a me pare che la teoria della relatività di Einstein con il suo Spazio-Tempo abbia influenzato sia Cubismo di Picasso sia Futurismo di Balla e Boccioni.. che dice ?
Grazie mille per il commento. Purtroppo non sono abbastanza informato da poter commentare in merito. Certamente, con le date ci siamo (a parte Boccioni, forse, che è morto nel 1916), e anche i soggetti delle opere sono collegabili al concetto di spazio-tempo. Buona serata.
Eccolo qui. Ciao 👍 Forme uniche della continuità nello spazio è una scultura di Umberto Boccioni completata nel 1913, alta 126.4 cm, e considerata uno dei capolavori dell’arte futurista. L'opera originale di Boccioni è in gesso ed è esposta a San Paolo del Brasile presso il Museo di Arte Contemporanea. Dopo la morte di Boccioni, Filippo Tommaso Marinetti esaudisce il desiderio dello stesso Boccioni di essere presente con una sua scultura nella nativa Calabria, e ordina una fusione in bronzo dell’opera, oggi esposta presso la Galleria Nazionale di Cosenza. Nel corso degli anni vengono ricavati molti altri calchi: • Due nel 1931, uno dei quali si trova al Museum of Modern Art di New York. • Due nel 1949, di cui uno è in mostra al Metropolitan Museum of Art di New York, e l’altro al Museo del Novecento di Milano. • Due nel 1972, uno dei quali è esposto alla Tate Modern a Londra. • Otto sempre nel 1972, ricavati da un calco del 1949. Formatosi come pittore, Boccioni inizia a interessarsi alla scultura nel 1912, all’età di 30 anni, 4 anni prima di morire. In quell’anno scrive a un amico: «In questi giorni sono ossessionato dalla scultura! Credo di aver visto una completa rinnovazione di quest'arte mummificata.» Suo è, infatti, il Manifesto tecnico della Scultura futurista, pubblicato a Milano l’11 aprile del 1912, un documento che invita a lasciarsi alle spalle la tradizione (bagaglio inutile nell’era delle macchine), e che traccia le linee programmatiche cui dovranno attenersi gli scultori del futuro. Citiamo dal Manifesto: «Rovesciamo tutto, dunque, e proclamiamo l'assoluta e completa abolizione della linea finita e della statua chiusa. Spalanchiamo la figura e chiudiamo in essa l'ambiente. Proclamiamo che l'ambiente deve far parte del blocco plastico come un mondo a sé e con leggi proprie; che il marciapiede può salire sulla vostra tavola, e che la vostra testa può attraversare la strada mentre tra una casa e l'altra la vostra lampada allaccia la sua ragnatela di raggi e di gesso. Proclamiamo che tutto il mondo apparente deve precipitarsi su di noi, amalgamarsi, creando un'armonia colla sola misura dell'intuizione creativa; che una gamba, un braccio o un oggetto, non avendo importanza se non come elementi del ritmo plastico, possono essere aboliti, non per imitare un frammento greco o romano, ma per ubbidire all'armonia che l'autore vuole creare. Un insieme scultorio, come un quadro, non può assomigliare che a se stesso, poiché la figura e le cose devono vivere in arte al di fuori della logica fisionomica.» Descrizione Forme uniche della continuità nello spazio, che Boccioni completa un anno dopo la pubblicazione del Manifesto, tradisce però quasi tutte le direttive del suo stesso scritto: l’opera, infatti, non si sviluppa secondo le linee rette che il Manifesto sostiene essere le uniche in grado di «[…] condurre alla verginità primitiva.»; non si osservano le «[…] intersecazioni di piani» di cui si parla nel Manifesto; non avviene l’auspicata distruzione del «[…] nudo sistematico; il concetto tradizionale della statua e del monumento», anzi, siamo di fronte a una scultura che rappresenta proprio una figura umana. Ciò che certamente è nuovo (futurista) in questo lavoro di Boccioni è la volontà di mostrare, seppur utilizzando le conoscenze accademiche più antiche (si noti, ad esempio, il modellato della coscia), le interazioni tra spazio e corpo in movimento. È importante però sottolineare che l’idea di movimento non è resa come successione di immagini, espediente cui invece ricorrono contemporanei di Boccioni come Duchamp nel dipinto Nudo che scende le scale (1913) e gli stessi pittori futuristi, per esempio Giacomo Balla, nell’opera Ragazza che corre sul balcone (1912), ispirati dalle crono-fotografie di Etienne Jules-Marey, Eadweard Muybridge. L’intento di Boccioni è, invece, quello di offrire una visione drammatica della velocità, per mezzo della rappresentazione di una macchina-uomo che rivela i suoi muscoli gonfi e i suoi tendini e, allo stesso tempo, fa parte dell’atmosfera in cui si muove. La velocità modella quindi un uomo nuovo, diverso, aerodinamico, le cui forme si moltiplicano nella percezione dell’osservatore: il vento le affila (le gambe, ad esempio, sono trasformate in scie di materiale lasciate dietro di sé dal loro stesso movimento), i pieni si svuotano e viceversa (si veda, ad esempio, il torace: convesso a destra, una vuota cavità a sinistra). Boccioni offre così all’osservatore una visione simultanea del corpo in movimento e dello spazio che tale movimento deforma (ricordiamo che, per Boccioni, il concetto di simultaneità è importantissimo). L’uomo avanza deformando lo spazio (si veda, ad esempio, il ginocchio che fende l’aria) e venendo dallo spazio deformato, dilatato, scavato a sua volta (ricordiamo, ancora, il torace scavato a sinistra e le gambe). Alcuni critici hanno osservato che, più che una immediata sensazione di velocità, la distribuzione delle masse pensata da Boccioni dà l’impressione di una figura umana che avanza a fatica contro il vento, eroica, titanica. Tali volumi ricorderebbero le opere di Michelangelo, proprio quel Michelangelo che seppure Boccioni spingesse a ripudiare, ammetteva essere stato un «[…] genio che fu nel passato il più grande astratto che si esprimesse per mezzo del concreto.»
Grazie professore, lo sto utilizzando per l'esame di arte all'Accademia , per mio figlio.
Non sono un professore, ma grazie mille a te per il commento 👍
Un enorme "in bocca al lupo" a tuo figlio.
Buona serata.
Grande professore
Non sono professore, ma grazie mille per il commento e per la visione 👍
Ciao
Video stupendo
Troppo buono 👍 Grazie mille per il commento e per la visione.
Buon pomeriggio,
Dom
Grande spiegazione
Troppo buono, grazie mille!
Buona domenica 👍,
Dom
Lei prof è la mia salvezza per la maturità
Ne sono molto felice. Un enorme in bocca al lupo per l'esame 🤞🤞.
Però, non sono prof. 😀
a me pare che la teoria della relatività di Einstein con il suo Spazio-Tempo abbia influenzato sia Cubismo di Picasso sia Futurismo di Balla e Boccioni.. che dice ?
Grazie mille per il commento. Purtroppo non sono abbastanza informato da poter commentare in merito. Certamente, con le date ci siamo (a parte Boccioni, forse, che è morto nel 1916), e anche i soggetti delle opere sono collegabili al concetto di spazio-tempo.
Buona serata.
Mi potresti scrivere un riassunto?
Eccolo qui. Ciao 👍
Forme uniche della continuità nello spazio è una scultura di Umberto Boccioni completata nel 1913, alta 126.4 cm, e considerata uno dei capolavori dell’arte futurista.
L'opera originale di Boccioni è in gesso ed è esposta a San Paolo del Brasile presso il Museo di Arte Contemporanea. Dopo la morte di Boccioni, Filippo Tommaso Marinetti esaudisce il desiderio dello stesso Boccioni di essere presente con una sua scultura nella nativa Calabria, e ordina una fusione in bronzo dell’opera, oggi esposta presso la Galleria Nazionale di Cosenza.
Nel corso degli anni vengono ricavati molti altri calchi:
• Due nel 1931, uno dei quali si trova al Museum of Modern Art di New York.
• Due nel 1949, di cui uno è in mostra al Metropolitan Museum of Art di New York, e l’altro al Museo del Novecento di Milano.
• Due nel 1972, uno dei quali è esposto alla Tate Modern a Londra.
• Otto sempre nel 1972, ricavati da un calco del 1949.
Formatosi come pittore, Boccioni inizia a interessarsi alla scultura nel 1912, all’età di 30 anni, 4 anni prima di morire. In quell’anno scrive a un amico: «In questi giorni sono ossessionato dalla scultura! Credo di aver visto una completa rinnovazione di quest'arte mummificata.»
Suo è, infatti, il Manifesto tecnico della Scultura futurista, pubblicato a Milano l’11 aprile del 1912, un documento che invita a lasciarsi alle spalle la tradizione (bagaglio inutile nell’era delle macchine), e che traccia le linee programmatiche cui dovranno attenersi gli scultori del futuro. Citiamo dal Manifesto: «Rovesciamo tutto, dunque, e proclamiamo l'assoluta e completa abolizione della linea finita e della statua chiusa. Spalanchiamo la figura e chiudiamo in essa l'ambiente. Proclamiamo che l'ambiente deve far parte del blocco plastico come un mondo a sé e con leggi proprie; che il marciapiede può salire sulla vostra tavola, e che la vostra testa può attraversare la strada mentre tra una casa e l'altra la vostra lampada allaccia la sua ragnatela di raggi e di gesso. Proclamiamo che tutto il mondo apparente deve precipitarsi su di noi, amalgamarsi, creando un'armonia colla sola misura dell'intuizione creativa; che una gamba, un braccio o un oggetto, non avendo importanza se non come elementi del ritmo plastico, possono essere aboliti, non per imitare un frammento greco o romano, ma per ubbidire all'armonia che l'autore vuole creare. Un insieme scultorio, come un quadro, non può assomigliare che a se stesso, poiché la figura e le cose devono vivere in arte al di fuori della logica fisionomica.»
Descrizione
Forme uniche della continuità nello spazio, che Boccioni completa un anno dopo la pubblicazione del Manifesto, tradisce però quasi tutte le direttive del suo stesso scritto: l’opera, infatti, non si sviluppa secondo le linee rette che il Manifesto sostiene essere le uniche in grado di «[…] condurre alla verginità primitiva.»; non si osservano le «[…] intersecazioni di piani» di cui si parla nel Manifesto; non avviene l’auspicata distruzione del «[…] nudo sistematico; il concetto tradizionale della statua e del monumento», anzi, siamo di fronte a una scultura che rappresenta proprio una figura umana.
Ciò che certamente è nuovo (futurista) in questo lavoro di Boccioni è la volontà di mostrare, seppur utilizzando le conoscenze accademiche più antiche (si noti, ad esempio, il modellato della coscia), le interazioni tra spazio e corpo in movimento.
È importante però sottolineare che l’idea di movimento non è resa come successione di immagini, espediente cui invece ricorrono contemporanei di Boccioni come Duchamp nel dipinto Nudo che scende le scale (1913) e gli stessi pittori futuristi, per esempio Giacomo Balla, nell’opera Ragazza che corre sul balcone (1912), ispirati dalle crono-fotografie di Etienne Jules-Marey, Eadweard Muybridge. L’intento di Boccioni è, invece, quello di offrire una visione drammatica della velocità, per mezzo della rappresentazione di una macchina-uomo che rivela i suoi muscoli gonfi e i suoi tendini e, allo stesso tempo, fa parte dell’atmosfera in cui si muove. La velocità modella quindi un uomo nuovo, diverso, aerodinamico, le cui forme si moltiplicano nella percezione dell’osservatore: il vento le affila (le gambe, ad esempio, sono trasformate in scie di materiale lasciate dietro di sé dal loro stesso movimento), i pieni si svuotano e viceversa (si veda, ad esempio, il torace: convesso a destra, una vuota cavità a sinistra).
Boccioni offre così all’osservatore una visione simultanea del corpo in movimento e dello spazio che tale movimento deforma (ricordiamo che, per Boccioni, il concetto di simultaneità è importantissimo). L’uomo avanza deformando lo spazio (si veda, ad esempio, il ginocchio che fende l’aria) e venendo dallo spazio deformato, dilatato, scavato a sua volta (ricordiamo, ancora, il torace scavato a sinistra e le gambe).
Alcuni critici hanno osservato che, più che una immediata sensazione di velocità, la distribuzione delle masse pensata da Boccioni dà l’impressione di una figura umana che avanza a fatica contro il vento, eroica, titanica. Tali volumi ricorderebbero le opere di Michelangelo, proprio quel Michelangelo che seppure Boccioni spingesse a ripudiare, ammetteva essere stato un «[…] genio che fu nel passato il più grande astratto che si esprimesse per mezzo del concreto.»