LUIGI COMENCINI, regista di giusta fama, la sua sensibilità e attenzione alle sofferenze umane e ai reietti ci ha regalato opere di grande valore, è stato uno dei migliori registi e gli dobbiamo riconoscenza e gratitudine per i sui film bellissimi .....grazie sono molto attenta a questi temi e da voi ne aspetto ancora ancora ...grazie grazie..
Che brava interprete e che bellissima donna era Liliana Gerace! L’elegantissima Eleonora Rossi Drago, complice il doppiaggio di Lydia Simoneschi, qui sembra proprio una Ingrid Bergman “de noantri” 😍 E Torino era proprio così, un po’ in bianco e nero, anche negli anni ‘60-70 ❤ Grazie per questo bellissimo film!
Grazie! Erano anni che aspettavo di vedere questo film, senza mai trovarlo. Molto bello: drammatico, coinvolgente, perfette atmosfera e tensione, dall'inizio alla fine.
C'è stato il lieto fine. Che bella la scena della bambina che si ferma sulle scale perché la facciano saltare. L'innocenza dei bambini salva tante situazioni degli adulti. Presumo che anche lì c'è stato il lieto fine.
Comencini ci chiama a un cinema verità con una vena investigativa del cinema americano. Siamo negli anni cinquanta e la stagione neorealista matura è compiuta. Ora si può puntare la messa a fuoco e zoomare sui protagonisti per descriverne il progressivo intimo disorientamento e l’inadeguatezza ai cambiamenti violenti che si stanno insinuando nel tessuto sociale. A guerra finita la comunità non è stata capace di riprendersi in una parità comprensiva dei più deboli, dei più vulnerabili e violati. Il film ha una sintassi ben articolata con giuste sequenze nella loro durata drammatica e descrittiva ed è ben disegnato il ritmo delle inquadrature magistralmente sorrette da un accompagnamento sonoro di grande efficacia emotiva. La Rossi Drago è profondamente nella parte e ha sfumature di recitazione che ricordano la Bergman. È sicura sia nei primi piani che nelle azioni; è il personaggio che fa le indagini in un mondo malavitoso, perché vi è caduta sua sorella (Liliana Gerace); è il punto più audace del soggetto. La credibilità a volte stenta ma poi tutto sommato ne accogliamo la finzione come compromesso ad aver seguìto, fin dall’apertura, una storia di omicidi, di sfruttamento e di violenza nel quotidiano lacerato di città italiane, povere, piene di conflitti e contraddizioni e non certo il regno della criminalità delle big band americane. Reggiamo la lenta penetrazione e discesa in quel mondo di piccola malavita quando nel progressivo svilupparsi della storia emerge il tema: un amore tra sorelle. E per quanto un poco spinto nell’ottimismo ne siamo coinvolti e parteggiamo per la riuscita della salvezza, anche perché non solo Sandra ne è il personaggio positivo ma anche Lucia, la minore perduta è personaggio positivo e destinato al riscatto dell’amore filiale con il ritorno a casa; inquadratura finale della storia, in un totale spezzato da alcuni primi piani di dialogo muto ma profondamente espressivo nel suo lieto fine. L’affresco sul femminile emerge con compiutezza verso la fine con la retata delle donne che fanno la vita e portate in caserma vengono rinchiuse in cella. Qui i movimenti-camera sanno descriverci sia i singoli volti che la solidarietà dell’insieme corale di queste umiliate e sfruttate, rimbrottate dagli stessi agenti di polizia come se la loro miseria ne diminuisse la dignità umana. I pani ripresa scavano talvolta in un naturalismo che sa esprimere il paesaggio umano di facce e di destini; storie misere di cui i soggetti sono incolpevoli, e così le ragazze e le donne dell’orfanotrofio dove la protagonista si recherà invano per cercare la sorella. I locali notturni, le bettole e i bar costituiscono un itinerario penoso e formativo per la giovane donna che fa da ponte e filo affettivo con la famiglia modesta nella provincia piemontese, e dalla quale Lucia è scappata con il malavitoso giovane che si fa chiamare “Primavera”(Renato Baldini). Anche qui c’è un ritmo convincente nella descrizione di ambienti e luci se non espressioniste rivolte ad un verismo documentaristico e non artificiale. Il lieto fine della vicenda sembra disorientarci e forse anche un poco deluderci dalla ormai consapevole acquisita esperienza del cinema come finzione; poi con quell’indomabile desiderio di amore che non rinuncia alle avversità negative della vita, comprendiamo e anche approviamo la condotta di Sandra che chiede in epilogo di poter vedere la sorella in una sala del commissariato; ora finalmente libera, seppure traviata e umiliata, e vedova in un certo senso di quell’amore tossico che l’aveva sedotta e separata dalla famiglia, per condurla nel vortice del crimine e de male. Avere avuto, l’amore di Roberto (Massimo Girotti), il fidanzato,(anche se all’inizio lui si nega a questa ricerca) accanto nei momenti più sconfortanti e in quelli anche audaci e avventurosi della pericolosa ricerca di Lucia, ha costituito per la protagonista quel sostegno che l’ha spinta ad andare fino in fondo alla storia. Qui ci sono alcuni passaggi di sceneggiatura molto spinti tra il coraggio e l’incoscienza, tra il verosimile e la finzione narrativa; l’incontro con certi ambienti del crimine non sono presumibilmente così colloquiali come ci vengono presentati, e certo, non lasciano, indenni i “malcapitati curiosi” come accade in questa narrazione ma purtuttavia la buona recitazione di Eleonora Rossi Drago e della Giulietta Masino incutono un convincimento che aumenta l’empatia nei loro confronti. Inoltre c’è da sottolineare che i livelli di violenza e crudeltà comunque oggi sono saliti all’orrore e alla mostruosità; gli eventi e i momenti violenti della sceneggiatura, l’assassinio di Valchira, la ragazza pescata nel fiume scena ripresa all’apertura del film con una magistrale posizione di camera che scorre sui curiosi intervenuti e affacciati al muro del fiume immobili con il fiato sospeso; e il pestaggio della soubrette-Pippo, sono raccontati e non accadono in scena, drammaturgicamente come nel teatro greco. E ci lasciano un poco sospesi al finale lieto fine, una nota di speranza che, nella realtà purtroppo, poche volte ci raggiunge.
Rossi Drago sapeva essere sensibile e fragile, ma anche sensuale solo con uno sguardo. Era un'attrice splendida che non è po' purtroppo ricordata come meriterebbe. Poco nulla si sa del suo ritiro dalle scene e degli ultimi decenni di vita. Ps è un buon film fa pensare al Lang americano
L'avevo sempre sentito nominare ma mai visto...a Genova "le persiane chiuse" ( cioè le Case chiuse) era il termine usato per indicare i "Bordelli " o "Casini" cioè le case d'appuntamento!!!...La trama è davvero complicata con miscuglio di generi che forse si poteva evitare e che rendono la visione abbastanza pesante!!!
Ho letto la trama per vedere di cosa trattasi invece la trama racconta tutto il film perciò non isnpira vederlo perche non cìè intrigo per andare avanti. Complimento per l'ideona!
Leggere la trama non è una cattiva idea, anche perché è diverso dal vedere un film su grande schermo. Credo che dia un film "equilibrato" nello sviluppo delle emozioni. L'importante è anche rivedere ambienti e modi di vivere di una volta che per me, alla mia età, rendono più concreti i ricordi del mio passato.
@@mariolambiase6341Lei, signore, mi trova d'accordo. La trama " dovrebbe" essere letta, altrimenti può accadere di non comprendere il ruolo di un personaggio, apparentemente marginale... Di una qualsiasi Opera letteraria si legge la trama non per " caso " ma perché aiuta a capire, più agevolmente, la struttura dei fatti che l'Autore narra. .
Valkiria, la rivale in amore di Lucia: come dice uno dei personaggi, a Primavera (quello che l’ha ammazzata e che muore alla fine) non bastava una sola donna.
LUIGI COMENCINI, regista di giusta fama, la sua sensibilità e attenzione alle sofferenze umane e ai reietti ci ha regalato opere di grande valore, è stato uno dei migliori registi e gli dobbiamo riconoscenza e gratitudine per i sui film bellissimi .....grazie sono molto attenta a questi temi e da voi ne aspetto ancora ancora ...grazie grazie..
😅l0😅😅😮😮😮😮😅😮😮😅😅
Che brava interprete e che bellissima donna era Liliana Gerace! L’elegantissima Eleonora Rossi Drago, complice il doppiaggio di Lydia Simoneschi, qui sembra proprio una Ingrid Bergman “de noantri” 😍 E Torino era proprio così, un po’ in bianco e nero, anche negli anni ‘60-70 ❤ Grazie per questo bellissimo film!
Grazie! Erano anni che aspettavo di vedere questo film, senza mai trovarlo.
Molto bello: drammatico, coinvolgente, perfette atmosfera e tensione, dall'inizio alla fine.
Il doppiaggio della Rossi Drago è eccellente grazie alla voce indimenticabile di Lidia Simoneschi
C'è stato il lieto fine.
Che bella la scena della bambina che si ferma sulle scale perché la facciano saltare.
L'innocenza dei bambini salva tante situazioni degli adulti. Presumo che anche lì c'è stato il lieto fine.
Molto bello.
Filmi dei tempi miei grazie
Grazie, bello e tutti bravi
Comencini ci chiama a un cinema verità con una vena investigativa del cinema americano. Siamo negli anni cinquanta e la stagione neorealista matura è compiuta. Ora si può puntare la messa a fuoco e zoomare sui protagonisti per descriverne il progressivo intimo disorientamento e l’inadeguatezza ai cambiamenti violenti che si stanno insinuando nel tessuto sociale. A guerra finita la comunità non è stata capace di riprendersi in una parità comprensiva dei più deboli, dei più vulnerabili e violati.
Il film ha una sintassi ben articolata con giuste sequenze nella loro durata drammatica e descrittiva ed è ben disegnato il ritmo delle inquadrature magistralmente sorrette da un accompagnamento sonoro di grande efficacia emotiva.
La Rossi Drago è profondamente nella parte e ha sfumature di recitazione che ricordano la Bergman. È sicura sia nei primi piani che nelle azioni; è il personaggio che fa le indagini in un mondo malavitoso, perché vi è caduta sua sorella (Liliana Gerace); è il punto più audace del soggetto.
La credibilità a volte stenta ma poi tutto sommato ne accogliamo la finzione come compromesso ad aver seguìto, fin dall’apertura, una storia di omicidi, di sfruttamento e di violenza nel quotidiano lacerato di città italiane, povere, piene di conflitti e contraddizioni e non certo il regno della criminalità delle big band americane. Reggiamo la lenta penetrazione e discesa in quel mondo di piccola malavita quando nel progressivo svilupparsi della storia emerge il tema: un amore tra sorelle. E per quanto un poco spinto nell’ottimismo ne siamo coinvolti e parteggiamo per la riuscita della salvezza, anche perché non solo Sandra ne è il personaggio positivo ma anche Lucia, la minore perduta è personaggio positivo e destinato al riscatto dell’amore filiale con il ritorno a casa; inquadratura finale della storia, in un totale spezzato da alcuni primi piani di dialogo muto ma profondamente espressivo nel suo lieto fine.
L’affresco sul femminile emerge con compiutezza verso la fine con la retata delle donne che fanno la vita e portate in caserma vengono rinchiuse in cella.
Qui i movimenti-camera sanno descriverci sia i singoli volti che la solidarietà dell’insieme corale di queste umiliate e sfruttate, rimbrottate dagli stessi agenti di polizia come se la loro miseria ne diminuisse la dignità umana.
I pani ripresa scavano talvolta in un naturalismo che sa esprimere il paesaggio umano di facce e di destini; storie misere di cui i soggetti sono incolpevoli, e così le ragazze e le donne dell’orfanotrofio dove la protagonista si recherà invano per cercare la sorella. I locali notturni, le bettole e i bar costituiscono un itinerario penoso e formativo per la giovane donna che fa da ponte e filo affettivo con la famiglia modesta nella provincia piemontese, e dalla quale Lucia è scappata con il malavitoso giovane che si fa chiamare “Primavera”(Renato Baldini).
Anche qui c’è un ritmo convincente nella descrizione di ambienti e luci se non espressioniste rivolte ad un verismo documentaristico e non artificiale. Il lieto fine della vicenda sembra disorientarci e forse anche un poco deluderci dalla ormai consapevole acquisita esperienza del cinema come finzione; poi con quell’indomabile desiderio di amore che non rinuncia alle avversità negative della vita, comprendiamo e anche approviamo la condotta di Sandra che chiede in epilogo di poter vedere la sorella in una sala del commissariato; ora finalmente libera, seppure traviata e umiliata, e vedova in un certo senso di quell’amore tossico che l’aveva sedotta e separata dalla famiglia, per condurla nel vortice del crimine e de male.
Avere avuto, l’amore di Roberto (Massimo Girotti), il fidanzato,(anche se all’inizio lui si nega a questa ricerca) accanto nei momenti più sconfortanti e in quelli anche audaci e avventurosi della pericolosa ricerca di Lucia, ha costituito per la protagonista quel sostegno che l’ha spinta ad andare fino in fondo alla storia. Qui ci sono alcuni passaggi di sceneggiatura molto spinti tra il coraggio e l’incoscienza, tra il verosimile e la finzione narrativa; l’incontro con certi ambienti del crimine non sono presumibilmente così colloquiali come ci vengono presentati, e certo, non lasciano, indenni i “malcapitati curiosi” come accade in questa narrazione ma purtuttavia la buona recitazione di Eleonora Rossi Drago e della Giulietta Masino incutono un convincimento che aumenta l’empatia nei loro confronti. Inoltre c’è da sottolineare che i livelli di violenza e crudeltà comunque oggi sono saliti all’orrore e alla mostruosità; gli eventi e i momenti violenti della sceneggiatura, l’assassinio di Valchira, la ragazza pescata nel fiume scena ripresa all’apertura del film con una magistrale posizione di camera che scorre sui curiosi intervenuti e affacciati al muro del fiume immobili con il fiato sospeso; e il pestaggio della soubrette-Pippo, sono raccontati e non accadono in scena, drammaturgicamente come nel teatro greco. E ci lasciano un poco sospesi al finale lieto fine, una nota di speranza che, nella realtà purtroppo, poche volte ci raggiunge.
introvabile, grazie
Rossi Drago sapeva essere sensibile e fragile, ma anche sensuale solo con uno sguardo. Era un'attrice splendida che non è po' purtroppo ricordata come meriterebbe. Poco nulla si sa del suo ritiro dalle scene e degli ultimi decenni di vita. Ps è un buon film fa pensare al Lang americano
Bel fim di una volta .Molto bello
Bella storia, grazie
Mi associo a Teresa bellissimo film girato a Torino Grazie mille ciaoooo peace and love grazie
Nei film degli anni '50 sia italiani che esteri le donne sono sempre rappresentate come emotivamente delle mezze isteriche
Che odissea la ricerca della sorella ,per fortuna con lieto fine. Bel film con un'ottima trama !
Il commissario assomiglia in modo impressionante a Osvaldo Valenti
Dommage qu'il n'y a pas une copie en Français, si non bon film.
bella storia a lieto fine
L'avevo sempre sentito nominare ma mai visto...a Genova "le persiane chiuse" ( cioè le Case chiuse) era il termine usato per indicare i "Bordelli " o "Casini" cioè le case d'appuntamento!!!...La trama è davvero complicata con miscuglio di generi che forse si poteva evitare e che rendono la visione abbastanza pesante!!!
😃😀👍
Film più nero che “giallo”.Buona la trama, ma arrivare sino alla fine è un’impresa.
Belfim
Ho letto la trama per vedere di cosa trattasi invece la trama racconta tutto il film perciò non isnpira vederlo perche non cìè intrigo per andare avanti. Complimento per l'ideona!
La tra e’ solo trama, il film è ricco di particolari e spunti di riflessione, complimenti per il commentone
all inizio chi e" che trovano morta?????????
"una sconosciuta" e' cio' che dice lo strillone!!!!!
"La sconosciuta" è un'amica di Lucia che è la sorella di Sandra.
Leggere la trama non è una cattiva idea, anche perché è diverso dal vedere un film su grande schermo. Credo che dia un film "equilibrato" nello sviluppo delle emozioni. L'importante è anche rivedere ambienti e modi di vivere di una volta che per me, alla mia età, rendono più concreti i ricordi del mio passato.
@@mariolambiase6341Lei, signore, mi trova d'accordo. La trama " dovrebbe" essere letta, altrimenti può accadere di non comprendere il ruolo di un personaggio, apparentemente marginale... Di una qualsiasi Opera letteraria si legge la trama non per " caso " ma perché aiuta a capire, più agevolmente, la struttura dei fatti che l'Autore narra.
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Valkiria, la rivale in amore di Lucia: come dice uno dei personaggi, a Primavera (quello che l’ha ammazzata e che muore alla fine) non bastava una sola donna.