Ricerca e sport, le passioni di Francesco: “Per entrambe serve curiosità e collaborazione” | AIRC

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  • Опубликовано: 4 фев 2025
  • C’è chi è curioso di sapere come è fatto il mondo ‘fuori di noi’: la Terra, il Sole, l’Universo. “Io sin da ragazzo ero interessato a capire invece come è fatto il mondo ‘dentro di noi’”, rivela Francesco. Perché siamo quello che siamo? Quali informazioni si celano all’interno delle nostre cellule? Sono queste le domande che spinsero Francesco a trasferirsi da Bari, la città in cui è nato e si è laureato, all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, per iniziare il suo percorso di ricerca.
    Grazie anche a Fondazione AIRC, che sostiene il suo lavoro da diversi anni, Francesco studia piccoli geni denominati micro-RNA, i quali, nonostante la loro dimensione, hanno la capacità di controllare la funzione e l’attività di tanti altri geni.
    Oltre alla curiosità, alla base del suo lavoro c’è anche un’altra parola chiave: collaborazione. “Noi ricercatori possiamo considerarci come una famiglia unita che persegue insieme un unico obiettivo: lavorare per il futuro, lavorare nella speranza di sconfiggere il cancro grazie alla ricerca”.
    La vita del ricercatore è sempre densa di impegni, ma Francesco fuori dal laboratorio riesce a coltivare molti interessi; quello a cui tiene di più è lo sport, la sua seconda passione dopo la ricerca. Pratica moltissimi sport, da solo e in compagnia, perché la stessa curiosità che lo ha spinto a fare ricerca permea tutta la sua personalità e lo spinge a iniziare sempre qualcosa di nuovo. Lo appassiona in particolare l'Art Du Déplacement, una pratica sportiva simile al parkour, nata pochi decenni fa nelle periferie delle metropoli francesi e che esprime la libertà e il movimento del corpo utilizzando gli arredi urbani come appigli o ostacoli da superare.
    Secondo Francesco, sport e ricerca hanno molte cose in comune: “sono fatti di sacrifici, di resistenza, di resilienza, della capacità di non fermarsi di fronte a una difficoltà ma valorizzarla e andare avanti - sostiene -. Entrambi necessitano di momenti di condivisione, io ho fatto tante maratone, ho corso con tante persone e la cosa più bella che ricordo di quei momenti è la condivisione della fatica. Non eri da solo a fare una corsa ma eri con altri e il fatto che tutti stavano correndo insieme verso un obiettivo ti dava la forza di non cedere. È così anche nella ricerca, tutti insieme sentiamo il coraggio che viene dagli altri per andare avanti”.

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