Il lago di Corlo, la diga, la storia

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  • Опубликовано: 12 сен 2024
  • Dietro il Monte Grappa,il bacino artificiale di Corlo,in comune di Arsiè provincia di Belluno.
    Immagini video in primavera. Riprese di maggio 2020.
    Quando nel 1908 Rocca viene collegata con strada veicolare ad Arsiè, la prima automobile che giunge in paese (facendo riversare in strada l'intera popolazione ad ammirarla),appartiene ala Società Idroelettrica e trasporta una èquipe di dirigenti e tecnici,giunti in loco per valutare la fattibilità di un bacino idroelettrico.
    Dopo una lunga pausa determinata dalla Grande Guerra,gli studi e le progettazioni riprendono e nel 1926 la SADE inoltra domanda alle competenti autorità governative per la realizzazione del bacino idroelettrico. Avuta la "concessione" ,negli anni trenta inizia l'acquisizione dei terreni dislocati nella piana del Ligont,vale a dire nella parte più bassa del progettato invaso.Nel 1937,in seguito ad un accordo di spartizione dei corsi d'acqua sfruttabili,la "concessione" passa dalla SADE alla SMIRREL, ma lo scoppio della seconda guerra mondiale interrompe ogni ulteriore sviluppo. Il progetto incomincia a concretizzarsi nel 1949.La società SMIRREL dà inizio,nei pressi del ponte di Pria,ai lavori di impostazione della diga. Analogo lavoro viene intrapreso pure trecento metri più a valle,nelle vicinanze della borgata Corlo (che darà denominazione alla futura diga) dalla società SAICI del gruppo SNIA VISCOSA.
    La gente assiste sbigottita a quella inconcepibile sceneggiata recitata dall'alta ingegneria che ostinatamente persevera nel voler costruire due dighe nel medesimo bacino. Dopo alcuni mesi i due rivali si fondono in un'unica nuova società : la BASSO CISMON S.I.I.A.(SOCIETA' IDROELETTRICA IRRIGAZIONE PER AZIONI). Questa realizza l'intero impianto senza ultimarlo in quanto nel 1955 si verifica un ulteriore cambiamento:l'impianto passa alla SELT VALDARNO che,completa le opere rimaste e lo pone in produzione,gestendolo fino alla nazionalizzazione,cioè fino al passaggio all'ENEL.
    Nel mezzo di un tale groviglio di progetti,rivalità ed interessi,c'è di mezzo la popolazione.Una popolazione sconcertata,disperata,intuitivamente cosciente che lo sconvolgimento ambientale e socioeconomico che la sta investendo è tale da provocare l'annientamento della comunità paesana.La sottratta piana del Ligònt,situata a livello golenico del Cismon,ricca di acque e fertilissima, ha rappresentato fin dai tempi più remoti la maggior risorsa agricola ed economica per la gente locale.Fin dai primi anni cinquanta,tutte le pubbliche autorità rassicurano la gente esasperata,dando garanzie per la ricostruzione delle case demolite e per il ripristino delle infrastrutture.
    Ma quando la grande opera "ad incremento del progresso e della civiltà" è ultimata ed il lago comincia ad alzarsi,lo scempio ambientale ha dell'apocalittico;lungo la sponda destra i cumuli di macerie delle borgate demolite,lasciati tutti nello stato assunto nel crollo ed il cimitero svuotato,danno all'intero paesaggio un aspetto di desolazione e di morte. A riempimento completato,solo alcune cuspidi dei cumuli di macerie affioranti danno testimonianza "visibile" dell'accaduto,anche nel momento in cui le acque al massimo invaso "nascondono" l'intero sottostante sconvolgimento.
    Da quel momento non si sente più parlare di infrastrutture adeguate,di fabbrica compensativa ne di corrente elettrica a prezzo agevolato,promesse fatte dalle pubbliche autorità.L'esodo della popolazione,abbandonata da tutti è pressoché totale,vale a dire che dei 3000 abitanti ben 2500 sono costretti ad andarsene e a disperdersi per il mondo.La valle,nata con l'origine del mondo,con la sua vita,storia e cultura,è scomparsa.
    Estratto dal libro "la valle scomparsa" di Silvio Lancerini ed. La Brenta per gentile concessione dell'autore e riportato nei tabelloni informativi in loco.

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