"Quei giovani che devono darsi una forma in un mondo indefinibile...". Intervista a Bernardo Zannoni

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  • Опубликовано: 9 июн 2024
  • Videontervista a Bernardo Zannoni, già vincitore del premio Campiello con "I miei stupidi intenti", e tornato in libreria, sempre per ‪@sellerioeditore‬ , con "25".La vittoria da giovanissimo al Campiello con I miei stupidi intenti l'ha reso felice, ma non l'ha destabilizzato, a dispetto delle grandi aspettative attorno al suo nome. Bernardo Zannoni non ha ancora 30 anni, li compirà nel 2025, ma sfoggia saggezza, anche dopo la pubblicazione dell'opera seconda, 25 (192 pagine, 16 euro), sempre per Sellerio. «Quel successo - osserva Zannoni - non mi ha lasciato scorie particolari addosso. Al di là della contentezza e dell'entusiasmo che ha suscitato vincere appunto un premio così rinomato, forse il Campiello ha reso il mio libro l'asticella da dover erroneamente superare. Io però continuo a scrivere soltanto di cose che mi affascinano e possono toccare molteplici corde e colori assai differenti. Nel mio lento e a questo punto bello percorrere la vita, diciamo che il Campiello è una cosa che si aggiunge».Dalla faina Archie all'umano Gerolamo, detto Gero, giovane chiuso in se stesso, indeciso, che non vive grandi emozioni, prospettive ed esiti sulla pagina sono cambiati. «Ma non definirei Gero un inetto - sottolinea Bernardo Zannoni - non rischierei di usare una parola spregiativa a tutto campo per lui. Si tratta di qualcuno sospeso, con questo tempo stringente sulla schiena, con il fiato sul collo, che gli ordina di definirsi nel minor tempo possibile e con la sicurezza più importante che lui riesce a trovare nel breve periodo, è qualcuno che in realtà può fare qualsiasi cosa ma che non riesce a trovare la sua la sua strada in quel momento e quindi ne risulta bloccato per tutto l'arco narrativo della storia». Nel secondo romanzo di Bernardo Zannoni i 25 anni rappresentano uno spartiacque, bivio e linea d'ombra. «Occhi nuovi - precisa l'autore - occhi che non sono né maturi né troppo puerili e che richiedono a chi sta guardando questo mondo così indefinibile di riuscire a darsi una forma. Si tratta di una cosa che io ho sperimentato, ho visto nei miei amici, la crisi di quarto di secolo. Per uscirne ci vuole tutta la vita... Eppure se I miei stupidi intenti finiva con una certa crudezza, 25 lascia uno spiraglio di speranza. Sintetizzando il suo finale potrei dire: il presente per accettarsi, il futuro invece per sperare».

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