Preti stranieri a Bologna
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- Опубликовано: 5 ноя 2024
- 12PORTE - 31 ottobre 2024: Non è un fatto del tutto nuovo, ma comincia ad essere piuttosto rilevante in questo periodo la presenza di sacerdoti di origine straniera nelle parrocchie della nostra diocesi. Mercoledì mattina si è tenuto in seminario un incontro con il vicario generale mons. Ottani e con i parroci con i quali collaborano. Le immagini vediamo si riferiscono al momento del pranzo.
Oltre ai sacerdoti che per conto della diocesi di Bologna si occupano del servizio spirituale alle comunità degli immigrati cattolici e di altri che appartengono a comunità religiose presenti in diocesi, cominciano ad essere numericamente rilvanti due altre categorie di presbiteri: coloro che hanno come occupazione prioritaria lo studio presso la Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna e coloro che invece entrano nelle comunità del nostro territorio per vivere un periodo di servizio pastorale.
I sacerdoti-studenti attualmente sono 9 e sono tutti inseriti in altrettante parrocchie dove collaborano, soprattutto nei giorni e nei periodi festivi, alle attività pastorali e liturgiche delle comunità. Provengono tutti dal continente africano: 4 dal Benin, 3 dal Rwanda, 2 dalla Repubblica democratica del Congo. Più recente è l’inserimento provvisorio nel nostro presbiterio di sacerdoti che vengono per compiere un servizio pastorale: 2 provengono dal Burundi, uno dal Gabon, uno dalla Spagna, uno dal Vietnam. A loro si possono aggiungere anche altri sacerdoti direttamente impegnati nella pastorale, che appartengono a famiglie religiose, come ad esempio i membri argentini della Società San Giovanni, attivi nel servizio alle parrocchie, alla pastorale universitaria e carceraria.
Sette sono invece i presbiteri che svolgono il ministero per gli immigrati cattolici (Africani anglofoni, Africani francofoni, Eritrei, Polacchi, Romeni, Cingalesi, Ucraini), ai quali se ne aggiungono altro quattro che risiedono in diocesi vicine, ma hanno la cura anche di gruppi di immigrati presenti a Bologna (Cinesi, Filippini, SiroMalabaresi, Tamil).
Abbiamo fin qui evitato il termine “accoglienza”, perché i presbiteri in ogni caso vengono a noi per svolgere un ministero a beneficio di tutta la Chiesa, anche se non si deve affatto negare che manchino le difficoltà, soprattutto nell’approccio iniziale. In alcuni casi la barriera linguistica e culturale è davvero grande, il ché crea un problema reciproco non piccolo, anche nell’affrontare gli aspetti più semplici della vita quotidiana, come utilizzare i mezzi pubblici o esprimere le necessità di base.
Più che di accoglienza si deve parlare più schiettamente di missione, anzi meglio di “cooperazione missionaria tra le Chiese”. Bologna e l’Italia, luoghi dai quali era forte in passato la tradizione di invio di missionari in terre lontane, vivono oggi una povertà spirituale e vocazionale alla quale viene in soccorso la vitalità delle giovani Chiese di altri continenti e anche nel caso di sacerdoti studenti, la loro presenza rappresenta certamente un arricchimento, anche per le nostre comunità: perfino le difficoltà da affrontare a livello linguistico e culturale rappresentano per tutti una occasione di crescita.