Hai stravolto il testo. La risposta di Dio a Giobbe è ‘vergognosa’…. Il segreto del libro di Giobbe sta, invece, nella frase che -a metà libro- Giobbe rivolge a Dio. Eccola: (testo ebraico): “Qui occorre un Dio che patisca davanti a Dio le domande dell’uomo”… insomma, un qualcosa come Gesù Cristo… L’assurda risposta di Dio nel libro di Giobbe. Ho letto più volte, la risposta di Dio a Giobbe. Rivoltante, assurda, boriosa, chi sei tu? Che osi pretendere da me, il tuo Dio, spiegazione del perché del male della sofferenza? Chi sei tu? Ebbene, anche il Papa Ratzinger, nel maggio del 2006 ad Auschwitz, rivolse a Dio le seguenti parole: «Perché Signore, hai taciuto? Perché hai potuto tollerare tutto quest’eccesso di distruzione e questo trionfo del male?» Aggiungo, di orrori, atrocità, perché??? Anziché rispondere, che lui, è il solo Dio dell’Amore, e dunque un Dio debole, che non ha risposte sul perché di tanta sofferenza, risponde eludendo a Giobbe, le ragioni o la ragione, che la vera risposta, di Dio, ossia, di fronte a tanta sofferenza, non c’è la: “sono impotente”. Dio, anziché campare, fare astrusi ragionamenti sulla sua creazione. Chi se ne frega, aggiungo io. In fondo sono le stesse domande che da sempre l’uomo che soffre, che assiste alla sofferenza di un innocente fa. Domande più che legittime, poste al Creatore. Ora, immaginate un Dio che a Ratzinger risponde come ha risposto a Giobbe; avesse risposto a Ratzinger: “Come ti permetti di chiedermi spiegazioni? Io sono Dio, tu non sei nessuno”. Capito la risposta arrogante, di un Padre che azzittisce la creatura fatta a sua immagine a somiglianza, e nella sostanza evita, di dare spiegazioni, eludendo la domanda, con astruse e mistificate spiegazioni sulla sua creazione. Non c’è che dire! È il Dio, che troviamo nel libro di Giobbe. Dio, pretende, di fare domande al figlio sofferente: “Chi è mai costui che oscura il mio piano con discorsi da ignorante?” “Quando ponevo le fondamenta della terra, tu dov’eri? Dimmelo, se sei tanto intelligente!”. Risposta ipotetica di Giobbe: “Ero nel tuo nulla, non, nella tua assurda e mostruosa creazione. Perché, vuoi fare sentire alla tua creatura, che è una nullità?”. Giobbe, poverino, arriva a rispondere: “Ecco, non conto niente… Mi metto la mano sulla bocca”. Non potendo di risolvere l’eterno problema, del dolore dell’innocente. Dio, concepisce se stesso, non un Dio che contrasta col concetto di un Dio amorevole e premuroso, debole, ma, di un Padre padrone, terrificante, “Miete dove non ha seminato e raccoglie dove non ha sparso”. Questo è il Dio che traspare nella risposta a Giobbe.
ComplimentI!!! Tre esposizioni su Giobbe. illuminanti! gio💫
Grazie Don Davide
Hai stravolto il testo.
La risposta di Dio a Giobbe è ‘vergognosa’….
Il segreto del libro di Giobbe sta, invece, nella frase che -a metà libro- Giobbe rivolge a Dio.
Eccola: (testo ebraico):
“Qui occorre un Dio che patisca davanti a Dio le domande dell’uomo”… insomma, un qualcosa come Gesù Cristo…
L’assurda risposta di Dio nel libro di Giobbe.
Ho letto più volte, la risposta di Dio a Giobbe.
Rivoltante, assurda, boriosa, chi sei tu? Che osi pretendere da me, il tuo Dio, spiegazione del perché del male della sofferenza?
Chi sei tu? Ebbene, anche il
Papa Ratzinger, nel maggio del 2006 ad Auschwitz, rivolse a Dio le seguenti parole: «Perché Signore, hai taciuto? Perché hai potuto tollerare tutto quest’eccesso di distruzione e questo trionfo del male?» Aggiungo, di orrori, atrocità, perché??? Anziché rispondere, che lui, è il solo Dio dell’Amore, e dunque un Dio debole, che non ha risposte sul perché di tanta sofferenza, risponde eludendo a Giobbe, le ragioni o la ragione, che la vera risposta, di Dio, ossia, di fronte a tanta sofferenza, non c’è la: “sono impotente”. Dio, anziché campare, fare astrusi ragionamenti sulla sua creazione. Chi se ne frega, aggiungo io.
In fondo sono le stesse domande che da sempre l’uomo che soffre, che assiste alla sofferenza di un innocente fa. Domande più che legittime, poste al Creatore.
Ora, immaginate un Dio che a Ratzinger risponde come ha risposto a Giobbe; avesse risposto a Ratzinger: “Come ti permetti di chiedermi spiegazioni? Io sono Dio, tu non sei nessuno”.
Capito la risposta arrogante, di un Padre che azzittisce la creatura fatta a sua immagine a somiglianza, e nella sostanza evita, di dare spiegazioni, eludendo la domanda, con astruse e mistificate spiegazioni sulla sua creazione.
Non c’è che dire!
È il Dio, che troviamo nel libro di Giobbe.
Dio, pretende, di fare domande al figlio sofferente: “Chi è mai costui che oscura il mio piano con discorsi da ignorante?” “Quando ponevo le fondamenta della terra, tu dov’eri? Dimmelo, se sei tanto intelligente!”. Risposta ipotetica di Giobbe:
“Ero nel tuo nulla, non, nella tua assurda e mostruosa creazione. Perché, vuoi fare sentire alla tua creatura, che è una nullità?”. Giobbe, poverino, arriva a rispondere: “Ecco, non conto niente… Mi metto la mano sulla bocca”.
Non potendo di risolvere l’eterno problema, del dolore dell’innocente.
Dio, concepisce se stesso, non un Dio che contrasta col concetto di un Dio amorevole e premuroso, debole, ma, di un Padre padrone, terrificante, “Miete dove non ha seminato e raccoglie dove non ha sparso”.
Questo è il Dio che traspare nella risposta a Giobbe.