Maria Valtorta - Evangelo cap. 247: Maria Ss. ammaestra la Maddalena sull’orazione mentale

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  • Опубликовано: 4 июл 2023
  • Maria Valtorta - Evangelo cap. 247: Maria Ss. ammaestra la Maddalena sull’orazione mentale
    8 agosto 1945.
    «Dove faremo tappa, mio Signore?», chiede Giacomo di Zebedeo, mentre camminano per una gola fra due colline tutte coltivate e verdi dalla base alle vette.
    «A Betlem di Galilea. Ma nelle ore calde sosteremo sul monte che sovrasta Meraba. Così tuo fratello sarà beato un’altra volta vedendo il mare», e Gesù sorride. Poi termina: «Noi uomini avremmo potuto fare più strada, ma abbiamo dietro di noi le discepole, che non si lamentano mai, ma che non dobbiamo stancare eccessivamente».
    «Non si lamentano mai. È vero. Siamo più facili a lamentarci noi», ammette Bartolomeo.
    «Eppure sono meno abituate di noi a questa vita…», dice Pietro.
    «Forse lo fanno volentieri per questo», dice Tommaso.
    «No, Toma. Lo fanno volentieri per amore. Credi pure che mia Madre e neppure le altre donne di casa, come Maria d’Alfeo, Salome e Susanna, lasciano volentieri la casa per venire per le vie del mondo e fra la gente. E Marta e Giovanna, quando anche ella verrà, non use alle fatiche, non lo farebbero volentieri se l’amore non le spronasse. Riguardo a Maria di Magdala, solo un potente amore le può dare la forza di subire questa tortura», dice Gesù.
    «Perché gliel’hai imposta, allora, se sai che è tortura?», chiede l’Iscariota. «Non è buona cosa per lei e non la è per noi».
    «Null’altro che la dimostrazione palese, indubitabile del suo mutamento poteva persuadere il mondo. Maria vuole persuadere il mondo di questo. La sua separazione dal passato è stata completa. È completa».
    «Ciò è da vedersi. È presto ora per dirlo. Quando si è fatto abitudine ad un genere di vita, difficilmente ci se ne stacca del tutto. Amicizie e nostalgie ci riportano ad esso», dice l’Iscariota.
    «Tu hai nostalgie, allora, per la vita di prima?», chiede Matteo.
    «Io… no. Ma faccio per dire. Io sono io: uomo, amante del Maestro e… Insomma io ho in me elementi che mi servono a resistere nel proposito. Ma lei è una donna, e che donna! E poi, anche fosse ben ferma, è sempre poco piacevole averla con noi. Se si avesse ad incontrare dei rabbi, sacerdoti o grandi farisei, credete che non sarebbe piacevole il loro commento. Io ci penso con anticipato rossore».
    «Non ti contraddire, Giuda. Se tu hai realmente tagliato i ponti col passato, come vuoi dire, perché tanto ti duoli che una povera anima ci segua per completare la sua trasformazione nel Bene?».
    «Ma per amore, Maestro. Io pure faccio tutto per amore. Verso di Te».
    «Allora perfezionati in questo tuo amore. Non deve un amore, per essere veramente tale, essere mai esclusivista. Quando uno sa amare solo un oggetto e non sa amarne nessun altro, anche se amato dall’oggetto che egli ama, dimostra di non essere nel vero amore. L’amore perfetto ama, con le dovute gradazioni, tutto il genere umano, e anche animali e vegetali, stelle e acque, perché tutto vede in Dio. Ama Dio come si conviene e ama tutto in Dio. Guarda che l’amore esclusivista è spesso egoismo. Sappi perciò giungere ad amare anche gli altri per amore».
    «Sì, Maestro».
    L’oggetto della discussione procede intanto con le altre donne vicino a Maria, senza pensare di essere causa di tanta discussione.
    L’agglomerato di Jafia viene raggiunto, attraversato, superato senza che nessun cittadino mostri desiderio di seguire il Maestro o di trattenerlo.
    Proseguono, gli apostoli inquieti per l’indifferenza del luogo, Gesù che cerca di calmarli.
    La valle prosegue in direzione ovest e mostra al suo estremo un altro paese che si adagia alla base di un altro monte. Anche questo paese, che sento chiamare Meraba, è indifferente. Solo dei bambini si avvicinano agli apostoli mentre attingono acqua ad una limpida fontana addossata ad una casa. Gesù li accarezza chiedendo il loro nome, e i bambini chiedono il suo e chi è, dove va, cosa fa. Si avvicina anche un mendicante semicieco, vecchio, curvo, e stende la mano per ricevere l’obolo che infatti riceve.
    La marcia ricomincia con la salita di un colle, quello che sbarra la valle nella quale riversa le acque dei suoi fiumicelli, ora ridotti a un filo d’acqua o a sole pietre arse dal sole. Ma la strada è buona, aperta fra i boschi di ulivi prima, di altre piante poi, che intrecciano i rami facendo galleria verde sopra la strada.
    Raggiungono la vetta, che è coronata da uno stormente bosco di frassini, se non erro. E là si siedono per prendere riposo e cibo. E, col cibo e il riposo, diletto anche alla vista, perché il panorama è bellissimo, con la catena del Carmelo alla sinistra di chi guarda verso ovest; e là dove la catena del Carmelo - una verdissima catena in cui sono presenti tutti i toni più belli del verde - finisce, scintilla il mare, aperto, sconfinato, stendendosi, col suo drappo mosso da lievi ondette, verso il nord, a bagnare le sponde che dalla punta del promontorio, formato dall’estrema propaggine del Carmelo, salgono verso Tolemaide e le altre città fino a perdersi in una lieve nebbia verso....

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