Buongiorno maestro Gioia, premettendo ancora una volta che trovo estremamente interessante e puntuale questo come molti dei suoi video, il suo parallelo tra musica e linguaggio mi porta a riflettere e a chiedermi se anche nel linguaggio verbale non esistano unità che, al pari dei suoni rappresentato dalle note musicali, “non significano nulla” autonomamente presi. Penso alle lettere dell’alfabeto (o ai dittonghi) con le quali rappresentiamo i suoni per noi rilevanti nella specifica lingua - “gli” in italiano o “ch” in tedesco (questo è ancora più evidente nelle traslitterazioni, dove ad esempio il tedesco scrive “Tschaikowsky” e l’inglese “Chajkovsky” e l’italiano Ciaikovski”).
O, in concreto, alle sillabe che associamo alle note musicali quando musichiamo un testo scritto… malgrado esistano monosillabi che nella singola lingua acquistano significato, questo parallelo introduce la questione degli accenti, cara al suo discorso seguente sui culmini della frase (o nel caso della sillaba tonica dell’inciso?). Fermo resta che non siamo in un campo di scienza esatta (un mito essa stessa) ma di riflessioni intorno a fenomeni.
Discorso corretto e molto interessante il suo, grazie. Certo non è una scienza esatta, ma ci sono elementi oggettivi identificabili, cosa che moltissimi oggi non considerano. Invito, se non li ha già visti, a dare un'occhiata ai video che ho realizzato sulla fenomenologia di Celibidache (è naturalmente un piccolo compendietto senza pretese di completezza su un argomento tanto complesso): ruclips.net/p/PL7NLDJhN5NFiERMon0vzfaWkjdXqFBe_z&si=2fVvZjM3ga49U1E9
Favoloso
Buongiorno maestro Gioia,
premettendo ancora una volta che trovo estremamente interessante e puntuale questo come molti dei suoi video, il suo parallelo tra musica e linguaggio mi porta a riflettere e a chiedermi se anche nel linguaggio verbale non esistano unità che, al pari dei suoni rappresentato dalle note musicali, “non significano nulla” autonomamente presi.
Penso alle lettere dell’alfabeto (o ai dittonghi) con le quali rappresentiamo i suoni per noi rilevanti nella specifica lingua - “gli” in italiano o “ch” in tedesco (questo è ancora più evidente nelle traslitterazioni, dove ad esempio il tedesco scrive “Tschaikowsky” e l’inglese “Chajkovsky” e l’italiano Ciaikovski”).
O, in concreto, alle sillabe che associamo alle note musicali quando musichiamo un testo scritto… malgrado esistano monosillabi che nella singola lingua acquistano significato, questo parallelo introduce la questione degli accenti, cara al suo discorso seguente sui culmini della frase (o nel caso della sillaba tonica dell’inciso?).
Fermo resta che non siamo in un campo di scienza esatta (un mito essa stessa) ma di riflessioni intorno a fenomeni.
Discorso corretto e molto interessante il suo, grazie. Certo non è una scienza esatta, ma ci sono elementi oggettivi identificabili, cosa che moltissimi oggi non considerano. Invito, se non li ha già visti, a dare un'occhiata ai video che ho realizzato sulla fenomenologia di Celibidache (è naturalmente un piccolo compendietto senza pretese di completezza su un argomento tanto complesso): ruclips.net/p/PL7NLDJhN5NFiERMon0vzfaWkjdXqFBe_z&si=2fVvZjM3ga49U1E9
Complimenti Maestro! Molto chiaro e semplice. Sono un tuo collega. Un caro saluto
Grazie.