Christian Abbondanza Casa della legalità

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  • Опубликовано: 13 сен 2024
  • Genova - "Ne parliamo dai tempi di Teardo, ma il problema è che nessuno voleva vedere davvero come stavano andando le cose". Inizia con queste parole, Christian Abbondanza, il suo intervento di ieri al meeting di Genova Bene Comune. Dal palco dell'auditorium Montale del Teatro Carlo Felice, il presidente della Casa della legalità ha denunciato la mancanza di quella "discriminante etica che dovrebbe far indignare ognuno di noi" ancor prima dell'arrivo delle manette e dei processi. E invece la mafia è comoda "in maniera trasversale", poiché consente a tutti di raccogliere voti e salire sul carro del vincitore.
    Il riferimento ai "tempi di Teardo" richiama uno dei casi di corruzione più noti nella storia recente della Liguria. Alberto Teardo, allora presidente della Regione Liguria, fu arrestato negli anni '80 per tangenti e reati legati a rapporti con la criminalità organizzata. Un episodio emblematico che ha messo in luce come la commistione tra politica e malaffare abbia radici profonde e persistenti nella regione.
    Oggi, la storia sembra ripetersi.
    Il 7 maggio 2024, il governatore Giovanni Toti è finito agli arresti domiciliari con l'accusa di corruzione. E ben presto sulla vicenda si è allargata anche l'ombra della mafia: il suo braccio destro, il capo di gabinetto e coordinatore regionale della lista "Cambiamo con Toti presidente", Matteo Cozzani, è stato intercettato mentre parlava con la comunità siciliana genovese riguardo ai voti da convogliare sulla lista Toti per le regionali del 2020. Si tratta dei voti di Certosa, un quartiere della Valpolcevera soprannominato la "piccola Riesi".
    Le dichiarazioni di Abbondanza acquisiscono dunque un significato ancora più forte, evidenziando la necessità di un risveglio etico e civile per contrastare le infiltrazioni mafiose nella politica locale e impedire che la storia continui a ripetersi. È indispensabile che le istituzioni e i cittadini riconoscano e combattano le radici della corruzione, per evitare che le stesse dinamiche di malaffare si perpetuino, minando la fiducia nella democrazia e nelle sue strutture.
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