Come Scrivere un Dialogo (beat, registro, ritmo ecc.)

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  • Опубликовано: 5 окт 2024
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    Mi chiamo Giuseppe, classe '92, detto "Il Palombaro" ⚓. Scrivo romanzi dal 2009 e apro, nel 2017, un blog letterario chiamato Immersivita.it. Nel 2021 divento coach narrativo e inizio a formare autori consapevoli delle tecniche di scrittura e progettazione delle storie.
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Комментарии • 11

  • @carmenc6659
    @carmenc6659 2 года назад +2

    Ottima video lezione. Come al solito riesci sempre ad essere molto chiaro anche se l'argomento che tratti è più complesso. Davvero molto interessante.

  • @mimmoraoulserratore4866
    @mimmoraoulserratore4866 Год назад

    Bravo

  • @elio_di_maio838
    @elio_di_maio838 2 года назад

    Bellissima la sigla, come fai a fare l'animazione del campanella e dell'iscriviti? Nell'insieme l'impostazione del video mi piace molto, bello anche tutto il discorso relativo al dialogo, ti ruberò qualche considerazione.

    • @immersivitascriverexannega2434
      @immersivitascriverexannega2434  2 года назад

      Grazie Elio! Non ricordo di preciso dove ho preso l'animazione, ma trovi pacchetti gratuiti che le contengono cercando su google o stesso su youtube

  • @BambolaSgarbie
    @BambolaSgarbie Год назад

    Io ho grossi dubbi sulla punteggiatura, soprattutto nei dialoghi. Riporto qui un minuscolo dialogo. Una stupidata scritta sul momento. Non è in nessun testo, mi serve solo come esempio per capire che tipo di punti debbano chiudere le frasi.
    [Eva si sedette sul divanetto e allungò il braccio per prendere il drink sul tavolino: «Ma cosa mi stai facendo bere?» chiese palesando disgusto «ti avevo già infornato di essere astemia.». Mario si mise a ridere: «L'alcol non sempre fa male.», buttò fuori il fumo della sigaretta, «ti aiuta a scioglierti. Sembri troppo timida.».
    La ragazza si alzò e rovesciò il bicchiere sul pavimento: «Sarò timida ma so come farmi rispettare.». Senza indugio si diresse verso la porta a passo svelto: «Se mi dovessi cercare di nuovo,» la sua voce suonava graffiata dalla rabbia «non risponderò alle tue chiamate.».]
    1) Fino ai due punti iniziali che precedono la conversazione è tutto chiaro. Ma quante volte si possono utilizzare i due punti nella stessa scena? Quando le battute vengono interrotte da una descrizione, appena i personaggi ritornano a parlare, devo rimettere i due punti? Nel testo sopra riportato li ho usati quattro volte.
    2) Quando una battuta finisce col punto interrogativo, ci può scrivere una virgola o un punto fermo fuori dalle caporali? I manuali e la Crusca dicono di sì, ma analizzando i romanzi di tutti gli editori noto che dopo [?»] non c'è nessun altro segno di interpunzione. Ma poi, non ci dovrebbe essere una maiuscola, dato che poco prima si trova un punto interrogativo? In quasi tutti i libri invece non c'è quasi mai una maiuscola.
    «Ma cosa mi stai facendo bere?» *chiese*
    3) Se prima delle caporali c'è un punto fermo, posso mettere una virgola subito dopo?
    «L'alcol non sempre fa male.»*,* buttò fuori il fumo della sigaretta*,* «ti aiuta a scioglierti. Sembri troppo timida.».
    Non si capisce il criterio usato dagli editori. Nello stesso romanzo si possono leggere tratti così:
    «L'alcol non sempre fa male.»*,* buttò fuori il fumo della sigaretta*,* «ti aiuta a scioglierti. Sembri troppo timida.».
    Oppure tratti così:
    «L'alcol non sempre fa male»*,* buttò fuori il fumo della sigaretta*,* «ti aiuta a scioglierti. Sembri troppo timida».
    Ovvero senza il punto fermo dentro le caporali ma con virgola all'esterno.
    Oppure ancora così:
    «L'alcol non sempre fa male» buttò fuori il fumo della sigaretta «ti aiuta a scioglierti. Sembri troppo timida».
    4) Discorso simile per un punto fermo dopo che la frase dentro la caporale finisce a sua volta con un punto fermo. All'interno dello stesso libro si può leggere sia [».] che [.»]. Quasi mai [.».] che invece in molti manuali è indicato come corretto.
    5) Quando si spezza una battuta (e la si inframmezza con qualche verbo dichiarativo o si specificano toni di voce, espressioni del viso, ecc), la seconda pare della battuta comincia con la lettera maiuscola o no?
    «Ma cosa mi stai facendo bere?» chiese palesando disgusto «*ti* avevo già infornato di essere astemia.».
    6) In alcuni libri le battute spezzate possono finire con una virgola nella prima parte.
    «Se mi dovessi cercare di nuovo*,*» la sua voce suonava graffiata dalla rabbia «non risponderò alle tue chiamate.»
    Oppure così:
    «Se mi dovessi cercare di nuovo» la sua voce suonava graffiata dalla rabbia «non risponderò alle tue chiamate.»
    Ma non si capisce il criterio. Possibile che non ci sia una codifica universalmente accettata?

  • @MrVp1974
    @MrVp1974 Год назад

    Il punto sull'alternanza è utlissimo

  • @renatozanardo9648
    @renatozanardo9648 6 месяцев назад

    Ciao, ti chiedo se puoi guardare un film che trovi su prime "Leoni Per Agnelli" Con Tom Cruise, Robert Redford e Meryl Streep. Il dialogo del Redford con il suo allievo, è un dialogo in cui si evince un grande acume ed intelligenza nel personaggio interpretato da Redford. Costruito davvero in modo geniale, ma è abbastanza tipico nei personaggi di Redford. Sono dialoghi in cui non si evidenzia e non si fanno affermazioni, ma si stimola l'interlocutore a riflettere e mettersi in gioco. Sapresti dare una definizione di quel tipo di dialoghi? Grazie

  • @francescomento3120
    @francescomento3120 2 года назад +1

    Potresti fare un'analisi dello story telling del videogioco the witcher 3 e i suoi libri? I libri li ho trovati ben fatti, ma il videogioco mi ha colpito particolarmente per la caratterizzazione dei suoi personaggi e i dialoghi. È l'unico videogioco che ogni volta che c'era un dialogo ero sempre preso e non mi perdevo mai nessuna battuta. Come hanno fatto a stregarmi in questo modo?

    • @immersivitascriverexannega2434
      @immersivitascriverexannega2434  2 года назад +1

      Ciao Francesco. Ci sarebbe tanto da dire e non escludo di parlarne in futuro, ma un paio di cose te le posso accennare. Diciamo che la saga letteraria ha sempre goduto di dialoghi ricchi di conflitto e di ottimo livello, ma un po' troppo brillanti. I personaggi, Geralt in particolare, hanno sempre la battuta pronta e gli scambi finiscono per peccare in verosimiglianza, oltre a distrarre. Ma, in effetti, i libri puntano particolarmente sui dialoghi, anche a scanso di azioni e descrizioni.
      In The Witcher 3 la questione è più complessa. Prima di tutto, Geralt parla meno e ascolta di più, così da dare spazio ai millemila personaggi che incontriamo. Anche qui abbiamo una tendenza alla battuta a effetto, ma viene mitigata dalla mole abnorme di informazioni e linee di dialogo in generale. In più, non ci sono i monologhi che affliggono la saga letteraria, e i dialoghi sono molto, molto più coinvolgenti e vivi.
      Ciò si deve principalmente, a mio avviso, a quelli che chiamo beat. Nel videogioco, a contribuire al flusso e al ritmo dei dialoghi entrano in gioco le espressioni facciali, le azioni che compiono i personaggi... le animazioni, insomma, che tuttora ritengo tra le più realistiche e accattivanti del panorama videoludico. Insomma, se già i modelli dei personaggi sono splendidamente caratterizzati in The Witcher 3, le animazioni spaccano e abbondano nei dialoghi, donando un realismo e un coinvolgimento assenti dalla controparte letteraria. Lì i dialoghi tendono a dilungarsi, tra l'altro, senza il dinamismo delle azioni, delle espressioni ecc. Questo spiegherebbe perché tendi a preferire i dialoghi del videogioco.

    • @francescomento3120
      @francescomento3120 2 года назад +1

      @@immersivitascriverexannega2434 bellissima analisi! Sono d'accordissimo sul fatto che i dialoghi siano troppo brillanti, anche nei videogiochi, ma è incredibile quanto, nonostante ciò, si possa capire benissimo quale personaggio stia parlando anche senza la voce, ma semplicemente leggendone la battuta. Oltre ai dialoghi l'ambientazione mi aveva completamente preso. Questi due aspetti erano talmente ben fatti da farmi dimenticare totalmente le pecche del gioco, che fra bug e combat system erano tante.
      Dopo aver giocato the witcher non sono più riuscito a continuare giochi simili, come ad esempio gli Assassin's Creed, perché i personaggi mi risultavano incredibilmente piatti e mediocri. C'è una differenza abissale fra la caratterizzazione dei personaggi di the witcher e Assassin's Creed, e non ho nemmeno bisogno di analizzare la sceneggiatura per capirlo, lo sento in maniera evidente mentre ci gioco. The witcher l'ho finito 3 volte, e ogni volta mi riascoltavo tutti i dialoghi, Assassin's Creed non sono riuscito a superare le 3 ore di gioco sia per Origins che Valhalla.
      Ogni volta che continuavo la storia principale non vedevo l'ora di scoprire quale personaggio avrei incontrato. Quando l'ho finito per la prima volta ho sentito un enorme vuoto che ho portato con me per circa 1 mese. A quanto pare leggendo i commenti della community il mio non è un caso isolato: tantissimi si sono sentiti ESATTAMENTE come me. Io di questo non mi capacito, non ho mai riscontrato un affetto così grande per dei personaggi di fantasia. In particolare Geralt e Ciri erano i miei preferiti, poi venivano Yennefer (a cui mi sono avvicinato di più dopoi libri) e Triss.
      Di Gerlalt mi aveva particolarmente colpito la sua solitudine, cosa che viene rimarcata pochissimo nel gioco proprio perché è evidente, anche durante lo stesso gameplay. Credo sia proprio questa la caratteristica che più mi ha emozionato di lui: questa solitudine in parte autoimposta, cosa a cui secondo me possiamo rifarci in tanti. L'ambientazione poi meriterebbe un discorso a parte. Dai vestiti alle case di campagna fino alle città: è tutto fatto troppo bene e mi viene quasi da pensare che un gioco così non dovrebbe esistere, perché mi ha fatto scoprire tutto quello che mi piace di una storia senza indicarmi un libro, un gioco o un film che mi avrebbe fatto riprovare le stesse emozioni.

    • @immersivitascriverexannega2434
      @immersivitascriverexannega2434  2 года назад +1

      @@francescomento3120 Concordo, The Witcher 3 è eccellente da ogni punto di vista (meno il gameplay...). Per me, l'apice l'ha raggiunto con le espansioni - Hearts of Stone per la storia e i personaggi e Blood and Wine per l'ambientazione. Olgierd, O'Dimm e la città di Beauclair sono indimenticabili. Anche per me non è frequente provare quella sensazione di vuoto quando finisco di leggere un libro, o quando termino un videogioco, e The Witcher rientra tra le storie che me l'hanno fatta provare.