Antonello Falqui! Io lo associo ad Al Paradise, il primo varietà che ho visto (1983 quando avevo tre anni e ho avuto modo di conoscere di fama Heather Parisi). Enzo Trapani era anche regista di "Te lo do io il Brasile" di Beppe Grillo. Però ha fatto anche la regia di Fantastico (dopo controllo). La mia memoria ricorda le cose a partire dal 1983 e quindi Al Paradise è stata letteralmente la prima trasmissione di Rai 1 che ho visto.
Punto 7:58 Le sigle erano il biglietto da visita. Come ha fatto notare (probabilmente fra tanti) anche Carlo Conti un giorno, oggi non cè più tempo per la sigla (al massimo c'è il titolo-marchio della trasmissione in sovrimpressione con lo studio che fa da sfondo, una musica di sottofondo che magari continua nel corso della trasmissione, ma niente di più) e questo fa pensare (a molti? Non lo soma di sicuro a più di uno) che la presenza della sigla era sinonimo del concetto "Bando alla quantità, mano alla qualità". Ai tempi ci si lamentava (come faceva magari scherzosamente Enrico Montesano nel suo show "Bravo!") che qui in Italia c'erano troppe sigle e forse ci si beveva il cervello per realizzarle, quindi per i programmi non rimaneva più niente (come diceva lui stesso NEL 1981 relativamente alla sigla d'apertura delle trasmissioni della Rai con le nuvole e il traliccio post Monoscopio, accompagnata dal brano della fine del Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini utilizzato fino al 1985 e sostituito poi con l'inno d'Italia e con la nuova grafica), contrariamente alla televisione americana, che già negli anni 80 aveva un ritmo assai più veloce. Oggigiorno (anche con le trasmissioni televisive 24 ore su 24 in tutte le reti) però, chi ha guardato la televisione nell'epoca dove c'era quel che poteva definirsi un eccesso di sigle, rimpiange quei vecchi ritmi televisivi lì e si lamenta perchè il materiale televisivo dei giorni nostri predilige la quantità a discapito della qualità. (Della serie "Non siamo mai contenti"). Quando poi si tenta di fare programmi innovativi (come i reality) questi vengono spesso criticati con frasi del tipo "la televisione imita troppo la realtà e la realtà imita troppo la televisione" e di conseguenza si torna sempre a rimpiangere il "vecchio prodotto", finendo per etichettare il presente televisivo come "TV SPAZZATURA". Se però si ripropone in qualche modo lo stile vintage, si viene etichettati di mancanza di originalità, di essere cloni di chissà chi e di non essere comunque all'altezza di chi a suo tempo ha proposto un certo tipo d televisione per la prima volta. Forse con questa mia riflessione avrò anche fatto la scoperta dell'America, ma ci tengo comunque a precisare tutto ciò.
Ciao Sonia, adoro il tuo modo di porti 👏👏😘
Brava Sonia , interessanti gli ospiti e i discorsi ❤
Antonello Falqui! Io lo associo ad Al Paradise, il primo varietà che ho visto (1983 quando avevo tre anni e ho avuto modo di conoscere di fama Heather Parisi). Enzo Trapani era anche regista di "Te lo do io il Brasile" di Beppe Grillo. Però ha fatto anche la regia di Fantastico (dopo controllo). La mia memoria ricorda le cose a partire dal 1983 e quindi Al Paradise è stata letteralmente la prima trasmissione di Rai 1 che ho visto.
Punto 7:58 Le sigle erano il biglietto da visita. Come ha fatto notare (probabilmente fra tanti) anche Carlo Conti un giorno, oggi non cè più tempo per la sigla (al massimo c'è il titolo-marchio della trasmissione in sovrimpressione con lo studio che fa da sfondo, una musica di sottofondo che magari continua nel corso della trasmissione, ma niente di più) e questo fa pensare (a molti? Non lo soma di sicuro a più di uno) che la presenza della sigla era sinonimo del concetto "Bando alla quantità, mano alla qualità". Ai tempi ci si lamentava (come faceva magari scherzosamente Enrico Montesano nel suo show "Bravo!") che qui in Italia c'erano troppe sigle e forse ci si beveva il cervello per realizzarle, quindi per i programmi non rimaneva più niente (come diceva lui stesso NEL 1981 relativamente alla sigla d'apertura delle trasmissioni della Rai con le nuvole e il traliccio post Monoscopio, accompagnata dal brano della fine del Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini utilizzato fino al 1985 e sostituito poi con l'inno d'Italia e con la nuova grafica), contrariamente alla televisione americana, che già negli anni 80 aveva un ritmo assai più veloce. Oggigiorno (anche con le trasmissioni televisive 24 ore su 24 in tutte le reti) però, chi ha guardato la televisione nell'epoca dove c'era quel che poteva definirsi un eccesso di sigle, rimpiange quei vecchi ritmi televisivi lì e si lamenta perchè il materiale televisivo dei giorni nostri predilige la quantità a discapito della qualità. (Della serie "Non siamo mai contenti"). Quando poi si tenta di fare programmi innovativi (come i reality) questi vengono spesso criticati con frasi del tipo "la televisione imita troppo la realtà e la realtà imita troppo la televisione" e di conseguenza si torna sempre a rimpiangere il "vecchio prodotto", finendo per etichettare il presente televisivo come "TV SPAZZATURA". Se però si ripropone in qualche modo lo stile vintage, si viene etichettati di mancanza di originalità, di essere cloni di chissà chi e di non essere comunque all'altezza di chi a suo tempo ha proposto un certo tipo d televisione per la prima volta. Forse con questa mia riflessione avrò anche fatto la scoperta dell'America, ma ci tengo comunque a precisare tutto ciò.
Era una suorina prima del quarto d’ora di celebrità
N B Anch'io sono del segno del Leone (anche se sotto certi aspetti non mi riconosco in un leone)