13 - Arezzo - Chiesa di S Maria della Pieve
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- Опубликовано: 4 янв 2025
- Chiesa di Santa Maria della Pieve - Arezzo
La Pieve di Santa Maria Assunta, nella parte più alta di Corso Italia, è uno dei simboli di Arezzo. La chiesa battesimale urbana sorse tra il V e il VI secolo, forse su resti di un edificio pagano, a cui ne seguì uno più grande intorno al IX secolo. A metà del XII secolo anche la pieve altomedievale venne demolita e ne fu eretta uno nuova in forme romaniche.
Abside e facciata furono rifatte nella prima metà del Duecento secondo lo stile pisano-lucchese e sempre in quel periodo fu rialzato il presbiterio sulla cripta del XII secolo. La caratteristica torre campanaria, detta “delle cento buche”, venne conclusa intorno al 1330. Nei secoli XIII e XIV la chiesa fu impreziosita anche da cappelle affrescate.
A partire dagli anni Sessanta del Cinquecento cominciarono i primi rimaneggiamenti sotto la direzione di Giorgio Vasari, che vi progettò l’altare di famiglia tra il 1563 e il 1564, oggi presente nella Chiesa della Badia delle Ss. Flora e Lucilla assieme alla “Assunzione e Incoronazione della Vergine” del 1566, anch’essa dell’artista aretino, che si trovava nella Cappella Albergotti.
Ai secoli XVII e XVIII risalgono i rifacimenti barocchi che stravolsero l’aspetto dell’edificio, a cui seguirono quelli non meno alteranti eseguiti tra il 1859 e il 1880, quando fu deciso un ripristino stilistico per riportare la chiesa al suo aspetto medievale, ma che provocò interventi arbitrari. I casi più emblematici furono lo smantellamento nel 1865 della cappella gotica esterna che dava su Piazza Grande, accanto all’abside, e la ricostruzione della cripta sui resti di quella antica.
Esternamente oggi la pieve si presenta con la sua magnifica facciata romanica, suddivisa in un ordine inferiore di cinque arcate cieche su colonne di granito, al quale si sovrappone il loggiato superiore a tre ordini con colonnette tutte diverse tra loro.
Sulla lunetta del portale centrale si ammira una scultura di Marchio o Marchionne, datata 1216, con la “Vergine Assunta in cielo tra due angeli”. Subito sotto un fregio a piccole figure con la “Madonna tra gli arcangeli Michele e Gabriele, i santi Satiro e Donato e gli apostoli”.
Nell’archivolto è collocato lo straordinario complesso con il “Ciclo dei Mesi”, capolavoro della scultura medievale realizzato da maestranze di area padana tra la seconda metà degli anni Trenta e la prima metà degli anni Quaranta del Duecento.
Nel portale laterale destro si osserva la lunetta con il bassorilievo raffigurante il “Battesimo di Gesù”, in quello di sinistra la lunetta con tralci di vite e grappoli d’uva. Entrambe le lunette risalgono alla prima metà del XIII secolo. Sul portale di via Seteria si ammira un bassorilievo del XII secolo con una trama fatta di croci, foglie e grappoli d’uva.
Il solenne e maestoso interno è a tre navate.
Nella parete interna della facciata si contempla uno stupendo bassorilievo marmoreo con la “Adorazione dei Magi” realizzata da Marchionne agli inizi del Duecento. Si tratta di una lastra ad altorilievo, forse parte di un pulpito scomparso, raffigurante la Vergine incoronata con il bambino in trono, che con il piede schiaccia il drago e riceve l’omaggio dei Magi. Più in alto si nota l’Arcangelo Michele in volo.
Sulla parete sinistra si trova un altro bassorilievo marmoreo del XIII secolo con il “Presepio”, donata tra il 1910 e il 1912. Probabilmente viene dal pulpito di una chiesa scomparsa della zona di Sant’Andrea a Pigli, a sud della città. È attribuita a un seguace di Marchionne.
Avanzando nella parete sinistra si giunge alla Cappella del Ss. Sacramento, costruita nel 1593. All’interno si ammira una statua quattrocentesca con la “Madonna con il Bambino”, detta “Madonna Tucciarelli”, e gli affreschi neoclassici di Luigi Ademollo del 1815 con “Storie del Nuovo e del Vecchio Testamento”.
Salendo nel presbiterio attraverso una scalinata si ammirano il “Crocifisso” di Margarito d’Arezzo del 1260 circa, l’affresco con “San Domenico e San Francesco” di Andrea di Nerio del 1360 circa e lo straordinario polittico di Pietro Lorenzetti dipinto tra il 1320 e il 1324, una tempera su tavola fondo oro raffigurante la “Madonna con il Bambino tra i santi”.
Scendendo nella cripta, invece, si ammira il “Busto reliquiario di San Donato” del 1346, capolavoro in argento dorato, sbalzato e cesellato con applicazioni di parti fuse, smalti traslucidi e pietre dure, eseguito dalla bottega orafa di Paolo Ghiselli e Pietro Vanni.
In fondo alla parete destra, tornando verso l’uscita, si osserva infine il fonte battesimale esagonale con le formelle lavorate a bassorilievo tra il 1330 e il 1332 da Giovanni d’Agostino.