Alla Ricerca di Architettura, Arte e Storia di Fossalto l'Antica Fossaceca Normanna Franco Valente

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  • Опубликовано: 25 июл 2024
  • Pillole di storia.
    QUA E LA' IN GIRO PER IL MOLISE.
    Fossalto, l’antica Fossaceca normanna.
    Il documento più antico nel quale si ritrovi il nome di Fossaceca, il nome antico di Fossalto, è una bolla di Anacleto II che porta la data 1130.
    Siamo nel periodo in cui Montecassino riacquisiva vari monasteri che sicuramente preesistevano a quella data mentre all’interno della Chiesa si consumava una lotta spietata tra vari aspiranti al soglio papale. Due personaggi in particolare caratterizzarono questo momento perché furono eletti ambedue papa nel medesimo giorno, ma da due fazioni che si contendevano il primato nell’amministrazione della chiesa: Anacleto II e Innocenzo II.
    Anacleto II, considerato antipapa di Innocenzo II, appena eletto si affrettò a ricambiare il sostegno ai normanni, che lo avevano appoggiato, riconoscendo a Ruggero II il Buono il titolo reale sull’Italia meridionale.
    In questo contesto Anacleto II si preoccupò delle sorti di quelle terre e di quelle chiese che erano appartenute ad una scomparsa diocesi di Limosano che egli in pratica rescrivebat, nel senso che la ricostituiva con un suo privilegio.
    Si tratta di una bolla relativa alla chiesa di S. Maria di Limosano che per un breve periodo fu sede di cattedra vescovile.( G. DE BENEDITTIS, La Diocesi scomparsa di Limosano, in Almanacco del Molise 1981).
    Nell’elenco dei nuclei abitati compresi nella diocesi appare anche Fossalto:
    " ... Fossaceca cum casalibus suis ...
    ... in quo continebatur castra et ecclesie dicte diocesis, videlicet terra Limosani, castrum Sancti Angeli, castellucium de Limosano, ripa Limosani que vocabatur Ripa comitis cum casali sancti Stephani de Ripa, castrum Pinianum cun baronia sua, Fossaceca cum casalibus suis, Gamelum, Gobacta, Raytinum cum rocca Racini, castrum Montis Agani, Colli rotundus, Pretella cum rocca, castrum de Lino, Ferraria, castra Petra I, castrum Iohannis Fulconis, Torella, Molisium, Serra Graffida cum sancto Alexandro, Collis altus et Capiletum".
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    Non si conoscono altri documenti che richiamino Fossaceca fino alla metà del secolo XII quando fu compilato il Catalogo dei Baroni normanni dal quale sappiamo che il feudo era tenuto da un certo Arnaldo di Fossaceca:
    "Arnaldus de Fossa Ceca dixit demanium suum de Fossa Ceca esse duorum militum et augmentum eiusdem sunt milites duo. Una inter feudum et augmentum obtulit milites iiijor et servientes iiijor. Isti tenent de eodem Arnaldo".
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    La rendita del feudo di Fossaceca era piuttosto alta se paragonata a quella degli altri del medesimo territorio ed era pari 40 once d’oro perché obbligato a fornire 2 militi con relativi servienti.
    La proporzione del tributo, infatti, era definita "ostenditia" per chiarire che essa serviva a creare le condizioni per respingere il nemico ed era stabilito che per ogni venti once d’oro di rendita annuale del feudo abitato si dovesse fornire un milite a cavallo accompagnato ognuno da due "servientes" che per tre mesi dovevano servire gratuitamente.
    Enrico Cuozzo, incrociando le notizie del Catalogo dei Baroni, ha ricavato che Arnaldo di Fossaceca non fu solo feudatario del conte di Molise nel Principatus Capuae, di Fossalto, ma fu pure feudatario "in servitio", di Jollem de Castropignano e poi di Berardus de Calvello nel "Principatus Capuae", di Torella del Sannio, Collum Autum, Casaue S. Johannis, e, nel Ducatus Apuliae, di Castelluccio di Agnone.
    Jordanus, probabilmente figlio di Arnaldo, ereditò i feudi nella contea di Molise. Dovrebbero essere suoi discendenti Senebaldus e Henricus de Fossaceca che vediamo elencati tra i baroni del giustizierato di Terra di Lavoro ai quali viene affidata nel 1239 la custodia di prigionieri lombardi (HUILLARD-BRÉHOLLES, V, 1, p. 614).
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    Notizie assolutamente insufficienti per capire come fosse definito il centro abitato di Fossalto e come fosse il suo castello. Tuttavia non si possono avere dubbi nell’affermare che l’attuale palazzo baronale detto dei Mascione, ripeta almeno parzialmente l’impianto di una fortificazione normanna, se non addirittura longobarda, racchiusa all’interno di un recinto che solo in epoca angioina fu munito di una difesa in muratura di una certa consistenza sebbene priva di torri circolari nei punti di piegatura.
    Da Giovannantonio Summonte sappiamo che S. Maria di Fossaceca rientrò tra i feudi che Carlo d’Angiò affidò a persone a lui fedelissime.
    Nel 1269, infatti, viene concessa a Guglielmo Stendardo, eccellente cavaliere e Gran Contestabile del Regno (G. SUMMONTE, Historia della Città e Regno di Napoli,Vol. II, Napoli 1675, p.245).

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