Hold Freedom Up High, Berlin

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  • Опубликовано: 26 ноя 2024
  • I trentacinque anni dalla caduta del Muro hanno il volto di Dana, una giovane donna dai capelli castano chiari originaria del lato est, che oggi di anni ne ha trentasette. Ha scelto di ascoltare il concerto dell’anniversario da Potsdamer Platz, proprio lì dove il Muro iniziò a prendere forma, nella consapevolezza che la sua vita sarebbe stata molto diversa senza quel 9 novembre 1989. E alle 20 in punto si è sistemata nelle prime file a pochi metri dalle transenne, insieme a sua madre, visibilmente emozionata.
    “AB SOFORT”. Quella sera di trentacinque anni fa, più o meno alla stessa ora, decine di migliaia di persone si riversarono immediatamente a ridosso dei punti di accesso, dove le guardie di frontiera furono costrette ad aprire progressivamente i cancelli. Fu il risultato di una conferenza stampa tenuta da Günter Schabowski, allora Primo segretario della Bezirksleitung del Sed di Berlino Est. Nel rispondere a una domanda sull’allentamento delle restrizioni agli spostamenti rivolta dal giornalista italiano Riccardo Ehrman (Ansa), affermò che tutte le norme per i viaggi all’estero erano state revocate con effetto immediato. Disse qualcosa come ab sofort - “a partire da ora” quando in realtà il piano era - date le precedenti migrazioni di massa dei tedeschi orientali che si spostavano nella Germania Ovest attraverso l’Ungheria e la Cecoslovacchia - di far entrare in vigore le nuove regole solo il giorno successivo. La storia dell’Europa cambiò nell’arco di una notte.
    Una notte che Alberto Mizioli, bassista di Rockin’1000, arrivato a Berlino al seguito dei compagni impegnati nella Band For Freedom, ricorda bene. “Avevo passato da queste parti il capodanno precedente”, dice a Dana e a sua madre, “ero anche riuscito a farmi timbrare il passaporto al Checkpoint Charlie per visitare Berlino Est, seppur solo per qualche ora. Quando quel giovedì 9 novembre1989 la televisione italiana, alla pari di molte altre nel mondo, iniziò a trasmettere la diretta dalla capitale tedesca rimasi incollato allo schermo fino a tardi”.
    L’ALLESTIMENTO. Una notte, quella di 35 anni fa, ricordata con un grande allestimento all’aperto lungo quattro chilometri del percorso del Muro, passando per lo storico edificio del Reichstag, con esposte le repliche dei cartelli delle proteste del 1989. Tra le installazioni artistiche anche migliaia immagini create dai cittadini sul tema della libertà per sottolineare l’attualità del messaggio storico. Dibattiti, cerimonie istituzionali, omaggi, momenti di confronto hanno arricchito il percorso nell’arco di un week-end concluso con la performance delle Pussy Riot. Cinquecentomila le persone coinvolte, nella sola giornata di sabato, secondo le stime della stampa locale.
    IL CONCERTO. Alle 20 in punto, è partito dunque il concerto della “Band For Freedom”, momento in evidenza della serata. Sul palco una formazione composta in partnership proprio con Rockin’1000 per una performance inedita divisa tra cinque palchi che suonano all’unisono: oltre a Posdamer Platz, risorta dalle ceneri della no man’s land a partire dagli anni Novanta, e allo stesso Checkpoint Charlie, anche Marie-Elisabeth-Lüders-Haus e nella piazza che ospita il Futurium, con stage principale alla porta di Brandeburgo. Ogni nota, ogni parola cantata in inglese e in tedesco risuona come un ricordo potente di quella notte. La bacchetta del direttore Daniel Plentz, volto di riferimento ai concerti Rockin’1000, dà il tempo alla sezione ritmica che introduce People Have The Power. In scaletta, non solo brani simbolici come Heroes di David Bowie, Never Let Me Down Again dei Depeche Mode e Rockin’ In The Free World di Neil Young, tutti legati ai temi della libertà. C’è spazio anche a z.B. Susann (City), S.O.S. (Sill), Tage wie diese (Die Toten Hosen) e Freiheit di Marius Westernhagen il brano di chiusura con tanto di fuochi di artificio.
    MUSICA E BARRIERE. Negli anni sono stati diversi i concerti che hanno fatto tremare il Muro o ne hanno celebrato l’abbattimento. Nel 1965, il jazz di Louis Armstrong risuonò vicino al muro a Berlino Est, un evento raro per un artista occidentale. Tra il 1976 e il 1979, David Bowie e Iggy Pop registrarono i loro successi negli Hansa Tonstudios, a pochi passi dalla barriera. Bowie stesso, nel 1987, tenne un concerto storico vicino al Reichstag, con altoparlanti rivolti verso Berlino Est, e il suo brano “Heroes” divenne simbolico. Nel 1988, Bruce Springsteen tenne un concerto emozionante a Berlino Est. Nelle ore che videro l’abbattimento del muro, il violoncellista Mstislav Rostropovič suonò proprio sotto di esso per celebrare l’evento. Infine, nel 1990, Roger Waters eseguì il leggendario “The Wall” proprio a Potsdamer Platz, celebrando la fine della divisione, quella stessa piazza a cui da trentacinque anni, Dana può accedere in totale libertà.

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