Grazier mille per il commento! In effetti Barletta merita di essere visitata, benchè poco nota e sostanzialmente esclusa dai circuiti turistici più conosciuti.
Bel documentario,non vado a Barletta da un decennio, nel castello il restauro si è trasformato in una riedificazione,che nasconde gli strati e mescola addizioni recenti e falsificanti.
Grazie per il positivo commento. In realtà il restauro del castello viene considerato da moltissimi tecnici un eccellente lavoro filologico condotto da Marcello Grisotti, architetto e ingegnere, nonché professore ordinario con un curriculum impressionante. Tra l'altro, egli stesso ha pubblicato un ponderoso volume (Barletta. Il castello - La storia, il restauro, Mario Adda Editore, Bari, 1995) in cui spiega in dettaglio la complessità del restauro, che ha richiesto addirittura un ventennio per essere portato a termine. La lettura del libro può essere illuminante in merito...
@@micheledinicastro grazie per le delucidazioni,vedrò di leggere il libro-Il risultato finale non mi convince,le pareti a cemento e non a malta non mi persuadono.Ma attenzione,parlo da lontano nel tempo e nello spazio,quindi tutto è rivedibile.Un esempio contrario,che non tira a lucido e ricostruisce,può essere il castello di Cosenza.Ma è sempre vero che il gusto cambia con relativa rapidità,come i metodi.GRazie per la risposta e buon lavoro,cavalieri permettendo-
@@saverioorlando I pochi interventi in cui è possibile vedere il cemento sono ovviamente voluti e rispondono ad un paradigma concettuale specifico, approvato a suo tempo da ingegneri e architetti della Sovrintendenza, che richiedeva la chiara "leggibilità" dell'intervento di restauro. Naturalmente, essa è opinabile, ma risponde ad uno specifico criterio: quello di consentire alle future generazioni ed ai visitatori di distinguere chiaramente ed immediatamente il nuovo dall'originale.
@@micheledinicastro continuando nel ns dialogo,ricordo che al pari di altri importanti monumenti,il castello di Barletta ha attraversato la fase sveva,poi angioina e fino a Carlo V (vedi la fortezza di Otranto similmente).Dunque ha subito al pari di un essere vivente metamorfosi,mutamenti d'uso etc. Il placet del mondo accademico non è esaustivo e peggio ancora le istanze delle sovrintendenze.che oscillano a volte non disinteressatamente tra burocratismo ottuso e novazioni sconsiderate. Leggo in un catalogo anni 70 di F.Gurrieri sui castelli del Sud che a breve sarebbe iniziato lo scavo e il restauro del palatium di Foggia.Credo si sia fatto quacosa molto recentemente per iniziativa di G.Volpe. Passano i decenni,spesso con vergognosi furti anche di pietrame,per cui si fornisce un prodotto impoverito e meno rispondente alla prima ratio. L'esempio di Cosenza,cui accennavo,mi sembra felice,le foto sono rintracciabili sul sito del comune e altrove.
@@saverioorlando Fa sempre piacere scambiare opinioni con persone interessate ed attente. Il castello di Barletta presenta, in verità, anche una prima fase normanna, di cui oggi restano visibili alcuni resti. Si susseguono poi le altre fasi col sopraggiungere delle diverse dominazioni, come da lei correttamente riferito. Concordo, da un punto di vista generale, sui limiti del mondo accademico ed anche su altro. Naturalmente i paradigmi di riferimento mutano col mutare dei tempi e di conseguenza anche il modus operandi nel campo dei restauri. Mi vengono in mente alcuni castelli, che ho visitato altrove, il cui restauro è stato a dir poco distruttivo e innegabilmente condizionato dall'immaginario collettivo dell'epoca (anni '60 del secolo scorso) sul medioevo. Su Foggia so che è sarebbe stata scoperta anche una domus federiciana, un po' distante dal "palatium".
Bello! Mi avete fatto venire voglia di venire a scoprire la città della disfida.
Grazier mille per il commento! In effetti Barletta merita di essere visitata, benchè poco nota e sostanzialmente esclusa dai circuiti turistici più conosciuti.
Ciao Michele!
Un saluto dai collaboratori di Cagliari
Cristian, Tony, Donatella, Patrizia e David.
Carissimi, ricambio con affetto e stima i vostri saluti!
Bel documentario,non vado a Barletta da un decennio, nel castello il restauro si è trasformato in una riedificazione,che nasconde gli strati e mescola addizioni recenti e falsificanti.
Grazie per il positivo commento. In realtà il restauro del castello viene considerato da moltissimi tecnici un eccellente lavoro filologico condotto da Marcello Grisotti, architetto e ingegnere, nonché professore ordinario con un curriculum impressionante. Tra l'altro, egli stesso ha pubblicato un ponderoso volume (Barletta. Il castello - La storia, il restauro, Mario Adda Editore, Bari, 1995) in cui spiega in dettaglio la complessità del restauro, che ha richiesto addirittura un ventennio per essere portato a termine. La lettura del libro può essere illuminante in merito...
@@micheledinicastro grazie per le delucidazioni,vedrò di leggere il libro-Il risultato finale non mi convince,le pareti a cemento e non a malta non mi persuadono.Ma attenzione,parlo da lontano nel tempo e nello spazio,quindi tutto è rivedibile.Un esempio contrario,che non tira a lucido e ricostruisce,può essere il castello di Cosenza.Ma è sempre vero che il gusto cambia con relativa rapidità,come i metodi.GRazie per la risposta e buon lavoro,cavalieri permettendo-
@@saverioorlando I pochi interventi in cui è possibile vedere il cemento sono ovviamente voluti e rispondono ad un paradigma concettuale specifico, approvato a suo tempo da ingegneri e architetti della Sovrintendenza, che richiedeva la chiara "leggibilità" dell'intervento di restauro. Naturalmente, essa è opinabile, ma risponde ad uno specifico criterio: quello di consentire alle future generazioni ed ai visitatori di distinguere chiaramente ed immediatamente il nuovo dall'originale.
@@micheledinicastro continuando nel ns dialogo,ricordo che al pari di altri importanti monumenti,il castello di Barletta ha attraversato la fase sveva,poi angioina e fino a Carlo V (vedi la fortezza di Otranto similmente).Dunque ha subito al pari di un essere vivente metamorfosi,mutamenti d'uso etc. Il placet del mondo accademico non è esaustivo e peggio ancora le istanze delle sovrintendenze.che oscillano a volte non disinteressatamente tra burocratismo ottuso e novazioni sconsiderate. Leggo in un catalogo anni 70 di F.Gurrieri sui castelli del Sud che a breve sarebbe iniziato lo scavo e il restauro del palatium di Foggia.Credo si sia fatto quacosa molto recentemente per iniziativa di G.Volpe. Passano i decenni,spesso con vergognosi furti anche di pietrame,per cui si fornisce un prodotto impoverito e meno rispondente alla prima ratio. L'esempio di Cosenza,cui accennavo,mi sembra felice,le foto sono rintracciabili sul sito del comune e altrove.
@@saverioorlando Fa sempre piacere scambiare opinioni con persone interessate ed attente. Il castello di Barletta presenta, in verità, anche una prima fase normanna, di cui oggi restano visibili alcuni resti. Si susseguono poi le altre fasi col sopraggiungere delle diverse dominazioni, come da lei correttamente riferito. Concordo, da un punto di vista generale, sui limiti del mondo accademico ed anche su altro. Naturalmente i paradigmi di riferimento mutano col mutare dei tempi e di conseguenza anche il modus operandi nel campo dei restauri. Mi vengono in mente alcuni castelli, che ho visitato altrove, il cui restauro è stato a dir poco distruttivo e innegabilmente condizionato dall'immaginario collettivo dell'epoca (anni '60 del secolo scorso) sul medioevo. Su Foggia so che è sarebbe stata scoperta anche una domus federiciana, un po' distante dal "palatium".