multiparametrica da cui si possono ottenere informazioni quantitative e qualitative di grande precisione sul numero di lesioni, sulla posizione - fatto questo che consente di effettuare delle biopsie mirate sulle lesioni target con l'utilizzo combinato dell'ecografia - andando così ad individuare quei pazienti che per stadio e tipologia di tumore (con classificazioni europee validate che valutano due parametri fondamentali, il Gleason e il PRas) potranno controllare nel tempo la malattia senza ricorrere alla chirurgia fino al momento in cui alcuni parametri dovessero modificarsi. Oggi poi la diagnosi è arricchisce anche di due nuovi biomarcatori, il test Prolaris e Urotensina, che vanno a studiare le caratteristiche genetiche del tumore per valutarne l'aggressività ed offrire quindi una indicazione ulteriore sul tipo di trattamento da effettuare. Tutto questo per far sì che ogni paziente riceva il trattamento più personalizzato ed adeguato in ogni fase della malattia, senza intervenire quando non è necessario e seguendo l'evoluzione nel tempo con grande precisione in modo da poter trattare comunque il paziente al primo segnale di evoluzione del tumore.
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Комментарии • 12

  • @gennarocaputo8535
    @gennarocaputo8535 5 лет назад +4

    Salve, due pesi e due misure è la svolta concreta oggi alle problematiche nel mondo in cui viviamo è pur vero previsioni prevenire secondo la risonanza un esame non invasivo che va a conoscenza la filosofia del uomo mens sana un corpore sano io credo saper confrontare i punti di vista individuale saluti e auguri a te tutti Gennaro c.

  • @salvatoreruberto1205
    @salvatoreruberto1205 10 месяцев назад

    Ho fatto la radioterapia alla prostata dopo prostatectomia. La radioterapia mi ha rovinato il retto, l’ano, l’alveo, la vescica che è diminuita di due terzi, la uretra vicino al collo vescicale e il collo vescicale. Dopo cinque interventi sul collo vescicale in cui la carne radiata si atrofizzava così tanto, da chiudere il collo e pertanto doveva essere inciso. Comunque dopo cinque interventi, addirittura con anastomosi del collo vescicale in quanto tagliato per ripulirlo dalla carne bruciata dalla radioterapia, lo stesso collo è diventato talmente duro da sembrare di plastica. Sono incontinente da circa due anni e sto pensando a uccidermi. Grazie alla radioterapia

  • @podel4019
    @podel4019 Год назад +1

    Buonasera, mio marito è stato messo sotto sorveglianza attiva circa 2 anni fa. Ma chi li ha mai sentiti? Per fortuna si è rivolto (logicamente a pagamento),a degli ottimi professionisti.Per educazione non voglio menzionare la città e l'ospedale.

  • @tanyaeremenko460
    @tanyaeremenko460 4 года назад +2

    Il mio marito ha avuto ottimo l'intervento

  • @raffaelepaudice7379
    @raffaelepaudice7379 Год назад +1

    Siamo alle solite, l'entrata perenne nei controlli, un circuito dove si entra e non si esce più, ecco perché la gente si scoccia, in particolar modo chi ha da fare, deve lavorare e non può stare perennemente tra i camici bianchi. Meglio fare risonanza multiparametrica nonché analisi urina e sangue x cercar di capire le condizioni della prostata. Il maneggio dell'urologo una volta ci sta ma non e che poi diventi una rutin. X quanto concerne ppi i farmaci che si danno inizialmente non è che sono un granché dopo un paio di mesi di cura si ha l'illusione di star meglio ma dopo un po si ricomincia. Diciamo le cose come stanno, i medici fanno quel che possono ma siamo ancora in alto mare x questa patologia. Le persone incominciano con la cura farmacologica che a poco serve, poi gli scrining le visite periodiche, le operazioni, insomma una vita all'insegna di controlli cure ,ospedalizzazioni, interventi che non sempre vanno a buon fine, biopsie mah.... se questa è vita boooooo

  • @dalmazioibba7751
    @dalmazioibba7751 Год назад

    Tante parole ,alla fine nessuna cura ,solo esami su esami, è se va bene finisci sotto i ferri.