Sardegna - Giuliano Marongiu e Massimo Pitzalis - Cantende Ballende

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  • Опубликовано: 2 ноя 2024
  • Budoni 26 agosto 2006 - Cantende Ballende.
    Articolo tratto da: Rivista donna del 09 febbraio 2015
    Giuliano Marongiu, ambasciatore della cultura sarda in tutto il mondo oltre che autore di numerosi spettacoli e canzoni di grande successo. Dal primo Festival regionale del Cabaret negli anni novanta ad “Ammentos” e “Anninnora” raccontaci un pò il tuo percorso professionale - Tutto è nato come un’emergenza interiore. Ho sempre desiderato una vita a colori: lo spettacolo, la musica, il palcoscenico hanno dipinto per me le circostanze che hanno accompagnato le mie ambizioni. Una sera di aprile di tanti anni fa, sulle tavole malferme del mio paese, mi sono trovato a presentare tanti bambini che cantavano. Il primo applauso e il cuore in gola. L’emozione mi ha indicato la via. Qualche mese dopo il Festival di Tonara mi ha dato i “titoli” per iniziare e tutto ha avuto un seguito. Tra me e la gente si è creato da subito un rapporto di familiarità. Fondamentalmente mi sono inventato da vivere ma senza indossare mai una maschera: quello che ho portato sui palchi e in tv sono sempre stato io, come davvero sono. Poi un giorno ho ricevuto la chiamata di Gianni Medda, su consiglio di Annamaria Puggioni, ed è arrivato, con “Sardegna Canta”, il mio ingresso nelle case di tutti. Il resto è un sogno che continua. Hai vinto diversi premi: tra gli altri il premio alla carriera nel 2004, il premio “Viseras” come personaggio televisivo nel 2006 e il premio “Amico delle tradizioni popolari” nel 2009 cosa rappresentano per te? Momenti che ho incorniciato dentro di me. La misura di un valore che altri hanno pensato di attribuire alle cose che faccio. Attestati di stima e di affetto che mi disarmano, ma che nello stesso tempo rinforzano la mia voglia di continuare e di fare meglio. Un premio speciale all’amicizia l’ho ricevuto da Maria Luisa Congiu che ha scritto e cantato per me la canzone “Sende che frades”: un ritratto in musica su come lei mi vede. E’ stata un’emozione fortissima. Quale è il segreto del tuo successo? A questa domanda non so rispondere. Posso dirti quali sono gli effetti del mio piccolo successo. Camminare per strada, ad esempio, nel cuore di Cagliari o nel più piccolo centro dell’isola, e sentirsi chiamare per nome. E’ godere di una fiducia che non vorrei tradire mai. E’ portare un po’ di serenità dove spesso non ci sono tanti motivi per stare allegri, dove la salute latita, o dove le solitudini possono trovare il conforto di un amico che con discrezione dice delle cose e canta le canzoni. Per tanti anni hai condotto assieme ad Ambra Pintore come è stato lavorare con lei? Abbiamo iniziato insieme il nostro percorso televisivo, con l’entusiasmo di chi vuole spalancare le porte del mondo. Ci siamo divertiti con leggerezza e dedizione. Il nostro modo di proporre i contenuti e legare i fili dell’intrattenimento in realtà era supportato da un impegno sincero. Credo che nessuno ci abbia regalato niente. Eravamo molto attenti ai dettagli, abbiamo studiato parecchio e l’improvvisazione alla quale ci affidavamo per fare spettacolo era il feeling istintivo che si era creato tra di noi, un punto di forza che non si è mai spezzato. Io ho sempre ammirato Ambra: mette il cuore nelle cose che fa, con ostinata passione. ....In Sardegna abbiamo delle voci bellissime e alcune di loro non dovrebbero pensare che i mari che circondano la Sardegna sono barriere invalicabili. Come vedi l’inserimento delle donne nel mondo della cultura e delle tradizioni della Sardegna? - Noi siamo la terra che ha dato i natali a Grazia Deledda. Vinse il Premio Nobel per la letteratura nel 1926 ma la bellezza dei suoi scritti ringiovanisce col tempo. La sua capacità di descrivere gli ambienti, i tormenti e i timori, i viaggi dell’anima, continua a catturare i lettori di tutto il mondo. La sua vita, straordinaria, è il romanzo più avvincente. La nostra isola non è sempre stata all’altezza della sua fama, non riconoscendone, come avrebbe dovuto, i meriti e il talento. Voglio credere e sperare che le donne della Sardegna, nel mondo della cultura e in tutti gli altri ambiti, abbiano sempre più spazio sia oggi che in futuro. … … … Tra le tante persone che hai avuto modo di intervistare ce n’è una che ti ha colpito particolarmente? Pinuccio Sciola, l’artista universale che ha liberato la voce delle pietre, che le ha fatte cantare. A mio avviso è un poeta colui che sostiene che l’arte non esiste se non c’è poesia. Il suo pensiero è libero, come le mani che creano. E’ stato diverse volte mio ospite e una sera ha parlato pubblicamente del cancro che si stava prendendo gioco di lui, chiedendogli una resa. Ha combattuto con forza il suo male, lo ha irriso. Le sue parole si stagliavano come le pietre che ama e aprivano in ognuno di noi e in chi lo ascoltava da casa, la stessa voglia di vivere che lui ha avuto quando si è trovato sul punto di morire. Che uomo fantastico! Ogni tanto ripete che chi tocca la pietra non ha età. E’ vero, le sua arte non morirà mai.

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