Ho sempre pensato che chi dice "quelli che sono" invece di usare i semplici articoli "gli" o "i" è spinto dalla convinzione che così facendo l'eloquio appaia più sussiegoso. Una persona simile, a mio giudizio, potrebbe essere capace di qualsiasi bassezza. Naturalmente la giovanissima e delicata Alexandra non accende in me questa preoccupazione nondimeno la ricerca stilistica che ha segnato tutto il discorso di Giuli è questa.
Belle considerazioni e informazioni interessanti, grazie. Se accetti un suggerimento, vorrei consigliarti di provare a sforzarti di eliminare i riempitivi "Ehmmmm" che ti vengono d'istinto. Di persona sono naturali, ma in video "rendono" male. Piuttosto meglio un silenzio, in attesa che nella testa si carichi la frase completa.
Ti ringrazio del consiglio. Sono ancora alle prime armi e con attrezzi ancora rudimentali. Spero di migliorare con il tempo anche grazie all'ausilio di strumenti che possano rendere il risultato finale più gradevole🤗🥰
Mi spiace per Giuli, , ma è un discorso che ha ottenuto l'opposto di quello che palesemente sperava, cioè mettere a tacere le persone che rumoreggiavano su un ministro della cultura che non ha ancora preso la triennale. Il suo discorso era anzi lo _stereotipo_ del discorso che fa un quasi-laureato triennale fuoricorso in filosofia quando cerca di imitare i libri che ha letto. In particolare il vedere l'uso di termini o costruzioni complessi come un pregio, a parità di significato, invece di un costo che si è disposti a pagare per usare un termine più preciso. Giuli non "fa", "effettua". Scrivere "un'ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale" è un modo inutilmente complesso di scrivere "un modo di vedere la realtà in sintonia con i cambiamenti dell'informazione globale". "Intonato a.. " non è meglio di "In sintonia con..", e "infosfera globale" è un termine inutilmente raro: c'è già globale, perché aggiungere la desinenza sfera? È solo per scrivere il termine "infosfera", non aggiunge niente. Non sceglie il termine più adatto anche se è più desueto e raro, ma il termine più desueto e raro anche se meno adatto. È roba da picco di Dunning-Kruger: ha letto abbastanza scritti filosofici da _credere di aver capito_ come si scriva un discorso filosofico, ma non abbastanza per riconoscere che quello che scrive non passa quella barra. È un "pappagallo stocastico" che imita il lessico dei testi filosofici senza capire _perché_ in quei testi sono comuni parole rare e desuete: non perché faccia figo usarle, ma perché in un testo filosofico è importante usare i termini corretti.
Come ho sentito "infosfera globale" mi è subito venuto in mente tutte quelle volte che ho sentito "pandemia mondiale" e cose simili dove il concetto di globalità è già incluso nella prima parola. Sono della stessa idea per quanto riguarda l'uso di parole desuete, usate non perché convenienti al discorso, ma per far bella figura.
Giuli non ha fatto nient'altro che comporre e recitare "a pappagallo" un pastiche di concettualità filosofiche di derivazione novecentesca che da studente universitario medio gli è capitato di orecchiare qua e là (la critica alla Tecnica di Heidegger, la quarta rivoluzione di cui parla Luciano Floridi in "On life" ecc), facendo un cattivo servizio, suo malgrado, alla pratica filosofica, giacché ha consentito a molti di riproporre l'infondato e banalissimo luogo comune secondo cui la filosofia sarebbe un minestrone di incomprensibili e inutili astrazioni e uno sterile chiacchiericcio utile solo per alimentare il narcisismo dell'Ego. Consiglierei a Giuli di fare attenzione innanzitutto a questo, quantomeno sul piano strettamente filosofico. Il citazionismo dotto, o presunto tale, e l'assemblaggio meccanico di stralci di concetti leggicchiati qua e là non c'entra nulla con la filosofia, è mero opinionismo giornalistico di superficie. E Giuli, d'altra parte, questo è: un opinionista da talk show
Anche a me, appena ascoltato, ha fatto pensare che questo modo di fare avrebbe solo alimentato luoghi comuni sull'inutilità della filosofia e delle discipline umanistiche in generale
Ho sempre pensato che chi dice "quelli che sono" invece di usare i semplici articoli "gli" o "i" è spinto dalla convinzione che così facendo l'eloquio appaia più sussiegoso. Una persona simile, a mio giudizio, potrebbe essere capace di qualsiasi bassezza. Naturalmente la giovanissima e delicata Alexandra non accende in me questa preoccupazione nondimeno la ricerca stilistica che ha segnato tutto il discorso di Giuli è questa.
Belle considerazioni e informazioni interessanti, grazie.
Se accetti un suggerimento, vorrei consigliarti di provare a sforzarti di eliminare i riempitivi "Ehmmmm" che ti vengono d'istinto. Di persona sono naturali, ma in video "rendono" male. Piuttosto meglio un silenzio, in attesa che nella testa si carichi la frase completa.
Ti ringrazio del consiglio. Sono ancora alle prime armi e con attrezzi ancora rudimentali. Spero di migliorare con il tempo anche grazie all'ausilio di strumenti che possano rendere il risultato finale più gradevole🤗🥰
@@alexandras.3908 comunque brava.
Grazie
Probabilmente gli è stato scritto!
Può essere. Forse è stato un modo per far parlare di sé, dato l'hype che si è generato
Mi spiace per Giuli, , ma è un discorso che ha ottenuto l'opposto di quello che palesemente sperava, cioè mettere a tacere le persone che rumoreggiavano su un ministro della cultura che non ha ancora preso la triennale. Il suo discorso era anzi lo _stereotipo_ del discorso che fa un quasi-laureato triennale fuoricorso in filosofia quando cerca di imitare i libri che ha letto.
In particolare il vedere l'uso di termini o costruzioni complessi come un pregio, a parità di significato, invece di un costo che si è disposti a pagare per usare un termine più preciso. Giuli non "fa", "effettua". Scrivere "un'ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale" è un modo inutilmente complesso di scrivere "un modo di vedere la realtà in sintonia con i cambiamenti dell'informazione globale". "Intonato a.. " non è meglio di "In sintonia con..", e "infosfera globale" è un termine inutilmente raro: c'è già globale, perché aggiungere la desinenza sfera? È solo per scrivere il termine "infosfera", non aggiunge niente. Non sceglie il termine più adatto anche se è più desueto e raro, ma il termine più desueto e raro anche se meno adatto.
È roba da picco di Dunning-Kruger: ha letto abbastanza scritti filosofici da _credere di aver capito_ come si scriva un discorso filosofico, ma non abbastanza per riconoscere che quello che scrive non passa quella barra. È un "pappagallo stocastico" che imita il lessico dei testi filosofici senza capire _perché_ in quei testi sono comuni parole rare e desuete: non perché faccia figo usarle, ma perché in un testo filosofico è importante usare i termini corretti.
Come ho sentito "infosfera globale" mi è subito venuto in mente tutte quelle volte che ho sentito "pandemia mondiale" e cose simili dove il concetto di globalità è già incluso nella prima parola. Sono della stessa idea per quanto riguarda l'uso di parole desuete, usate non perché convenienti al discorso, ma per far bella figura.
Giuli non ha fatto nient'altro che comporre e recitare "a pappagallo" un pastiche di concettualità filosofiche di derivazione novecentesca che da studente universitario medio gli è capitato di orecchiare qua e là (la critica alla Tecnica di Heidegger, la quarta rivoluzione di cui parla Luciano Floridi in "On life" ecc), facendo un cattivo servizio, suo malgrado, alla pratica filosofica, giacché ha consentito a molti di riproporre l'infondato e banalissimo luogo comune secondo cui la filosofia sarebbe un minestrone di incomprensibili e inutili astrazioni e uno sterile chiacchiericcio utile solo per alimentare il narcisismo dell'Ego. Consiglierei a Giuli di fare attenzione innanzitutto a questo, quantomeno sul piano strettamente filosofico. Il citazionismo dotto, o presunto tale, e l'assemblaggio meccanico di stralci di concetti leggicchiati qua e là non c'entra nulla con la filosofia, è mero opinionismo giornalistico di superficie. E Giuli, d'altra parte, questo è: un opinionista da talk show
Anche a me, appena ascoltato, ha fatto pensare che questo modo di fare avrebbe solo alimentato luoghi comuni sull'inutilità della filosofia e delle discipline umanistiche in generale